Waco: fu strage di stato ! Il 19 aprile 1993,otto anni fa tondi tondi,fu una giornata normale per decine di milioni di persone in tutto il mondo ... Il 19 aprile 1993, otto anni fa tondi tondi, fu una giornata normale per decine di milioni di persone in tutto il mondo. Sveglia e caffè, barba e bidet, direbbe Fantozzi, svelti che perdo il tram. Ci sono però 76 individui per cui quella data ha significato molto. E ormai non significa più nulla. Perché sono sottoterra. Morti. Brutalmente divorati dalle fiamme nella loro dimora di Mount Carmel, nei pressi della cittadina di Waco, Texas. Un tranquillo paesotto di provincia, dove non succede mai nulla. Tranne quel maledetto giorno.Era l’alba, e i tanti emuli di Paolo Villaggio si recavano al lavoro. Occhi smorti, cravatta lenta e giacca impolverata. Se il cartellin devo timbrar, lo timbrerò (uacciuadiuadi), proseguiva la canzoncina dell’impiegato più famoso d’Italia. Per quelle quasi 80 persone, invece, l’alba ebbe un altro sapore. Erano reduci da 51 giorni di assedio da parte dell’FBI e del BATF (Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms). Su di loro pendevano svariate accuse, tra cui quelle di possesso illegale di armi, traffici di droga e molestie ai bambini. (In realtà sarebbe emerso in seguito il carattere strumentale e la palese infondatezza di queste ultime due imputazioni.)La comunità in questione era quella dei Davidiani, un bizzarro gruppo di persone dalle bislacche idee religiose. Tutti seguivano come cagnolini le parole del “messia peccatore” (così lo definì un quotidiano locale) David Koresh, al secolo Vernon Wayne Howell, fancazzista per lavoro, profeta per diletto e visionario per passione. Le agenzie federali americane li avevano presi in antipatia. Il loro culto era guardato con indifferenza da tutti, anche se non dava fastidio a nessuno. La popolarità del presidente americano Bill Clinton non era certo all’apice. I piedipiatti di Washington dovevano dimostrare quanto erano bravi e supermegafighi – il dibattito sul loro budget era alle porte. Insomma, due più due fa quattro: mostrare i muscoli faceva comodo un po’ a tutti, e i Davidiani parevano un ottimo bersaglio.Chi fece i conti, però, si dimenticò dell’oste, e quella che doveva essere una tranquilla operazione per ottenere visibilità si tramutò ben presto in un incubo per l’America intera. Il 28 febbraio si svolse un raid ai danni dei seguaci di Koresh. Questi ultimi, contrariamente a quanto i cervelloni del BATF avevano previsto, tentarono la resistenza. Cominciò l’assedio, e – attraverso varie peripezie e il sostanziale fallimento della trattative – si giunse al 19 aprile. Erano le sei del mattino quando i Davidiani, tra cui molte donne e bambini, udirono un gran bordello, spari, grida, esplosioni. Un fumo puzzolente entrò in casa loro: i federali avevano avuto la brillante idea di gasarli, così da spingerli a uscire. Adolf Hitler avrebbe apportato una sola modifica a tale brillante piano: non avrebbe trascurato di sprangar le porte.Da lì in avanti, comunque, non si capisce più chi fa cosa. Trascorrono lente e tesissime ore fino a quando, ed è circa l’ora di pranzo, i Davidiani vengono cotti alla fiamma. Sì, perché improvvisamente scoppia un incendio che divora l’intero edificio. Uomini come spiedini, altro che McDonald’s, quella è roba da principianti. Quasi nessuno riesce a porsi in salvo. Suicidio di massa, si disse, e il caso venne archiviato.Poi, nonostante la massiccia cortina fumogena innalzata dal governo federale (Janet Reno, l’allora procuratore generale, e Bill Clinton in testa) un manipolo di studiosi cominciò a indagare, sostenuto dal favore e dall’interesse del pubblico. Emerse che forse quella del suicidio non era l’ipotesi più sensata. Forse fu un incidente. C’è chi dice una “soluzione finale” adottata dall’FBI per mettere a tacere persone che erano a conoscenza delle troppe illegalità perpetrate nel corso dell’assedio.Il vero problema, però, non è come la tragedia si concluse: ma piuttosto come ebbe inizio. E’ lì che emergono le spaventose contraddizioni entro cui si dibattono gli Stati Uniti d’America, tesi tra un’ispirazione ideale verso l’individualismo e la libertà e la smania dei politici di controllare, regolamentare, punire. E il “pregiudizio fatale” di molti cittadini di quella “Land of Freedom”, convinti della perfezione del proprio sistema politico.L’America, in verità, è bruciata a Waco: ciò che è rimasto è solo la sua perversione. Quegli Stati Uniti che, ha affermato qualcuno, sono il peggior nemico della Statua della Libertà. Ormai da quel tragico giorno sono passati tanti anni.E’ cambiato pure il Presidente,e il caso(o la Provvidenza)ha voluto che nello Studio ovale posasse le chiappe proprio un texano. L’America,e ancor più il Texas, si aspetta molto da “Dubya”. Sono in tanti a sperare che il nostro abbia il coraggio di tirar fuori gli scheletri dagli armadi. Per rendere giustizia non solo ai martiri di Waco, ma anche e soprattutto al cadavere dei diritti civili. Gli scettici non mancano.Se Bush Jr. saprà rispondere alla richiesta che sale dall’America profonda, darà una speranza anche agli Europei. Forse la Nazione a stelle e strisce potrà ancora essere quella “lampada che brilla sulla riva occidentale” di cui parlava Henry Clay. Certo è che negli ultimi anni la luce si è molto affievolita, e non sarà semplice riportarla all’antico splendore. (tratto dal quotidiano l'"Opinione") Aprile 2001 Carlo Stagnaro è l’autore del libro Waco. Una strage di stato americana (Viterbo: Stampa Alternativa, 2001). http://www.digilander.libero.it/secedo/Waco.htm
Waco: the rules of engagement Waco, Texas, ovvero tutto quello che magari avrete anche sospettato ma che non avete mai avuto il coraggio di sostenere. Il fatto di cronaca è noto anche da noi: David Koresh, capo carismatico-spirituale della setta dei "davidiani", dopo un assedio delle forze del Bureau of Alcool, Tobacco and Firearms durato ben cinquantuno giorni, decide per il suicidio di massa, ordinando d'incendiare il complesso residenziale in cui la setta si trova costretta. Settanta persone tra uomini, donne e bambini perdono la vita. La tesi dell'FBI è laconica e chiude il caso: "suicidio di massa". Questa la versione ufficiale che la stampa di tutto il mondo ha diffuso. Ma le cose sono andate realmente così? William Gazecki realizza un documentario sull'accaduto in quel tragico 19 aprile '93, indagando nei risvolti di una vicenda che il buon senso rifiuta di ritenere chiara e conclusa. Da un lato una sorta di irrazionale fanatismo religioso, dall'altro i depistaggi e le false asserzioni delle autorità, del potere. Dove risiede la verità? Aristotele vacillerebbe senza rimedio: la struttura del filmato non lascia dubbi allo spettatore, sempre più sconcertato e raccapricciato dalla crudezza di ciò che si manifesta sullo schermo. Inevitabilmente anche un documentario, che per definizione si basa su immagini reali, vere e non modificabili, subisce condizionamenti ideologici da parte di colui che lo realizza: il solo montare una dichiarazione dietro un'altra, solo per fare un esempio, implica una scelta di campo da parte del cineasta, una sua precisa assunzione di responsabilità di fronte al flusso delle immagini. Inutile quindi affermare a priori l'imparzialità di ciò che viene mostrato. Ciononostante è indubitabile che dal documento emerga, tramite diverse interviste a sopravvissuti ed esperti, reportages televisivi, cronache giudiziarie, filmati inediti dell'FBI, una nuova verità, quella di una guerra personale condotta dai corpi speciali e dalla stessa polizia federale contro un corposo numero di persone colpevoli di vivere secondo dettami non convenzionali, praticanti un particolare culto in un paese dove la libertà è tale solo fino ad un certo punto. Le indagini e la ricostruzione del film di Gazecki sono da applauso: dettagliate, intriganti, pertinenti ed incredibilmente appassionanti. Forse è merito della situazione tristemente nota, fatto sta che la narrazione è organizzata dal regista in modo magistrale, degna di un grande giallo che si dipana senza una sola caduta di tono per centosessantacinque minuti di durata grazie ad un montaggio serrato che accosta con sapiente perizia le varie testimonianze e le differenti ricostruzioni. La verità assume pian piano una nuova forma: l'incendio pare essere divampato a causa dei colpi d'arma da fuoco delle autorità assedianti (che hanno sempre negato di aver esploso anche un solo colpo) indirizzati all'interno dei locali già saturi dei gas lacrimogeni precedentemente introdotti. Il risultato è stato una reazione chimica che ha prodotto un ossido di cianuro letale per le settanta persone all'interno dello stabile. Una vittoria per le forze dell'ordine schierate? A giudicare dalla bandiera issata al posto di quella della setta, pare proprio di sì; in realtà è solo una delle tante macchie sulla coscienza di una nazione che pretende ancora di porsi come fulgido esempio di civiltà e libertà democratiche. http://www.cinemah.com/reporter/torino/97/reame02.html
"Integrità e sospetto nella ricerca sui Nuovi Movimenti Religiosi" Tratto da Apologia Report. Una pubblicazione di ricerca edita da Rich Poll. Volume 2, Numero 5 - 7 Agosto 1998.Nell'Aprile 1998 abbiamo ricevuto uno studio degno di nota redatto dal Dott. Benjamin Beit-Hallahmi intitolato Integrity and Suspicion in NRM Research. Questo documento è una versione riveduta e abbreviata del suo Advocacy and Research on New Religious Movements, presentato all'incontro del 7-9 Novembre 1997 della Society for the Scientific Study of Religion a San Diego, California. Con il suo consenso, ne abbiamo tratto una recensione.Beit-Hallahmi apre ripercorrendo la violenta storia della sètta giapponese Aum Shinrikyo, resa celebre il 20 Marzo 1995 per il suo attentato con gas nervino ai danni di innocenti pendolari della metropolitana di Tokyo. Subito dopo la tragedia, quattro studiosi americani (compreso il taciuto J. Gordon Melton dell'Institute for the Study of American Religion [uno degli attuali direttori del CESNUR, Agosto 1998]) hanno viaggiato fino in Giappone "per difendere Aum... dalle accuse di terrorismo di massa", pregando le autorità giapponesi di non "annientare una religione e rinnegare la libertà". Al contrario, Beit-Hallahmi dimostra come dei "rapporti affidabili abbiano fin dal 1995 evidenziato che le autorità giapponesi siano state in realtà non soltanto eccessivamente prudenti, ma negligenti e deferenti, se non protettive, nell'occuparsi delle attività criminali commesse da Aum, per via della sua condizione di NMR [nuovo movimento religioso]". In aggiunta, "si può certamente concludere che non era la libertà di religione la questione in ballo. E nemmeno appare verosimile che, come alcuni apologeti di Aum tra gli studiosi di NMR hanno sostenuto, quell'attività letale... e altre operazioni criminali non-letali, fossero state causate da un esiguo numero di leader malintenzionati." Beit-Hallahmi si domanda: "siamo rimasti impressionati dall'asserito coinvolgimento dei ricercatori sui NMR in questa tragica vicenda? Dato il clima e la cultura che vige nella comunità scientifica che studia i NMR, e precedenti dimostrazioni di sostegno nei confronti dei NMR in difficoltà, non ne siamo stati del tutto sorpresi".In tutto il mondo, un segmento altamente visibile della comunità accademica ha acquisito una crescente reputazione difendendo in modo acritico la discutibile condotta dei NMR. Beit-Hallahmi sottolinea che "la nostra naturale propensione al non essere daccordo [come studiosi di NMR] dovrebbe portarci a dibattere e discutere. È senza dubbio sconcertante quando in una particolare rete di ricerca avvertiamo lo strano, assordante silenzio del conformismo... Degli studiosi in perfetto accordo su una questione spinosa appaiono un po' come il cane che non abbaia. Il che dovrebbe destare la nostra curiosità, se non renderci apertamente sospettosi."Dopodiché Beit-Hallahmi ci offre il suo punto di vista sulle origini della [attuale] "linea guida" che informa il modo in cui i NMR devono essere descritti e analizzati. E osserva che questa tendenza ha avuto come risultato l'aver posto "stretti limiti alla curiosità dei ricercatori, conducendo a una [vera e propria] difesa, come nel caso di Aum Shinrikyo e David Koresh... i ricercatori di NMR impegnati in questa apologia mettono in luce un sentimento e una realtà di associazione e collaborazione con i NMR in una comune guerra culturale."Beit-Hallahmi riporta l'esempio storico specifico della Sun Myung Moon's Unification Church [Chiesa dell'Unificazione del Reverendo Moon]. "Vi [è] un filo rosso che collega il buon trattamento riservato alla Unification Church negli anni '70 e gli eventi dei '90. Questo trend non si manifesta tanto nell'essere disposti a ricevere denaro dai NMR, ma in un manifesto coinvolgimento ideologico nella difesa dei NMR, a dispetto delle circostanze e delle conseguenze."Venendo al nocciolo della questione, Beit-Hallahmi descrive il "consenso operativo" degli accademici con crescente dettaglio. "Studiosi in posizioni influenti hanno deciso di prendere parte alla guerra di propaganda sulla legittimazione e reputazione di alcuni NMR (o gruppi che affermano di essere NMR, come Scientology), lavorando in collaborazione con questi in modo tale da offrire loro quel sostegno con l'opinione pubblica di cui hanno grande bisogno. Nella battaglia per la legittimazione, ci si è intesi affinché ogni cosa percepita come nociva per l'immagine pubblica dei NMR venga evitata. Si è sviluppato un atteggiamento difensivo volto a proteggere ogni parvenza di imprudenza o trasgressione". Da questo atteggiamento è scaturito tra gli accademici un attivismo che egli definisce "il consenso nell'azione".In seguito Beit-Hallahmi porta alla luce la prova più schiacciante a sostegno della sua tesi, facendo riferimento a "un memorandum confidenziale, datato 20 Dicembre 1989, recante la firma di un [non nominato] ricercatore sui NMR che afferma di scrivere per conto di altri due ricercatori importanti, tutti sociologi"."Questo documento riporta di una serie di incontri e attività coinvolgenti gli studiosi di NMR, i loro legali e leader, e alcuni altri studiosi... Il memo prova oltre ogni ombra di dubbio non solo i contatti dientro-le-quinte tra studiosi e NMR, ma gli sforzi coordinati compiuti dalla fazione prominente degli studiosi per cooperare con i NMR". Beit-Hallahmi conclude che "i membri più in vista della rete di ricerca sui NMR considerano i NMR degli alleati, non soggetti di studio" e che "gli studiosi sono stati ancor più desiderosi dei NMR di condurre la battaglia per la loro legittimazione."
Sforzi organizzati tra gli studiosi dei NMR e i NMR stessi vengono successivamente collegati a gruppi come The American Conference on Religious Freedom, l'INFORM di Eileen Barker (Inghilterra) [uno degli attuali direttori del CESNUR, agosto 1998 - ndr] e in particolare l'Association of World Academics for Religious Freedom (AWARE).
Dando voce a un senso di frustrazione per le conseguenze di questa avvocatura dei NMR segretamente organizzata, Bell-Hallahmi asserisce che "le recenti o meno recenti catastrofi connesse ai NMR ci portano a realizzare in ogni singolo caso che le affermazioni degli esterni ostili o detrattori si sono dimostrate più vicine alla realtà di ogni altro resoconto. Fin dalla tragedia di Jonestown, le tesi degli ex-membri sono risultate più accurate di quelle degli apologeti e ricercatori di NMR." A riprova del fatto cita Peoples Temple, Nation of Yahweh, Branch Davidians, Faith Assembly, Vajradhatu e altri esempi recenti.
Il dott. Beit-Hallahmi conclude: "La soluzione al nostro problema di integrità sta soltanto in una dolorosa discussione aperta e in una piena confessione; aperta discussione delle nostre mancanze ed errori collettivi, e piena confessione di ogni legame finanziario con qualsiasi organizzazione. In un lavoro accademico legittimo, il sostegno economico viene riconosciuto con gratitudine. Se [al contrario] vi sono ragioni per mantenere segreti i nomi dei vostri benefattori, avete qualcosa da nascondere... Diventare un po' più sospettosi renderà tutti noi non soltanto più onesti, ma probabilmente degli studiosi migliori."
Beit-Hallahmi è professore di psicologia all'Università di Haifa, in Israele. È autore (tra gli altri) di The Illustrated Encyclopedia of Active New Religions (Editore Rosen, opera rivista e ampliata nel 1998, ISBN 0-8239-2586-2) e The Annotated Dictionary of Modern Religious Movements (Grolier, 1993, ISBN 0-7172-7273-7). Per ottenere una copia del documento "Integrity and Suspicion in NRM Research", potete contattare: Benjamin Beit-Hallahmi Università di Haifa Haifa 31905 ISRAELE fax: 972-4-8240966 email: <rsps707@uvm.haifa.ac.il> http://www.kelebekler.com/cesnur/txt/ben1.htm
E' triste pensare ... E' triste pensare che le prime persone sulla terra non avessero bisogno di libri, film, giochi o musica per ispirare assassini a sangue feddo. Il giorno che Caino schiacciò il cervello di suo fratello Abele, l'unico motivo di cui ebbe bisogno fu la propria umana disposizione alla violenza. Sia che tu interpreti la bibbia come letteratura o come parola di un qualsivoglia dio, la cristianità ci ha dato un'immagine di morte e sessualità sulla quale abbiamo basato la nostra cultura. Un uomo mezzo nudo, morto crocifisso, che abbiamo al collo e nelle nostre case noi lo abbiamo preso solo come garanzia per le nostre vite. E' un simbolo di speranza o di mancata speranza?? Il più famoso omicidio-suicidio del mondo è anche un'icona di nascita e morte?? Il piano per la celebrità. Sfortunatamente per tutte le loro ispirate moralità, da nessuna parte nei vangeli l'intelligenza è considerata una virtù. MOlta gente ha dimenticato, o non ha mai capito, che io inizia col mio gruppo per una critica per una critica di queste grandi questioni di dolore e ipocrisia. Il nome Marilyn Manson non ha mai celebrato il fatto che l'america metta dei killers sulle copertine del Times, dando loro tanta notorietà quanta ne hanno i nostri attori preferiti. Da Jesse James a Charles Manson, i media, dalla loro nascita, hanno trasformato i criminali in eroi popolari. Ne hanno solamente creato due nuovi quando hanno spiaccicato le foto di quei due stronzi di Dylan Klebold ed Eric Harris sulle prime pagine di tutti i giornali. Non vi sorprendete se adesso ogni ragazzino in difficoltà ha due nuovi idoli... applaudiamo la creazione di una bomba il cui solo scopo è quello di distruggere tutta l'umanità e cresciamo guardando il cervello del nostro presidente spiattellato per tutto il texas. I tempi non sono diventati più violenti. Solo più televisivi. Pensate che la guerra civile fosse davvero civile? Se fosse esistita la tv puoi star certo ceh sarebbe stata lì a guardare, o forse anche a partecipare. Come è successo con l'incidente della principessa Diana. Disgustosi avvoltoi alla ricerca di cadaveri da sfruttare, fottere, filmare e servire in tavola per i nostri bramosi appetiti, in un ingordo schermo di stupidità umana senza fine. Quando si arriva a voler capire di chi è la colpa per l'omicidio avvenuto nella scuola di Littleton, Colorado, lancia una pietra e colpirai qualcuno che è colpevole.Siamo persone che stiamo sedute e tollerano che bambini possiedano pistole e siamo quelli ceh accendono la tv e guardano l'ultimo report sui dettagli di cosa hanno fatto con quelle. Credo ceh sia terribile quando qualcuno muore, specialmente se si tratta di qualcuno che conosci ed ami. Ma la cosa più offensiva è che quando accadono queste tragedie, alla maggiorparte della gente non importa niente di più che sapere il finale di Friends o di The Real World. Sono rimasto allibito guardando il serpente dei media entrare dentro, non mancare una lacrima, intervistare i parenti dei bambini morti, riprendere i funerali. Poi arriva la caccia alle sterghe. La più grande paura umana è il chaos. E' incredibile che questi ragazzi non avessero una benchè minima ragione per quello ceh hanno fatto. E così c'era bisogno di un capro espiatorio. Ricordo di aver ascoltato dai primi report da Littleton, che Harris e Klebold si erano truccati e vestiti come Marilyn Manson, che ovviamente dovevano adorare, perchè si erano vestiti di nero. Naturalmente, la speculazione fece di me l'immagine simbolo di tutto ciò che è male nel mondo. Questi due idioti non si erano truccati nè vestiti come me o coe i vandali. Poichè l'americano medio non aveva mai sentito parlare della musica che ralmente ascoltavano (KMFDM e Rammstein tra gli altri...), i media hanno preso qualcuno che pensavano fosse simile. Giornalisti responsabili hanno riportato con meno pubblicitàche Harris e Klebold non erano fan di Marilyn Manson, che anzi odiavano la mia musica! Anche se fossero stati fans questo non da loro scuse, nè significa che la colpa è della mia musica. Abbiamo pensato all'ispirazione di James Huberty quando sparò alla gente nel McDonald's?? Cosa piaceva guardare a Timothy McVeigh? David Koresh, Jim Jones? Pensi che l'entertaiment abbia ispirato Kip Kinkel o dobbiamo pensare che la colpa fu di suo padre che comprò la pistola da lui usata negli omicidi di Springfield? Cosa ispira Bill Clinton a far esplodere gente in Kosovo? E'qualcosa ceh gli ha detto monica Lewinsky? Uccidere non è sempre uccidere, sia che tu sia in Viet Nam o a Jonesboro? Perchè dobbiamo giustificare una persona solo perchè sembra che esistano buone ragioni? Ci deve essere sempre una buona ragione? Se un ragazzo è abbastanza vecchio per guidare o comprare una pistola non è anche abbastanza vecchio per prendersi personalmente la responsabilità di ciò che fa con la sua macchina o pistola? O se si tratta di un teenager, la colpa deve essee sempre data a qualcun altro perchè lui non è tanto maturo quanto un diciottenne? L'America ama trovare un'icona alla quale appendere le sue colpe. Ma, lo ammetto, io ho assunto il ruolo dell'Anticristo; sono la voce dell'individualità degli anni 90 e la gente tende ad associare coloro che sembrano e si comportano differentemente dagli altri che svolgono attività illegali o immorali. In fondo, molti adulti odiano la gente che va contro il sistema. E' comico che la gente sia tanto frivola da aver dimenticato Elvis, Jim Morrison ed Ozzy così velocemente. Tutti loro all'epoca, sono stati soggetti agli stessi argomenti, scrutini e pregiudizi. Ho scritto una canzone chiamata "Lunchbox" e qualche giornale l'ha interpretata come una canzone sulle pistole. Ironicamente, la canzone parlava di essere arrestati e di lottare col mio cestino da pranzo dei Kiss, che usavo come un'arma nel cortile della scuola. Nel 1979, i cestini di metallo furono banditi perchè considerate armi pericolose in mano a dei delinquenti. Ho anche scritto la canzone "Get Your Gunn". Nel titolo ci sono due "N", perchè la canzone fu una reazione all'omicidio del Dottor David Gunn, che fu ucciso in Florida, quando vivevo lì, da attivisti del movimento per la vita. Quella fu l'ultima ipocrisia di cui fui testimone crescendo. Quella gente uccideva per il loro "essere a favore della vita". Il messaggio in qualche modo positivo di queste canzoni èp quello che sensazionalisti malinterpretano come come se promuovessi le cose che critico. Ora tutti parlano di prevenire cose come quella di Littleton. Come prevenire l'AIDS, la guerra, la depressione, gli incidenti stradali! Viviamo in un paese libero, ma questa libertà comporta anche responsabilità personali. Invece di insegnare ad un bambino cos'è morale o immorale, giusto o sbagliato, dovremmo prima stabilire quali sono le leggi che ci governano. Puoi sfuggire all'inferno semplicemente non credendo che esiste, ma non puoi sfuggire alla morte o alla prigione. Non mi meraviglio che i ragazzi stiano crescendo più cinici. Hanno un sacco d'informazioni davanti a loro. Sanno di vivere in un mondo di merda. Nel passato c'era l'idea che se le cose ti andavano male tu potevi correre altrove e cominciare una vita migliore. Ma ora l'America è diventata un grande centro commerciale, e grazie ad internet e a tutta la tecnologia che abbiamo, non c'è più altro posto dove correre. La gente è la stessa dovunque. A volte musica, film e libri sono le uniche cose che ci fanno sentire come gli altri sentono che ci sentiamo. Ho sempre provato a lasciar capire alla gente cos'è giusto, o meglio, se non si sentono parte del sistema. Usate la vostra immaginazione, se uno scemo dell'oHio può diventare qualcuno, perchè nonpotrebbe farlo qualcun'altro con il potere della volontà e dell'intelligenza? Ho scelto di non saltare nel turbine dei Media e difendermi, perchè sono stato pregato di apaprire in tutti i singoli show televisivi che esistono. Non voglio aiutare questi giornalisti, alla ricerca di successo e opportunisti, che cercano di riempire le loro chiese o di essere eletti per il loro autogiustificato "puntare il dito". Vogliono dare la colpa all'entertainement? non è la religione il primo vero entertainement? La gente veste un costume, canta canzoni e dedica sè stessa ad un'eterna adorazione. Tutti dovrebbero essere d'accordo che la più alta forma di entertainement sarebbe che Clinton tirasse via il suo cazzo e poi le sue bombe per una vera azione politica. Così è dell'entertainment la colpa? mi piacerebbe che se lo chiedessero i commentatori dei media, perchè perchè la loro è una delle più squallide forme di entertainment che abbiamo mai visto. Penso che la National Rifle Association sia troppo potente per sfidarla, così la maggiorparte della gente sceglie Doom, The Basketball Diaries o Sinceramente Tuo. Questa controversia non mi fa vendere dischi o biglietti, e nemmeno la voglio. Sono un artista controverso, uno che osa avere un'opinione, e a cui importa creare musica e video che sfidano le idee della gentein un mondo vuoto e riempito d'acqua. Nei miei lavori esamino l'America nella quale viviamo, e ho sempre cercato di dimostrare a tutti che il diavolo che incolpiamo per le nostre atrocità in realtà è in ognuno di noi. Così non aspettate la fine del mondo per venire un giorno fuori dall'acqua. Succederà ogni giorno per ancora molto tempo. http://www.marilynmanson.it/news/18a102002.html
Strage di Waco,ombre su Clinton Strage di Waco,ombre su Clinton.Accuse sull'assedio del '93:«La Casa Bianca fece usare bombe incendiarie e Delta Force»di Alessandra Farkas, ("Corriere della Sera", 31 agosto 1999)NEW YORK - Mentre l'Europa è tutta assorbita dai quotidiani colpi di scena del «Russiagate», un altro scandalo domina in questi giorni le prime pagine dei quotidiani Usa, gettando un'ombra sull'amministrazione Clinton che coinvolge il ministro della Giustizia Janet Reno, l'Fbi, Hillary Clinton e persino la leggendaria unità anti-terrorismo Delta Force.Al centro della bufera è il famigerato assedio dell'Fbi al quartier generale della setta Davidiana,vicino a Waco (Texas) nell'aprile del '93. Assedio durato ben 51 giorni e che si concluse con un raid delle autorità e la morte di ben 80 seguaci del leader David Koresh - tra cui 25 bambini - alcuni colpiti da armi da fuoco, altri carbonizzati nell'incendio che divampò dentro il recinto.Dopo aver affermato per anni che la strage era «il frutto di un patto suicida» ideato da Koresh - avrebbe obbligato i suoi ad appiccare il fuoco - l'Fbi adesso è costretto dalle rivelazioni sulla stampa americana e dall'indagine del Commissario per la Sicurezza Pubblica del Texas James Francis ad ammettere ciò che fino a ieri aveva risolutamente negato. E cioè che quel giorno i suoi agenti violarono la legge, usando armi incendiarie contro i Davidiani.«Almeno due bombe lacrimogene pirotecniche furono sparate a Waco», conferma il direttore dell'Fbi Louis Freeh, che ha subito aperto un'indagine.«Le bombe incendiarie avevano come obbiettivo il bunker sotterraneo di cemento, lontano dall'edificio principale in legno - puntualizza - però sono rimbalzate, finendo su un campo aperto. Non hanno nulla a che fare con le fiamme».Ma la tesi non convince l'America. L'effetto della tardiva rivelazione è ormai inarrestabile. Attivisti anti-governativi e deputati repubblicani si sono alleati nel dare addosso a ciò che considerano «l'ultimo di una interminabile serie» di scandali e coperture di una amministrazione «bugiarda e corrotta».Nel mirino, ancora una volta, è Janet Reno, il ministro della Giustizia odiata dalla destra che la considera «la guardia del corpo di Clinton», «depistatrice professionista» di innumerevoli magagne presidenziali, dal Sexgate ai fondi illeciti del partito democratico allo spionaggio cinese nei laboratori nucleari Usa.Dan Burton, repubblicano presidente della Commissione di Riforma governativa della Camera lancia un'altra indagine, minacciando di chiamare a deporre i vertici del Dipartimento di Giustizia. Nello scandalo, secondo il Drudge Report, notiziario via Internet, sarebbe coinvolta persino Hillary Clinton. «La pista di documenti conduce a lei», scrive il cybergiornalista che fece scoppiare lo scandalo Lewinsky, secondo cui «ben tre dossier relativi a Waco furono fatti sparire dall'ufficio di Vince Foster», l'amico della first lady, morto suicida nel '93.Non solo. Secondo l'intervista rilasciata al Dallas Morning News dal Commissario per la Sicurezza Pubblica James Francis - l'uomo che ha dato il via allo scandalo, finanziatore e amico di George Bush junior, capo dei Ranger del Texas nemici storici dell'Fbi - all'assedio avrebbe partecipato anche la Delta Force, la supersegreta unità antiterrorismo di cui il Pentagono ufficialmente non ammette neppure l'esistenza. La squadra d'élite non si sarebbe limitata ad osservare da lontano l'assedio dando consigli utili all'Fbi sul da farsi, come insistono i vertici delle forze armate Usa, ma avrebbe svolto un ruolo determinante.Se provato, ciò sarebbe una violazione gravissima della legge americana che vieta qualsiasi tipo di presenza militare nel corso di un'operazione di polizia. A far luce su tutta la faccenda dovrebbe essere il secondo e attesissimo documentario girato sul posto da Michael McNulty, che ha già vinto un Oscar nel '98 per il suo documentario che mostra, tra l'altro, l'uso di esplosivi a Waco. In «Waco: una nuova rivelazione» McNulty avrebbe ripreso agenti Fbi che sparano su donne e bambini Davidiani da un elicottero. Mentre il partito democratico fa quadrato attorno ai ministri di Clinton molti dubitano che lo scandalo possa comunque compromettere le ambizioni senatoriali della moglie del presidente. «E' impossibile non intravedere i secondi fini politici di James Francis, nominato alla sua carica da George Bush junior», scrive Newsweek. http://www.cesnur.org/testi/waco5.htm
strage che sconvolse l’America nel 1993 Carlo Stagnaro (a cura di), Waco: una strage di Stato americana, Viterbo, Stampa Alternativa, 2001, pagine 128, lire 15 mila (il volume può essere ordinato direttamente all’editore: fax 0761-352751). Ci sono tragedie che passano silenziose, lontane dai clamori, stemperate da una stampa complice e da un governo corrotto. E' il caso del massacro di Waco, 19 aprile 1993. Molti di noi hanno ancora negli occhi le immagini fugacemente trasmesse dai telegiornali, quel ranch in fiamme, quei fumi di morte targati Fbi. Ci è stato spiegato, all'epoca, che i settantasei davidiani (seguaci, cioè, dell'improvvisato Messia David Koresh) se l'erano voluta. Avevano in mente di organizzare un suicidio collettivo, in preda a follia millenaristica. A evitare loro l1imbarazzo di far da sé, ci ha pensato il Federal bureau of investigation, "suicidandoli" direttamente.
L'ordine fu firmato dalla ministra Janet Reno, con la complicità di Bill Clinton. Di quei settanta poveretti, una ventina erano bambini. Su un caso del genere, in America non potevano non divampare le polemiche; e fa un ottimo servizio al lettore italiano Stampalternativa che ha pubblicato questo Waco, una strage di stato americana (a cura di Carlo Stagnaro). Un volume agile ma ricco, frutto di un lavoro di ricerca minuzioso che ci consegna il ritratto sconcertante di una sconfitta dei diritti civili e delle libertà. Non che non vi siano tracce di follia nella bizzarra confessione del profeta Koresh (traslitterazione ebraica di Ciro), la cui genealogia religiosa arriva fino al patriarca William Miller - bisnonno dei Testimoni di Geova. Avventista eretico, Koresh (all'anagrafe Vernon Wayne Howell) era nel mirino dell1Fbi sin dai primi anni Novanta.
In particolar modo, la sua comunità di Mount Camel è presa di mira dal Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms. I davidiani sono accusati di tutte le possibili efferatezze, dall'abuso di minori alla detenzione di droga: ma, dopo le prime indagini, si rivela un castello di sabbia. L'ipotesi di un'azione legale contro il predicatore texano viene presto archiviata, ma qualcuno all'Fbi evidentemente non ha in simpatia questa enclave di eretici. Così, a dispetto del buon senso, il BATF decide di sferrare un attacco alla setta, imbastendo un raid che si rivelerà poi l'episodio più sanguinoso della recente storia americana. Tutto ha inizio il 28 febbraio 1993 - e sarà un assedio lungo cinquantuno giorni. Con, quel che è più grave, il tacito assenso della Presidenza degli Stati Uniti: alle azioni partecipa Delta Force, l'esercito privato alle dipendenze della Casa Bianca, noto per il pugno di ferro senza guanto di velluto. La tragedia raggiunge l'acme il 19 aprile: dopo un mese e mezzo di embargo - con il neppure celato tentativo di prendere il nemico per fame - l'Fbi prima gassa a dovere il rifugio dei davidians, e poi fa irruzione.
Settantasei morti. "Le aggressioni violente dello stato contro le persone che esso disapprova sono assai comuni ed endemiche, scrive nell'introduzione l'esule russo Vladimir Bukovskij. Bukovskij, in quel paio di pagine riservate alla sua testimonianza, passa dal generale al particolare, spiega come Waco sia stato solo il primo campanello d'allarme. I governanti del mondo d'oggi appartengono a una nuova generazione di dittatori ideologici. E nessuna utopia è completa senza i suoi gulag". Giustamente, Bukovskij ricorda che "i responsabili degli orrori di Auschwitz e Kolyma non erano marziani, e molti di loro erano convinti di agire per il bene dell1intero genere umano". Waco, una strage di stato americana rende conto del nuovo volto della banalità del male (così la definì Hannah Arendt), tanto più inquietante dopo che è emerso in un Paese che sembrava passato indenne attraverso il secolo dei totalitarismi. http://www.opinione.it/3.commenti/archivio_commenti/2001/14-05_20-05/15-05-01_mingar...
Scene di guerra civile a Waco (Texas) Gli Stati Uniti, o “l’America”, come vengono usualmente definiti, rappresentano per gli Italiani un mito dal fascino irresistibile o il simbolo di tutti i mali del mondo. I moderati di destra e di sinistra vedono negli U.S.A. la patria di ogni libertà, anzi di quella che più aggrada loro, a seconda dei rispettivi gusti; una sinistra ancora malata di terzomondismo imputa all’unica superpotenza rimasta sul pianeta la causa di tutte le ingiustizie e disparità di questo mondo, quasi che tutte le risorse economiche bruciate dall’impero sovietico e dai suoi satelliti in poco meno di mezzo secolo non avessero contribuito a depauperarli; mentre la destra radicale non può perdonare l’arroganza con cui i vincitori americani sono riusciti a giustificare e far passare sotto silenzio tutti i loro crimini recenti e non: dalle atomiche sul Giappone all’inutile massacro del popolo serbo. Icona o spauracchio, quindi, mito da citare a vanvera (l’I care veltroniano rimane una vetta di demenzialità tuttora insuperata) o fantoccio da bruciare in impotenti saturnali, che non sono riusciti a produrre nulla in grado di mettere seriamente in discussione l’egemonia militare, politica e – soprattutto – culturale a stelle e strisce. L’unica seria alternativa sul piano geopolitico è stata la creazione della Force de Frappe, l’armamento nucleare francese voluto da De Gaulle che, insieme al mantenimento in efficienza di uno strumento antico come la Legione Straniera, ha fatto si che i nostri vicini d’oltralpe potessero gestire con una discreta autonomia le loro relazioni internazionali, pagando il prezzo di un certo numero di caduti in giro per il mondo e riducendo qualche atollo del Pacifico a suolo lunare.
Nel pomeriggio (per noi) dell’undici di settembre la storia degli U.S.A. ha conosciuto una svolta drammatica, che non è facile capire quali conseguenze avrà, prima di tutto sul modo in cui gli americani percepiscono se stessi e poi su come il resto del mondo percepisce l’America; ma accanto a questo tragico spartiacque, ci sono altri episodi significativi della storia recente americana pressoché ignorati dall’opinione pubblica, confinati in quel limbo di stranezze e contraddizioni che un paese così vasto non può non contenere. Tra questi, il massacro degli appartenenti alla setta dei “Davidiani”, causato da agenti federali il 19 aprile del 1993, nella cittadina di Waco, in Texas e ricostruito nel volume, curato dal giovane giornalista Carlo Stagnaro, Waco. Una strage di stato americana (pagg. 127, Lit. 15.000, Stampa Alternativa, casella postale 97 – 1100 Viterbo, fax 0761352751 ), uscito all’inizio di quest’anno. Il libro raccoglie articoli, interviste e testimonianze sui fatti del ’93, perlopiù di provenienza statunitense.
Bagatelle per un massacro
Un film di Joe Dante del ’97 si intitolava La seconda guerra civile americana e raccontava, con i toni di una commedia, il precipitare degli eventi dopo la decisione del governatore dell’Idaho di chiudere le frontiere dello Stato all’immigrazione. Seguiva l’ultimatum della Casa Bianca e, alla fine, le forze armate federali, la Guardia nazionale, gli altri Stati dell’Unione e le varie etnie presenti sul territorio degli Stati Uniti erano schierate a fianco o contro i “separatisti”, fino a far scoppiare le ostilità. Il tutto avveniva – come di consueto in America - sotto i riflettori dei mezzi d’informazione, diventando, immancabilmente, un fenomeno mediatico, prima ancora che politico e militare.
Ben diversa la realtà di Waco, dove le scene di guerra civile non sono state amplificate dalle televisioni, ma sono state fatte passare sotto silenzio. I “Davidiani”, guidati dal loro leader David Koresh, vengono assediati da forze di polizia federali, supportate da reparti dell’esercito, all’interno della loro fattoria; sono seguaci di una fede strampalata, di quelle che spesso nascono e talvolta si diffondono negli U.S.A., ma non esistono prove certe che stiano commettendo reati di particolare gravità, eppure contro di loro vengono schierati perfino dei carri armati. Per più di cinquanta giorni si alternano trattative, attacchi e pressioni esercitate sugli abitanti della fattoria con i metodi della guerra psicologica, fino alla decisione finale di procedere all’irruzione, cui segue il rogo in cui bruciano vive 76 persone, tra cui donne e bambini. La spiegazione ufficiale – quella arrivata ai telegiornali italiani all’epoca – è che l’incendio è stata appiccato dagli stessi davidiani, che trovano così la morte in un suicidio collettivo come quello della Guyana, il bilancio è tragico per quella che doveva essere un’operazione di polizia e non una battaglia campale: oltre 80 vittime, tra i quali quattro agenti del BATF, colpiti dagli assediati nel corso dell’attacco del 28 febbraio.
Il BATF è il Bureau of Alchool, Tobacco and Firearms, l’organo federale di polizia che si occupa - terminata l’era del proibizionismo – soprattutto dei reati connessi alla detenzione illegale di armi da fuoco; le accuse principali mosse ai seguaci di Koresh sono proprio la detenzione illegale di armi da fuoco e la produzione di sostanze stupefacenti. Quest’ultima è l’unica accusa che giustifica l’eccezione al Posse Comitatus Act, il divieto assoluto di impiegare personale militare in operazioni di polizia sul territorio americano contro cittadini degli Stati Uniti, mentre il possesso illegale di armi venne utilizzato in maniera pretestuosa nei confronti di una comunità che ne deteneva meno della media dei suoi concittadini.
Libertà civili vs. ingerenza federale
Il motivo per cui Waco rimane un episodio simbolo è proprio il rapporto tra libertà individuali e locali, da una parte, e potere federale, dall’altra, e il modo in cui lo stesso si è evoluto nella storia dell’America. Il tutto non è cosa da poco pensando – per esempio - all’attuale processo d’integrazione europea, ai suoi esiti e al futuro assetto che potrebbero assumere gli “Stati Uniti d’Europa”.
È noto che per molti americani, possedere un’arma è considerato un diritto fondamentale e tale opinione non affonda le sue radici solamente nella consuetudine, ma trova la sua massima espressione nel Secondo Emendamento alla Costituzione voluto da Thomas Jefferson - il presidente lodato dal poeta Ezra Pound, che ne accostato la figura a quella di Mussolini - e contenuto nel Bill of Rights del 1789. La Dichiarazione prosegue, mettendo i cittadini al riparo da “perquisizioni o sequestri ingiustificati” nei confronti delle loro case e dei loro beni, altro principio che a Waco è stato calpestato, in nome dell’interventismo dello Stato. Per quanto riguarda la lotta alla droga, questa è divenuta il pretesto dell’intrusione dello Stato nei confronti delle libertà dei cittadini, nelle loro proprietà e nei loro conti bancari, al punto che il Libertarian Party ha fatto della fine di questa offensiva la sua bandiera nell’ultima campagna elettorale, raccogliendo oltre un milione e 600mila voti alle ultime elezioni del Congresso e stabilendo un record storico in un sistema tradizionalmente bipartitico come quello americano.
Scrive lo scrittore e dissidente russo Vladimir Bukovsky nell’introduzione al libro di Stagnaro che “I governanti del mondo d’oggi sono così ossessionati dall’idea di controllarci e salvarci dalle nostre stesse cattive abitudini e dai nostri istinti primitivi, che non si fermeranno di fronte a nulla”; non è un caso che la strage di Waco sia avvenuta durante la presidenza di Bill Clinton, che ha pienamente avallato le decisioni della magistratura e delle forze militari e di polizia impegnate nell’operazione. Balza agli occhi come la filosofia seguita da governo americano in quella circostanza somigli tanto alla dottrina dell’“ingerenza umanitaria”, praticata nei Balcani (ma anche nei confronti della pacifica e libera Austria) e come la visione delle libertà civili di Jefferson possa essere contrapposta all’invadenza clintoniana anche sul piano internazionale. Ci sono diversi buoni motivi per utilizzare la forza militare nei confronti dei propri nemici e, in questo momento, gli Stati Uniti ne hanno sicuramente i migliori dall’epoca della loro guerra d’indipendenza, ma quello che la guerra non potrà mai essere – tanto meno verso i propri stessi cittadini – è uno strumento pedagogico.(Tratto da Il Bargello, anno V numero 4, Settembre-Ottobre 2001.Indirizzo:C.P. 1718 agenzia 6, 34129 Trieste, Tel.: 347-000.8685, Fax: 040-938.1385) http://www.forces.org/stagnaro/bargello.htm
Che cosa è veramente accaduto a Waco I tragici avvenimenti che si sono verificati a Waco, in Texas, fra il 28 febbraio e il 19 aprile 1993, hanno riportato sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo il problema dei nuovi movimenti religiosi, impropriamente chiamati "sette" o "culti" (1). Giacché — per dire il meno — la stampa internazionale, e quella italiana in particolare, si sono espresse sulla vicenda di Waco in modo gravemente impreciso, mi sembra opportuno intervenire brevemente sulle premesse, sui fatti e sulle interpretazioni.
1. Le premesse
a. I nuovi movimenti religiosi
Negli Stati Uniti sono attivi più di 1500 diversi nuovi movimenti religiosi (2). Le spiegazioni della loro proliferazione offerte dagli storici, dai sociologi e dagli psicologi della religione sono molteplici. Senza riassumere qui un dibattito estremamente articolato (3), sarà sufficiente sottolineare che non costituisce una spiegazione adeguata della nascita e del perdurare nel tempo dei nuovi movimenti religiosi la presunta "follia" dei capi e dei seguaci. Se si dà alla parola "follia" un senso tecnico riconoscibile dalla scienza psichiatrica non si può non concludere che la presenza di "folli" nei nuovi movimenti religiosi non è più alta che nella popolazione in generale, a meno di adottare un pregiudizio pseudo-scientifico di tipo positivistico e chiamare "folle" chiunque professi idee religiose considerate inaccettabili dal "mondo moderno" o dalla maggioranza sociale (4). Quanto alle relazioni fra i capi e gli adepti dei nuovi movimenti religiosi, i processi psico-sociali all’opera sono a loro volta complessi e la metafora del "lavaggio del cervello" non ne rende affatto ragione in modo adeguato. Applicata a movimenti religiosi la teoria del "lavaggio del cervello" è stata dichiarata, dopo un lungo studio, "non scientifica" dall’American Psychological Association, forse la più autorevole organizzazione professionale del mondo nel campo della psicologia e della psichiatria (5). Risolvere quindi tutti i problemi relativi alla tragedia di Waco parlando del "profeta pazzo" o dichiarando tranquillamente — ignorando tutte le critiche scientifiche che hanno demolito queste teorie — che "David Koresh aveva reclutato un numero imprecisato di giovani sottoponendoli poi al lavaggio del cervello" (6), non solo non aiuta a comprendere che cosa è successo a Waco ma contribuisce a diffondere nell’opinione pubblica stereotipi pseudo-scientifici e dannosi (7).
b. I movimenti anti-sette
La scena americana — e ormai anche quella europea — è pure caratterizzata dalla presenza di piccoli ma aggressivi movimenti "anti-sette" e "contro le sette". Mentre i movimenti "contro le sette" denunciano le "sette" partendo da una prospettiva di carattere religioso, i movimenti "anti-sette" hanno un’impostazione laicista e attaccano le "sette" in quanto vivono la religione con un’intensità che sarebbe inaccettabile nel mondo moderno. Ultimamente, per i movimenti "anti-sette", le "sette" sono nocive in quanto espressione di un "fanatismo religioso" che dovrebbe essere limitato, con apposite leggi, dallo Stato moderno, che dovrebbe fissare in modo rigoroso i limiti quantitativi entro i quali l’intensità dell’esperienza religiosa può essere tollerata. Molti movimenti "anti-sette" — anche se non tutti — favoriscono la cosiddetta "deprogrammazione", una pratica — considerata illegale dalla maggioranza dei tribunali americani che hanno avuto occasione di occuparsene — che consiste nel rapire l’adepto maggiorenne di una "setta" — in genere su incarico dei genitori o di altri parenti — e nel tenerlo quindi rinchiuso contro la sua volontà in un luogo dove i "deprogrammatori" — che non sono medici né psichiatri, ma in genere ex-membri di "sette" che svolgono questa attività a scopo di lucro — lo "bombardano" con pressioni psicologiche — e spesso anche con violenze fisiche — finché il "deprogrammato" dichiara di essersi convinto ad abbandonare la "setta" (8). Mentre i movimenti "contro le sette" d’ispirazione protestante — se si eccettuano alcune dichiarazioni del professor Ronald M. Enroth — hanno mantenuto un profilo piuttosto basso sulla vicenda di Waco, i due maggiori movimenti "anti-sette" statunitense, il CAN, il Cult Awareness Network, "Rete di consapevolezza nei confronti delle sette", e l’AFF, l’American Family Foundation, "Fondazione americana per la famiglia", ne sono stati fra i maggiori protagonisti (9).
c. Il problema delle armi da fuoco negli Stati Uniti d’America
La legislazione sulle armi da fuoco negli Stati Uniti d’America è considerata fra le più liberali del mondo. La legge riconosce a ogni cittadino maggiorenne il diritto di portare armi senza bisogno di particolari autorizzazioni. Negli ultimi anni numerosi esponenti del Partito Democratico hanno proposto modifiche alla legislazione sul punto, ma queste proposte — avversate in genere dal Partito Repubblicano, che vi vede anche un tentativo di distruggere gruppi civili di difesa territoriale considerati di idee conservatrici — sono sempre state respinte. L’idea secondo cui la libertà di portare armi è una libertà fondamentale, che non può essere messa in discussione dallo Stato, sembra profondamente radicata nella psicologia sociale statunitense fin dai tempi della guerra d’Indipendenza e della Frontiera. Naturalmente non tutti i tipi di armi sono permessi ai privati: la legge vieta l’acquisto di diverse categorie di armi — per esempio le mitragliatrici — e punisce — sia pure in modo non particolarmente severo — la modifica di armi in libera vendita per trasformarle in armi più rapide o letali. Le violazioni alle leggi sulle armi sono combattute da un corpo speciale di pubblica sicurezza chiamato ATF, il Bureau of Alcohol Tobacco and Firearms, "Ufficio per l’alcool, il tabacco e le armi da fuoco", paragonabile per certi versi alla Guardia di Finanza della Repubblica Italiana — si occupa infatti anche di contrabbando — e da non confondere né con le polizie locali né con la polizia federale, l’FBI, il Federal Bureau of Investigation, "Ufficio federale d’investigazione". Come chi scrive sa anche per esperienza personale, numerosissimi gruppi religiosi statunitensi — come del resto i loro avversari dei movimenti "anti-sette" —, ritenendosi a torto o a ragione minacciati, fanno largo uso della facoltà di portare armi consentita dalla legge del paese.
d. I Branch Davidians
Un buon numero di nuovi movimenti religiosi americani — non tutti — è millenarista e attende la fine del mondo per una data prossima (10), e all’interno del filone millenarista una corrente d’importanza centrale è quella avventista, che trae origine dall’annuncio profetico di William Miller, un predicatore laico battista vissuto fra il 1782 e il 1849, che si conquistò enorme fama predicendo la fine del mondo prima per il 1843 e poi per il 1844. Dopo il mancato verificarsi di questa profezia — noto agli storici delle religioni come la Grande Delusione del 1844 — i seguaci di William Miller si divisero in vari gruppi da cui traggono origine, lungo linee diverse che non vanno confuse, sia gli attuali avventisti del Settimo Giorno che gli attuali testimoni di Geova (11). Ma i gruppi avventisti oggi esistenti sono parecchie centinaia. Uno dei leader avventisti meno conosciuti — ma all’origine di una decina di movimenti contemporanei — è il bulgaro Victor T. Houteff, nato nel 1885 e morto nel 1955. Trasferitosi negli Stati Uniti, Victor T. Houteff aderisce agli avventisti del Settimo Giorno, di cui diventa un dirigente importante a Los Angeles, negli anni Venti. Negli anni fra il 1930 e il 1932 pubblica i due volumi dell’opera The Shepherd’s Rod, "La verga del pastore", in cui sosteneva che soltanto 144.000 persone sono chiamate a far parte in senso proprio del Regno di Gesù Cristo — una teoria accolta dai testimoni di Geova, ma non dagli avventisti del Settimo Giorno — e che, prima della seconda venuta di Gesù Cristo, i 144.000 eletti avrebbero dovuto riconoscersi fra loro e riunirsi in Palestina (12). Queste idee erano evidentemente eterodosse per gli avventisti del Settimo Giorno e nel 1934 l’opera The Shepherd’s Rod viene condannata. Nel 1935 Victor T. Houteff fonda una casa editrice, la Shepherd’s Rod Publishing Association, che più tardi avrebbe cambiato nome in Universal Publishing Association, e si trasferisce a Waco, nel Texas, dove viene aperta una sede chiamata Mount Carmel Center. All’inizio Victor T. Houteff — nonostante la condanna della sua opera — considerava la sua organizzazione non una nuova denominazione, ma un semplice movimento all’interno degli avventisti del Settimo Giorno, un gruppo — è bene ricordarlo — che conta oggi oltre cinque milioni di seguaci nel mondo e che aveva già dimensioni notevoli negli anni Trenta. Infatti molti seguaci di Victor T. Houteff continuavano a essere membri di congregazioni locali degli avventisti del Settimo Giorno. La rottura definitiva viene consumata solo negli anni 1942-1943 a causa del pacifismo radicale del gruppo di Waco, che si opponeva anche al servizio civile in tempo di guerra e alla partecipazione alla guerra in servizi ausiliari, ammessi invece dalla Chiesa avventista maggioritaria. Così, nel 1943 viene fondata la General Association of Davidian Seventh-day Adventists, una denominazione anche formalmente scismatica. Il centro di Waco non supera mai i 125 residenti, ma il movimento contava alcune migliaia di seguaci negli Stati Uniti d’America, in Gran Bretagna, in Canada e in Australia.
Alla morte di Victor T. Houteff, nel 1955, gli succede la moglie Florence. Nonostante questa successione fosse stata indicata dallo stesso fondatore, un gruppo di davidiani non accetta Florence Houteff come nuova dirigente del movimento e fonda una denominazione scismatica, i Branch Seventh-day Adventists — che cominciano a essere chiamati popolarmente Branch Davidians — sotto la guida di Benjamin Roden. Come spesso accade in ambienti millenaristi, Florence Houteff cerca di reagire allo sconforto causato dalla scomparsa del fondatore e dallo scisma di Benjamin Roden annunciando una data precisa: il 22 aprile 1959, il giorno in cui Dio sarebbe intervenuto personalmente per cacciare dalla Palestina sia gli arabi che gli ebrei, lasciando entrare il suo popolo per fondare il "regno davidiano". Il 19 aprile 1959 centinaia di davidiani di tutto il mondo si riuniscono a Waco in attesa della data fatidica. Non accade nulla, ma la data viene più volte rimandata e l’attesa si protrae fino al 22 dicembre 1961, quando Florence Houteff dichiara pubblicamente di essersi sbagliata e ripudia la teologia del movimento in quanto fondata su premesse sbagliate. Nel marzo del 1962 Florence Houteff dichiara lo scioglimento della General Association. Ma non tutti i seguaci accettano la decisione e un gruppo continua la General Association spostandone la sede a Riverside, in California, quindi a Salem, nella Carolina del Sud, dove la General Association esiste tuttora sotto la guida di Ron Adair.
La profezia di Florence Houteff e il suo fallimento determina anche la nascita di uno scisma moderato, che si è dottrinalmente riavvicinato alle dottrine degli avventisti del Settimo Giorno. Si tratta della Davidian Seventh-day Adventist Association, fondata a Los Angeles nel 1961 e oggi con sede centrale nella grande comunità agricola di Basham Hill, presso Exeter, nel Missouri. Questo gruppo — guidato da Jemmy E. Bingham — è la maggiore organizzazione davidiana attualmente esistente, con diverse migliaia di membri e comunità in venticinque paesi oltre agli Stati Uniti d’America.
Accanto al gruppo di Salem e a quello di Exeter ha continuato la sua attività anche il gruppo nato dallo scisma di Benjamin Roden che, come si è visto, aveva rifiutato di riconoscere Florence Houteff come legittimo successore del marito Victor. Questo gruppo, più piccolo, si organizza in un ranch nei dintorni di Waco e continua le sue attività fino alla morte di Benjamin Roden nel 1978. Imitando Victor T. Houteff, anche Benjamin Roden designa come proprio successore la moglie Lois. Quest’ultima muore nel 1986 e nei due anni successivi si sviluppa una lotta per la successione fra suo figlio, George Roden, e Vernon Wayne Howell, nato nel 1959 a Houston, nel Texas, che aveva cambiato il suo nome in David Koresh già prima di aderire ai Branch Davidians (13), all’atto d’intraprendere una carriera come musicista desideroso di proporre un "rock cristiano". Nel 1987 i gruppi guidati da George Roden e Vernon Wayne Howell si affrontano con le armi in pugno e vengono esplosi alcuni colpi. George Roden, con una minoranza di seguaci, lascia il ranch di Waco, non senza raccontare prima la sua versione dell’incidente alla stampa. Vernon Wayne Howell — alias David Koresh — viene arrestato dallo sceriffo della contea — non oppone la minima resistenza all’arresto—, processato nel 1988 e assolto, non avendo potuto l’accusa provare né che avesse sparato personalmente contro George Roden e i suoi seguaci né che, aggredito dai suoi oppositori che avevano estratto per primi le armi, non si trovasse in stato di legittima difesa. Tornato nel ranch dopo l’assoluzione, David Koresh fa causa a un certo numero di giornali per calunnia e ottiene somme piuttosto significative a titolo di transazione (14). Questa vicenda, comprensibilmente, non era destinata a favorire i buoni rapporti fra la stampa e i Branch Davidians; per contro, rafforza l’autorità carismatica di David Koresh fra i suoi seguaci e alcuni iniziano a considerarlo la seconda venuta di Gesù Cristo annunciata nell’Apocalisse: intervistato da studiosi, David Koresh ha talora almeno indirettamente ammesso, talora apertamente negato questa identificazione (15).
Nel 1992 entra in scena Rick Ross, definito dall’organizzazione anti-sette CAN "uno dei sei migliori deprogrammatori degli Stati Uniti". Rick Ross non ha alcuna esperienza psichiatrica o psicologica, ma ha un passato di "guardia del corpo" di diverse personalità e anche di ladro: nel 1975 è stato condannato a Phoenix, in Arizona, con una sentenza definitiva, per furto di gioielli. Collabora regolarmente con il CAN e — come numerosi esponenti di questa organizzazione anti-sette — fa parte di organismi del mondo ebraico americano che svolgono attività di lobby contro le "sette"; in particolare, è membro di due comitati dell’Union of American Hebrew Congregations e di una commissione dell’organizzazione ebraica, con sede a Washington, B’nai B’rith International (16). Nel 1992, Rick Ross si vanta di aver "deprogrammato" un membro dei Branch Davidians e di aver scoperto che, all’interno del ranch di Waco, si abusa dei bambini, anche sessualmente, e si detengono armi il cui possesso è illecito. Rick Ross, sostenuto da alcuni organi di stampa e dal CAN, riesce a interessare alle sue accuse anzitutto i servizi sociali della contea, che nel 1992 e 1993 visitano ripetutamente il ranch e concludono che non vi sono prove di alcun abuso di minori. Vengono trovate prove della pratica della poligamia, tecnicamente vietata dalle leggi americane, ma, di fatto, tollerata almeno a partire dagli anni Cinquanta presso decine di gruppi religiosi e non religiosi diversi, che operano negli Stati Uniti d’America alla luce del sole. I servizi sociali texani decidono di non avviare alcuna azione legale contro i Branch Davidians. Sembra che Rick Ross abbia maggior successo con l’ATF, che agli inizi del 1993 decide d’intervenire contro i Branch Davidians (17).
2. I fatti
Gli avvenimenti che si sono svolti a Waco dal 28 febbraio al 19 aprile 1993 sono noti, e sarà quindi sufficiente qualche rapida osservazione. Il 28 febbraio 1993, senza preavviso, gli agenti dell’ATF attaccano in forze il ranch dei Branch Davidians, che rispondono sparando. Dopo quarantacinque minuti di sparatoria rimangono sul terreno quattro agenti dell’ATF; all’interno del ranch i davidiani morti sono — pare — sei. L’ATF decide di trasformare l’assalto in assedio e viene presto sostituito dall’FBI, che fa circondare il ranch da oltre quattrocento agenti con blindati, mezzi d’assalto e carri armati. L’assedio dura cinquanta giorni, nel corso dei quali una decina di davidiani, con l’autorizzazione di David Koresh, si arrendono individualmente all’FBI e lasciano il ranch portando con sé anche una ventina di bambini. Vari tentativi di mediazione falliscono: David Koresh promette di arrendersi, ma non immediatamente (18), e oltre un centinaio di seguaci rimane con lui. Il 19 aprile, alle sei del mattino, sulla base di ordini pervenuti da Washington, l’FBI attacca il ranch e un mezzo d’assalto M728 apre una breccia nell’edificio principale, seguito da altri mezzi d’assalto, che lentamente saturano l’edificio di gas lacrimogeno. Alle 11.45 alcuni davidiani si affacciano alle finestre con un cartello che chiede di riallacciare le linee telefoniche — tagliate dall’FBI — per parlamentare. È troppo tardi: alle 12.05, mentre un altro M728 abbatte una parete dell’edificio dove sono asserragliati i davidiani, scoppia un furioso incendio. Intorno al ranch vi sono mezzi d’assalto di ogni genere, ma non autopompe dei pompieri. La prima arriva alle 12.38, ma ormai gli edifici del ranch sono completamente distrutti. Il numero dei sopravvissuti, tutti sottratti ai giornalisti — cinque in prigione, quattro in ospedale —, sembra certo, mentre resta incerto il numero dei morti: fra 80 e 90, probabilmente 86, di cui almeno 17 bambini. La tragedia è finita e inizia la polemica: il fuoco è stato appiccato dai davidiani, come afferma l’FBI che parla di suicidio collettivo, o causato dai mezzi d’assalto della polizia federale? E la tragedia ha un colpevole?
In realtà, l’incidente cruciale è quello del 28 febbraio: tutto il resto è venuto come tragica conseguenza. Come ha scritto un quotidiano pure considerato molto vicino all’attuale amministrazione Clinton, "perfino quello che ha fatto l’FBI il 19 aprile sembra moderato se paragonato all’assalto del 28 febbraio al centro dei Branch Davidians da parte di agenti del Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms, in cui una sparatoria di dubbie origini lasciò sul terreno morti quattro agenti e sei membri della setta. Il Congresso ha in programma un’indagine sull’incidente. Le domande più importanti non riguardano la sua conclusione spettacolare del 19 aprile. Riguardano l’inizio, due mesi prima" (19). È necessario sottolineare che — qualunque sia la verità sul comportamento sessuale di David Koresh e dei suoi seguaci — l’ATF, che ha condotto l’attacco del 28 febbraio, non si occupa di moralità pubblica, non si occupa di abuso di minori e naturalmente non si occupa di "lavaggio del cervello". Se avesse sospettato l’esistenza di crimini diversi l’ATF non sarebbe dovuto intervenire, ma rivolgersi all’FBI o ad altri corpi di polizia. L’ATF è intervenuto soltanto per l’unica violazione di sua competenza: la manipolazione di armi, trasformate in armi automatiche vietate dopo l’acquisto. Questo reato — ironicamente — non è mai stato provato: l’unico teste — e l’unico "esperto" consultato dall’ATF — è il deprogrammatore Rick Ross, mentre sembra certo che le armi che hanno sparato sugli agenti dell’ATF siano armi il cui possesso non è vietato dalla legge americana. In ogni caso, la manipolazione di armi per renderle più pericolose non è un reato punito nel Texas con pene particolarmente gravi. Anche secondo un articolo di Newsweek — pure tutt’altro che ostile all’ATF — sembra che armi "truccate" del tipo di quelle di cui sarebbero stati in possesso i Branch Davidians vengano regolarmente vendute nei negozi di armi di Waco (20). Per accertare la verità su questo reato poco più che contravvenzionale l’ATF — dopo aver fatto entrare un
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