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Torture, l'autorganizzazione degli iracheni | ||
by ........... Thursday, Apr. 28, 2005 at 8:26 PM | mail: | |
Torture, l'autorganizzazione degli iracheni
Se il Ministero dei diritti umani, diretto ( ancora per poco) dal discusso e poco apprezzato Bakhtiar Amin, non si muove, gli iracheni si autorganizzano, e cercano da soli di trovare una strada che porti alla giustizia nei loro confronti. E' quanto sta facendo , Ali Chalal,42 anni, matricola 151716 del registro dei reclusi, che ha deciso di divenire portavoce e paladino delle vittime delle torture americane nel famigerato carcere di Abu Ghraib dove è stato prigioniero per tre mesi a partire dal 2003. "Penso che essere un testimone attivo faccia parte di una jihad pacifica. Perciò sono pronto a andare non importa dove, persino a Guantanamo, per impedire le torture ma anche per denunciare le pene insignificanti a cui sono stati condannati i torturatori". Chalal ha fondato, nel 2004, l'Associazione delle "vittime delle prigioni di occupazione americana". "Dalla mia liberazione nel gennaio 2004 - spiega - sono stato ossessionato dall'incubo che ho vissuto a Abu Ghraib e più ancora dal vedere lo svolgimento dei processi agli aguzzini, svoltosi senza che le vittime potessero intervenire". "È molto penoso per me di vedere che nessun iracheno abbia potuto testimoniare sui patimenti che ho dovuto sopportare", spiega ancora l'uomo, il volto rasato, tre figli ed un parcheggio di suo proprietà nei pressi di una moschea, nel quartiere Amaryah di Bagdad. Proprio lì è stato arrestato nell'autunno del 2003. Chalal ricorda che è un dovere di tutti portare i torturatori davanti alla giustizia. A questo scopo ha già accompagnato due gruppi di una decina ciascuno di ex detenuti ad Amman per incontrare alcuni legali statunitensi (scovati via Internet) per intentare una causa collettiva al governo degli Stati Uniti. "Mi occupo sopratutto di coloro che portano ancora i segni delle violenze fisiche o che sono rimasti handicappati in seguito alle torture ", racconta. "Sono obbligato a portarli ad Amman, perchè gli avvocati non vogliono venire a Baghdad, in quanto non sono in grado di garantire la loro sicurezza", ha aggiunto. "Nessuno ci finanzia. Il governo aiuta solo le organizzazioni che cooperano con gli occupanti", si lamenta. |
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