Né a Civitavecchia né altrove
Devono essere stati davvero cattivi, a Civitavecchia, se l'Enel insiste con il carbone. Quando i comitati contro il carbone occuparono l'Aurelia a Tarquinia, e obbligarono il presidente del Lazio Marrazzo a bloccare i lavori di riconversione a carbone della centrale dell'ENEL di Torre Valdaliga Nord, qualcuno pensò che il vento cambiasse direzione, e portasse i fumi lontano da Civitavecchia. Ma il Tar del Lazio, il 20 aprile, ha dato ragione all'Enel e i lavori sono ripartiti.
Lo spettro di una centrale a carbone a due passi da casa torna, dunque, più inquietante
che mai. La piovra Enel riallunga i suoi tentacoli sul territorio, da cinquant'anni colonizzato
dalla multinazionale dell'energia. Il ricatto occupazionale funzione, perché l'Enel è il principale datore di lavoro, oltre che di veleno, per gli abitanti di Civitavecchia e dintorni. Non ci si stupisca, dunque, se anche la CGIL è favorevole
al carbone come transizione al metano. Come se il metano non
fosse un compromesso già al ribasso per i comitati che di idrocarburi,
a Civitavecchia, non vogliono più sentir parlare; come se una centrale a metano fosse un mutamento troppo drastico: come mai, allora, dall'altra parte della recinzione, a
Torre Valdaliga Sud, la Tirreno Power brucia metano nell'altra ex-centrale a olio combustibile?
E allora a Civitavecchia si torna in piazza sabato 13 maggio, per l'ennesima volta, contro il carbone né lì né altrove: un'intera giornata di mobilitazione. In zona sono abituati alle battaglie lunghe: a Montalto, a due passi da Civitavecchia, trent'anni fa la centrale nucleare fu scongiurata da un analogo movimento popolare. Allora si combatteva l'atomo, nel terzo millennio il carbone, come a Manchester nell'800: l'avversario è ancora più rozzo. Sarà dura.
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