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- lombardia - - economie -
intervento di chainworkers alla assemblea metropolitana
by cw crew Sunday November 09, 2003 at 12:40 PM mail: chainworkers@ecn.org 

intervento di chainworkers alla assemblea metropolitana

cw intervento
Il ( nostro ) principio
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Il lavoro nelle catene di distribuzione/ristorazione_ le nuove catene del lavoro_ dal lavoro
in catena al lavoro nella catena( di montaggio) a quello delle catene( commerciali).
Tutto questo al principio e una webzine che amplificava le parole e le proteste di chi non ci stava.

Un aspetto che notammo immediatamente furono le condizioni sempre più simili fra gli addetti
alle mansioni da fast food e quelle del centro commerciale nelle sue molteplici sfaccettature.

Ma un secondo aspetto fu quello della similarità del prodotto,
anche se questo era di natura differente_ tassello brico _ panino macdonald_
E’ la sua “qualità” che subito ci sorprese, è questa era rappresentata dall’imponente macchina
comunicativa e persuasiva che implementava la vendita di questo prodotto.
L’anima vanitosa della merce.

Le prime azioni si fecero appunto in questi luoghi e nei centri commerciali, nelle cattedrali nel
deserto, un deserto che risucchiava come un buco nero la linfa sociale dei territori circostanti.
La prima opera di approfondimento/sperimentazione fu il subvertising, l’azione di rovesciamento
del bombardamento comunicativo pubblicitario

Ci sembrava che si stesse creando una razza di lavoratori sub umani.
Fuori da ogni civiltà e possibilità.

Precarietà sociale
------------------

Nell’arco di pochi mesi ci accorgemmo che la situazione era ben diversa, si stava di fronte
ad una precarizzazione delle condizioni di lavoro velocissima, che invadeva come una peste, o
come per osmosi anche i lavori più tutelati, e si diffondeva nella vita attraverso un sistema
di ricatti successivi e progressivi talmente ben articolati da costituire un quasi sistema.
La ricattabilità nella precarietà sociale.

Ma se è vero che la precarizzazione si diffonde , è altrettanto vero che tutta la produzione
viene diretta attraverso il controllo dei saperi e la gestione dei processi comunicativi che
stanno sotto a questi processi.

Informazione e processo informazionale
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Il ritardo di comprensione è tale che mentre negli spazi sociali si parla di controinformazione
non ci si accorge che quella informazione non esiste più ma essa è diventata solo uno degli aspetti
di una più articolata costruzione finalizzata alla produzione/riproduzione di simboli.
( immagini, immaginari, e tutto l’immaginifico)

Per dirla semplificando non ha senso dire che una informazione sia vera o falsa, piuttosto essa
è valida, soprattutto se la costruzione mediatico_sociale che la sorregge è affascinante e attraente.


Invece di dotarci degli strumenti tecnologici e dei nuovi saperi che ci mettessero in grado di
confrontarci con questa situazione continuavamo a scrivere volantini in bianco e nero fittissimi
con un titolo in rosso e una coda con uno slogan.
Anche giganti come la cgil, “ben più attrezzati” cadranno sotto una spinta del genere,
è solo questione di tempo.

La pop cultura dei giovani è talmente diversa da quella dei più anziani, che dirigono le formazioni
istituzionali (e non) della politica e dei sindacati, che era inevitabile che si venisse a creare
una situazione di debolezza e impotenza.


Territori
---------

Un ultimo ( per ora) passaggio: se partendo da alcuni lavori che al principio si considerava semplicemente
al di fuori di una sfera di civiltà, , si è arrivati poi a percepirli come un moto d’insieme teso alla
precarizzazione ; così nello stesso modo il supermercato,l’ipermercato, stramercato, centri multi
commerciali, i fast food, i brico lager non possono essere considerati solo come prodotti di una
società iper consumistica che non può vivere senza la creazione di divertimento/intrattenimento/massificazione.
Al contrario questa precarizzazione riguarda i territori la loro conformazione e la loro ristrutturazione.

Da tutto ciò, in pillole:
-------------------------

Sulle nuove tecnologie, sulla moltitudine e la costituzione di processi comunicativi

Queste nuove tecnologie funzionano non solo attraverso l’energia, che rimane indispensabile ma anche
attraverso meccanismi progressivi di bio _implementazione delle percezioni e delle esperienze e ci
siamo accorti che un collettivo da solo non avrebbe potuto mai acquisire la complessità e la
ricchezza di contributi che questi processi necessitano.
La rete non è un metodo ma è un processo di selezione e accumulazioni di saperi( cognitivi e
ideali _che sono i desideri_).
Se si vuole pensare alla moltitudine non come insieme di individui l’uno diverso dall’altro
ma come insieme di blocchi sociali dalle diverse prospettive e condizioni, (alcuni dei quali
sono composti da milioni di persone), se si vuole pensare a un percorso determinante (cioè
vittorioso), il processo costituente ed unificante nelle rivendicazioni e nella sua proiezione
comunicativa deve essere la somma ( non matematica) implementativata delle identità e dei saperi.

Sul lavoro.

Abbiamo imparato che il Lavoro rimane importante ma non è più centrale, e questo non significa
fuggire dall’idea di intervento su di esso ma significa che questo deve essere diversamente
impostato, ciò deve essere articolato all’interno di un contesto socio-territoriale_ e
naturalmente retto da una idea generale di strategia rivendicativa
Se un ragazzo/a cambia posto ogni sei mesi è ovvio che la sua sindacalizzazione è difficile,
e lo farà solo se vedrà reali prospettive di assunzione, forse. Ma se la proposta dei sindacati
non parlasse solo di lavoro ma anche di garanzie di vita, servizi, affitto copertura di accesso
al credito, poco importa se quello durerà o no, anzi proprio per il fatto che non durerà quella
proposta diventerà più affascinante………………………………………..

Sui territori.

E’ necessario secondo noi investire in una meticolosa opera di approfondimento e ripensamento i
territori che attraversiamo. Il contesto è quello della metropoli, qua vi risiedono le contraddizioni
e se vi sono qua si devono trovare le soluzioni, di carattere progettuale_ urbanistico ma non solo.
Le risorse necessarie, sia dal punto di vista degli spazi e delle utenze, sia da quelle monetarie su
cui impostare politiche di Welfare dal basso sia quelle necessarie, non agli ammortizzatori del lavoro
flessibile, alla realizzazione di proposte a contrasto e diminuzione della ricattabilità presente
nella precarizzazione, ebbene queste risorse si devono trovare inizialmente all’interno di questo ambito.
La collaborazione delle esperienze e dei saperi rimane fondamentale come risulta chiaro.


La conclusione e la proposta
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Il percorso del mayday anche se incerto e discontinuo ha evidenziato tutta una serie di potenzialità.
Ma il suo limite maggiore non si è trovato nell’inesperienza dei soggetti o in qualche altra responsabilità
( che sicuramente ci sono stati) bensì nella limitatezza della sua prospettiva, e nella debolezza della
rete che la sorreggeva.
Le continue divisioni in campo sindacale, si veda i diversi scioperi del 24 e del 7 frustrano la percezione
che un altro tipo di presenza sarebbe stata possibile. Una presenza massiccia ultra incisiva e comunicativa
forse maggioritaria il 24 o magari imponente il 7/11.
Ma questa è tattica, siamo convinti anche che sia possibile formulare una proposta complessiva spendibile,
efficace e trasversale, determinante sul lavoro ma non limitata ad esso.
Proposta che aggredisca la precarietà, nella vita _lavoro_ e nei territori che nella propria concretezza e
formulazione risulti affascinante.
Noi su questo lavoriamo da sempre e continueremo a farlo, negli appuntamenti prossimi come quello del nove,
nelle campagne prossime, call center precarietà e quella natalizia” regala un precario al tuo padrone”, e
sui momenti di approfondimento teorico pensati per l’inizio dell’anno venturo, coscienti di non essere più
in grado di sviluppare un’azione efficace senza che si vengano ad istaurare confronti collaborazioni e
reti più ampie e trasversali

Ogni azione che non sarà supportata da una proposta seria ed articolata, ed una strategia politica ed una
comunicativa per renderla valida, interpretata da una vasta gamma di soggetti non uguali ma comunque
interagenti diventerà carne da macello per la stampa, e debole segnale per le genti.





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