Parigi e le sue 'continentali' periferie si rivoltano. Mentre qui tutto
tace.
Sta accadendo un 'evento' più che memorabile: contro lo stato 'nazionale' e contro la sua declinazione 'europeistico-funzionaria', Parigi si ribella e le sue periferie, in notturna, brulicano di quello che Marx avrebbe chiamato il 'proletariato rivoluzionario' e che, oggi, è invece la colonna vertebrale dell'esclusione. Ecco quello che la 'Repubblica francese' e il suo spirito risponde con le parole del suo ministro: " Le droit représente aussi la protection des plus faibles. Sa négation n'est pas acceptable sur le territoire de la République.". Quello che sta accadendo nel 'territorio della Repubblica' è, invece, quello che accadrebbe, e accadrà, se solo si pensi che la sovranità, oggi, non ha confini. Parigi brucia nelle sue periferie, nella rivolta contro la 'polizia' e il controllo del territorio da parte di uno Stato che 'non esiste' nei termini per cui, oggi, lo stato o è uno 'stato di polizia che controlla il suo territorio repubblicano' o non è. Ed infatti non è. Come hanno scritto: "in cambio del riconoscimento della sovranità dello stato non si possono erogare materialmente diritti di cittadinanza e non resta che la presenza militare della governamentalità". Esattamente Foucault.
'Casseurs' lo siamo tutti se poniamo mente non solo alla crisi dello 'Stato sociale senza società', ma sopratutto all'idea, falsa, che la società sia riassumibile nella 'società civile' di liberale memoria e vocabolario.. Quello che sta accadendo a Parigi, nelle sue periferie, è, ripeto, più che memorabile, anzi, direi: quello che accade a Parigi, oggi, ora, ogni notte, è l'irruzione prima delle nuove 'lotte' e della nuova 'rivolta', come il XX non le ha viste e non le sa riconoscere, come non sa riconoscerle la 'sua politica'.
Questo è il livello della rivoluzione che verrà. E della 'rivolta' che comincia a dirsi e ad imporsi. Chi non lo vede o non lo 'sa dire', torni da dove viene, torni nel suo secolo, torni nel XX.
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