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15 mesi di autogestione e 8 giorni sul carroponte: hanno lottato per i loro diritti e li hanno riconquistati!
Martedì 11 agosto, per tutta la giornata il presidio di fronte alla fabbrica INNSE è continuato in attesa dell’esito delle trattative fra operai, sindacati e proprietà.
Verso le 20.30 arriva la notizia che Genta, il proprietario, non sembra ancora disposto a cedere, ma anzi, continua ad alzare il tiro.
A Milano, due giorni di convegno , il 30 e 31 maggio, organizzati nell’ambito della Long MayDay, dalle Associazioni BioS e San Precario, in collaborazione con il Bin-Italia per costruire una autonoma mappatura della realtà territoriale lombarda, tra nuovi modelli di creazione della ricchezza e precarietà strutturale. E per ragionare di reddito, stato sociale, nuovi diritti del comune.
Un silenzio imbarazzante, un vuoto, un’assenza, quando non una frattura
tra bisogni reali e scelte pubbliche, quando non uno sganciamento tra
corpo sociale e istituzioni. Da un lato una politica incapace di dare
forma a un welfare (e a un reddito) opportuno nella presente situazione
di crisi e adeguato a un contesto dove precarizzazione,
globalizzazione, femminilizzazione del lavoro e finanziarizzazione
dell’economia hanno già da tempo scombinato gli assi tradizionali del
problema. Dall’altro i movimenti, le realtà lavorative, i soggetti che
in questi anni hanno contribuito a costruire una pratica, analitica,
rivendicativa, conflittuale sui territori e nelle imprese.
Quest’anno la Mayday di Milano ha esondato come un fiume in piena. E’
diventata, per la prima volta nei suoi nove anni di età, una vera festa
di popolo. Non c’è altro modo per raccontarla: la Mayday è il primo
maggio dell’Italia del secondo millennio.
I volti sferzati dalla pioggia fanno davvero brutto. Ma loro ora che non c’è una partita da guardare o la bamba da comprare sono dei nostri. Le facce indurite dalla vita, ma non ancora sconfitte. Ragazzi di periferia con pitbull al seguito, slang di Quarto, Baggio, Corvetto. Cannoni che partono alle 8 insieme a decine di sigarette. Trenta e quarantenni all’ultimo treno sfuggito di corsa, quando pensavano di averlo raggiunto quel cazzo di posto di lavoro. Sognato e sottratto loro giovedì scorso. Insieme ai furgoni con cui facevano le consegne.
Dopo la partecipata riunione sindacale dell’11 maggio,
nonostante i tonanti interventi dal palco contro precarietà e
esternalizzazioni, nessuna azione concreta è stata decisa dalle RSU. Niente
moratoria all’utilizzo delle centinaia di interinali che lavorano in Comune,
nessun blocco degli straordinari, nessuna azione di contrasto alle scelte
dell’amministrazione. Tanto chiasso per nulla? Il 30 giugno, intanto, scatterà
lo stop alle stabilizzazioni dei tempi determinati che hanno i requisiti per
essere assunti. E la società che assume i precari che rispondono allo 02.02.02
nel call center di via dei Missaglia, vede aumentare le sue competenze, oggetto
dell’appalto comunale.