Lettere da Laodicea 10.5.2005 di Associazione Dipingi la pace di Palermo Una Cartolina per la pace, una cartolina per gemellaggi di solidarietà con i ragazzi e ragazze dell’Iraq, della Palestina, d’Israele. Da Messina ci sono pervenuti ben 4000 cartoline. Ogni cartolina ha il suo disegno a colore sulla pace e sul retro un pensiero di non violenza e di pace. La mente scorre sui valori che incarnano i giovani d’oggi. Ecco alcuni pensieri: La pace è il grido di gioia della terra. La pace è tenersi tutti per mano amorevolmente. La pace è un sogno: realizziamolo. La pace: bambini di ogni colore che giocano insieme. La pace è sentirsi gioiosi e uguali sul nostro pianeta. La giustizia e la pace camminano assieme. La pace sorge ogni giorno nei nostri cuori. La pace è allegria, gioia, sorriso, dono d’amore. La pace è dono di se stessi agli altri. Il mondo è come un puzzle: con la pace si costruisce, con la guerra si distrugge. Non si può portare la pace con le armi. La pace è voglia di incontrarsi. La pace: una strada dove assieme si cammina per costruire l’umanità, nella giustizia e nella bontà. La pace nasce dal cuore per raggiungere il mondo intero. Bruciamo il mondo di pace. E’ urgente la pace e la salvaguardia del creato. La pace è una sinfonia d’amore. Ognuno è uno strumento, perché la pace suoni nel mondo.
Al progetto” Una cartolina per la pace” dell’associazione Dipingi la pace nel gruppo di Messina, hanno aderito una trentina di scuole della città e della provincia. Ringraziamo il dott. Gustavo Ricevuto che ha permesso, con intelligenza non comune, che tale iniziativa volasse per le scuole di ogni genere e grado in città e nella provincia di Messina. I frutti sono stati abbondanti. Il primo percorso è stato realizzato. Le cartoline giungendo in Iraq, in Palestina e in Israele porteranno al più presto nuovi percorsi di gemellaggi. Infatti i ragazzi iracheni, palestinesi e israeliani risponderanno alle singole scuole e così nasceranno nuovi percorsi di gemellaggi e di incontri epistolari. Buon lavoro di educazione alla mondialità. Dipax Progetti di solidarietà: da Palermo e per Palermo. Suggeriamo ai vari gruppi d’Italia, in sintonia con i valori della pace e della non violenza di elaborare due progetti di solidarietà per i ragazzi/e di Palermo. 1 - Laboratorio di animazione e di teatro. Il progetto può essere sviluppato per i ragazzi e i giovani dell’associazione di Palermo, dalla responsabile del Gruppo Teatro “Dipingi la pace”, la signora Anna Turdo, coadiuvata da Sergio Bovi per elaborare tecnicamente il progetto per accedere ai fondi economici della CEE. 2 - Laboratorio ecologico- Laboratorio che potrebbe immettere i giovani nel campo del lavoro, utilizzando le risorse naturale della Sicilia. Il progetto potrebbe essere sviluppato da Ciro Cireddu del Gruppo “Universitari Costruttori, coadiuvato sempre da Sergio Bovi. Dipax
I luoghi della pace I luoghi della pace sono i luoghi dell’anima. Sento struggente la necessità di questi luoghi. Sentiamo tutti la necessità del riposo spirituale, dove l’anima nostra si quieta. È il luogo di una collina per meditare dentro l’infinito. E’ il luogo di un campo di grano, dove cresce il pane per tutti e dove il vento ci fa impazzire di vibrazioni. E’ il luogo dei monti innevati, dove negli occhi la chiarezza e la bellezza del creato ci incanta. E’ il luogo di un monastero, dove i monaci meditano il vangelo e trovano il dialogo con Dio. E’ il luogo di una chiesa, dove le pietre annidano il silenzio. E’ il luogo delle icone, dove sono dipinti, non solo il divino, gli angeli e i santi , ma anche la storia di ogni uomo. E’ il luogo della città, dove tutti corrono a stressarsi di impegni. E’ il luogo di un ospedale, dove medici e infermieri ridonano la speranza della vita. E’ il luogo di una strada, dove il samaritano d’oggi accoglie un uomo sbattuto per terra da una macchina. E’ il luogo dello spirito, dove, fuori dal chiasso, senti finalmente te stesso. E’ il luogo di un anziano che carico di esperienze ringiovanisce di serenità anche i giovani. In queste oasi non sentiamo un luogo. Dentro vediamo oltre un luogo. Oltre i sentimenti, oltre le lotte della carne e dell’odio. Oltre. Oltre queste nostre città di indifferenza cantiamo anche il dolore, anche l’amarezza, se a Dio piace così. Non mi stancherò di cantare la speranza, le tempeste, le piogge, i fulmini, le notti oscure. Non mi stancherò di cantare le lacrime, i volti sorgenti di pianto. Non mi stancherò di inebriarmi di creato, di boschi, di agrumi, di gelsomini, di palme fiorite al cielo. Non mi stancherò di cantare il Signore, l’Amato che da sempre io cerco. Nel silenzio anche i gabbiani mi indicheranno la strada del Signore, dell’Amato, come s. Giovanni della croce, come santa Teresa d’Avila. Da tempo se ne andato, il Signore della gioia, il Signore del sorriso, qui mi rimane il Signore della croce. Da tempo con lui ora sono il pastore della croce. Il mio bastone di pastore è la croce. Se ne andato via. Ditemi dov’ è andato? Sapete i suoi passi, voi dall’alto del cielo, voi colombe che respirate in alto? Sapete il suo giaciglio? Ditemi è qui vicino o molto lontano ancora? Forse mi ha dimenticato? Io stanco di afflizioni e di limiti? Ditegli che mi sono lavato con le mie lacrime. Ditegli che ritorni, non solo sui prati, non solo sulle stelle, non solo sulle colline a correre la gioia del creato, non solo al chiarore della luna, non solo… Ditegli che ritorni dentro. La mia porta è aperta. Il cuore è spalancato. Ditegli che soffro l’attesa e che è vuota la mia vita, senza. Vuota di senso, non solo vuota di sorrisi e di gioia. Ditegli che ritorni. Nei prati dell’anima. Nei prati del cuore. Ditegli che lo amo. Ho dato tutto, ho venduto tutto per lui. Non ho più niente. Sono spoglio. Non sono più niente della terra. Ora sono solo per lui. Ditelo, voi monti. Ditelo, voi notti. Ditelo, voi stelle. Ditelo, voi angeli. Sono un pezzente in cerca del suo Amore. “ Chi non cerca la sua croce, non cerca la sua gloria”. ( A. S). Dentro tutto si spegne, senza di te. Il cielo non è più azzurro. Neanche più mio. Il mare è agitato come la mia mente. Tutto è spento dentro, senza di te. Dentro mi restano solo dolcezze spirituali che ora custodisco con pazienza e dico al cuore di avere clemenza, perché il luogo della pace è dentro l’anima, dove incontriamo il Signore. Il luogo della pace è il cuore, dove la pienezza dell’essere uomo, la pienezza dell’essere donna, si sazia di Dio. Paolo Turturro Campi di animazione a Palermo, dal 15 giugno al 15 settembre 2005- I campi di animazione sono per i ragazzi/e di Palermo e si svolgono al Borgo della Pace - Villafrati - Palermo. I campi di animazione hanno lo scopo di animare i ragazzi del Borgo vecchio e di Ciaculli di Palermo. I giovani/e di ogni luogo possono prenotarsi presso Rosi Conigliaro ( 349 -2897568). I campi di animazione prevedono giochi, canti, impegni, divertimenti, formazione alla pace e alla non violenza, evangelizzazione attraverso le parabole del Vangelo. Cominciare da Gesù Cristo per socializzare assieme. E’ un tempo forte, dove ragazzi/e e animatori vivono una settimana assieme, da lunedì a sabato. Puoi scegliere la settimana che vuoi, comunicandola a Rosi. Nel campo di animazione sono previsti i campi di servizio per cucinare assieme, lavare, coltivare l’orto della solidarietà, curare l’ambiente del Borgo della Pace. A sera sono previsti incontri con testimoni di impegno cristiano e sociale. Tutto all’insegna della familiarità e dello stare assieme in semplicità. Prenota il campo. Vi aspettiamo numerosi a Palermo. Dipax Anima mia E’ ritornata la volpe a divorare le piste atletiche con vampe di secondi. E’ ritornato a gridare:”Bombardate il sole. Schizzate sugli scogli la luna. Distruggete il cielo. Sradicate le foreste. Avvelenate gli uccelli e gli animali. Imballate l’universo nella cantina. Cominci un nuovo giorno, un nuovo vivente.” Quante terapie come placebo per acquietare psicologicamente l’ammalato. Oh! se sapessero come li prendiamo in giro, lontani dalla guarigione. Lo specchio non è il flashback delle persone, né dei ricordi. Per calmare un ferito si inventano tanti motivi di scuse, che l’ammalato già sa. Ho imparato nei silenzi il ritmo mistico della preghiera. Il battito del cuore l’ ho accordato agli inni del mattutino e della sera. Io non sono quello che leggete fuori. Non il deserto, ma l’odio è il luogo dell’oblio. Anima mia vola via. Anima mia corri via, lassù lontano dai sogni miei e dai giorni miei, da quest’odio nero della gente. Anima mia non ti fermare quaggiù a contemplare ciò che finisce. Il resto qui è morire. Anima mia qui è un terrore antico vivere e respirare. Anima mia vola via prima che il sepolcro sia la tua bara. Anima mia qui non c’è nessuno a piangere e a pregare. Anima mia hanno ucciso il cielo e tu non puoi vivere in nessuna via. Anima mia qui si son venduti tutti alla notte. Almeno un intervallo di luce in questa notte oscura. Anima mia nessuno più sente il tuo palpito, nessuno il tuo anelito. Io ancora sento. Ti sento con il bacio della mia bocca. Ti sento con la carezza delle mie mani. Ti sento con il fiato delle mie labbra. Ti sento con il respiro del mio cuore. Anima mia vola via. Presto tutto in noi diventa sabbia. Presto tutto in noi diventa deserto. Anima mia la luce non ha fessure. Tu sei un’oasi di certo. Sale ciò che scende e la croce è riversa all’ingiù per terra. Nell’anima non pesa l’infinito e il corpo è una perla, non è il confine dello spirito. Anima mia non sei una città lontana, sei la mia campagna. Anima mia i fiori sono i violini e le margherite le arpe nelle tue vene. Anima mia sei il mio giardino. I torrenti sono i miei pensieri e il pianoforte sono le mie dita. Anima mia sei il mio sentiero. Gli alberi sono i miei passi e le foglie le mie parole. Anima mia sei il mio Te Deum. La mia voce è lo spirito che inneggia eternità alla mente. Anima mia sei la mia musica. Il mio cuore sono le note e il mio polmone è la tua sinfonia. Anima mia sei il mio atelier. I miei occhi sono i colori e le mie vene i tuoi pennelli. Anima mia sei il Veni, creator a cantare il cielo dentro un orcio di terra. Anima mia sei il mio mattutino, dove arpeggiano santi e profeti. Anima mia sei il mio magnificat, dove le lodi più soavi sono elevate alla Vergine. Anima mia sei il mio libero canone, dove consacro il pane per le mense universali. Anima mia sei il mio requiem, dove non muoiono i pensieri. Anima mia sei il mio delirio che flotta dalla terra il cielo. Anima mia sei la culla, dove l’universo ha cantato le più belle ninna-nanne dei tempi. Anima mia non sei l’uragano, non sei la tempesta. Anima mia non sei una guerra, né una battaglia, dove tutti si allenano o si uccidono. Anima mia sei una primavera, dove Botticelli ha dipinto amori e pensieri. Anima mia sei il mio anello, dove si sposano gli angeli e i santi. Anima mia sei il mio sguardo aperto come l’orizzonte, luminoso come il giorno. Anima mia sei la mia coscienza, saggia di capire il bene e di rifiutare il male. Anima mia sei la luce in questo baratro di tenebre e di guerre. Anima mia sei lo spazio, dove cieli, fiumi, sorgenti, foreste, monti, stelle, firmamenti navigano felici. Anima mia non sei una mummia, dove si cartapestano le ire e le passioni. Anima mia sei l’ala di riserva per volare oltre le nostre visioni. Anima mia sei il mio letto, dove abbraccio nell’amore l’immenso. Anima mia vivi senza mai morire. Spiri senza mai spirare. Anima mia, dentro me, sei un invisibile silenzio. Anima mia sei il mio giorno che non conosce la sera. Anima mia sei il mio pianto a sorgente di vita. Anima mia sei ciò che non può finire. Anima mia sei mia madre, mia moglie, mio figlio. Anima mia… P. Paolo Turturro Troppo in alto La croce, qui, nel duomo di Milano è troppo in alto. Nascosta nella soffitta-arco della navata centrale. Ho sistemato la camera e al pomeriggio siamo andati in Duomo per i vespri dell’Ascensione. Il buio del duomo mi prende. Le vetrate salmodiano appena i colori dei santi e degli angeli. Le volte austere delle pietre venate di rosa e di bianco mi innalzano lo sguardo. Le preci dei canonici riempiono il presbiterio. Il lucernario illumina l’altare e l’incenso eleva in alto gli inni e i salmi. Il luogo più alto per ascendere è la coscienza. E la tua, o Cristo, la tua croce è messa in alto, nella volta centrale. Troppo in alto. Nessuno ti vede. Il cero pasquale troneggia, come un missile, sull’altare. Lì di fronte c’è un’altra croce e lì dentro c’è un chiodo vero della tua croce terrena, quella del Golgota di duemila anni fa. I salmi con l’incenso profumano i fedeli e tutto il duomo in restauro. La perenne fabbrica del duomo. Il coro incide:” Tu es sacerdos in aeternum…” Il cuore si infiamma. Il banco già gronda di lacrime. La tua croce è in alto, collocazione nascosta. Mi parla. Si infiamma prima il costato, poi tutto il cuore. Le vampe passano dal costato all’avambraccio, di seguito a tutto il braccio sinistro. Lassù in alto, nessuno ti vede infiammato. Tu infiammi e ardi solo chi vuoi. Tu con una croce di legno spacchi lo spirito. Lentamente giù procedono le preci. Il turibolo si volta a raggiera, come negli ortodossi. Il presbiterio è tutto un alone di incenso e di profumo. Si vedono appena i canonici dalle cappe di porpora. Il salmista ancora canta:” Tu es sacerdos in aeternum…” Il Signore schiaccerà gli oppressori del male. E tu ancora lassù ti incendi: la tua croce si infiamma fino a raggiungere la tua mano che si staglia netta sul legno. Splende la tua mano, forata da un nero chiodo. E mi inviti:” Vuoi partecipare alla mia croce? ” Lassù è troppo in alto. Nessuno può partecipare. Lassù è troppo in alto. Nessuno può arrivare. I canonici intonano il magnificat. E’ tempo di andare. E’ tempo di uscire dal dolore. Mi restano dentro solo le tue vampe. Un crocifisso di fiamme. Un costato trasparente di luce dentro, che procede a incendiare il tuo corpo a forma di una grande “S”. Vuoi anche il mio “Sacrificio”. Eccomi, se vuoi. Il duomo si spegne. “Da mezzogiorno alle tre di pomeriggio, si fece buio su tutta la terra”. E’ il buio più terribile, più opprimente. E’ il buio della bibbia. E’ il buio su Dio. Mai un buio così fitto sulla crosta della terra. Mai un buio così lacerante sulla crosta dell’anima. Ma anch’io credo come don Tonino Bello:”… per me è la frase più luminosa della bibbia”. Proprio per la riduzione del tempo: da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Solo questo è il tempo concesso al buio di infierire sulla terra. Questo e non più. Questo e non altro. Ancora don Tonino:” Ecco le sponde che delineano il fiume delle lacrime umane”. Solo in questo tempo si consuma il dolore. Solo in questo tempo può agire la cattiveria. Da mezzogiorno alle tre di pomeriggio. E’ circoscritto il dolore solo sulla terra, solo sulle ore del tempo. Solo in questo tempo è permesso al male di agire. Mi sembra che il tempo del dolore non abbia molto sfogo, anche se è troppo infinito nella nostra carne. Un tempo appena di tre ore, ma che per noi e per tutti è interminabile. E’ il tempo del tuo sacrificio, caro fratello, malato di cancro. E’ il tempo del tuo tumore, appena tre ore, cara mamma che hai in seno un bimbo. E’ il tempo della mia vergogna che mi abbuia e mi collassa il cuore, appena tre ore. Ma lassù, troppo in alto, nella navata centrale del duomo la tua croce non è provvisoria. E’ fissa con corde d’acciaio. E’ piantata persino in alto, nel cielo di ogni navata d’uomo. Lassù è consentito anche un trono. Il trono della regalità della croce. Il legno che si infiamma e ascende superior. Lassù ascendi tutti noi. Coraggio, fratelli, la nostra casa è lassù. Coraggio, fedeli del dolore, dopo tre ore, c’è già la rimozione di ogni croce, di ogni dolore. In cielo non c’è il parcheggio delle croci. Si lasciano in basso, come il nostro corpo che è fatto, con le braccia aperta, a croce. Lassù siamo chiamati a uscire dal buio. C’è una finestra, in duomo, sulla navata centrale. Esce un raggio. Entra una colomba. Puoi farcela anche tu ad ascendere dentro. Lassù siamo chiamati a deporre ogni patibolo che diventa una vampa d’amore per l’Amato che non conosci e che solo lassù si svela. Quella vampa di croce diventa una corona regale, una palma che non vedi, un diadema dello spirito, che splende solo in cielo e qui, quaggiù, non puoi vedere. Vedi, sono già passate le tre e il duomo risuona di canti dell’Ascensione. Coraggio, tu che soffri, non manca nessun istante dentro lo spirito della gioia. Coraggio, la nostra regalità è il nostro corpo che, aperte le braccia, diventa una croce di carne, che abbraccia Dio, il cielo e tutto il creato. Di quel vespro mi resta solo la fiamma della tua croce che lentamente mi brucia costato, cuore, braccia, mano e non solo, soprattutto l’anima. Mi resta ancora quel chiodo nero della mia vergogna. Forse, il Signore, ne farà una palma. Coraggio, Cristo, se vuoi inchiodami anche l’anima, solo però nelle tue mani. Uscendo, ho lasciato in duomo, solo lacrime, ormai evaporate nel tuo costato. Grazie, Signore, che dal dolore ci ascendi al PADRE. P. Paolo Turturro uesta è la notte. Martedì, 10 maggio 2005 [Chiudi/Close]
«Il Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino» Prima Pagina/Home Page: http://www.ildialogo.org Direttore Responsabile: Giovanni Sarubbi Registrazione Tribunale di Avellino n.337 del 5.3.1996
|