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Lettera di Davide Rosci dal Carcere di Viterbo

DAVIDE ROSCI, LETTERA DAL CARCERE

Viterbo 6/5/2013

Cari compagni,

ho ricevuto oggi il numero 15 dell'opuscolo da voi distribuito e non sapete quanto mi abbia fatto piacere.

Non sapevo dell'esistenza della vostra organizzazione, e di questo me ne pento, ma leggendo ogni riga sembra di conoscervi da sempre.

Ho apprezzato ogni suo contenuto, dall'editoriale, passando alle storie delle varie vicissitudini, la mia compresa, fino ad arrivare all'esempio che ci viene dai paesi arabi.

È fondamentale il lavoro che fate, così come lo è quello dei compagni di “ampi orizzonti” perché troppo spesso quello che accade a noi compagni e ai detenuti cade nel dimenticatoio.

Le lotte rivoluzionarie che vengono svolte in Italia devono essere conosciute da tutti, perché da queste lotte può ripartire la riscossa di noi comunisti e di tutto il movimento antagonista.

Per noi che ci siamo messi contro questo stato fascista il sistema ci sta riservando un trattamento che non deve lasciare indifferenti nessuno, perché ormai è diventata normalità la pratica di trasferire, isolare e inasprire la nostra detenzione tramite la vergogna del 14 bis.

Oggi più che mai c'è bisogno di tornare a riempire le piazze per denunciare le barbarie che siamo costretti a subire in questi lager. Il sistema carcerario italiano non ha nulla di civile, e il tacito consenso di chi è in galera e di chi è fuori contribuiscono a farli continuare per la loro strada.

È necessario portare fuori quello che accade tra queste mura, e se saremo decisi e uniti quelli che ora sono dei focolari presto potrebbero diventare incendi.

Compito di noi compagni è quello di non lasciare solo chi si trova in queste strutture e mobilitare la parte sana di questa società, che siamo noi che non pieghiamo la testa. È l'unica risposta a questo stato di polizia che prova in tutti i modi a soffocare ogni dissenso.

Le condanne che noi abbiamo subito e il clima di caccia alle streghe non devono essere un deterrente, ma uno stimolo a dare di più. Se loro ci reprimono con la forza, noi dobbiamo reagire colpo su colpo. L'arma che mai loro riusciranno a fermare è quella della solidarietà.

Dobbiamo tornare a stringerci intorno e capire che non possiamo più marciare in modo disunito. Le realtà in lotta sono centinaia e i casi come il mio sono tantissimi. Io ho la fortuna di avere un gruppo di fratelli, i ragazzi di azione antifascista Teramo, che hanno smobilitato l'Italia intera e posso vantare una solidarietà estesa e forte.

Ma nella mia situazione ci sono altri compagni che, purtroppo, sono incarcerati, ed allora penso che sia arrivato il momento di costruire una lotta estesa che coinvolga tutti noi.

La data del 25 maggio è una data fondamentale, finalmente si torna in piazza contro il sistema inumano delle carceri, noi compagni detenuti abbiamo deciso di supportare la manifestazione iniziando uno sciopero della fame.

Noi insieme a voi possiamo cambiare il corso della storia e spezzare le catene.

Accendere mille fari e sputtanare quello che avviene qui dentro è un primo momento di una lotta che deve essere più ampia possibile.

Vi invito pertanto a continuare sulla strada presa e a puntare più in alto.

Possiamo realmente costruire un futuro migliore, ma badate che i cambiamenti si ottengono soltanto con la lotta.

Quindi uniamo le nostre forze e facciamogli capire che noi non resteremo più in silenzio dinanzi alle ingiustizie.

 

LA LOTTA NON SI ARRESTA! VIVA LA LOTTA, VIVA IL COMUNISMO

 

Davide

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