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Venezia: in piazza contro una legge clericale
by Umanità Nova Wednesday, Oct. 18, 2006 at 1:35 PM mail:

Sui muri di Venezia, in queste ultime settimane, incombe una presenza inquietante: la sigla PDL n.3. Si tratta del Progetto di Legge regionale n. 3 in merito all'entrata indiscriminata dei movimenti antiabortisti nei consultori e negli ospedali.

Il testo del PDL n. 3 - presentato dall'organizzazione Movimento per la vita - è un micidiale strumento di cortocircuito della legge 194, ovvero della sua applicabilità.
L'art 1 infatti sancisce l'obbligo di tenere "ben in vista" (sic!) il materiale (dis)informativo dei movimenti antiabortisti in ogni consultorio, fino nei reparti di ginecologia e ostetricia, per evidenziare "i rischi sia fisici che psichici a cui si espone la donna con l'ivg e le possibili alternative all'aborto".
Inoltre, l'art 2 permette agli stessi professionisti del crimine di "espletare il loro servizio di divulgazione e informazione" nei consultori, nei reparti di ginecologia ed ostetricia, fino a permetterne la presenza, addirittura, nelle "sale d'aspetto e atri degli ospedali".
Infine, l'art 3 prevede che i direttori sanitari delle ASL e delle aziende ospedaliere debbano "vigilare sul rispetto della legge". Qualora il personale medico - o chiunque altro - tentasse di intralciare l'operato dell'esercito di Dio, è prevista una sanzione da 500 a 5.000 euro, e, manco a dirlo, "la revoca della pratica dell'ivg nelle strutture inadempienti".
Ci troviamo di fronte ad una vera e propria dichiarazione di guerra.
Questo PDL ritiene la donna incapace di intendere e volere, e il personale medico inabile a prestare informazioni corrette e aiuto concreto a chi legittimamente ha scelto l'ivg: in poche parole, incapace di svolgere il lavoro per cui ha studiato sudati anni all'università e in corsia.
Al contrario, si ritiene che un personale non qualificato, che sembra uscire dagli incubi medioevali di caccia alle streghe, possa occupare militarmente gli ospedali, le corsie, gli atri, i consultori (poi, magari, chissà?, le scuole, le case, i nostri letti…) esercitando una violenza inaudita contro soggetti autodeterminati, minori, chiunque capiti loro a tiro.
Sappiamo di cosa sono capaci questi "difensori della vita", conosciamo la loro capacità di pressione psicologica condita sapientemente dei peggiori pregiudizi del moralismo benpensante e delle più striscianti superstizioni integraliste.
Ci rendiamo conto benissimo che questo PDL trasformerà il percorso di ogni donna che abbia scelto l'ivg in un vero e proprio calvario. Ogni ospedale, ogni consultorio, assumerà l'aspetto di un girone infernale: verremo accolte all'entrata dalle fiaccolate per i bambini mai nati, cammineremo tra manifesti appesi ad ogni muro - con immagini orrende - a ricordarci quanto e come stiamo peccando… e se, infine stanche, sdegnate, ribelli, incazzate, decidessimo di rivolgerci al personale medico per rivendicare la giusta serenità ed equidistanza laica di trattamento (prevista dalla pur sempre vigente legge 194), in cambio riceveremmo sanzioni pecuniarie o, addirittura, la chiusura del reparto.
Di fronte ad un PDL così aberrante, dobbiamo rilanciare una mobilitazione di massa delle donne, unite, radicali, che impedisca ovunque - negli ospedali, nei consultori, nelle piazze - anche un solo picchetto del Movimento per la vita.
Se questa legge dovesse passare, e non passerà, questo rappresenterebbe un grave precedente: solo un forte movimento femminista può impedire la presenza del Mpv, denunciarne la presenza molesta e la violenza psicologica contro il nostro rivendicato diritto di autodeterminarci.
Occorre un'azione anticlericale e femminista militante!
Contro il Progetto di Legge della giunta regionale, di centro-destra, del Veneto, sabato 7 ottobre si è svolta a Venezia una prima, consistente, mobilitazione che ha raccolto adesioni anche ben oltre i confini regionali, così come era peraltro auspicabile data la gravità di tale attentato alla libertà delle donne e, più in generale, contro il diritto di ognuno ad autodeterminare la propria vita.
La manifestazione, indetta dall'Assemblea regionale delle donne in difesa della Legge 194, ha infatti visto una larga e diversificata partecipazione che, sulle gambe di circa 2 mila persone, ha attraversato Venezia dalla stazione ferroviaria a campo S. Margherita. Una manifestazione assai diversa e non solo per la cornice lagunare: diversa sia da quelle del movimento femminista che da quelle, più consuete, dell'opposizione sociale. Diversa per pluralità di generi, appartenenze, approcci critici; ma anche per la vivace determinazione, abbastanza fuori dai soliti schemi.
Predominante la presenza delle donne, appartenenti a collettivi e associazioni specifiche di genere, ma rilevante pure la partecipazione "mista" di strutture sindacali, organizzazioni politiche di sinistra, centri sociali e gruppi antagonisti.
Tra le numerose realtà da citare quella del Collettivo Vengo Prima, sorto all'interno del centro sociale Zona Bandita di Venezia; del Circolo Pink di Verona che, assieme agli anarchici, ha propagandato la settimana di mobilitazione No Vat in occasione della visita di Ratzinger nella città di Giulietta e Romeo; il Collettivo 194 Colpi di Padova e l'Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti.
Giunto in campo S. Margherita il corteo si è concluso con una serie di interventi al microfono in cui è stata ribadita la volontà di opposizione che, per finire, ha parlato anche attraverso il canto, la musica e il teatro, grazie alla cantautrice Rossana Trolese, a Paola Brolati di Fuoriposto e alla Compagnia delle acque.
Non sarà facile il lavoro di quanti vogliono trasformare i consultori in confessionali.

Corrispondenza da Venezia


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