Provo a rispondere ad alcune delle tante domande che poni:
1- Le ceneri di pirite erano perfettamente conosciute come rifiuto tossico e nocivo in Regione Toscana, sia dall’allora assessore all’Ambiente Moreno Periccioli (DS), sia dai dirigenti regionali, responsabili del settore Bonifiche, dott. Gomboli e ing. Barca, quest'ultimo attuale responsabile della struttura regionale. Infatti loro stessi erano stati i committenti di due Valutazioni di Impatto Ambientale (VIA), realizzate con finanziamenti regionali, al fine di selezionare il miglior sito dove garantire l’isolamento in sicurezza di tali rifiuti. Ma le soluzioni indicate in tali studi erano molto più costose per l’Eni, che, successivamente, ha chiesto di depositare le ceneri in miniera e sui rilevati stradali. La Regione Toscana con Delibera di Giunta 5067/89, violando la legge che tu citi, definì le ceneri di pirite come materia riutilizzabile. 2- La scelta della Regione Toscana fu talmente cinica che fu anche previsto che, qualora tali rifiuti fossero stati rimossi dai luoghi dove erano stati collocati, luoghi assolutamente privi dei requisiti di legge previsti per garantire il loro isolamento, sarebbero stati considerati come rifiuti tossici a tutti gli effetti. Coprirono tali scelte gli attuali dirigenti dell’ARPAT, allora funzionari USL. 3- Coloro che hanno prodotto le analisi chimiche non attendibili, perché parziali, fuorvianti e fatte con metodo diverso da quello indicato dalla legge, pur dichiarando il contrario, e con metodo incapace di rilevare la effettiva pericolosità delle ceneri(uso di co2, anzichè acido acetico), furono i prof.ri Davini e Nardini dell’Università di PISA, Dipartimento di Ingegneria chimica, i quali presentarono uno studio per l’ impiego delle ceneri nei cementifici, nei bitumi ecc, quindi impiego anche diverso da quello poi autorizzato, ma, ciò nonostante, sostennero pubblicamente la loro utilizzabilità anche per i rilevati stradali e per ripiena mineraria, senza prevedere che le ceneri passassero attraverso processi di inertizzazione, di fatto presenti nel loro studio. A presentare in Regione quello studio furono i dirigenti ENI dello stabilimento Solmine spa, tra cui l’ing.Saitta. Anche l’ing. Mansi, attuale presidente della Solmar.spa, la società che ha la proprietà delle discariche fotografate nel servizio di indy media, ha avuto un notevole ruolo nella diffusione tra gli agricoltori delle ceneri di pirite, richiedendo autorizzazioni alla Provincia e definendo tali rifiuti “sterili”, anziché rifiuti tossici e nocivi. 4- Non credo che a Follonica sia distribuita acqua avvelenata nelle condutture pubbliche, come ipotizzi. Credo tuttavia che esista un pericolo concreto di contaminazione, in quanto la falda da cui avviene un prelievo per usi potabili è sottostante a quella fortemente inquinata, che è quella più superficiale. Nella zona ci sono infatti molti pozzi artificiali del cui isolamento e manutenzione non ci sono notizie. Rimangono ovvi rischi per le produzioni alimentari realizzate sui terreni dove è presente un’alta concentrazione di arsenico.
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