BISOGNA FARNE DI STRADA PER DIVENTARE COSI' COGLIONI DA NON RIUSCIRE PIU' A CAPIRE
CHE NON CI SONO POTERI BUONI
Si ricomincia! L'invasione dell'Iraq è stato solo il primo passo, oltretutto non riuscito e difficilmente gestibile a lunga scadenza. Ed allora si cercano altre strade per tentare di normalizzare un'area cruciale per un Occidente, che vuole mantenere la leadership nel mondo capitalista minacciata dall'emergere dei giganti asiatici Cina ed India. Solo che parebbe che stavolta USA e Co. sembrano aver imparato la lezione, ed invece di prendersela con l'Iran, come da tempo minacciano, cominciano a provocare la Siria, o, meglio ancora, continuano a provocare la Siria. Dapprima hanno finanziato e sponsorizzato in Libano tutte le formazioni antisiriane, che, dopo la vittoria elettorale hanno costretto i siriani a lasciare il territorio libanese e ad abbandonare al loro destino gli Hedzollah libanesi. A dire il vero la speranza di USA ed Israele era che i siriani rifiutassero di andarsene, per avere il pretesto per l'attacco, ma non essendo i siriani caduti nella trappola, hanno dovuto fare buon viso a cattivo gioco e aspettare nuove occasioni. E per creare queste nuove occasioni gli yankees hanno deciso di utilizzare la carta del conflitto israelo-palestinese. Si cominciano le incursioni nei territori per esasperare gli animi dei palestinesi e contemporaneamente si chiedono professioni di democrazia ai palestinesi per costringerli a rifugiarsi nelle mani di Hamas, vista l'imbellità di Abu Mazen. A questo punto i giochi sono facili, visto che il governo integralista di Hamas condivide col governo israeliano l'interesse a mantenere uno stato di guerra permanente (anche se ovviamente per motivi diversi). Si continua a provocare da ambo le parti: Israele continua gli attentati mirati contro i dirigenti di Hamas ed Hamas continua ad utilizzare missili e kamikaze, fino a quando non decide di alzare il livello prendendo un soldato israeliano. Gli israeliani non aspettavano altro e reagisce come ha imparato da vittima dei mostri nazisti: invadono il ghetto, pardon i territori palestinesi, e catturano molti esponenti del governo di Hamas: remember 10 italiani per un tedesco? Israele lo trasforma in 10 palestinesi per 1 ebreo! ed anche loro come successe alle Fosse Ardeatine sbagliano il numero e ne prelevano qualcuno in più! Il che dimostra che il nazismo non fu una cellula cancerogena in un sistema capitalista sano, ma semplicemente la faccia feroce che il sistema usa in determinate situazioni per mantenere il potere, o per mascherare una crisi economica, o per esplicare il massimo di forza necessario in situazioni di conflitto o nella conquista di mercati. In parole povere il Potere SI CHIAMI HITLERIANO, USA, ISLAMICO O SIONISTA nella sua essenza è sempre nazista! Come non esiste la democrazia in quanto Sistema (con buona pace di tutti i predicatori del voto democratico vecchi e nuovi), così non esiste un Sistema nazista (con buona pace di tutti quelli che hanno come unico nemico il fascismo): questi due forme (democrazia e nazismo) sono semplicemente i metodi che il Potere usa nelle diverse situazioni specifiche per mantenere il suo Potere e, soprattutto per accrescerlo. Tanto è vero che i "rappresentanti" del Potere passano spesso tranquillamente da un metodo all'altro: Hitler arrivò al governo con le elezioni, e la stessa cosa è avvenuta per Mussolini, per Olmert, per l'iraniano Almadjan. Inutile esaminare i motivi per cui Hamas si muove in questo modo, visto che i motivi sono esclusivamente legati al voler essere il riferimento dei palestinesi, sempre più esacerbati e per nulla disposti alla pace nella situazione specifica. Ma per quale motivo Israele ha deciso di intraprendere questa nuova avventura, che lo vede da solo combattere contemporaneamente su due fronti, militarmente affrontabili, ma logisticamente ingestibili, come la striscia di Gaza e il Libano? Gli stessi analisti borghesi sostenitori di Israele sembrano non capire, e si affannano a consigliare prudenza ai sionisti! Allora perché? Non siamo fra quelli che credono negli impazzimenti di qualche personaggio, e se qualche punta di follia potrebbe esserci in questa scelta si tratta di lucida follia: si tratta insomma di un progetto che si vuole portare avanti. Potrebbe essere un progetto destinato a fallire, ma sempre di un progetto si tratta, non di impazzimento. Proviamo a vedere il progetto, che abbiamo enunciato prima, e cioè l'attacco alla Siria. La Siria è l'unico Stato a ridosso di Israele non normalizzato ed anche l'unico appoggio logistico ai palestinesi oltre che, naturalmente agli hedzollah libanesi; la Siria ancora ha delle rivendicazioni territoriali nei confronti di Israele (alture del Golan). Inoltre la Siria nel conflitto iraqeno non si è mai piegato ai comandi occidentali, ed anche oggi è recalcitrante alle richieste occidentali. Ma soprattutto in una fase in cui l'occidente tenta di affondare i colpi contro il mondo islamico la Siria si ritrova ad essere una specie di avamposto antioccidentale. Senza contare l'appoggio dato dai siriani ai kurdi del PKK quando erano in guerra contro la Turchia, tradizionale alleata di Israele. Insomma ci sono tutti gli ingredienti per una prospettiva di guerra, e, come abbiamo già visto, anche tutti i presupposti. Qualcuno dirà che però il prossimo scenario di guerra potrebbe essere l'Iran, e questo sia perché l'Iran è in prima fila non solo nell'attacco mediatico ad Israele, ma anche per la storia del nucleare. Noi su questo abbiamo molti dubbi per due motivi, e cioè sia per la lontananza geografica da Israele, sia per le complicanze geopolitiche insite nell'azione. Ci spieghiamo: è vero che le armi (i missili Kassam) degli hedzollah sembrerebbero provenire dall'Iran, ma, tenendo presente la reale capacità offensiva di questi missili, non è di questo che Israele ha paura, ma del fatto che la Siria è il paese più accreditato a fornire appoggio logistico ai guerriglieri; è vero che il presidente iraniano attacca verbalmente Israele tutti i giorni ed è anche vero che, secondo il proverbio la lingua ferisce più della spada, ma questo è vero se la lingua è capace di far sguainare molte spade, altrimenti la lingua non serve a niente, mentre è chiaro che un Paese che fornisce rifugio a un guerrigliero è molto più pericoloso, perché gli permette di agire contando su un certo margine di sicurezza: e questo è proprio quello che Israele vuole rimproverare a Damasco. Ma quello che accredita maggiormente la Siria come prossimo obiettivo è la posizione geografica e geopolitica del Paese. Per attaccare uno Stato ci vogliono delle basi d'appoggio. Ora l'Iran confina ad est con l'Iraq e solo marginalmente con la Turchia, al nord con le republiche ex sovietiche Armenia e Turkmenistan e ad ovest con Afghanistan e Pakistan.Tenendo presente che difficilmente Turchia, Pakistan e le due republiche ex sovietiche sarebbero disposte a fornire appoggio col rischio di trovarsi esposti ad attacchi degli sciiti, quando già sono esposti ad attentati di Al-Qaeda per la questione Iraq, potrebbero organizzare i raid solo partendo da Afghanistan e dall'Iraq. Ma la conquista di questi Stati da parte occidentale è stata possibile solo grazie al tacito appoggio iraniano, che da quelle due guerre poteva garantirsi maggiore movimento proprio in quelle zone. Fra l'altro i due Paesi sono tutt'altro che normalizzati, visto il clima di guerra totale in Iraq e di costanti attacchi di Al Qaeda in Afghanistan, e questa situazione di instabilità non permette certamente l'utilizzo di quei due Paesi per una guerra contro l'Iran, e cioè contro un Paese, che al contrario dell'Iraq e dello stesso Afghanistan, è etnicamente e religiosamente omogeneo. Oltre tutto quella parvenza di regime che permette agli occidentali di controllare i due Stati si regge in entrambi i casi su una sorta di alleanza anti-Al Qaeda, che tiene proprio grazie alla politica di Teheran. Attaccare l'Iran vorrebbe dire cambiare i cavalli in corsa, ribaltando le alleanze, con tutto ciò che questo comporta. Cosa succederebbe, per esempio, in Iraq in caso di attacco a Teheran? Gli sciiti iraqeni, in gran parte controllati dall'Iran abbandonerebbero gli occupanti e aprirebbero un nuovo fronte a Bagdad, magari alleandosi con i sunniti (qualcuno dirà che è fantapolitica, ma come scordare il tentativo di Saddam, poco prima dell'attacco occidentale, di accreditarsi come credente e de cercare accordi proprio con Teheran?), in Afghanistan i talebani con l'apertura di un nuovo fronte approfitterebbero per riprendere gli attacchi in grande stile, e naturalmente riprenderebbero gli attacchi in tutti gli Stati confinanti, specialmente in quelli cosiddetti moderati. Insomma molto difficilmente gli esportatori di democrazia si infilerebbero in questo cul de sac, anche perché le potenze occidentali dovrebbero compiere l'operazione in prima persona, non avendo nessuno a cui delegarla: come potrebbe Israele agire in nome di altri, visto che per attaccare l'Iran dovrebbe invadere quanto meno la Siria e l'Iraq, e questa sì sarebbe fantapolitica. Invece l'attacco alla Siria sarebbe più facile, e potrebbe essere tranquillamente delegato ad Israele, che grazie all'occupazione delle alture del Golan e all'armamentario modernissimo fornito dagli yankees ha già la strada aperta verso Damasco. Fra l'altro non incontrerebbero eccessive difficoltà neanche sul fronte diplomatico, visto che la Siria per molti motivi è invisa a buona parte dei Paesi confinanti, soprattutto dopo la caduta di Saddam. E allora, molto probabilmente, questi sono gli scenari di guerra prossimi. Prossimi perché poi, naturalmente ci saranno nuovi scenari, e potrebbe addirittura rendersi possibile l'attacco a Teheran, anche se non in un futuro prossimo.
Come fermare questi scenari? Se qualcuno pensa che bastano le mobilitazioni per la Pace, magari ammantate della retorica della non-violenza vuol dire che non ha imparato niente dalla storia recente. Basterebbe solo ricordare come l'attacco all'Iraq sia stato sferrato proprio all'indomani della grandiosa manifestazione per la Pace di Roma e in tutto il mondo. Qua non si tratta di spiegare agli Stati occidentali che la democrazia non si esporta, ma deve essere una conquista delle popolazioni, questo lo sanno, non hanno bisogno che qualcuno glielo faccia capire. Qua sono in gioco interessi, economici, logistici e politici talmente grossi e finalizzati al controllo del Pianeta, che non possono essere certamente fermati da sfilate imploranti, sia pure di grosse dimensioni. Cosa volete che importi alle borghesie occidentali, che vogliono tenere sotto controllo il Capitalismo crescente del colosso cinese, e che, quindi, hanno bisogno di controllare i corridoi iraqeno e afghano del petrolio e del gas, di milioni di pellegrini non-violenti che vanno a pregare a San Pietro? E cosa volete che gliene importi degli Agnoletti e dei Bertinotti vari quando pianificano l'espansione di Israele, che dovrebbe tenere sotto scacco le velleità delle borghesie arabe di riprendersi il controllo del petrolio e di creare una potenza islamica imperante dal Pakistan all'Africa centrale? Questa sì che è fantapolitica! Non solo: questa retorica della pace non-violenta è anche uno strumento del Sistema per far entrare nelle capocce della gente il concetto per cui le guerre non sarebbero scontri economici e geo-politici, ma metodi sbagliati usati dal Sistema "democratico" per combattere le dittature. Perché poi le chiacchiere stanno a zero: i proclami sono gli stessi, gli Stati occidentali dicono che vanno lì ad esportare la democrazia e a rimuovere i satana di turno e i nostri pacifisti manifestano contro la guerra, perché questa non è il metodo giusto per liberare i popoli dai satana di turno. Dove sta la differenza? Boh!!! Nello stesso tempo sono contenti anche "i dittatori", cioè i rappresentanti di turno delle borghesie arabe, perché in questo clima di "guerra santa" loro si possono rafforzare nel loro mondo, chiamando a raccolta "i popoli" arabi contro i nuovi crociati. Bel risultato per chi si dice pacifista, non c'è che dire!!! Ma non ci si può nemmeno illudere che per fermare questi scenari di guerra servano le periodiche (e sempre meno partecipate) manifestazioni anti amerikane, o anti sioniste o anti occidentali insomma. Anzi pure queste per gli stessi motivi esposti prima possono essere funzionali a questo Sistema capitalista sempre più basato sulle guerre e sugli scontri. Non è tifando per "il nemico" che si fermano le potenze occidentali, che, anzi, utilizzano queste manifestazioni per inculcare nella gente il concetto che queste guerre sono scontri di civiltà, e per prepararle sempre di più a scenari futuri di questo tipo. L'uso che è stato fatto dell'11 Settembre lo dimostra: dopo il simbolo della caduta del muro di Berlino, vissuto come uno slancio di pace e di libertà, funzionale all'epoca per celebrare le glorie del Capitalismo, ma deleterio in seguito perché indeboliva le uniche industrie in grado di reggere la crisi strutturale del Capitale, un altro simbolo è stato creato, il simbolo delle Torri Gemelle, che doveva essere vissuto come slancio di tensione guerresca contro coloro che osavano sfidare il Sistema vittorioso sul male orientale. Accettare questa logica, sia pure ribaltandola, schierandosi contro gli occidentali e tifando per "l'aggredito di turno", significa di fatto accettare il messaggio lanciato dalle potenze occidentali sulle guerre di civiltà. Accettando questo messaggio si rafforza il tentativo del Capitale di riunificare la Società in uno slancio guerresco contro la Società altra, quando invece a ben vedere tutte le Società coinvolte in questi scenari di guerra sono uguali, o perlomeno molto simili. Quale differenza reale c'è fra il mondo occidentale e il mondo arabo? Ambedue, sia pure in forma diversa sono organizzate in sistema capitalista: certo gli uni in Capitalismo avanzato fatto di multinazionali e di imprese capaci di ingenerare il massimo del consumismo, mentre gli altri sono in uno sviluppo arretrato ancora da mondo rurale, ma ambedue tese ad uno sviluppo economico fatto di conquiste di mercati e di potere economico ed entrambe tendenti a creare un forte Capitale finanziario. Ed infatti lo scontro fra questi due sistemi non è sui modi di accumulazione e di sviluppo, ma solo su chi deve gestire e l'accumulazione e lo sviluppo. Siamo insomma di nuovo in una guerra inter-capitalista, che serve al Capitalismo per far accettare ai proletari e ai ceti esclusi tutte le misure di tagli economici e di eliminazione di sempre più spazi di libertà in nome di una fantomatica sicurezza e di difesa contro un temibile nemico. Il nuovo muro di Berlino in chiave antiislamica, che serve ai contendenti per normalizzare l'interno. Questo è nell'ordine delle cose, nel senso che è normale che il Capitale cerchi il muro di Berlino di turno; la cosa tragica è che fra i nostalgici del muro di Berlino ci sono anche molte "avanguardie" del "movimento" che con questa logica del muro vogliono garantirsi uno spazio politico per il prossimo futuro. Ecco quindi la retorica antiamerikana e antisionista, che ha soppiantato qualsiasi tentativo di analisi e di critica del Sistema Capitale e ha trasformato il conflitto sociale in una sorta di tifo calcistico ed acritico per l'antiamerkano o antisionista di turno. E' sempre più difficile ormai sentire qualcuno che rimette al centro del conflitto l'impoverimento progressivo del proletariato, anche nostrano, oltre che internazionale, mentre è quasi la norma sentire gente che celebra le lodi di Al-Qaeda o di Hamas, in prima fila contro il nemico amerikano e sionista, come se Al-Qaeda e Hamas fossero le avanguardie di un movimento mondiale anticapitalista e libertario. Noi che non amiamo né Israele, o per meglio dire i sionisti al potere in Israele, né gli yankees, capifila del Capitalismo occidentale, siamo ugualmente terrorizzati e da Al Qaeda e da Hamas, non perché rappresentanti di un'altra Civiltà, ma perché rappresentanti di quello stesso Sistema Capitale sia pure in salsa islamica. Siamo consapevoli che i proletari palestinesi in un possibile scenario di Stato Palestinese gestito da Hamas (ma anche da Al Fatah) non avranno da guadagnare niente, così come i proletari israeliani non hanno guadagnato niente dalla creazione dello Stato israeliano. Non è un caso che gli arabo-israeliani rispetto a questo conflitto non si sono mai schierati col governo del loro Paese. Allora come fermare questi scenari di guerra?
Intanto bisogna mettersi daccordo su un punto: responsabile di questo generale stato di degrado fatto di aumento dello sfruttamento, dell'indebolimento del potere d'acquisto dei salari (che porta sempre più gente a delinquere), della crescita esponenziale di repressione e guerre in nome della sicurezza è il Sistema capitalistico in quanto tale o la degenerazione di parte del Sistema capitalistico soprattutto quello amerikano? Se è la degenerazione di parte del Sistema capitalistico allora hanno ragione i nostri antiimperialisti e gli antimperialisti: basta appoggiare i paesi capitalisti emergenti, ma ancora deboli, e magari creare un polo alternativo di "Capitalismo sano" in grado di frenare la protervia degli USA e dei suoi lacchè. Tenendo presente però l'assoluta inutilità delle manifestazioni di tifo, che periodicamente si organizzano, questa visione riformistica avrebbe più ragione ad appoggiarsi (come del resto fa Rifo) alle velleità europeiste e multipolari dei sinistri di governo: non ci sarebbero risultati nell'immediato, ma probabilmente in un prossimo futuro l'impantanamento delle truppe d'occupazione potrebbe ridurre gli yankees a più miti consigli. Ma se come noi riteniamo la responsabilità di questa situazione è del Capitalismo in quanto tale la strada è un'altra. La lotta, oggi più che mai, non è semplicemente contro l'imperialismo soprattutto USA, ma contro questo Sistema in generale, e non può basarsi sull'appoggio a questo o quel regime, che contrasta l'aggressione USA, ma nella creazione di sempre più situazioni di conflitto sociale in tutto il mondo. Bisogna imparare dalla storia, e la storia ci insegna che il Capitale è stato sconfitto nella sua logica imperialista non dalle manifestazioni dei tifosi, ma dalle lotte sociali dispiegate ovunque e specialmente in casa sua. Se negli anni '70 non ci fossero state le lotte operaie, studentesche e di tutti i non garantiti, che in molte parti del mondo erano partite all'attacco contro il Sistema Capitale, e che avevano costretto molti governi a scendere a patti con i rivoltosi, probabilmente la cacciata degli USA dal Vietnam sarebbe stata più difficile se non impossibile. E non è un caso che nell'ultimo decennio l'unico periodo in cui i guerrafondai di professione avevano dovuto riporre le armi è stato dalla seconda metà del 1999 alla seconda metà del 2001: guarda caso quando il tanto ricordato Movimento di Seattle si era dispiegato in tutta la sua forza e in tutta la sua radicalità. Si era giunti persino a pensare di sospendere i vertici per la paura non di improbabili attacchi terroristici islamici, ma della ribellione, anche violenta di coloro che rifiutavano l'ordine mondiale capitalista. La situazione è nuovamente precipitata quando le quinte colonne di questo Sistema, composte da lilliputziani e riaffondaroli, ma anche da coloro che si erano spaventati per la radicalità del Movimento e per la recrudescenza della repressione, hanno diviso il Movimento e lo hanno di fatto portato nell'alveo istituzionale e nelle braccia dei chierichietti woityl-bertinottiani. Ma anche in questa situazione di difficoltà la strada maestra è sempre quella di moltiplicare le situazioni di conflitto contro questo Sistema del profitto e dello sfruttamento. Non è che mancano le occasioni e le motivazioni, anzi! Infatti il Capitale non è che va a bombardare un qualsiasi Paese e si concentra solo su quello, per cui fissa il terreno di scontro solo su quel punto e per il resto si mette buono; il Capitale usa la guerra per ingenerare nei sudditi il desiderio di SICUREZZA E DI CONTROLLO e per questo crea manipoli di nemici da cui bisogna difendersi e che bisogna rendersi inoffensivi, pertanto scatena la guerra contro un satana di turno, che poi potrà diventare l'alleato di domani, quando avrà trovato un satana più presentabile come tale, e, contemporaneamente, crea i satana di turno all'interno, che possono essere, a seconda dell'obiettivo prefissato, i migranti, i ladri d'appartamento, gli spacciatori (quelli piccoli e magari neri, soprattutto) e naturalmente i "terroristi" le cui fila vengono artificiosamente implementate allo scopo di terrorizzare. Per cui diventano terroristi non solo quelli che magari commettono attentati, ma anche quelli che sono incompatibili col Sistema Capitale e, se serve, anche qualche chierichietto che parla troppo: basti vedere in Italia quanti 270bis sono stati affibbiati a notori riformisti come i vari Caruso e Casarini & co. Ora di fronte alle guerre scatenate in posti lontani ci si mobilita arrivando a tifare in maniera così perentoria da usare slogans anche truculenti del tipo 10-100-1000 Nassiriya, rispetto a quello che succede in casa si tace, ci si tura il naso e si va a votare, si prendono distanze, per cui gli stessi che magari applaudono a quelli che sparano in Iraq contro i carabinieri, poi subito tacciano di provocatori e magari additano ai carabinieri quelli che spaccano una vetrina del Mc Donald o il bancomat di una banca. Eppure anche da noi ci sono gli appelli alla sicurezza che poi si tramutano in leggi liberticide, e questo non solo quando ci sono i governi di destra parafascisti, ma anche e soprattutto quando ci sono i sinistri di governo. Non si può, come si sta facendo, tacere sul fatto che i CPT restano, le leggi Bolkenstein vengono approvate in via definitiva, le leggi Treu e Biagi, in barba alle promesse elettorali, restano lì, si approvano manovre bis col concorso di tutti, compresi gli ex no-global, tutti terrorizzati di una eventuale caduta del governo e di un ritorno del nano di Arcore, e, dulcis in fundo, per un indultino qualsiasi, si elimina di fatto una delle normative che, in qualche modo, dava la possibilità di essere difesi nei tribunali anche a coloro che non avevano possibilità economiche. Ci riferiamo chiaramente al famigerato decreto Bersani, che, in nome della lotta alle corporazioni, ha di fatto eliminato il gratuito patrocinio, sia abbassando notevolmente la tariffa minima dovuta agli avvocati, sia subordinando la quantità di rimborso spettante ai difensori dei meno abbienti alle disponibilità delle risorse della "giustizia". Poi magari cancelleranno anche la Legge Pecorella, che sia pure per miserandi motivi di interessi personali di qualche personaggio, aveva per lo meno introdotto il principio secondo cui un imputato assolto in primo grado non poteva più essere processato, mentre magari lasceranno tutte le leggi liberticide introdotte dai precedenti governi. Come si vede uno scenario di guerra anche all'interno, guerra sociale scatenata dal Capitale contro i proletari e i rivoluzionari, ma guerra, anzi l'unica guerra che, secondo noi vale la pena di combattere, perché non è combattuta per un regime piuttosto che per un altro, ma è combattuta contro il Sistema, contro il Potere. Lo sappiamo che questa è la strada più difficile, che è molto più comodo darsi gli appuntamenti, sempre meno oceanici, per difendere questa e quella nazione, questo o quel regime. Ma sappiamo pure che questa strada irta di difficoltà dovute e alla repressione, e all'abitudine inveterata di affidarsi ai partiti, e alla poca voglia di molti di affrontare le strade tortuose della lotta di classe quando ci sono stadi in cui tifare, è l'unica che, sia pure con tempi più lunghi ci può liberare da questo Sistema di merda, fatto di sfruttamento, di repressione, di guerre.
LIBERTA' PER TUTTI COLORO CHE SUBISCONO LA REPRESSIONE MILITARE ECONOMICA E GIURIDICA DI QUESTO SISTEMA
ONORE A TUTTI I COMPAGNI CADUTI COMBATTENDO CONTRO LO STATO E IL CAPITALE
PROLETARI DI TUTTO IL MONDO UNITEVI
L'Avamposto degli Incompatibili
www.controappunto.org
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