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IN MERITO AL PROTOCOLLO SFRATTI

RETE DIRITTI IN CASA, IN MERITO AL PROTOCOLLO SFRATTI

 

Il protocollo sfratti frutto della collaborazione tra prefettura, tribunale, comune, sindacati e associazioni dei proprietari, finanziato in buona parte da Regione e Cariparma, ha chiuso le procedure per la prima erogazione dei contributi alle famiglie in difficoltà abitativa e ha aperto il secondo bando, per una quota più contenuta rispetto al primo bando.

Il 19 novembre, pochi giorni prima della presentazione ufficiale del Protocollo, si era svolta a Parma una manifestazione, promossa dalla Rete Diritti in Casa, per chiedere alla Prefettura e al Comune di sospendere gli sfratti per morosità incolpevole, come è stato fatto in altri comuni italiani.
I sottoscrittori del protocollo, nella conferenza stampa di presentazione, avevano quindi messo in contrapposizione il bando per i contributi da loro approvato con la richiesta di sospensione degli sfratti avanza dalla Rete Diritti in Casa, lasciando intendere che molti sfratti grazie al bando istituzionale sarebbero stati rinviati e che il blocco degli sfratti non era necessario.
Dall’esito della prima tranche del bando traiamo la conferma di quello che avevamo intuito e provato con l’esperienza diretta riscontrata ai presidi antisfratto: gli sfratti esecutivi non sono stati fermati neanche in presenza del bando perché la condizione di base era che i proprietari accettassero la sospensione. A trarre giovamento dal bando emanato in seguito all’approvazione del protocollo sono state solo le famiglie che hanno cominciato ad accumulare morosità senza essere ancora arrivate alla sentenza di esecuzione. La cosa è, beninteso, meritevole, ma lascia irrisolta la questione degli sfratti in avanzata fase di esecuzione. Se esistessero alternative abitative per il dopo sfratto il problema non sarebbe in sé troppo grave. Il problema è che non solo non ci sono case popolari per garantire il passaggio da casa a casa delle famiglie sotto sfratto, ma sono ormai gravemente carenti anche le strutture di emergenza per l’accoglienza di madri e minori . Quindi lo sfratto non comporta solo la divisione della famiglia (marito in dormitorio e madre con figli in struttura) ma spesso non si trovano nemmeno i posti in struttura e i bambini con le mamme sono costrette ad andare in dormitorio.
In questa situazione ormai disperata riteniamo che occorrano dei provvedimenti.
Riteniamo che nel campo delle politiche abitative ci siano stati decenni di colpevole immobilismo, in quanto i pochi interventi messi in campo dal social house a Casadesso a Parmabitare non vanno ad impattare sull’emergenza abitativa e sono sostanzialmente inaccessibili per gli sfrattati perché l’accesso è vincolato al possesso di un reddito e nemmeno troppo basso.
Come Rete Diritti in Casa abbiamo proposto una piattaforma di interventi per affrontare con coerenza la questione, interventi che implicano la necessità di andare ad intaccare gli interessi dei proprietari immobiliari, in particolare quelli dei palazzinari, dei multiproprietari.
Anche il blocco degli sfratti, per un periodo necessario a impostare gli strumenti per rispondere all’emergenza abitativa, rientra tra gli strumenti attivabili. Naturalmente il peso del blocco non dovrebbe essere fatto gravare sui piccoli proprietari, cosa alla quale si potrebbe ovviare con il pagamento da parte del Comune dei mancati introiti degli affitti dovuti al blocco, ma ci sembra logico sostenere con forza due principi:
1) è necessario agire in modo coercitivo e non aspettare che il mercato privato faccia il miracolo diventando solidale
2) e’ ora che a pagare siano coloro che si sono abbuffati con la speculazione immobiliare e relativa rendita, e che hanno tratto non pochi benefici dalla liberalizzazione degli affitti della sciagurata legge 431/98

RETE DIRITTI IN CASA PARMA
SPORTELLO INFORMATIVO PER IL DIRITTO ALL’ABITARE TUTTI I MARTEDI’ DALLE 18:30 ALLE 21 PRESSO CASA CANTONIERA AUTOGESTITA VIA MANTOVA 24 PARMA

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