da s.
Ho appena letto dello sgombero di Reload, incredibile, ogni volta che si cominciano ad elaborare proposte concrete e di vera utilità sociale per chiunque ma soprattutto per la parte più debole della società (io, in quanto studentessa e lavoratrice precaria mi sento coinvolta) che normalmente rimane esclusa dalla possibilità di accedere a spazi sociali, culturali, l'unico modo in cui l'amministrazione sa rispondere è con lo sgombero. L'uso della forza è significativo dell'incapacità di ascoltare, ma non solo, si tratta di incapacità di proporre qualcosa che vada oltre gli interessi privati, incapacità di creare progetti, politiche che riescano realmente ad includere tutti i soggetti. Reload in via Confalonieri era scomodo, innanzitutto per la sua posizione nella parte sud del quartiere Isola, l'area maggiormente interessata dal progetto 'Città della moda', e poi naturalmente per i progetti che propone, progetti che riflettono 'il vuoto delle amministrazioni locali, la mancanza di proposte/progetti per gli spazi' e che offrono invece 'opportunità di valorizzare autonomia, creatività e protagonismo giovanile.'(dal testo dell'invito all'Assemblea Metropolitana). Reload voleva aprire uno spazio chiuso da anni, uno spazio inutilizzato, sprecato, lo stava trasformando, o meglio, le persone che iniziavano ad entrarci e a viverlo lo stavano trasformando, gli stavano attribuendo un nuovo significato. Voleva diventare un luogo di incontro, di condivisione delle esperienze e delle competenze, di scambio di saperi per arricchire di conoscenze chiunque fosse entrato a farne parte e per rendere protagonisti del territorio abitanti del quartiere, e non, che fino a quel momento stavano solamente subendo le trasformazioni del proprio territorio e di conseguenza della propria identità. Inoltre le diverse realtà stavano iniziando una sorta di percorso comune attraverso la costituzione dell?Assemblea Metropolitana, quindi non si trattava più soltanto di una piccola realtà di quartiere, di un piccolo spazio (tre vetrine) isolato dal resto della città, questo probabilmente ha spaventato l'amministrazione locale. Ma reagendo con lo sgombero credo abbia fatto la scelta più sbagliata perché non è reprimendo che si può eliminare qualcosa che dà fastidio, soprattutto se questo 'qualcosa' sta 'creando' progetti di questa importanza e non soltanto con le sue forze, ma con le forze di tutte le realtà della metropoli milanese e di tutte le individualità già interessate.
Io sono convinta che questi progetti andranno avanti comunque e sono pronta a dare una mano se vi posso essere utile (io sono quella della tesi di sociologia sulle politiche sociali e rigenerazione dei quartieri). ciao e a presto!
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