Dopo lo sgombero di via Adda a Milano, Basta repressione razzista ed espulsioni!
Per una alternativa classista, rivoluzionaria ed internazionalista per opporsi alla politica di Berlusconi!
Nel contesto di esacerbazione delle lotte sociali in Italia, il governo di Berlusconi si scaglia più aggressivamente di prima contro i settori radicalizzati dell'avanguardia. La polizia italiana ultimamente non solo ha detenuto militanti di sinistra che invitavano all’appoggio materiale della resistenza irachena, ma ha anche portato avanti lo sgombero del palazzo occupato in via Adda a Milano, che, col passare dei mesi, si era trasformato in un simbolo di resistenza.
Giovedì 1 aprile alle 9:30 del mattino 700 poliziotti e carabinieri con l’ordine della questura di Milano e l’appoggio politico di quasi la totalità delle forze rappresentate nel Consiglio Comunale, inclusa la DS, hanno sgomberato brutalmente i 250 lavoratori e le loro famiglie, per la maggior parte Rom di Romania, che occupavano un palazzo in via Adda da 21 mesi. Per portare avanti l’operativo della polizia hanno dovuto chiudere una gran quantità di strade nelle vicinanze della stazione di Milano. In questa maniera, la polizia pretendeva di impedire l’arrivo di qualsiasi aiuto agli occupanti dall’esterno e concludere velocemente l’operativo.
Tra gli occupanti molti lavoravano, quasi 80 hanno le carte in regola e, la maggior parte dei bambini frequenta la scuola del quartiere dall’autunno scorso. Organizzati in Assemblee Generali che venivano elette periodicamente da un Consiglio d’occupazione, i Rom di via Adda avevano messo in ordine, nella misura delle loro forze, il palazzo abbandonato dagli inizi degli anni novanta e avevano proposto reiteratamente di pagare un affitto popolare dopo aver resistito a parecchi tentativi di sgombero. Nell’ultimo tempo, hanno dovuto fronteggiare cariche della polizia e, soprattutto, una brutale campagna razzista accompagnata da calunnie, che si è intensificata nelle ultime settimane. La mattina del giovedì 1 aprile la polizia ha concesso ai lavoratori, agli anziani, a donne e bambini soltanto dieci minuti di tempo per lasciare i loro appartamenti. Dopo aver separato le donne dagli uomini, la polizia li ha costretti a salire sugli autobus per essere portati alle caserme della zona.
79 rumeni espulsi dal palazzo dovranno accontentarsi di una tenda o di un alloggio precario nei campi nomadi della periferia della capitale lombarda. La borghesia italiana pretende che le famiglie Rom di Romania vivano in campi nomadi per poterli emarginare e sfruttare meglio, sebbene costoro vivano in forma sedentaria da decenni. 183 occupanti privi dei documenti stanno per essere brutalmente espulsi nel loro paese d’origine.
Ciò che disturbava la borghesia milanese non era il fatto che i lavoratori Rom o gli immigrati potessero vivere senza documenti in un palazzo abbandonato nel cuore economico d’Italia, ma che vivessero nello stesso cuore organizzandosi autonomamente e rivendicassero, con il loro Consiglio d’Occupazione, il diritto alla dignità, al tetto, a documenti. La borghesia ha bisogno che frazioni importanti della classe operaia immigrata vivano emarginate per potere utilizzarle e sfruttarle meglio, cioè che facciano parte dell’esercito industriale di riserva. Non tollera però che lottino per la loro dignità, per la dignità dei lavoratori italiani come fecero gli occupanti di via Adda con la loro sistematica partecipazione agli ultimi scioperi generali in Italia, e addirittura per la dignità del popolo iracheno come hanno dimostrato i lavoratori Rom e le loro famiglie manifestando contro la guerra imperialista a febbraio e marzo del 2003.
La polizia e i carabinieri assassini di Carlo Giuliani e tanti altri, cioè il braccio armato dello Stato, hanno fatto il loro dovere, cioè difendere violentemente la proprietà privata e gli interessi dei possidenti, ma la responsabilità della repressione non è soltanto loro poiché i responsabili politici sono la DS – che reiteratamente chiese l’espulsione dei Rom da via Adda – e la maggioranza direttiva del PRC (Rifondazione Comunista) che non fece niente per conformare un cordone sanitario per evitare lo sgombero di via Adda, anche se due dei suoi dirigenti locali (Igor Zecchini e Gianni Gonfalonieri) si sono presentati quella mattina in via Adda. È vero anche che il giornale del PRC Liberazione del 2 aprile dichiarava di essere "indignato" a causa dello sgombero. Ma è vero anche che la direzione del PRC si prepara soprattutto a costituire un’alleanza elettorale e politica con il centro sinistra di Prodi, Rutelli e Fassino, i cui rappresentanti a Milano erano a favore dello sgombero di Via Adda per ragioni "umanitarie", cioè le stesse parole con le quali hanno cercato di giustificare la partecipazione italiana nella guerra contro la Yugoslavia nel 1999.
Lo sgombero di via Adda rappresenta un attacco a uno dei settori più sfruttati ed emarginati della classe operaia, ma in ultima istanza questo non è altro che un attacco a tutta la classe operaia. In questa operazione hanno utilizzato gli autobus dell’ATM di Milano per trasportare i Rom e i pompieri proprio per dividere la classe operaia punendo i lavoratori per gli scioperi selvaggi, facendogli assumere responsabilità repressive. I sindacati italiani, tanto i confederati quanto quelli di base, devono pronunciarsi contro il calpestamento dei diritti dei lavoratori immigrati che rappresenta la brutale repressione contro via Adda e l’utilizzo dei lavoratori nelle misure repressive dello Stato. In caso contrario questi dirigenti sindacali solo confermerebbero una volta ancora la loro natura conciliazionista e traditrice. Sarebbe una ragione in più per i lavoratori affiliati per costituire nei loro sindacati un’alternativa di classe e per lottare per cacciare la burocrazia sindacale unificando le loro centrali e dotandola di una direzione classista.
Ma questo non è tutto. Ciò di cui la classe operaia e gli sfruttati hanno bisogno è l’auto-organizzazione delle proprie lotte.
Sebbene gli occupanti Rom avevano adottato metodi d’autodifesa per poter resistere alle cariche della polizia o ai tentativi di sgombero, queste misure pur necessarie si sono rivelate poco efficaci di fronte a uno schieramento contundente di forze della polizia. Più che mai c’è bisogno di lottare per l’unità della classe operaia, la gioventù e gli sfruttati per poter resistere vittoriosamente di fronte alla borghesia e cominciare ad invertire in forma permanente la relazione di forze tra le classi.
Per evitare che si ripeta l’isolamento di via Adda, che ha reso facile lo sgombero, e far sì che il diritto al tetto si possa concretizzare tramite occupazioni, che la burocrazia sindacale non possa continuare convocando scioperi di 4 o 8 ore per poter negoziare meglio con il governo e la borghesia, ma che cominci a preparare lo sciopero generale indefinito per cacciare Berlusconi, è imprescindibile formare consigli e assemblee coordinatrici democratici di lavoratori e gioventù no-global, settori in lotta, sindacati combattivi, case occupate, centri sociali e correnti di sinistra classiste per auto-organizzare dalle basi la risposta politica che deve essere quella degli oppressi.
Negli ultimi mesi Milano è diventata un laboratorio sociale e politico. Ciò che rivelano tanto l’espulsione di via Adda quanto le lotte selvagge antiburocratiche degli autotranvieri milanesi di dicembre e gennaio è che ci sono due forme di opporsi a Berlusconi e alla sua politica anti-operaia e antipopolare.
Da una parte c’è la borghesia di centrosinistra dell'Ulivo che si prepara con Prodi, l’Ulivo e il PRC a tradire meglio le lotte ed realizzare ciò che Berlusconi non è riuscito a fare.
Dall’altra parte ci sono le lotte dei lavoratori, delle lavoratrici e la gioventù della penisola che lottano per il miglioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro, per la difesa dei loro diritti e per allargarli.
Per difendere la seconda scelta bisogna organizzare in Italia un’alternativa di classe, rivoluzionaria e internazionalista che raggruppi tutti i lottatori. È l’unico modo per non cadere nella trappola dell’alternanza politica con Prodi e prepararsi a organizzare la futura lotta necessaria per abbattere questo sistema.
In tanto, nei corridoi di Bruxelles si discute sul destino dei lavoratori e della gioventù d’Europa. La borghesia e il centro sinistra difendono la prospettiva di un’Europa imperialista del capitale con una faccia umana. Nel lottare per documenti, dignità, lavoro e tetto per tutti/e, i Rom rumeni di via Adda difendono la prospettiva dell’unica Europa unificata possibile, l’Europa dei lavoratori e delle lavoratrici.
Noi, i marxisti rivoluzionari della Frazione Trotzkista (Europa), insieme con i nostri compagni del PTS dell’Argentina, della LORCI di Bolivia, dell’ERQI del Brasile, di CcC del Cile e della LTS-CC(u) del Messico, ci mettiamo a disposizione del Consiglio d’Occupazione di via Adda come avevamo fatto precedentemente con le nostre pubblicazioni e riunioni, per portare avanti qualsiasi azione di solidarietà necessaria. Ci dichiariamo a favore e invitiamo ogni gruppo, tendenza o lottatore che concordi con la difesa incondizionata di via Adda a pronunciarsi per:
La liberazione immediata di tutti e tutte gli e le occupanti di via Adda. La liberazione e scarcerazione di tutti i prigionieri politici, soprattutto dei militanti che furono arrestati per aver invitato ad appoggiare la resistenza irachena. Documenti per tutti e tutte i lavoratori e lavoratrici immigrati/e e pieni diritti cittadini e sociali. La possibilità per gli occupanti di via Adda di tornare a vivere nei loro appartamenti di via Adda o che lo Stato gli offra abitazioni dignitose. Un gran programma di costruzione di case popolari sotto il controllo degli futuri inquilini e lavoratori per cominciare a risolvere il problema dell’abitazione in Italia in genere e in particolare a Milano, così come il problema della disoccupazione. Per la costituzione di consigli e assemblee coordinatrici di lotta democratiche, per combattere per questo programma e resistere agli attacchi del governo, in ogni impresa, liceo, università e quartiere e perché queste misure vengano votate dai lavoratori e lavoratrici sindacalizzati/e in assemblee di base.
Frazione Trotskysta – Strategia Internazionale (Europa), 03/04/2004.
www.ft-europa.org
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