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strategia del camaleonte
by nick Tuesday October 14, 2003 at 03:29 PM mail:  

Che cosa si denuncia rispetto alla marcia del 6 dicembre?

Che cosa si denuncia rispetto alla marcia del 13 dicembre?
Non certo qualche storiella d'infiltrazione. Chiariamolo subito.Questa vicenda e' l'esemplificazione, la fatidica punta dell'iceberg, di un progetto politico organico che mira ad una "rivoluzione antropologica del paese" di stampo neo-conservatore e neopopulista. Alla crisi complessiva della società italiana si risponde con un'offensiva di destra che mira a schiacciare il conflitto sociale su "ideologie" reazionarie, interne al quadro di riferimento della conservazione borghese.Sarebbe un grave errore, un'illusione pericolosa pensare che si tratti di un'operazione "stracciona" portata avanti da un manipolo di sbandati; non comprendere invece che essa e' interna ad un'offensiva generale di carattere antiproletario, culturalmente oscurantista tesa a spazzare via qualsiasi base e terreno sociale per ogni antagonismo libertario, per l'antimperialismo comunista, per la creazione del "tessuto nervoso" di una umanità internazionalizzata e solidale

Bisogna riconoscere la forza di attrazione che tali "operazioni", condotte da "rottami della storia" e da una "sinistra confusa" dal dopo '89, possono esercitare, quando le spinte alla lotta delle fasce meno garantite, piu' precarie e piu' precarizzate della societa' faticano a trovare un proprio terreno autonomo di espressione.Queste operazioni,tra sceneggiate trasformistiche di ogni genere, interpretano strumentalmente il disagio, il malessere, le preoccupazioni e l’insicurezza crescenti di quote importanti della popolazione.Il "Comunitarismo", il superamento della dicotomia fascismo/antifascismo, l'antiamericanismo come collante e cemento ideologico nazionalitario rappresentano alcuni dei tanti tasselli con cui si vuole portare avanti una strisciante campagna di revisionismo storico/sociale/culturale, di preventiva neutralizzazione di qualsiasi possibile sbocco progressivo, solidale e libertario del crescente malessere sociale.

Il 6 dicembre 2003, questa manifestazione " a sostegno del popolo iracheno che resiste", che senza troppi distinguo vuole unire attorno al proprio programma "culture, sensibilità e concezioni politiche e filosofiche assai diverse" ivi comprese quelle di presunti-ex neonazisti, rappresentera il banco di prova per un progetto piu' ampio di "rivoluzione antropologica " in senso reazionario della coscienza storica e della sensibilita' politica del paese.La riuscita di questa ammucchiata rosso-bruna inoltre rappresenterebbe un segnale positivo per tutti quelli che aspirano a mettere tra i ferri vecchi l'internazionalismo proletario a favore "dell'Inter-Nazionalismo": del sostegno alla moltiplicazione delle frontiere, delle nazioni, che a detta dei "promotori" minerebbero la solidita' dell'imperialismo americano.[Non e' un caso che lo stesso portavoce del Campo Antimperialista in piu' di qualche suo intervento scrive" inter-nazionalismo", col trattino come i "Comunitaristi"]

Il "nazifascismo" purtroppo rimane una categoria politica moderna soprattutto nel suo aspetto di "puro attivismo" indifferente ai contenuti si rivela capace di estrema flessibilita' e mobilita' ideologica e politica anche sul terreno dell'avversario. Storicamente il "nazifascismo" inglobava dentro di sé tutto ed il contrario di tutto monarchici e repubblicani, capitalisti e anticapitalisti, modernisti e tradizionalisti, cattolici e anticlericali, rivoluzionari e reazionari tutti integrati nella "superiore sintesi" dello statalismo nazionalista (oggi "antiamericanismo"?) e pretendeva di operare al di fuori della dicotomia destra/sinistra.Nel 1919 Mussolini stesso diede al suo movimento una verniciata di rosso.Con il programma di Piazza San Sepolcro imbarco ex-anarchici, ex-socialisti, ex-massimalisti.Non fu' solo propaganda , ma capacita' di coniugare in forme sia pure contraddittorie inedite e paradossali autoritarismo e democrazia diretta, liberalismo e statalismo, mercato e socializzazione.Dopo venne la dittatura.

Questa "strategia del camaeleonte" oggi viene ripresa da una "destra anomala"(che puo' proclamarsi "antifascista" perche', per parafrasare uno delle sue muse ispiratrici J.Evola,"il fascismo storico lo guarda da destra" ) per tentare di fondare un "terzo polo" antiamericano "Inter-Nazionalista", un movimento che superata la dicotomia fascismo/antifascismo sia in grado di rimettere in gioco tutto quello che la storia e la resistenza partigiana hanno combattuto in questo paese.Oggi, come ieri, fascismo e antifascismo non sono solo due etichette ideologiche fuorimoda, ma indicano due modi diammetralmente opposti di valutare in quale direzione deve concretamente andare la societa'.

I lor signori "trasversali", appurato che i lavoratori salariati (e i pensionati, quelli "non d’oro"), rappresentati da corrotte oligarchie partitico-sindacali , non hanno al momento alcuna autonomia, né d’azione né tanto meno di pensiero, che sono una massa spaurita, vociante e pronta "alla piazza", sempre eterodiretta, concludono che tra i loro "compiti di fase" c'e il "preparare un nuovo militante aperto a nuove prospettive": Quali?: alla consapevolezza che "l'opporsi strategicamente all'impero americano" comporta che "tutto mi va bene in questo momento, compreso Attila Re degli Unni", e anche e soprattutto le alleanze con chiunque:neonazisti compresi.("l’esigenza primaria, di lungo periodo, è la lotta contro l’imperialismo USA, con tutti quelli che ci stanno"; non "limitata ai seguaci politici della propria linea politica ")

Contro il capitalismo, fuori da destra e sinistra:

La tesi di questi "ex di destra e sinistra" è che la cultura e l’ideologia del "popolo di sinistra" sono oggi fra i principali ostacoli alla ricostruzione di una iniziativa storica anticapitalistica.E che quella "sinistra" che ama definirsi comunista o anticapitalistica e' poco piu' di una "deviazione semantica" perche' non e' capace di comprendere il valore positivo,in senso antiamericano (benche' tattico-transitorio ), di forze filocapitalistiche che si battono per creare almeno in Europa nuovi centri imperialistici (almeno uno) in antagonismo con gli USA. ("le rotture rivoluzionarie avvengono in particolari punti (in genere paesi) in cui si disgrega il blocco dominante in seguito allo scontro tra i dominanti.").

Le considerazioni di questa "sinistra" partono da un'assunto "bibblico" e da un'ossessione monistica:

"NOI ABBIAMO CHIAMATO A RACCOLTA TUTTI COLORO CHE CONSIDERANO GLI USA IL PRINCIPALE NEMICO DA BATTERE"

Poi il resto viene da se: lo trovate sulla lista antiamericanisti:

"-"e' sbagliato voler porre alla base di un'alleanza
antimperialista la discriminante di classe, che puo' impegnare solo i marxisti."

"Il fascismo e i fascisti sono oggi il nostro nemico principale?
Assolutamente no. Mi pare davvero pleonastico dovere spiegare su una lista di antiamericanisti e antimperialisti chi sia oggi il nemico principale.(...)

"I fascisti sono tutti schiacciati sulle posizioni di ForzaNuova? Assolutamente no. C'e' in quest'area un grande fermento, una accesa discussione non solo politica, ma teorica. Dobbiamo seguire con attenzione la discussione non solo politica, ma teorica. Dobbiamo seguire con attenzione questa discussione? O ci pisciamo sopra? Penso dobbiamo seguirla.Anzitutto per non essere colti impreparati (come e' successo ai compagni francesi, che davanti al demonio Le Pen, hanno finito per votare in massa... il diavolo Chirac!!).

Mai fare spallucce a fenomeni minotitari, poiche domani potrebbero non esserlo. Mi riferisco in particolare a due testate della destra radicale, il quotidiano Rinascita e Italicum. Quest'area, per chi non lo sapesse, si schiera contro l'imperialismo americano, considera Berlusconi il nemico principale, e l'Ulivo il male minore (nelle recenti elezioni friulane hanno votato per Illy!!).

Mi chiedo: possono singoli intellettuali o cittadini che vengono dal percorso della destra radicale, che se ne stanno separando, far parte di questa lista di discussione? Io dico di si. Una lista di discussione e' una tribuna di confronto, perche' mai dovremmo cacciare chi si porta appresso il suo imprinting?

Voltare le spalle ai circoncisi, andare dai pagani, per me significa voltare le spalle al vecchio movimento operaio, alla vecchia sinistra, ormai diventati parte integrante del sistema. Significa che occorre andare oltre i confini di di questa sinistra marcia, non per approdare a destra (sic! sic!), ma per andare tra le nuove generazioni, tra quelli che sono eslusi dal circo orfei della rappresentanza sistemica e della societa' dello spettacolo.NOI ABBIAMO CHIAMATO A RACCOLTA TUTTI
COLORO CHE CONSIDERANO GLI USA IL PRINCIPALE NEMICO DA BATTERE".Ognuno ha ovviamente l'insindacabile facolta' di tirarsi indietro o di minacciare di farlo. Non puo' pero' far finta di non capire che noi volevamo raggruppare, su basi individuali, il piu' ampio numero di cittadini, di uomini e donne, a prescindere dalla loro fede politica, dai loro percorsi, dalle loro simpatie filosofiche.

Possono individui con idee diverse, con simpatie politiche diverse, con orientamenti filofosici e culturali diversi, raggrupparsi per avviare un'impresa tanto ardua, battere l'impero imperialista americano? Noi riteniamo che si, possono farlo, a patto che venga trovato col Manifesto(per la costruzione del movimento di resisenza all'impero americano-ndr)un punto di sintesi unitario adeguato. A patto che comprendano che gli USA saranno battuti in una battaglia di portata storica, di lungo periodo, da un'alleanza internazionale che sara' composita, plurale, persino conflittuale. Noi vogliamo essere un elemento fecondante di questa alleanza internazionale, consapevoli che operiamo in un paese imperialistico (non in Nepal o in Venezuela), in cui l'americanismo e' ampiamente egemone. Che l'americanismo che qui dobbiamo contrastare non si manifesta con l'invasione militare, ma con quella ideologica, culturale, politica, di cui la classe dominante locale, le istituzioni e i suoi ceti politici, sono cinghie di trasmissione.

Questa conclusione, in verita', e' solo un punto di partenza, ma un punto di partenza che qualifica e delimita la nostra impresa. Nessuno, ne' a sinistra, ne' al centro ne' a destra, ha colto che gli USA sono il
principale nemico, nessuno oltre noi sta facendo appello a costruire un MOVIMENTO di Resistenza. In altre parole: per adesso siamo soli e dobbiamo anzitutto raggiungere una massa critica, non qualche decina, ma alcune migliaia di sostenitori.Dove andiamo a pescare questi sostenitori? Come possiamo attivarli? Con
quali strumenti e modalita'? Miguel ( Martinez-kelebek-ndr), Alessandra (Colla amministratrice di orion libri-moglie di Maurizio Murelli-ndr) e altri hanno posto domande pertinenti. Rispondo che e' ancora presto per rispondere a queste domande.(...Il vero problema e' se consideriamo la sinistra reale l'habitat, la culla dal quale sorgera' un nuovo movimento rivoluzionario. Io penso di no, penso che questa sinistra e' ormai irreparabilmente affetta dal virus dell'americanismo.)(...) Affermo che non ci sara'continuita' tra questa sinistra e quella rivoluzionaria del domani, ma anzitutto rottura. Non ci sara' un'evoluzione, ma una discontinuita'.
L'americanismo non e' solo Veltroni, Rutelli o Bassolino (che benedice lascuola per Veline): sono le street parade dei disobbedienti ai cortei, sono i punk a bestia, sono le ONG, sono i centri sociali che funzionano come vettori della cultura del ghetto tipicamente americanista, sono i giovani antagonisti che si ubriacano di musica e cultura a stelle e striscie, sono i black bloc, portatori di modeli di conflitto da americana societa' dello spettacolo.....

E' chiaro che questo movimento avra' poche ma chiarissime discriminanti, perche' vuole essere unitario e inclusivo. Le discriminanti sono analitiche (perche' gli USA sono il nemico principale), e propositive: come battere l'imperialismo americano. Su tutto il resto chi aderisse a questo Movimento, si tiene il suo libro preferito nello zaino, si terra' le sue idee su tutto il resto. Non a caso la bozza ha posto tre sole discriminanti universalistiche generali: liberta', uguaglianza e fratellanza.A chi ci rivolgeremo per ottenere una massa critica? Alla classe operaia? Agli intellettuali? Al ceto medio proletarizzato? Al lumpenproletariat? Alla borghesia illuminata? Ai comunisti che rimpiangono l'URSS che non c'e' piu' come principale baluardo antiamericano? Ai fascisti che ancora suonano la musichetta nostalgica della Repubblica di Salo'? Ai tifosi della lazio che inneggiano ad Arkan? O a quelli della Fiorentina che esposero le bandiere
della pace? Ai vegetariani che odiano Mac Donald's? Alla sinistra o alla destra?Un Movimento di resistenza si rivolge a tutti, proprio tutti. Senza esclusione. "

Giudicate voi...

"I fascisti e noi" Moreno Pasquinelli 16.07.2003

"Note sul deserto e noi" Moreno Pasquinelli 13.07.2003

"Il bandolo della matassa" Moreno Pasquinelli 12.09.2003

"Le mille miglia " Mauro Pasquinelli 07.11.2003

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