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http://italy.indymedia.org/news/2003/04/270155.php Invia anche i commenti.

Allarme:il pazzo colpisce ancora!
by alto riSkio Saturday, Apr. 26, 2003 at 2:37 PM mail:

C’E’ UN PO’ DI UNABOMBER IN CIASCUNO DI NOI?La dinamica è simile agli attentati dell' Unabomber nord amerikano!

Allarme:il pazzo col...
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Treviso: bambina ferita gravemente dallo scoppio di un evidenziatore
La dinamica è simile agli attentati di Unabomber

25 aprile 2003

TREVISO - Una bambina dell'età di 8-9 anni, è rimasta ferita a San Biagio di Callalta dallo scoppio di un evidenziatore giallo. Non si conoscono al momento le cause della deflgrazione.

La piccola è stata subito trasferita dall'elicottero del Suem in ospedale a Treviso, dove le è stato amputato un braccio, e ha riportato anche gravi lesioni all'occhio destro. Lo hanno riferito i sanitari dell'ospedale Cà Foncello di Treviso.

Un altro bambino, dell'età di circa 10 anni, è stato medicato invece per piccole escoriazioni alle gambe. Si è salvata dalle conseguenze della deflagrazione la sorella più grande della bimba ferita, che si trovava qualche metro più distante.

L'incidente, secondo le prime testimonianze, è avvenuto poco prima di mezzogiorno sull'argine del fiume Piave, mentre la bimba partecipava
ad un pic-nic con la famiglia.

L'evidenziatore era stato raccolto vicino ad un pilone del lungo ponte che unisce le due sponde del Piave. Lo scoppio ha ridotto l' oggetto in mille pezzi e l' intera zona è stata transennata. Sono stati avvertiti i carabinieri del Ris di Parma.

Lo scoppio, piuttosto forte - ha riferito Igor Capiotto, titolare di un ristorante distante 300 metri dal luogo dell'incidente - è stato udito da diverse persone.

La dinamica del fatto sembrerebbe molto simile a quella degli attentati attribuiti a Unabomber, il misterioso bombarolo che da anni colpisce nel Nordest. Su questo punto, però, mancano ancora indicazioni da parte degli investigatori.

Se l'ipotesi di Unabomber fosse confermata come sembra, il piano sarebbe diabolico: l'attentatore avrebbe abbandonato un oggetto vistoso proprio per attirare l'attenzione di un bambino e quindi, come era successo già in passato, colpirlo per fargli del male. Sono tutte ipotesi al vaglio degli inquirenti che ora sono sul posto e cercano di raccogliere indizi significativi. Di Unabomber, fino ad oggi, dopo una scia di attentati non ci sono tracce utili, sulle sue funeste imprese
indagano le procure di Venezia, Treviso, Pordenone e Udine.

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Contro l'Impero
C’E’ UN PO’ DI UNABOMBER IN CIASCUNO DI NOI
La foto ritrae Theodor John kaczynski l'inafferrabile ecoterrorista americano.Le vittime.Profilo psicologico
Bibliografia.


C’E’ UN PO’ DI UNABOMBER IN CIASCUNO DI NOI

Il 3 Aprile 1996 in una sperduta capanna del Montana, vicino all’inospitale Baldy Mountain veniva arrestato Theodor John kaczynski. Dopo diciotto anni di inutili tentativi e di umilianti insuccessi gli agenti dell’ Fbi si dicevano convinti di aver messo fine alla lunga scia dei delitti dell’ecoterrorista Unabomber. Si chiudeva così quella che era stata la più lunga e sofferta caccia all’uomo in America. Centinaia di poliziotti, decine di ispettori, intere città mobilitate per catturare il pericolo numero uno del Paese. Dal 1978 al giorno della cattura Unabomber aveva compiuto sedici attentati dinamitardi, uccidendo tre persone e ferendone altri ventitrè, molte con gravi mutilazioni, seminando terrore in tutti gli Stati Uniti. Nell’organizzazione dei suoi delitti mai un errore, una leggerezza, un dettaglio che potesse tradirlo. La tecnica sempre identica: un pacco bomba, diventato negli anni sempre più elaborato e potente. Mai un’azione diretta, un rischio, uno scontro con le sue vittime. Un uomo solo, in guerra col mondo, animato da un odio profondo, incontenibile per la tecnologia. Un uomo ossessionato dal progresso, dal predominio delle macchine, dallo svuotamento del, ruolo dell’individuo. Un odio così inquietante e così devastante da trasformarlo in assassino. Ma allo stesso tempo un odio tale da metterlo fuori dagli stereotipi e dagli schemi tradizionali della delinquenza e del terrorismo. Gli obiettivi e le attenzioni di Unabomber si rivolsero principalmente verso alcune categorie : il mondo accademico, i docenti di discipline scientifiche in particolare, e il mondo delle compagnie aeree. Colpiti da questo orientamento gli investigatori dell’Fbi coniarono, per identificarlo, un nome in codice: Unabomb ( Un per università; a per airlaine, compagnia aerea; e quindi bomb ). E per i mass media divenne immediatamente l’imprendibile Unabomber, l’uomo che si prendeva gioco della più famosa polizia del mondo. In realtà, gli obiettivi e le vittime di Unabomber sono state negli anni diversi: Scienziati, ricercatori, informatici, alti funzionari. Legati tuttavia da un filo comune: l’impegno nello sviluppo delle nuove tecnologie e l’indifferenza per i problemi ecologici. Non a caso nel 1985 l’uccisione di un pacco bomba uccide Hugh Scratton, il proprietario di un negozio di computer; nel 1994 Thomas Mosser, dirigente di una agenzia pubblicitaria associata alla compagnia petrolifera Exxon Valdez responsabile della marea nera in Alaska (1989 ), muore aprendo un pacco speditogli a casa Infine , nel 1995, sempre un pacco inviato all’Associazione forestale della California toglie la vita al suo presidente Gilbert Murray. Negli anni criminologi e cacciatori di serial killer fecero le più diverse ipotesi sulle caratteristiche, il profilo e la provenienza di questo solitario terrorista. Vennero proposti improbabili identikit. Ma l’arresto di Theodore J. Kaczynski, l’uomo che l’Fbi indica come Unabomber, la diffusione della sua identità e della sua storia personale, andarono onestamente al di là della più fervida immaginazione. Teddy John era nato a Chicago il 22 maggio 1942 da una famiglia di immigrati polacchi. Né il padre né la madre ebbero la fortuna di frequentare il college. I loro sforzi, per reazione , si concentrarono sull’educazione dei figli : Theodore e il più giovane David . A sei anni un test di intelligenza disse che Teddy era un piccolo genio . A 16, dopo il diploma, era già ad Harvard. A 20 otteneva la laurea. A 25 il dottorato in Matematica alla University of Michigan a Ann Arbor. La sua tesi fu premiata con un riconoscimento nazionale. Nello stesso anno, 1967, otteneva una prestigiosissima posizione alla University of California a Berkley nel dipartimento di scienze matematiche, considerato in quel periodo il miglior istituto del Paese. Ma inspiegabilmente dopo due anni Theodore J. Kaczynski, astro nascente degli studi di matematica pura, con una lettera di appena tre righe rassegnava le sue dimissioni. Non una spiegazione, né un motivo plausibile. Si chiudeva così con un gesto tanto anonimo quanto imprevedibile, la carriera del giovane professor Kaczynski : E cominciava una nuova esistenza. Con un prestito ottenuto dalla madre Wanda e dal fratello David, Theodore , acquista un terreno, circa sei ettari. Da allora quel pezzo di verde, nei boschi del Montana, sarà la sua riserva. Per gli abitanti di Lincoln , Ted diventerà presto l’eremita dei boschi. Un eccentrico ma innocuo signore. Una capanna di pochi metri quadrati, costruita artigianalmente diventerà il suo unico rifugio. Senza luce, senz’acqua corrente, Kaczynski rifiuterà per il resto della sua vita ogni compromesso con il progresso. Anche durante i severi inverni del Montana, quando la temperatura scende per molti mesi sotto lo zero, resterà fedele al suo nuovo credo , il rifiuto delle nuove tecnologie. E’ qui in queste condizioni che , secondo l’Fbi, nasce L’Unabomber. Chiuso nel suo isolamento perfetto, organizzerà in uno stato di incontrollata follia i suoi attentati. E l’imprendibile Unabomber resterà un incubo per gli Stati Uniti fino al 1995 quando, oltre sedici anni di silenzio, cercherà di stabilire i primi contatti con l’esterno, commettendo i primi fatali errori. Lettere , messaggi, fino al giorno in cui, forse stanco della sua solitudine, lancerà un appello preciso: la pubblicazione di un saggio in cambio della promessa di interrompere la sua lunga serie di attentati. La richiesta fu avanzata , con una lettera, ai due maggiori quotidiani americani : il New York Times e la Washington Post. Alla fine del giugno ’95 alle redazioni di New York e di Washington arriva il testo dattiloscritto di Unabomber: sessantadue pagine, spazio uno, seguite da undici cartelle di note, il tutto firmato " FC" . Dopo molti ripensamenti ( e con l’avvallo dell’Fbi ) i direttori delle due testate decideranno, di comune accordo e dividendosi le spese, di pubblicare il manifesto di Unabomber. Così il 19 settembre 1995, in un inserto speciale di sette pagine sulla Washington Post appaiono i 232 paragrafi della Società industriale e il suo futuro. La speranza segreta dei vertici dell’Fbi era che qualcuno leggendo il Manifesto potesse riconoscere lo stile, cogliere qualche segnale, notare una somiglianza con altri saggi, insomma dare qualche suggerimento che potesse portare alla cattura di Unabomber. E così fu. L’aspetto drammatico è che capitò proprio al fratello minore di Kaczynski, David, di avere la spiacevole sensazione di riconoscere nel Manifesto lo stile e le idee di alcuni appunti lasciati da Theodore nella cantina della casa di famiglia. Così , dopo qualche ripensamento, decise di informare dei suoi dubbi un avvocato. In pochi giorni venne contattata l’Fbi che dopo alcune indagini decise di procedere all’arresto di Theodore John Kaczynski. La vicenda , in realtà ha dei contorni poco chiari. E a complicare le cose c’è anche una taglia da un milione di dollari promessa dalle autorità per la cattura del terrorista. Il Manifesto di Unabomber è un testo complesso, articolato, corredato persino di un diagramma. Un saggio che tradisce la formazione accademica dell’autore. Ma anche un saggio sul quale la critica e gli esperti si divideranno presto. Per molti il manifesto è spazzatura, niente più che idee vecchie e rielaborate, di nessuna utilità. Un testo noioso frutto della follia di un assassino. Per altri giornalisti e studiosi, soprattutto europei, il testo non può essere considerato soltanto questo. C’è dell’altro. In un caso e nell’altro poche parole, analisi rapide, frasi che non nascondono l’imbarazzo di commettere il pensiero di un terrorista. Eppure il Manifesto di Unabomber supera questo sbarramento. E su Internet si inaugurano immediatamente numerosi Forum per discuterne idee e limiti. In America, la casa editrice Jolly Roger Press di Berkeley giunge persino a stampare una sorta di edizione critica del saggio. Facendolo precedere da uno scrupoloso lavoro di verifiche e confronti con le versioni riprodotte integralmente sui siti Internet, ma in particolare con la prima versione pubblicata dalla Washington Post il 19 settembre 95, quindi il testo uscito sull’Oakland Tribune il 21 settembre e quello del 22 settembre sul San Francisco Chronicle. Nonostante il silenzio ufficiale di critici e criminologi lo studioso americano Kirkpatrik sale osservò che "i dibattiti televisivi, le lettere di lettori, i siti Internet " stavano "a dimostrare che sono in molti a comprendere e a condividere gli obiettivi di Unabomber , contro le tecnologie portatrici di destabilizzazione sociale, di disgregazione economica e di distruzione dell’ambiente". Mentre la rivista New York arriva a spiegare : " E Pluribus Unabomber: c’è un po’ di Unabomber in ciascuno di noi ". Unabomber non si limita a contestare il mondo in cui viviamo, ma lo rifiuta totalmente, senza appello. Ammette che è ormai impossibile riformare il sistema industrial-tecnologico e soprattutto che " la restrizione della libertà è un fenomeno inevitabile nella società industriale. Il messaggio di Unabomber è perentorio: le nuove tecnologie stanno distruggendo l’uomo. "La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state un disastro per la razza umana -scrive nel primo paragrafo- Esse hanno incrementato a dismisura l’aspettativa di vita di coloro che vivono in paesi sviluppati ma ma hanno destabilizzato la società, reso la vita insignificante, assoggettato gli esseri umani a trattamenti indegni, diffuso sofferenze psicologiche ( nel terzo mondo anche fisiche), inflitto danni notevoli al mondo naturale. " E aggiunge più avanti : " Il sistema per funzionare ha bisogno di scienziati, matematici, ingegneri. Quindi vengono esercitate pressioni sui bambini perché eccellano in questi campi. Ma non è naturale per un adolescente passare la maggior parte del tempo seduto a una scrivania a studiare". Una frase che stride con la giustificazione della violenza, dell’attentato che egli proclama. Probabilmente dietro la vicenda di Unabomber c’è anche il diagramma di un bambino vittima di un violenza intellettuale. Le critiche maggiori si rivolgono verso la casta dei baroni universitari, dei docenti e dei ricercatori al servizio delle grandi multinazionali. Stimati professionisti a libro paga dei dipartimenti della difesa. La critica non risparmia i coccolati scienziati impegnati negli studi di biotecnologia, autori di inquietanti manipolazioni genetiche. L’accusa al mondo accademico sancisce la definitiva rottura di Unabomber con un sistema che aveva già rifiutato molti anni prima. Durissime sono anche le osservazioni rivolte alla "sinistra moderna" americana di cui fa parte la grande maggioranza degli intellettuali universitari. Non c’è in questo atteggiamento di Unabomber uno schieramento con le ideologie di destra. Anzi, il suo è per quanto possibile un messaggio folle ma a-politico.La sinistra moderna, falsa e cinica, è una massa di uomini apparentemente motivati da nobili principi morali ma in realtà sedotti al potere. E proprio nel " processo del potere" risiede secondo Unabomber il cancro della società. Persi di vista gli obiettivi e i bisogni reali degli individui si concentrano sulla soddisfazione del proprio io, incuranti di tutto il resto, dei veri problemi del pianeta. Unabomber ritorna in maniera quasi ossessiva sulla perdita di potere dell’individuo. E’ un problema che lo tormenta. Spiega, argomenta, sottolinea Unabomber, nel magma che produce emergono ogni tanto bagliori di grande lucidità. Così quando parlano dei problemi che affliggono l’uomo contemporaneo si affida a un lungo elenco che non richiede commenti: " Noia, demoralizzazione, bassa auto-stima, sentimenti di inferiorità, disfattismo, depressione. Ansia, sensi di colpa, frustrazione, ostilità, abuso di bambini e di coniugi, edonismo insaziabile, comportamenti sessuali abnormi, disordini del sonno, disordini nell’alimentazione eccetera. "E’ un uomo triste quello che Unabomber descrive. Un uomo sconfitto e rassegnato a vivere in un mondo che lentamente lo uccide. Per assurdo Unabomber intravede la sua unica speranza di sopravvivenza nel rifiuto totale dell’attuale società. Risponde al vento di morte con altre morti, con le sue bombe spietate. Anch’egli sa che è una strada impraticabile. Sa nella sua lucida follia, che la forza del progresso è travolgente, inarrestabile. Che non ci sarà bomba capace di arrestarlo. Sa Unabomber di essere un terrorista uno sconfitto. Come dice l’irritante Vladimir al signor Verloca nel capolavoro di Joseph Conrad, L’Agente segreto – libro a cui Unabomber si è ispirato per i suoi attentati - : " L’atto dimostrativo deve dirigersi contro la cultura, contro la scienza. Ma non ogni scienza si presta allo scopo. L’attentato deve avere tutta l’assurdità rivoltante di una gratuita bestemmia. Poiché il vostro mezzo di espressione sono le bombe, veramente espressiva sarebbe una bomba lanciata nella matematica pura. Ma questo è impossibile.
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http://www.lastampa.it/redazione/Cronache/ngunabomber.asp

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Sa cualcuno dei fatti della banbina ferita dei fascisti?


Sa cualcuno sa dei fatti della banbina ferita dei fascisti in Veneto,li bastardi di loro anno lasato un penarello bomba?

Due anni fa in Donostia anno fatto lo steso li fascisti spagnoli,anno lasciato un giocatolo bomba in un bar che girabano gente de la izquierda abertzale,cuando la banbina era en maquina ensieme a lei con la su nonna a exploso il giocatolo e morta la nonna e lei va molto grave!Saluti antifasisti,antiperialisti .........
di un vasco .
ZUREK FAXISTAK ZARETE TERRORISTAK !!!!
(voi facisti siete li terroristi)
ORA E SEMPRE RESISTENZA !!!!!!


E' da sette anni che,soprattutto nelle zone di confine tra le regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia,che"Unabomber"colpisce con ordigni lasciati in ogni dove.

Tubetto esplosivo.


Unabomber, buio sul tubetto esplosivo
CORDIGNANO Consegnate dai carabinieri del Ris di Parma le analisi tecniche, nessuna traccia che possa portare all’identificazione del colpevole. Negativi i test del Dna su 5 indagati, Nadia Ros era rimasta ferita mentre preparava il sugo per la cena. - da Il Gazzettino del 18/08/2001

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Le analisi dei carabinieri del Ris, il Raggruppamento investigazioni scientifiche di Parma, non hanno portato risultati utili per restringere il campo della ricerca di Unabomber , ossia della persona che ha confezionato il tubetto di salsa esplosiva che la sera del 6 novembre dell'anno scorso ha ferito a una mano Nadia Ros, trentottenne di Cordignano. La donna era in casa e stava preparando il sugo per lo spezzatino della cena quando il tubetto di salsa che stava aprendo è esploso: il botto fu assordante e il colpo le provocò l'amputazione del pollice sinistro. Il tubetto era stato comprato in un ipermercato di Portogruaro, al quale la donna ha annunciato di voler far causa per ottenere un risarcimento dei danni. Nello stesso ipermercato era stato acquistato anche l'uovo all'esplosivo di qualche giorno prima.
Su quell'uovo sono state trovate tracce biologiche, analizzate dai carabinieri della Scientifica (comandati dal tenente colonnello Luciano Garofano) e comparate con quelle di 5 sospettati, ma quei confronti hanno dato esito negativo. Il Dna non corrispondeva e gli indizi nei confronti dei 5 si sono affievoliti. La relazione sul tubetto trevigiano, dopo che il sostituto procuratore Luisa Napolitano aveva affidato l'incarico agli stessi esperti, è arrivata molto più tardi; un ritardo inspiegabile, stando almeno ai risultati, che sono stati assolutamente privi di rilievo per le indagini. Sul tubetto non è stato trovato nulla che potesse aiutare gli investigatori a privilegiare una delle tante piste che sono state aperte per stringere il cerchio intorno all'attentatore.

E così le indagini, in attesa di altri riscontri in corso e dei risultati delle inchieste aperte dalle Procure di Treviso, Venezia, Udine e Pordenone, sono in una situazione di stallo. Unabomber , tuttavia, potrebbe non poter dormire sonni tranquilli molto a lungo. Gli investigatori delle quattro province interessate alle inchieste si stanno infatti tenendo in costante contatto e si stanno scambiando dati, sia oggettivi (i risultati delle indagini) sia soggettivi (ossia sulla personalità del cosiddetto Unabomber ).

Non comprate nei supermercati e gli ipermercati italiani,
potrebbe risultare
gravemente nocivo
alla vostra salute !

non comprate per un giorno
frangia armata dei c.c.c.c.c. italiana
anarKo insurrezionalisti


http://www.criminal.it/criminali/unabomber/unabomber01.htm


NOI seguiamo ed uccidiamo chi affitta filmini porno nei blockBusters o fa la spesa negli ipermercati a stelle&strisce,beve cocacola mangia i mc donald in tutto il mondo:siete avvisati e mezzi ...schioppati ! hahaha (questa é la nostra pacifica forma di fare gli embargo commerciale agli u$a:siamo obbiettivi di coscienza noi,sai?)

Probabilmente il micidiale ordigno è stato piazzato nella notte di giovedì.

Una grande macchia rossa sull'asfalto, nel piazzale tra la chiesa e il cimitero, e risalendo a ritroso una lunga scia di sangue che corre davanti all'edificio religioso e porta, da un accesso laterale del camposanto, al luogo dell'esplosione di venerdì pomeriggio.

Come sempre è una via di sangue e di sofferenza quella che porta a Unabomber , lo psicopatico che sta terrorizzando il Nordest e la Marca. «E come sempre - confida un inquirente davanti al monumentale cimitero di San Giovanni - non voleva uccidere ma fare molto male. È uno di qua, vive tra Veneto e Friuli, e non sopporta di stare troppo lontano dalla luce dei riflettori». Già, tutta quella pubblicità sulla cellula islamica a Motta, tutti quei titoli per una bomba carta ai danni di un leader religioso islamico nella stessa città, devono averlo convinto che il luogo dal quale rilanciare la sfida era proprio il centro liventino.

Portare un messaggio di morte nel giorno dei Morti; ecco quel che deve aver fatto scattare ancora la molla della follia. Di molle e congegni, del resto, lui se ne intende: probabilmente proprio giovedì notte ha piazzato il micidiale ordigno che ha squarciato la mano di Anita Buosi e il residuo di serenità di tanti mottensi.

La signora ferita ha spiegato agli inquirenti che quel cero fuori posto giovedì non c'era, che lei lì davanti c'era passata e non l'aveva visto; venerdì pomeriggio invece l'ha notato, fuori posto (o forse appoggiato per terra), lo ha preso per rimetterlo in ordine, e poi è stato solo rumore e dolore. A terra sono rimasti pezzi di metallo e, come avevano raccontato i primi testimoni ai nostri cronisti, la batteria che alimentava il dannato congegno; chiodi, secondo quel che trapela, non ne sono stati trovati.

Ieri è stata giornata pesante per gli artificieri, che hanno "bonificato", come dicono loro, il cimitero: un incredibile lavoro di screening e raccolta di tutti i ceri collocati nel camposanto. Fuori, la gente annichilita: fin dalla prima mattinata una processione di persone e tra qualche curioso anche tanti anziani, giunti per portare un fiore ai defunti e respinti con garbo e fermezza all'accesso. «È come se avessero messo una bomba in chiesa», mormora uno di loro scuotendo la testa.

Il sindaco di Motta, Graziano Panighel, che in venti giorni si è trovato tre volte sbattuto in prima pagina e sui Tg nazionali assieme alla sua comunità, si sforza di apparire tranquillo: «La bomba carta e l'ordigno del cimitero non sono collegati, solo casualità. La gente deve stare tranquilla, l'incolumità dei nostri concittadini non è in discussione». Magari Anita Buosi la pensa diversamente, ma ieri con ammirevole spirito la 63enne signora ha mandato dall'ospedale di Padova un messaggio di pace al folle che ha messo il cero-bomba in cimitero, Unabomber o chiunque esso sia: «Mettiti una mano sulla coscienza, altri hanno sofferto per te, non farlo più». Anita Buosi a causa dell'esplosione ha perso il mignolo della mano sinistra, la falange di un dito della destra e solo tra qualche settimana i medici potranno valutare la funzionalità del pollice destro che le è stato riattaccato; non è detto che riacquisti la vista dall'occhio destro. Nel mare di angoscia e preoccupazione che l'ultima azione di Unabomber ha destato le sue parole sono una piccola scialuppa di salvataggio: «Se potessi glielo chiederei in ginocchio di non farlo più». --------------------------------------------------------------------------------camposanto: donna ferita gravemente,giá pronta per la sua FO$$A -----------------------------------------------------------Unabomber al camposanto: donna ferita
TREVISO Un misterioso criminale ha nascosto un ordigno esplosivo in un cero rosso al cimitero di Motta di Livenza. Lo scoppio le ha provocato la perdita dell’occhio destro, l’amputazione di tre dita e ustioni al volto e alle braccia. Di Giancarlo D'Agostino e Tiziano Graziottin - su Il Gazzettino del 03/11/2001
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Un anno.
Un anno senza più rimettersi in gioco, facendosi beffe di chi, da quasi un decennio, gli sta dando la caccia. Unabomber è tornato in azione, ieri pomeriggio. Con effetti ancora devastanti. Per colpire, questa volta, ha scelto il cimitero di Motta di Livenza (Treviso). Nel giorno dei Morti. L'ordigno, lo aveva nascosto in un cero finito casualmente nelle mani di una devota, e scoppiato all'istante. La donna, Anita Buosi, 63 anni del luogo, da ieri sera si trova ricoverata nel Centro di Chirurgia plastica di Padova, dopo che in un primo momento era stata trasportata con l'elicottero del Suem all'ospedale Ca' Foncello di Treviso per essere curata nella Rianimazione del Pronto soccorso. Lo scoppio le aveva provocato infatti la perdita dell'occhio destro, l'amputazione di due dita della mano sinistra e quella parziale del pollice della mano destra, oltre ad ustioni al volto e alle braccia. I medici si sono riservati la prognosi, anche se al Pronto soccorso Anita Buosi era perfettamente cosciente ed in grado di ricordare quanto le era appena accaduto.

«Mi trovavo in una cappella del cimitero per mettere un po' di ordine - così la donna ha lucidamente ricordato le fasi dello scoppio, immediatamente dopo essere stata trasportata al pronto soccorso con l'elicottero del Suem - ed ho visto in una nicchia un cero spento, più grosso degli altri, di colore rosso. Pensavo che qualcuno lo avesse dimenticato. L'ho preso e mi è scoppiato in mano». Le dichiarazioni sono state immediatamente registrate da carabinieri e Digos; per gli inquirenti, nessun dubbio: Unabomber era ritornato in azione, dopo un anno di silenzio. Da quando, era il 6 novembre, un tubetto di conserva acquistato in un centro commerciale di Portogruaro era esploso nelle mani di una giovane donna di Cordignano.La donna, una pensionata nubile tornata a Motta dopo gli anni di lavoro a Milano, ha pagato cara proprio la sua bontà d'animo e il suo spirito di servizio: da sempre cura le tombe dei frati del Santuario della Madonna (anche ieri mattina aveva partecipato alla Messa in basilica leggendo uno dei salmi) ma tiene in ordine anche quelle che vede disadorne. Ieri in una cappella vicina, di un'antica famiglia di Motta, ha visto il cero rosso e forse ha tentato di accenderlo. Un giallo da dove arrivi quel cero: di certo non faceva parte di quelli che la signora aveva ricevuto dai frati mercoledì, tutti bianchi. Il botto è stato talmente forte che si è sentito anche all'esterno del cimitero. «Erano circa le 16 - racconta colui che ha soccorso la signora Anita- quando ho udito uno scoppio tremendo. Ho intravisto una donna in una nuvola di fumo bianco, ho sentito le urla: "è una bomba, è una bomba, portatemi all'ospedale". Era all'interno di una tomba di famiglia, di quelle aperte, senza un cancello. Subito le sono corso appresso, era a pochi metri da me. Aveva le dita di una mano mozzate, si vedevano le punte per terra. Il sangue le usciva copioso dalle ferite. Era ferita anche al volto, vicino ad un occhio. Continua a gridare ed a gemere, è una bomba, portatemi all'ospedale. L'ho accompagnata fuori, aiutandola come potevo».

Anche tra le persone presenti in cimitero il pensiero è corso subito a Unabomber: i testimoni accorsi sul posto hanno notato una batteria per terra, ora in mano alla Polizia Scientifica, nonchè pezzi di metallo (qualcuno parla anche di chiodi) tutt'intorno. Già nella tarda serata di ieri è arrivato l'ordinanza del sindaco di Motta Graziano Panighel di chiusura del cimitero: l'area dovrà essere bonificata in quanto evidentemente non può essere esclusa la presenza di altri ceri od oggetti a rischio. Scosso lo stesso sindaco mottense: nel giro di tre settimane prima è arrivata la notizia che a Motta operava una cellula islamica legata a Bin Laden, poi è stata lanciata una bomba carta contro un esponente religioso della comunità musulmana locale, infine il terribile episodio di ieri.

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L’OMICIDIO RITUALE EBRAICO
Nel lontano 1893, la prestigiosa rivista dei gesuiti La Civiltà Cattolica, pubblicò una serie di articoli sulla morale giudaica a cura del Padre Oreglia s.j.. Nel primo di essi, questi affermava: «NOI NON SCRIVIAMO NELL’INTENTO DI ACCENDERE [...] L’ANTI-SEMITISMO, ma di dare piuttosto agli italiani l’allarme, perché si mettano sulle difese contro chi ne osteggia la fede, ne corrompe il costume e ne succhia il sangue, al fine di ammiserirli, dominarli e renderli schiavi» (1). Già Dante Alighieri aveva cantato: «[...] uomini siate, e non pecore matte, sì che ‘l giudeo di voi tra voi non rida!» (2). Anche per me che scrivo su questo scottante argomento (dell’omicidio rituale) il fine non è certo quello di fomentare l’antisemitismo (condannato dalla Chiesa e quindi anche da me) ma solo quello di fare un po’ di luce su un tema tanto misterioso. «Proclamata la libertà dei culti, e concessa anche ai giudei la cittadinanza, questi seppero avvantaggiarsene per tal forma, che di nostri eguali, divennero ben tosto padroni. Infatti, chi oggi dirige la politica è LA BORSA, e questa è in mano ai giudei; chi governa è LA MASSONERIA, e anche questa è diretta dai giudei; chi volge e rivolge a suo senno l’opinione pubblica, è LA STAMPA, e questa è altresì in gran parte ispirata e sussidiata dai giudei» (3). «Ecco ci dirà taluno, la ragione dell’antipatia che a tutti ispirano i giudei [...]. Sì, questa è una delle cagioni - continua La Civiltà Cattolica - ma non è l’unica, né la principale. Avvenne un’altra più occulta, più misteriosa, e che in sé comprende tutte le altre [...]. LA CAGIONE cui alludiamo È UN ODIO CONTRO IL CRISTIANESIMO, IMPOSTO AI GIUDEI PER LEGGE, odio che giunge fino a giustificare a nostro danno ogni sorta di delitti» (4).

LA MORALE GIUDAICA È LA CAUSA PRINCIPALE DELL'ODIO DEI GIUDEI CONTRO I NON - GIUDEI
«La prima e principale cagione dell’avversione dei giudei contro i non giudei, e massime contro i cristiani, si ha da rintracciare, cosa incredibile a dire, nella loro stessa morale e religione; la quale NON È PIÙ LA MOSAICA, MA Sì LA TALMUDICA O RABBINICA, foggiata a capriccio dagli scribi e farisei, bugiardi interpreti della legge».(5) Vediamo allora che cosa dice il Talmud sui cristiani: «IL CRISTIANO è omicida, immondo, sterco, dato alla bestialità; il suo solo incontro contamina anzi NON È PROPRIAMENTE UOMO, MA BESTIA» (6). «Posto questo bel concetto che i giudei hanno di noi [...], sarà da stupire che essi facciano un dovere di cospirare perpetuamente contro di noi? Se ci reputano bestie in sembianza umana, e bestie da Dio destinate a servirli, è naturale che ci trattino, ove lo possano, da bestie» (7). Il precetto dell’amore del prossimo (comandato dalla legge naturale e da quella mosaica) non è - secondo il Talmud - un precetto universale, ma è ristretto ai soli giudei e ai loro amici. «Senonché Maimonide [...] trova modo di salvare capra e cavoli, dicendo «essere LECITO FAR DEL BENE ANCHE AI CRISTIANI, però QUANDO NE PUÒ VENIR VANTAGGIO AD ISRAELE, o quando questo può giovare alla sua tranquillità e a meglio celare l’inimicizia verso i cristiani» (8). Anche recentemente, in Israele, il rabbino Josef Ovadia si poneva la questione: «Se un ebreo può permettersi di infrangere il sabato per salvare la vita ad un gentile, ad un non-ebreo. In merito non ha avuto dubbi, in una conferenza ha sostenuto che un ebreo può contravvenire al sabato se può salvare la vita di un non ebreo. Anzi deve farlo, ANCHE SE LA LEGGE EBRAICA PRESCRIVE [...] CHE IL SABATO PUÒ VENIR VIOLATO SOLO PER SOCCORRERE UN ALTRO EBREO. Ovadia infatti sostiene che il mancato intervento di un ebreo nel salvare un non-ebreo il sabato, potrebbe ritorcersi contro la comunità ebraica, rinvigorendo le critiche contro il suo stile di vita. Pertanto, secondo Ovadia, IL SALVARE UN NON-EBREO, anche di sabato, INDIRETTAMENTE PUÒ ESSERE CONSIDERATO UN ATTO LECITO come quello compiuto da chi salva un correligionario in quel giorno santo» (9). Il Sanhedrin afferma che «UN GIUDEO deve reputarsi QUASI EGUALE A DIO! Tutto il mondo è suo, tutto deve a lui servire, specialmente LE BESTIE CHE HAN FORMA DI UOMINI, CIOÈ I CRISTIANI» (10). «Ora, mirate le conseguenze che scaturiscono da questi bei principi, -riprende La Civiltà Cattolica- tutti i nostri beni appartengono ai giudei, poiché essi solo sono uomini, e perciò hanno diritto di possedere quindi il Talmud [...] dichiara lecita ai giudei L’USURA verso i cristiani (11), la frode (12), il furto (13), e la rapina» (14). Ed ancora: «Considerate I CRISTIANI -dice il Talmud- come BESTIE E ANIMALI FEROCI E TRATTATELI PER TALI. Non fate né bene né male ai gentili, ma mettete tutto il vostro ingegno e il vostro zelo per distruggere i cristiani» (15). Maimonide, uno dei loro massimi dottori, insegna loro che «OGNI GIUDEO, IL QUALE NON UCCIDE UN NON GIUDEO, VIOLA UN PRECETTO NEGATIVO» (16). «IL GIUDEO CHE UCCIDE UN CRISTIANO OFFRE A DIO UN SACRIFICIO ACCETTO» (17). La Civiltà Cattolica conclude così: «Dunque delle due l’una: o essi (i giudei, ndr) mandano al diavolo il loro Talmud con tutti i suoi commenti, che sono un insulto al buon senso ed un oltraggio alla stessa legge naturale, ovvero si rassegnino ad essere in uggia ed in abbominio a tutte le altre nazioni, massime cristiane» (18). A tale riguardo, vedasi anche H. DESPORTES (19), e A. MONNIOT (20), ed anche L. FERRARO (21).

LA MORALE GIUDAICA E IL MISTERO DEL SANGUE

«Vi è un rito religioso del giudeo disperso, d’un carattere eccezionale, che esce, con un rilievo terribile, dalla categoria dei riti ordinari, e che ha acquistato nella storia una celebrità sinistra; vogliamo parlare dell’OMICIDIO RITUALE o del SACRIFICIO UMANO [...]. In ricordo di Cristo crocifisso, per dare al crimine del Calvario, fino alla fine dei tempi, con un memoriale orribile, una sorta di prolungamento indefinito, il giudeo ha santificato, ogni volta che lo ha potuto, ogni anniversario del Deicidio, mediante l’immolazione di un cristiano. TRATTARE DELLA QUESTIONE GIUDAICA E TACERE SULL’OMICIDIO RITUALE, SIGNIFICHEREBBE OMETTERE CIÒ CHE VI È DI PIÙ IMPORTANTE NEL PROBLEMA [...]. In nessun posto la luce della storia è più necessaria, poiché in nessun posto la menzogna ha fatto di più, per creare la notte» (22). Cerchiamo allora di far luce dove si è voluto far notte. «Da quattro capi noi dedurremo le nostre prove; dalle deposizioni giuridiche fatte innanzi ai tribunali da giudei convinti e confessi di omicidi e infanticidi commessi a scopo di religione; dalle rivelazioni di Rabbini convertiti alla nostra fede; da documenti storici e finalmente dalla testimonianza tradizionale» (23).

EBREI CONFESSI IN TRIBUNALE DI OMICIDIO RITUALE

La Civiltà Cattolica tra i molti processi fatti agli ebrei per assassinio rituale in Francia, Italia, Spagna, Inghilterra, Germania, Baviera, Ungheria, Lituania e Polonia, senza parlare poi dei Paesi orientali, ricorda soprattutto quelli di Trento (sec. XV) e quello di Damasco (sec. XIX). «Orbene - afferma la prestigiosa rivista dei gesuiti - se raffrontisi i due processi, nel primo dei quali sono otto e nel secondo sedici i rei convinti e confessi, oltre al buon numero di testimoni tutti giudei, vedrassi con maraviglia come, malgrado la distanza di quattro secoli che li divide, le confessioni e le testimonianze disposte in essi, quanto al rito e all’uso del sangue cristiano, si corrispondano a capello...
1) Dai due processi comparati insieme, risulta con evidenza che L’ASSASSINIO DI UN CRISTIANO non solamente è riputato lecito, ma È COMANDATO ai giudei DALLA LEGGE TALMUDICA-RABBINICA...
2) LO SCOPO DEL DETTO ASSASSINIO non è solamente far onta a Cristo e danno al cristianesimo, [...] ma SOPRATTUTTO ADEMPIERE UN DOVERE RELIGIOSO, qual'è celebrare degnamente le due feste del Purim e della Pasqua, facendo uso in esse di sangue cristiano...
3) Nelle feste del Purim, per avviso dei rabbini, [...] si può far uso del sangue di qualsivoglia cristiano, ma per le feste di Pasqua vuol essere il sangue di un fanciullo cristiano che non abbia oltrepassato i sette anni di età...
4) Le azzimelle, giudaicamente ammanierate con quel saporetto di sangue cristiano, regalansi nelle feste del Purim ai non-giudei, massime a quei cristiani che fossero (così per modo di dire) conoscenti ed amici; ma nelle feste pasquali mangiansi per ben sette giorni dai soli giudei.
5) Questo è IL SEGRETO DEL SOLO PADRE DI FAMIGLIA, cui spetta introdurre nella pasta degli azzimi, all’insaputa della moglie e dei figlioli, un po’ di sangue cristiano fresco o coagulato e ridotto in polvere.
6) Egli deve altresì nella cena pasquale versare qualche goccia di sangue nel vino che mesce alla famiglia e benedirne anche la mensa!
7) Il sangue è migliore e il sacrificio del fanciullo è più accetto a Dio [...], quando si fa nei giorni prossimi alla Pasqua.
8) PERCHÉ IL SANGUE DI UN BAMBINO cristiano sia acconcio al rito e PROFICUO ALLA SALUTE DELL’ANIMA GIUDAICA, CONVIENE CHE IL BIMBO MUOIA TRA I TORMENTI [...].
9) L’USO RITUALE E IL MISTERO DEL SANGUE sol si trova scritto NEI CODICI orientali, mentre negli OCCIDENTALI VENNE SOPPRESSO per tema dei governi cristiani e SOSTITUITO DALLA PRATICA E TRADIZIONE ORALE» (24). Queste sono le conclusioni tratte dalle confessioni dei rabbini e degli altri ebrei esaminati nei due processi di Trento e di Damasco. Chi volesse accertarsene può leggere per esteso il resoconto dei processi di Trento e di Damasco pubblicati dal La Civiltà Cattolica, serie II , voll. VIII-IX-X, nella Cronaca sotto la rubrica Roma (1881-1882). Per il processo di Damasco, si veda anche: ACHILLE LAURENT, Relation historique des affaires de Syrie, depuis 1840 jusqu'en 1842. Ormai quasi introvabile. Ed anche: ACELDAMA, Processo celebre contro gli ebrei di Damasco, Premiato stab. Tipografico G. Dessì, Cagliari-Sassari, 1896.

LE RIVELAZIONI DEI RABBINI CONVERTITI AL CATTOLICESIMO

Si trova conferma delle conclusioni tratte dalle confessioni rese durante i processi anche nelle rivelazioni fatte dai rabbini convertiti alla nostra fede. La Civiltà Cattolica cita soprattutto l’autorità di tre rabbini convertitisi: Paolo Medici, Giovanni da Feltre e Teofilo, monaco moldavo. «Paolo Medici nella sua opera intitolata RITI E COSTUMI DEGLI EBREI (25), confermò le frequenti uccisioni di fanciulli cristiani; Giovanni da Feltre dichiarò solennemente innanzi al podestà di Milano l’uso che i giudei facevano del sangue cristiano (26); e Teofilo ne spiega il mistero nelle sue rivelazioni scritte in lingua moldava e rese di pubblica ragione nel 1803, poscia ridotte in greco e pubblicate nel 1834 a Napoli di Romania da Giovanni de Giorgio, e finalmente tradotte in italiano dal Prof. N.F.S. e pubblicate a Prato nel 1883 sotto il seguente titolo: IL SANGUE CRISTIANO NEI RITI EBRAICI DELLA MODERNA SINAGOGA [...] L’ex rabbino moldavo, [...] confessa il rito sanguinario e l’uso che egli stesso, prima della sua conversione, aveva fatto del sangue cristiano [...]. «Cotesto segreto del sangue, egli dice, non è conosciuto da tutti gli ebrei, ma dai soli Kakam (dottori) o rabbini, e dagli scribi e farisei, che perciò si chiamano conservatori del mistero del sangue» [...]; questi SOLO A VOCE LO COMUNICANO AI PADRI DI FAMIGLIA, i quali lo tramandano a quel figliuolo che conoscono più capace del segreto, atterrendolo con orrende minacce dallo svelarlo altrui. E qui conta come a lui stesso lo rivelasse il padre suo: «Quando io pervenni all’età di 13 anni, mio padre presomi da parte, da solo a solo, dopo avermi istruito e sempre più inculcato l’odio contro i cristiani, come cosa da Dio comandata, fino ad ammazzarli e raccoglierne il sangue [...]. Figlio mio, mi disse, [...] ti ho fatto il più intimo mio confidente ed un altro me stesso; e messami una corona in capo, mi dié la spiegazione del mistero e soggiunse esser quello cosa sacrosanta, rivelata da Dio, e comandata agli ebrei; e che quindi io ero stato messo a parte del segreto più importante della religione ebraica». Seguono poscia gli scongiuri e le minacce, di maledizione a lui fatte, ove avesse violato il segreto, nonché il precetto di non comunicarlo neppure alla madre, né alla sorella, né ai fratelli né alla sua futura moglie, ma soltanto a quello dei suoi figliuoli che gli paresse più zelante, il più savio per custodire il segreto [...]. Gli ebrei, dice Teofilo, sono più contenti quando possono ammazzare i bambini perché sono innocenti e vergini, e quindi perfetta figura di Gesù Cristo; li ammazzano a Pasqua, acciocché possano meglio rappresentare la passione di Gesù Cristo» (27).

I MOTIVI DI CREDIBILITÀ DI TEOFILO MOLDAVO

«Sarebbe del tutto irragionevole non prestar fede alle rivelazioni dell’ex rabbino moldavo, in primo luogo perché chi le ha scritte è un testimone che conosce a menadito quanto ci rivela; infatti Teofilo fu lui stesso rabbino ed imparò fin da tredici anni tali misteri. Secondo, depone contro se stesso, avendo confessato di aver lui stesso fatto uso frequente di sangue cristiano. In terzo luogo, non ignorava che con tali rivelazioni si esponeva al rischio di venir ucciso e tuttavia volle farlo lo stesso per debito di coscienza e per carità verso i cristiani. In quarto luogo, perché le sue rivelazioni concordano quanto alla sostanza colle confessioni fatte ai giudici dai giudei nei succitati processi» (28).

LA STORIA

«Non ci troviamo d’innanzi ad uno od un altro scrittore, bensì davanti a tutto un popolo di storici, di analisti e di scrittori di tempo, di luogo e di nazione differenti; cotalché sarebbe cosa assurda il supporre che tutti si sieno insieme indettati a falsare i fatti a danno dei giudei [...]. Tali sono tra gli altri i Bollandisti, il Baronio, il Rhorbacker [...]» (29).

ELENCO CRONOLOGICO DEGLI ASSASSINII PIÙ CONOSCIUTI COMMESSI DAI GIUDEI

- Anno 1071. A Blois (30), un bambino crocefisso poi buttato nel fiume. Il Conte Teobaldo fa bruciare gli ebrei colpevoli. - 1114. A Norwich in Inghilterra (31), Guglielmo, fanciullo di dodici anni, è attirato in una casa ebrea, e colà crocifisso in mezzo a mille oltraggi il dì di Pasqua, e perché meglio rappresentasse Gesù Cristo sulla Croce, vennegli ferito al fianco. - 1160. A Glocester (32), gli ebrei crocifiggono un bambino. - 1179. A Parigi (33), il fanciullo Riccardo viene immolato nel Castello di Pontoise il Giovedì Santo; ed è onorato come Santo a Parigi. - 1181. A Parigi (34), San Rodberto, fanciullo, viene ucciso dagli ebrei verso le feste di Pasqua. - 1182. I giudei a Pontoise crocifiggono un giovanetto dodicenne, per cui vengono espulsi dalla Francia. A Saragozza (35), accade lo stesso a Domenico del Val. - 1236. Presso Hagenau (36), tre fanciulli di sette anni sono immolati dagli ebrei in odio a Gesù Cristo. - 1244. A Londra (37), un fanciullo cristiano viene martirizzato dagli ebrei; e si venera nella Chiesa di S. Paolo. - 1250. In Aragona (38), un fanciullo di sette anni viene crocefisso circa nel tempo della Pasqua ebraica. - 1255. A Lincoln (39), Ugo fanciullo rapito dagli ebrei viene nutrito fino al giorno del sacrifizio. Molti ebrei convengono da varie parti dell’Inghilterra, e lo crocifiggono, rinnovando in lui tutte le scene della Passione di N. S. come ci narrano Mathieu Paris e Capgrave. Weever ci fa sapere ancora che i giudei delle principali città d’Inghilterra rapivano fanciulli maschi per circonciderli, poscia in onta a Cristo coronavanli di spine, flagellavanli e crocifiggevanli (40). - 1257. A Londra (41), un fanciullo cristiano immolato da’ giudei. - 1260. A Wessemburg (42), un fanciullo ucciso dagli ebrei. - 1261. A Pfortzeim Bade (43), una bambina settenne strozzata poi dissanguata ed annegata. - 1283. A Magonza (44), un bambino venduto dalla sua balia agli ebrei e da questi UCCISO. - 1285. A Monaco (45), un fanciullo viene dissanguato. Il suo sangue serve di rimedio agli ebrei. Il popolo brucia la casa dove gli ebrei si erano rifugiati. - 1286. A Oberwesel sul Reno (46), Wernher quattordicenne martirizzato per tre giorni con ripetute incisioni. - 1287. A Berna (47), Rodolfo giovanetto ucciso nella Pasqua dagli ebrei. - 1292. A Colmar (48), un fanciullo ucciso come sopra. - 1293. A Crems (49), un fanciullo immolato dagli ebrei, due degli uccisori sono puniti, gli altri si salvano a forza d’oro. - 1294. A Berna (50), un altro fanciullo svenato dai giudei. - 1302. A Remken, lo stesso (51). - 1303. A Weissensee di Turingia (52), Corrado Scolaro, figliuolo di un soldato, dissanguato con incisioni alle vene. - 1345. A Monaco (53), il Beato Enrico crudelmente ucciso. - 1401. A Diessenhofen di Wurtemberg (54), un fanciullo di quattro anni comprato per tre fiorini e dissanguato dagli ebrei. Qui notisi che nel processo fattosi per cotesto assassinio, l’ebreo accusato confessò «che ogni sette anni tutti gli ebrei hanno bisogno di sangue cristiano. Un altro rivelò che il cristiano assassinato doveva essere minore di tredici anni. Un terzo disse che si servivano di quel sangue nella Pasqua; che ne facevano seccare una parte per ridurla in polvere; e che se ne servivano pei loro riti religiosi (55): È cosa notevole che le stesse confessioni e rivelazioni siano state fatte dagli ebrei a distanza di molti secoli ed in paesi lontanissimi: a Trento, in Moldavia, in Svizzera nei secoli XIV e XVIII; secondo che già si vide più sopra. - 1407. Quivi pure un altro fanciullo ucciso; donde una sommossa popolare e lo scacciamento degli ebrei (56). - 1410. In Turingia (57), sono cacciati gli ebrei per delitti contro fanciulli cristiani. - 1429. A Rovensbourg (58), Luigi Von Bruck, giovanetto cristiano, viene sacrificato dai giudei mentre li serviva a tavola tra la Pasqua e la Pentecoste: il suo corpo viene trovato ed onorato dai cristiani. - 1454. In Castiglia (59), un fanciullo è fatto a pezzi ed il suo cuore cotto per cibo. Per questo ed altri simili delitti gli ebrei vengono poi cacciati dalla Spagna nel 1459. - 1457. A Torino (60), un giudeo è colto nell’istante medesimo, in cui sta per iscannare un fanciullo. -1462. Presso Inspruk (61), il Beato fanciullo Andrea nato a Rinn, viene immolato il 9 luglio dagli ebrei che ne raccolgono il sangue. - 1475. A Trento, il celebre martirio del B. Simoncino, di cui esistono i processi originali; dai quali apparisce che gli ebrei di Trento, rei dell’assassinio rituale del B. Simoncino, ne rivelarono molte altre dozzine da loro e dai loro correligionari commessi allo stesso scopo rituale nel Tirolo, nella Lombardia, nel Veneto ed altrove in Italia, Germania, Polonia, ecc. ecc. - 1480. A Treviso (62), si commette un delitto simile al precedente di Trento. - 1480. Assassinio del B. Sebastiano da Porto Buffole nel Bergamasco. - 1480. A Motta di Venezia (63), un fanciullo viene immolato il Venerdì Santo. - 1486. A Ratisbona (64), sei fanciulli vittime degli ebrei. - 1490. A Guardia presso Toledo (65), un fanciullo crocefisso. - 1494. A Tyrman in Ungheria (66), un fanciullo rapito e dissanguato. - 1503. A Waltkirch in Alsazia (67), un fanciullo di quattro anni, venduto da suo padre agli ebrei per dieci fiorini, col patto che gli fosse restituito vivo dopo averne cavato sangue. Gli ebrei lo uccisero dissanguandolo. - 1505. A Budweys (68), fatto simile. - 1520. A Tyrnau ed a Biring (69), due fanciulli dissanguati. Perciò furono allora cacciati gli ebrei dall’Ungheria. - 1540. A Suppenfeld in Baviera (70), Michele di quattro anni torturato per tre giorni. - 1547. A Rave in Polonia (71), il figlio di un sarto sacrificato da due ebrei. - 1569. A Witow in Polonia (72), Giovanni di due anni venduto per due marchi all'ebreo Giacomo di Leizyka, è da lui crudelmente ucciso. Altri fatti simili accaduti a Bielko ed altrove. - 1574. A Punia in Lituania (73), Elisabetta di sette anni assassinata dall’ebreo Gioachino Smerlowiez il martedì prima della domenica delle Palme, il suo sangue vien raccolto in un vaso. - 1590. A Szydlow (74), un fanciullo scomparso, trovossone il cadavere dissanguato con incisioni e punture. - 1595. A Gostin (75), un fanciullo venduto agli ebrei per essere dissanguato. - 1597. Presso Sryalow (76), un fanciullo ucciso. Col suo sangue gli ebrei aspergono la nuova Sinagoga per consacrarla. - 1650. A Caaden (77), un fanciullo di cinque anni e mezzo chiamato Mattia Tillich vi è assassinato l’11 marzo. Questo storico annovera altri fatti simili accaduti a Steyermarck, Karnten, Crain, ecc. - 1655. A Tunguch in Germania (78), un fanciullo assassinato. - 1669. A Metz (79), un fanciullo di tre anni rubato dal giudeo Raffaele Levi, è crudelmente assassinato. Il suo cadavere fu trovato orribilmente mutilato. Il reo venne arso vivo per sentenza del Parlamento di Metz il 16 giugno 1670. - 1778. Di parecchi fanciulli uccisi dagli ebrei nel decimottavo secolo fa menzione il Journal historique et litteraire del 5 gennaio 1778 a pag. 88 e del 15 ottobre del medesimo anno, a pag. 258. - 1803. Possiamo a buona ragione porre qui in primo luogo questa data 1803, poiché in quest’anno uscì la prima volta alla luce il libretto di Teofito o Neofito. Esso vale storicamente più di molte altre autorità per dimostrare che gli ebrei sempre usarono, usano e debbono usare (se pure sono ebrei osservanti) il sangue cristiano nei loro riti. - 1810. Negli atti del Processo di Damasco (80), esiste una lettera di John Barcker ex-Console inglese in Aleppo dove si parla di una povera cristiana scomparsa da Aleppo. Tutti accusavano un ebreo, Raffaele d’Ancona, di averla scannata per raccoglierne il sangue. - 1827. A Varsavia (81), scompare un bambino cristiano nell’occasione della Pasqua ebrea. - 1831. A Pietroburgo (82), un fanciullo assassinato dagli ebrei per iscopo rituale. Così sentenziarono quattro giudici. - 1839. A Damasco (83), si scopre alla dogana una bottiglia di sangue portata da un ebreo, il quale offre diecimila piastre perché si sopisca la cosa. - 1840. A Damasco il celebre processo sopra l’assassinio del Padre Tommaso da Calangiano Cappuccino e del suo servo cristiano uccisi dagli ebrei per scopo rituale. Gli ebrei furono convinti e condannati, benché poi graziati per danari. Quegli ebrei assassini erano quasi tutti italiani e livornesi. Il processo originale è negli Archivi di Parigi, e venne poi stampato dal Laurent nel vol. II des Affaires de Syrie. - 1843. A Rodi, Corfù ed altrove (84) assassinio ebreo di bambini cristiani. - 1881. Ad Alessandria d’Egitto l’assassinio del giovane greco Fornarachi, di cui si occuparono tutti i giornali del 1881-1882. Il cadavere fu trovato dissanguato, tutto punzecchiato, e simile a statua di cera. - 1882. A Tisza Eszlar in Ungheria, una giovinetta di 14 anni è scannata nella Sinagoga dal sacrificatore ebreo. Più recentemente ancora nel 1891 fu trovato presso l'ebreo Buschoff in Xanten della Prussia Renana il cadavere del fanciullo cattolico Giovanni Hegmann senza una goccia di sangue. Il Buschoff venne processato, ma poi assolto, tant'è a dì nostri la potenza dell’oro ebraico! Abbiam letto gli atti di quel processo, tradotti dalla Verona fedele, e sfidiamo chiunque li leggerà a non vedervi per entro il fine prestabilito di salvare ad ogni patto il reo. È un processo che si può definire: Monumento eterno o d’insipienza giuridica o di corruzione giudaica»! (85).

OBIEZIONI ALLA TESI DELL’OMICIDIO RITUALE

Ci sono vari libri assai recenti che cercano di ridicolizzare e confutare l’accusa di omicidio rituale, liquidandola come leggenda o pura superstizione, come, ad esempio, J. MAIER - P. SCHAFER: Piccola Enciclopedia dell’Ebraismo, Marietti, Casale Monferrato 1985, alle voci: sangue, omicidio rituale, profanazione delle ostie. Anche nel Dizionario comparato delle religioni monoteiste: Ebraismo Cristianesimo, Islam, Piemme, Casale Monferrato 1991, alla voce sangue si legge: «Benché LA FAVOLA dell’assassinio rituale sia stata spesso confutata dalla Chiesa, essa è servita più volte come pretesto per pogrom e persecuzioni» (86). A noi risulta invece l’esatto contrario, come dalla decretale Etsi Judæos di Innocenzo III, con i suoi richiami a «pratiche nefande, contra fidem catholicam detestabilia et inaudita». Oltre al libro di PAUL JOHNSON, Storia degli Ebrei, Longanesi, Milano 1987 (87), ve n’è uno in particolare che tratta con una certa serietà ed in dettaglio il problema del sacrificio rituale riguardo al martirio di San Simonino di Trento, e che pone obiezioni all’apparenza più serie, non avendo la pretesa, come gli altri, di liquidare in due righe l’accusa, ridicolizzandola come se fosse una favola. Intendo parlare di A.ESPOSlTO-D. QUAGLIONI; I processi contro gli ebrei di Trento, Cedam, Padova 1990. Sul quale mi dovrò soffermare a lungo e al quale dovrò rispondere. «Occasione del processo - vi si trova scritto - fu la scomparsa, alla vigilia della Pasqua del 1475 [...] del fanciullo Simone, poi ritrovato cadavere, con numerosi segni di ferite, nel fossato che, partendo dalla pubblica via [...], attraversava lo scantinato della casa del maggior esponente della comunità ebraica, ov’era anche la sinagoga. A denunciare al podestà il ritrovamento del cadavere furono proprio gli ebrei che nonostante ciò ed in base alla pubblica voce che li voleva colpevoli del ratto e dell’assassinio furono rinchiusi in carcere. L’inquisitio fu avviata in un CLIMA FORTEMENTE VIZIATO DALLE DICERIE POPOLARI. L’omicidio rituale imputato agli ebrei trentini non era affatto qualcosa di eccezionale, ma rientrava nella prassi normale di una setta dedita a riti stregoneschi e satanici. Procedendo [...] soprattutto in forza delle confessioni degli inquisiti, TUTTE ESTORTE CON LA TORTURA (88) [...] il giudice decise la condanna degli ebrei di Trento [...]. Un mese dopo, il 23 luglio, allarmato da quanto accadeva a Trento, a causa di numerose proteste circa il rispetto della legalità [...] lo stesso papa Sisto IV nominò un commissario con l’incarico di riferire sui fatti e sul processo medesimo [...]. Il legato pontificio, Battista de’ Giudici, [...] giunto a Trento [...] si trovò di fronte sia al FANATISMO POPOLARE [...] sia all’ostilità del Vescovo e delle autorità civili [...]. Convintosi dell’innocenza degli ebrei e della colpevolezza di un facinoroso, troppo frettolosamente discolpato, [...] il commissario abbandonò Trento e fissò la sede del proprio tribunale a Rovereto, oppidum della diocesi tridentina appartenente però al più sicuro territorio della Repubblica Veneta [...]. Prima ancora di esporre le sue rimostranze sulla condotta del commissario, (il Vescovo di Trento, ndr) [...] aveva confidato al fidato Zovenzoni [...] di ritener che la cattiva salute del commissario, fosse un mero pretesto e che quegli si fosse stabilito in Rovereto a bella posta, essendo colà un podestà aperto fautore degli ebrei. Questi (il commissario Battista de’ Giudei, ndr) dal canto suo, cita a comparire davanti al proprio tribunale il podestà di Trento, mentre questi, con lo stesso Hinderbach (il vescovo di Trento) rispose dichiarando nulli i monitoria del commissario e ACCUSANDOLO DI CORRUZIONE E DI CONDOTTA CONTRARIA ALLE ISTRUZIONI DEL PONTEFICE [...]. Ogni successiva azione di Trento è [...] rivolta a ritorcere contro il commissario le accuse che questi, intanto, veniva formulando contro l’operato dei giudei tridentini [...] facendolo comparire come FACILE PREDA DEL DENARO DEGLI EBREI. Il commissario infatti [...] aveva inoltrato a Trento l’istanza dell’ebreo Jacob de Ripa, che è [...] detto [...] providum et diseretum virum [...]. Il podestà di Trento era chiamato a rispondere presso un tribunale [...] in Rovereto, e con lui il Vescovo (di Trento, ndr) ed il Capitolo. Il 12 di ottobre il segretario del Vescovo di Trento [...] protesta solennemente in Rovereto, [...] essere nullius valoris l’istanza prodotta da Jacob de Ripa, poiché il commissario ha taciuto essere l’istante un ebreo, e gli scelleratissimi et perfidi judei semper fuerunt atque sunt persecutores et insidiatores fidei et religionis Christianæ [...]. Di fronte alla palese discordanza tra le sentenze trentine e le risultanze dell’inchiesta del suo commissario, IL PONTEFICE (Sisto IV, ndr) DOVETTE NOMINARE UNA COMMISSIONE DI CARDINALI, incaricata di esaminare la questione [...]. Il Vescovo (di Trento, ndr) promosse a Roma un vero movimento di curia a proprio favore, entro il quale si distinse in modo particolare l’umanista Platina. IL COMMISSARIO apostolico CADDE ovviamente (non si riesce a capire perché, ndr) IN DISGRAZIA: allontanato [...] da Roma, prima a Benevento e poi in Linguadoca [...]. La commissione sistina aveva concluso i suoi lavori (nel 1478, ndr) [...] affermando la correttezza formale del procedimento che si sarebbe svolto rite et recte. Come si sa un secolo più tardi la Santa Sede autorizzò il culto locale di Simone (San Simonino), culto che ufficialmente fu abrogato dopo il Concilio Vaticano II nel 1965 (tornerò su questo punto alla fine dell’opuscolo, ndr) (89). Per quanto riguarda le decisioni della commissione cardinalizia si può aggiungere: «Il giudice rotale accoglieva in pieno le accuse della parte tridentina, principale delle quali l'essersi il commissario sostituito indebitamente al giudice naturale, istruendo un nuovo processo, laddove i suoi compiti avrebbero dovuto esaurirsi nell'osservare e nel riferire, con particolare riguardo all’accertamento del martirio e dei miracoli [...] Battista de’ Giudici era ritenuto colpevole di aver ecceduto nel mandato non osservandone le disposizioni basilari e [...], di aver agito scopertamente a favore degli ebrei [...]. L’operato del commissario era in tal modo [...] dichiarato nullius momenti [...] et multiplieiter irritum mentre il podestà di Trento era liberato dall’accusa di aver agito in violazione della legalità [...]. La Bolla pontificia fu emanata il 20 giugno 1478 [...] in essa [...] si affermava che i processi tridentini si erano svolti rite et recte, ossia nel rispetto della legalità» (90).

RISPOSTE

Secondo il libro in questione sostenere la tesi dell'omicidio rituale «NON È DA UOMINI SANI DI MENTE» (91). Le obiezioni contenute in questo libro vorrebbero dimostrare «il ridicolo e l’assurdo della leggenda dell’omicidio rituale» (92). «Ma, anche solo ad esaminare con occhio distaccato tali obiezioni, viene spontaneo rilevare come il Papa, che pur in un primo momento si era mostrato assai scettico sul modo di condurre il processo da parte del Vescovo di Trento, tanto da inviargli un suo delegato, il commissario de’ Giudici o.p. per esaminarne l’operato, abbia poi nominato una commissione cardinalizia per vedere da che parte stesse la verità, e come tale commissione cardinalizia abbia allontanato il legato romano ed abbia dato ragione al Vescovo di Trento. Ma vediamo ora di dare delle risposte più dettagliate alle varie obiezioni mosse alla tesi dell’omicidio rituale. Un’obiezione soggiacente al libro in questione è che LA PASSIONE RELIGIOSA, il fanatismo cattolico medievale è IL FLAGELLO DELLA STORIA. Essa infatti o acceca o corrompe lo storico che la scrive. La risposta è facile, le testimonianze di tutti gli storici del mondo non costituiscono più - se si accetta il principio di tale obiezione - un titolo valido e bisogna allora dubitare di tutto ciò che gli storici scrivono. Ma allora la certezza storica non sussiste più, non vi è più un solo fatto in tutta la storia umana che possa scappare al naufragio. Infatti «se la passione religiosa rovina la storia, anche le altre passioni la rovinano [...]. Ora non esiste uomo al mondo [...] che non sia colto da una o l’altra di queste tre grandi passioni, vale a dire: la passione politica, quella di scuola e quella religiosa [...]. Ma politica, scuola, religione è tutto il campo della storia [...]. Siete ben sicuri, per esempio, che la battaglia di Farsalo è stata vinta da Giulio Cesare o anche che è realmente esistita una battaglia di Farsalo? [...]. Chi può dirci che degli uomini passionali non si siano fabbricata una battaglia di Farsalo secondo la propria convenienza [...]. La morte di Giulio Cesare, ci diranno i nostri scettici, è una pura invenzione di Antonio e di Ottavio. Vi erano tali e tanti vantaggi per loro a raccontarcela in tale modo! Cesare invece è caduto colto da apoplessia ai piedi della statua di Pompeo [...]. La passione in realtà può ingannare un individuo [...] ma la passione non può ingannare tutti gli uomini, né fare che tutti gli uomini si ingannino su un fatto di ordine pubblico; poiché in un campo così vasto la passione degli uni incontra sempre la passione contradditoria degli altri [...]. È ciò che permette che vi sia una verità storica in questo mondo» (93). L’omicidio rituale si presenta inoltre sotto la copertura e la garanzia di poteri politici di ogni paese: Filippo Augusto e San Luigi IX in Francia, S. Enrico e Massimiliano in Germania, S. Ferdinando in Spagna, Enrico III in Inghilterra, Gregorio XIII e Sisto IV a Roma. è lecito allora mettere in dubbio la credibilità di tali uomini? Ecco una seconda obiezione che si trova nel libro di ESPOSITO-QUAGLIONI, di cui stiamo trattando. Rispondo dunque che innanzi tutto vi sono tre Santi tra questi uomini; ora noi cattolici siamo tenuti a credere alla probità di coloro che la Chiesa infallibilmente mette sugli altari come modello di virtù da imitare per andare in Cielo. Se costoro avessero mentito non sarebbero dei Santi ma dei Calunniatori, quindi dei peccatori e dei modelli di vizio, e sulla strada che conduce all’inferno (absit!). Se però il nostro lettore non avesse la fede, tale argomento non varrebbe e, perciò, scendo al livello di ragione naturale. Il problema dell’esistenza dell’omicidio rituale si fonda sull’AUTORITÀ (io credo che Giulio Cesare o Napoleone siano esistiti anche se non li ho mai visti perché vi è un’autorità che me lo dice, e se tale autorità ha la scienza e l’onestà, posso credere all’esistenza di questi personaggi in virtù di un’evidenza estrinseca che è l’autorità di chi me lo insegna). Ora vi sono autorità giuridiche e autorità scientifiche. Ma prima e più in alto di esse vi è per noi cattolici un’autorità divinamente assistita che è l’Autorità della Chiesa di Roma e del Papa (per chi non avesse la fede

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