Oltre una ventina di persone, tra attivisti della Rete e soggetti in difficoltà abitativa, sono arrivati a Fornovo per organizzare il presidio antisfratto ma ad attenderli c’era un dispiegamento massiccio di carabinieri (alcuni travisati) oltre a forze di polizia in borghese con telecamera a fissare ogni mossa degli intervenuti. Un dispiegamento di forze veramente assurdo, effettuato radunando a Fornovo tutti i carabinieri dei paesi dell’Appennino ovest, come se una famiglia in difficoltà economica potesse essere un problema di ordine pubblico. In casa la famiglia era assistita solo da una militante giunta sul posto all’alba subito dopo il turno di lavoro in fabbrica mentre gli altri solidali sono dovuti rimanere nel cortile.
L’ufficiale giudiziario e il padrone di casa han preteso ad ogni costo l’esecuzione dello sfratto, nonostante la famiglia avesse presentato domanda per sospensione dello sfratto sulla base di un recente bando a livello provinciale e avesse già sottoscritto un nuovo contratto per un altro alloggio; del bando daremo una nostra valutazione appena saranno scaduti i termini per la presentazione delle domande. Dopo l’esecuzione dello sfratto, tutti gli intervenuti si sono spostati nei locali dell’ASP, dove le assistenti sociali si sono dovute impegnare in un duro lavoro di coordinamento per trovare una soluzione alternativa che, come preteso da tutti, tenesse insieme la famiglia. I carabinieri hanno proseguito nel loro ostile atteggiamento restando presenti per tutto il tempo non solo nella sala d’attesa dove tutti i solidali si erano radunati, ma anche durante tutto l’incontro tra le assistenti sociali e la famiglia nonostante che il padre avesse più volte richiesto di poter parlar da solo con l’assistente e l’attivista presente di fatti così privati e delicati alla faccia della separazione dei ruoli e della privacy.
Alla fine si è giunti a un accordo ragionevole, grazie all’intervento della provincia e, soprattutto, al dignitosissimo e determinato atteggiamento della famiglia che alla fine ha ringraziato tutti coloro che sono intervenuti a sostegno. Anche lo sfratto di Parma, in Piazzale Cervi, è stato eseguito. Il proprietario aveva promesso un rinvio per venire incontro alle esigenze della famiglia, salvo poi rimangiarsi la promessa dietro le insistenze di avvocato e ufficiale giudiziario. Il militante presente come garante dell’accordo verbale col proprietario nulla ha potuto di fronte alla presenza della forza pubblica e la famiglia è stata sbattuta fuori. L’incontro coi servizi sociali di Via Verona è stato umiliante, considerato che alla famiglia è stato proposto lo smembramento con destinazione in 3 diversi dormitori (peraltro sovraffollati) oppure l’ospitalità in hotel per ben 3 notti, poi il nulla. Ci sembra chiaro, per fare una valutazione finale, che contro la lotta per il diritto all’abitare si sta sviluppando un atteggiamento sempre più arrogantemente repressivo, a fronte dell’esaurimento delle già scarse possibilità offerte dalle politiche abitative pubbliche e delle strutture d’emergenza accelerato dal progredire della crisi. Dall’altra parte però non possiamo che considerare con favore l’accresciuta consapevolezza e determinazione di coloro che subiscono crisi lavorativa e sfratti, la coscienza della necessità di unirsi per difendere i propri diritti ad esistere dignitosamente rendendo il privato bisogno personale una vera propria denuncia sociale e rivendicazione politica.
RETE DIRITTI IN CASA PARMA SPORTELLO INFORMATIVO SUL DIRITTO ALL’ABITARE TUTTI I MARTEDÌ DALLE 18:30 ALLE 21 PRESSO CASA CANTONIERA VIA MANTOVA 24 PARMA