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L'ASSASSINIO DI CARLO GIULIANI: I VERBALI DEGLI INTERROGATORI DEI CARABINIERI PL
by alice Saturday, Sep. 01, 2001 at 9:48 AM mail:

dalla Newsletter di "misteri d'Italia", 4 agosto

DOCUMENTAZIONE

L'ASSASSINIO DI CARLO GIULIANI: I VERBALI DEGLI INTERROGATORI DEI CARABINIERI PLACANICA E CAVATAIO

Dal newsgroup di discussione it.media.tv, pubblichiamo gli estratti dei verbali d'interrogatorio dei due carabinieri accusati di omicidio volontario di Carlo Giuliani a cui fanno seguito alcune considerazioni firmate da Carlo Govoni.
Si tratta di materiale di documentazione e di riflessioni che Misteri d'Italia offre ai suoi lettori.

ESTRATTO DEI VERBALI


Gli interrogatori sono brevi: un ora e dieci minuti per Placanica e 35minuti per Cavataio.


Dal verbale di Mario Placanica, Carabiniere Ausiliario, in forza al 12° BTG Sicilia di Palermo.

"In quanto addetto a sparare lacrimogeni, a causa del fumo, dopo ripetuti lanci, avevo inalato molto fumo e la mia maschera non era più in grado di proteggermi adeguatamente e quindi avevo occhi e viso in fiamme.
Per questo motivo ad un certo punto mi sono avvicinato al defender [N.d.R.
il Land Rover] ed ho chiesto soccorso e sono salito sul mezzo dove ho iniziato a sentirmi male vomitando. Il mezzo su cui sono salito era quello guidato dall'autista Cavataio".


Nel raccontare quella giornata il Palcanica senza fare alcun riferimento
orario dice che "ad un certo punto la situazione si è tranquillizzata ed
allora il personale del plotone, per prendere aria, si è tolto la maschera
antigas; a questo punto sul mezzo su cui mi trovavo in compagnia del solo
autista è salito un altro collega di cui al momento non ricordo bene il nome
che aveva avuto dei problemi coi lacrimogeni come me.

Il momento cruciale viene così descritto:

"A questo punto però i dimostranti si sono avvicinati ed i carabinieri li
hanno caricati per respingerli; la carica dei carabinieri è stata però
respinta dai manifestanti - la confusione era moltissima - l'autista della
vettura ha cercato di fare retromarcia, circondato dai manifestanti che
avevano rotto il blocco del plotone, ma è rimasto bloccato da un cassonetto
della spazzatura ribaltato a terra dai manifestanti e pieno; se fosse stato
vuoto la Land Rover sarebbe stata in grado di superare l'ostacolo; a questo
punto io ed il collega dietro ci siamo impauriti, anche perché i
manifestanti hanno continuato a lanciare pietre di grosse, anzi di enormi
dimensioni".



Il verbale continua così:

"I vetri della Land Rover, quelli laterali e posteriori (il Land Rover ha
vetri protetti da griglia metallica solo sul davanti) erano stati nel
frattempo mandati in frantumi dal lancio di pietre. Io mi sono messo a gridare, dicendo all'autista di scappare ed urlandogli che ci stavano ammazzando; eravamo infatti circondati dai manifestanti io ho inteso che ce ne fossero centinaia; in quel momento ho visto in difficoltà il mio collega e ho pensato che dovevo difenderlo; l'ho abbracciato perle spalle ed ho cercato di farlo accucciare sul fondo della jeep; io scalciavo perché i manifestanti mi tiravano per una gamba che mi veniva afferrata dall'esterno, per cercare di tirarmi fuori dalla macchina; hanno anche tirato oggetti pesanti che non ho neanche capito di cosa si trattasse; mi è stato dato un colpo con un qualcosa di estremamente pesante e metallico".

L'ufficio da atto che Placanica zoppica manifestamente con la gamba destra e mostra un ginocchio destro gonfio ed escoriato.

"Mentre eravamo accucciati e ci difendevamo dagli assalti che ho descritto continuavano ad arrivare nella vettura pietre, il mio amico è rimasto colpito da una pietra sotto l'occhio all'altezza dello zigomo, a questo punto sempre più terrorizzato urlavo all'autista di muoversi che non c'è la facevo più; dopo avere gridato mi hanno colpito con una grossa pietra in testa di colore bianco con i lati taglienti; mi hanno colpito con la pietra che non veniva lanciata, per ben due volte, la pietra mi ha colpito in testa ferendomi; alla vista del sangue e del mio amico ferito ho messo il colpo in canna alla pistola che tenevo in una fondina a coscia, rimettendo poi però la sicura. Nel frattempo intimavo ai manifestanti di finirla perché se no avrei sparato, loro imperterriti hanno continuato a colpire e a lanciare pietre.
Nell'agitazione e cercando di difendermi, mi sono accorto a posteriori che
con la mano avevo nel frattempo inavvertitamente levato la sicura.
Il lancio di pietre è continuato ed io ho sentito la mia mano contrarsi e
partire dalla mia pistola 2 colpi di arma da fuoco; io ero in posizione
accucciata con la mano alzata ed armata, la mia mano con la pistola era
quello che spuntava dalla camionetta".

A domanda risponde:
"Alla mia vista nel momento in cui puntavo la pistola
non aveva persone, percepivo che vi erano aggressori ma non li vedevo
percependo solo il continuo lancio di pietre. Ero convinto che vedendo
l'arma avrebbero desistito ed invece hanno continuato".

A domanda risponde:
"Per quello che posso ricordare mi pare di aver tenuto
la pistola in mano con le modalità riferite per circa un minuto. Anche dopo
che sono partiti i due colpi il lancio delle pietre è continuato; nessuno ha
urlato, nessuno ha detto nulla in merito alla possibilità che avessi colpito
qualcuno. Io ero accucciato e non ho fatto caso se avessi colpito qualcuno.
Nel frattempo l'ostacolo rappresentato dal bidone è stato superato ed ho
potuto sentire che la camionetta si metteva in moto, eravamo stremati.
Ho sentito l'automezzo spostarsi in avanti; l'ho sentito fermarsi per fare
salire un'altra persona; questo collega ci ha offerto copertura con lo
scudo, sistemandolo come lunotto posteriore, perché il lancio di pietre
continuava. Io perdevo sangue ed ero in preda al panico anche perché sentivo che stavo per perdere i sensi, ho iniziato ad urlare; sull'automezzo nel frattempo è salto un altro maresciallo; io ero nel panico preoccupatissimo
per me e per il mio amico, lamentando la sfortuna faccio infatti presente
che io sono in servizio di leva. Ho tremato fino a quando sono arrivato
all'ospedale".

A domanda risponde:
"Avevo una certa pratica nell'uso delle armi, e per tale motivo sono stato scelto quale "granatista". Voglio ancora precisare che ero impaurito per tutto quello che, nel corso della giornata ed in particolare in quel frangente, avevo visto lanciare, ed in particolare temevo che venissero lanciate nella camionetta anche bombe molotov".

Si dà atto che vengono allegati i fotogrammi tratti da internet.
Verbale chiuso alle ore 00.10.



DAL VERBALE DI FILIPPO CAVATAIO, CARABINIERE IN FERMA BIENNALE.


"Nei pressi del blindato dei Carabinieri incendiato, alla guida della Land
Rover dove nel frattempo ero rimasto da solo, ho raccolto due colleghi che
stavano male e li ho fatti salire sulla mia vettura dietro. Tra questi uno
era Placanica, dell'altro non ricordo il nome.
Arrivati nei pressi di un vicolo vicino a Piazza Alimonda, constatando che
il plotone indietreggiava dietro la spinta dei manifestanti, facevo manovra
in retromarcia in semicerchio di circa 110 gradi per ritornare sui miei
passi: a questo punto i manifestanti hanno messo in atto una violenta
sassaiola, nel frattempo mi sono trovato bloccata la strada da un cassonetto
che era stato lì rovesciato dai manifestanti; il muso della macchina ha
urtato il cassonetto, ho cercato di fare retromarcia ma il Rover dei
colleghi, mi bloccava da dietro. Ho spinto il cassonetto più di una volta ma
senza riuscire a spostarlo in quanto era pieno; nel frattempo mi si è spento
anche il motore della vettura; il collega Placanica ha urlato di essere
stato colpito alla testa; mentre l'altro collega urlava invocando aiuto,
intorno era tutto un lancio di blocchi di marmo. A questo punto ho pensato
solo a fare una manovra che mi allontanasse dal contatto con questi
manifestanti. Non ho parlato con i colleghi, perché indossavo la maschera
antigas; non ho sentito colpi di arma da fuoco, non ho sentito nulla se non
le urla dei colleghi. Sono riuscito a fare manovra e ad allontanarmi.
Non mi sono accorto di ostacoli sul mio cammino. Non ho fatto caso a persone a terra perché avevo la maschera indossata, che mi consentiva una visuale parziale, per come ho già detto ed anche perché la visibilità laterale del mezzo non è ottimale. Ho fatto retromarcia e non ho sentito nessuna resistenza: anzi ho sentito un sobbalzo dalla ruota sulla sinistra, ho pensato ad un cumulo di immondizia visto che era stato rovesciato il cassonetto, ed ho pensato solo ad allontanarmi da quello sfracello".

A domanda risponde:
"Ho fatto caso che il collega sanguinava solo successivamente, durante l'azione l'ho solo sentito urlare".

A domanda risponde:
"Mi sono tolto la maschera solo quando ho chiesto aiuto al maresciallo perché guidasse al mio posto in quanto non ero in grado di guidare il mezzo per il panico. Faccio presente che era la prima volta che mi trovavo in una situazione d'emergenza del genere ed ero paralizzato dal panico.
Come ho detto non mi sono accorto di nulla, ho sentito parlare dell'accaduto
solo a cose fatte".

Viene letto un passaggio delle dichiarazioni rese dal M.llo Amatori, in data
20.7.2001 che ha dichiarato che Cavataio gli avrebbe riferito di aver
sentito gli spari mentre cercava di fare manovra.

Cavataio risponde: "Non ricordo di avere riferito questa circostanza al maresciallo, tenete presente che ero nel panico".

Si dà atto che vengono allegati i fotogrammi tratti da internet.
Verbale chiuso alle ore 00.45.


Considerazioni di Carlo Govoni

1) Non è noto il nome del colonnello e dell'altro ufficiale che dovevano stare sulle due Land Rover.

Non si sa chi fosse l'ufficiale che doveva stare sulla Land Rover guidata da Filippo Cavataio e tanto meno si conoscono i motivi per cui uno di questi due ufficiali non era al suo posto.
Il fatto ha importanza estrema su tutta la dinamica del fatto. Si deve presumere che per motivi di grado, quindi di età, un ufficiale avrebbe dovuto avere una capacità di reagire a situazioni di emergenza superiori ad un carabiniere di leva e ad un carabiniere in ferma biennale. Se ci fosse stato un ufficiale è verosimile che tutto quanto ha portato alla morte di Carlo Giuliani non si sarebbe verificato.
E' singolare il fatto che il nome dei due ufficiali non sia stato ricercato dagli inquirenti. Dai verbali non si sa se sulla Land Rover guidata da Cavataio doveva esserci il colonnello o l'altro ufficiale. Non si comprende come non sia stata fatta alcuna indagine per stabilire il motivo dell'assenza dell'ufficiale. Ricordo che la presenza dell'ufficiale avrebbe potuto essere determinante per la salvezza di Carlo Giuliani.

2) I due militari, Placanica e l'altro carabiniere che salgono sul Land Rover, hanno avuto problemi dovuti al lancio di lacrimogeni.

Nessuna domanda è stata fatta per capire dove avessero lasciato l'attrezzatura per lanciare i lacrimogeni.
Le dichiarazioni sui lacrimogeni fatte da Mario Placanica fanno capire che
questa attività è dannosa per chi esegue i lanci. Calore, rischio di
intossicazione, ecc. Il motivo per cui Placanica sale sulla Land Rover è
questo e sembra che sia lo stesso per il carabiniere che non è identificato.

Come mai non si dice che questi due giovani erano nel panico per effetto dei danni riportati dal fatto di aver lanciato lacrimogeni? E' evidente che non si vogliono trovare responsabilità nei superiori che hanno deciso di far sparare lacrimogeni.
La seconda domanda è: come mai, essendo questi due soldati (secondo la versione di Placanica) in una situazione di pericolo non hanno lanciato un lacrimogeno?
Nessuna domanda è stata fatta per capire come mai due carabinieri addetti al lancio dei lacrimogeni non hanno lanciato un lacrimogeno. E' evidente che i tre sostituti procuratori della Repubblica non sono lì per indagare e per capire, ma per non entrare nei particolari e per prendere atto della versione predisposta dai due avvocati e dai due carabinieri indagati.
Preciso che a Placanica vengono fatte tre domande e a Cavataio due domande e gli viene letto uno stralcio del verbale di un teste.

3) Non si conosce il nome del carabiniere che è salito sul Land Rover,
dopo Placanica.

E' da notare il fatto che nessuno dei due carabinieri indagati ricordi questo nome. E' un fatto curioso perché sia Placanica e Cavataio sono in forza al 12° BTG Sicilia con sede a Palermo, quindi vivono nelle stesse camerate e partecipavano alle stesse operazioni a cui verosimilmente partecipava il carabiniere di cui non si conosce il nome. Ovviamente i cittadini italiani sono tutti imbecilli e siamo tutti pronti a credere che si tratti di una vera amnesia e non certo di una volontà di ridurre al minimo i testimoni. Ricordo che nel verbale di Placanica si fa un solo nome di persona (Cavataio) e nel verbale di Cavataio si fa un solo nome di persona (Placanica). Il nome del M.llo Amatori viene fatto da un sostituto procuratore.
Il discorso è sempre il solito, di tre sostituti procuratori nessuno si preoccupa di risalire a questo nome. Nessuno dei sostituti procuratori chiede di descrivere le caratteristiche fisiche di questo carabiniere al fine di poterlo meglio identificare nelle ore successive. E' ovvio che non vogliono comprendere come si sono svolti i fatti, ma si fa il possibile per occultarli.

4) Mario Placanica dichiara: "....mi è stato dato un colpo con un qualcosa di estremamente pesante e metallico".

Nessuno di tre sostituti procuratori fa una domanda per capire dove è stato dato il colpo. Chiaramente un esame medico della zona avrebbe potuto determinare l'entità e la gravità del colpo. E' chiaro che una dichiarazione di questo tipo col riscontro di una frattura o di una grave ferita penetrante ha un significato. Una dichiarazione di quel tipo senza il riscontro di alcuna lesione documentata con radiografie o con fotogrammi è una dichiarazione priva di senso o più verosimilmente falsa.
I sostituti procuratori non si preoccupano di fare alcuna verifica e nemmeno cercano di definire l'affermazione.

5) Dal verbale: L'ufficio da atto che Placanica zoppica manifestamente
con la gamba destra e mostra un ginocchio destro gonfio ed escoriato.

L'affermazione è sconcertante. Tre sostituti procuratori sottoscrivono una
affermazione di questo tipo. Come fanno a stabilire se Placanica zoppicava o simulava di zoppiccare. Le parole "gonfio ed escoriato" non dicono nulla.
Non si conosce l'entità del gonfiore, non è stato eseguito alcun confronto,
non è stata eseguita alcuna misurazione e non è stato eseguita alcuna
fotografia.
Una affermazione medica fatta da tre persone di cui si può ragionevolmente escludere che siano in possesso di una specializzazione in ortopedia è, ripeto, sconcertante. Il danno alla persona lo si stabilisce con documenti clinici: foto, radiografie, referti di sanitari. Il fatto che ci sia stata o non ci sia stata una riduzione funzionale (cioè lo zoppicare) non è una affermazione che può essere fatta da un procuratore, o perlomeno è una affermazione, che essendo fatta da tre sositituti-procuratore è semplicemente una affermazione di ciò che hanno visto. Nessuna di queste persone è in grado di sostenere che il Placanica abbia subito veramente una riduzione della funzionalità e nessuna è in grado di sostenere che quello sia stato un tentativo di simulazione. Pertanto il Placanica avrebbe dovuto subire immediatamente degli accertamenti sanitari per verificare se il suo zoppicare fosse vero o fosse falso.

6) Placanica afferma: "...il mio amico è rimasto colpito da una pietra
sotto l'occhio all'altezza dello zigomo".

Nessuno dei sostituti procuratori si preoccupa di chiarire il lato e ovviamente non fanno domande.
Si precisa che dal contesto della frase "il mio amico" è il carabiniere di cui non si conosce il nome non è Cavataio. Inoltre non è possibile che sia Cavataio perché quest'ultimo ha dichiarato di aver tenuto la maschera antigas e quindi difficilmente avrebbe potuto riportare una ferita allo zigomo ed essere vista dal Placanica.
Come ho già precisato il carabiniere di cui non si conosce il nome era un carabiniere del Battaglione Sicilia, che il Placanica chiama anche amico. Ovviamente nessuno dei tre sostituti procuratori della repubblica si preoccupa di chiedere il nome di questo importante testimone.
E' bene sottolineare il comportamento dei tre sostituti procuratori. C'è un morto: Carlo Giuliani, e il loro obiettivo dovrebbe essere stabilire in quali circostanze è stato ucciso, mentre siamo di fronte ad un comportamento che è chiaramente una presa d'atto di tutte le affermazioni, le imprecisioni e le omissioni dei due Carabinieri.

7) La descrizione degli spari.

Il carabiniere Placanica dichiara di aver messo il colpo in canna e di aver rimesso la sicura. Poi dice di avere "inavvertitamente" levato la sicura. Il particolare è abbastanza singolare, così ... casualmente, senza rendersi conto di quello che fa un carabiniere toglie la sicura ad una pistola, lo dice davanti a tre sostituti procuratori della repubblica e tutto è normale.
Nessuno fa una domanda per chiarire come mai abbia tolto la sicura. Io suppongo che una persona tolga la sicura quando ha la volontà di sparare. La descrizione del momento dei due spari è particolare. Sembra che la mano sia qualcosa di completamente slegato dall'uomo che la comanda.
E' ridicolo ma è così: "la mano" prende la pistola, che avrebbe dovuto avere la sicura, si contrae e spara due colpi. Tutto come se la mano di Mario Placanica sia qualcosa di estraneo al carabiniere. Sembra un tentativo di difesa del tipo: non sono stato io a sparare, è stata la mia mano.

In risposta ad una domanda Placanica dice di non aver puntato contro persone. Da altre dichiarazioni ho appreso che sul corpo del Giuliani c'è un foro all'altezza del seno mascellare sinistro. Pertanto un colpo è stato sparato ad altezza d'uomo.


Nessuna domanda ulteriore viene fatta per capire come mai, se non c'erano persone, il colpo colpisce un uomo al seno mascellare sinistro. Sparare in aria da una Land Rover col vetro sfondato sarebbe stato possibile. Non si indaga sul punto. Nessuna domanda viene fatta per sapere se ha, a parole, minacciato di sparare. Non si sa che cosa ha detto. E' chiaro, anche per affermazioni successive, che Mario Placanica ha perso la testa. Fa una serie di affermazioni tipiche di chi ha perso la testa. Non si accorge di aver tolto la sicura. Spara dove non ci sono persone e colpisce un uomo. Percepiva che vi erano aggressori ma non li vedeva (ha forse sparato ad occhi chiusi?). Era convinto che mostrando l'arma per circa un minuto gli aggressori avrebbero desistito e, vedendo che continuavano, spara ad altezza d'uomo.

8) "Anche dopo che sono partiti i due colpi il lancio delle pietre è
continuato; nessuno ha urlato, nessuno ha detto nulla in merito alla
possibilità che avessi colpito qualcuno. Io ero accucciato e non ho fatto
caso se avessi colpito qualcuno".

Mi sembra che questa sia la prova incontestabile che Placanica sia stato completamente fuori di testa. Spara due volte e dice che nessuno ha urlato. Dice che nessuno ha detto nulla. Io ho visto un filmato dove si sente il rumore degli spari, silenzio e poi delle voci che gridano "assassini". E' poco credibile che nel silenzio che è seguito ai due spari il Placanica non abbia sentito le grida di rabbia dei manifestanti che hanno visto uccidere Carlo Giuliani.
Non è ammissibile che non abbia visto che dopo gli spari c'è stato un fuggi fuggi generale.
Non è ammissibile che dopo aver sparato due colpi non abbia guardato sul selciato. A circa due metri c'era il corpo di Carlo Giuliani insanguinato.
Io sono convinto che un colpo che ha colpito il seno mascellare sinistro,
sparato con direzione dall'alto verso il basso e da destra verso sinistra,
cioè con traiettoria laterale, non abbia leso organi vitali. Non so dove
abbia colpito il secondo colpo. E' chiaro che non conosco la posizione della
testa del Giuliani nel momento in cui ha ricevuto il colpo. Ritengo che il
colpo non sia stato mortale perché presumo che la testa fosse in posizione
eretta, come si vede da una foto. E' chiaro che un colpo, ragionevolmente non mortale, difficilmente può avere ucciso un uomo di 23 anni. L'aver sparato due volte e non essersi minimamente preoccupato di vedere che cosa ha commesso è indice di comportamento inqualificabile, proprio di una persona fuori di testa e inadatta al possesso di un'arma.
Ciò che è ancor più vergognoso che queste deduzioni le dovrebbe trarre chiunque, ma nessuno le dice.
Come mai i tre sostituti procuratori della Repubblica non cercano di capire chi ha mandato a Genova carabinieri di leva che non sanno maneggiare una pistola? Che non sanno cosa fare dopo aver sparato?
Siamo di fronte sostanzialmente a degli uomini non addestrati o addestrati malissimo, che hanno avuto un comportamento infantile. Uomini che sparano, non sanno dove sparano e si danno alla fuga.
Ciò che ancor più vergognoso è che una massa di mistificatori vuole far credere che Placanica e Cavataio siano le vittime, gli aggrediti e chi ha ricevuto due pallottole sia l'aggressore.

9) L'ultima frase del verbale di Placanica: "Voglio ancora precisare che
ero impaurito per tutto quello che, nel corso della giornata ed in
particolare in quel frangente, avevo visto lanciare, ed in particolare
temevo che venissero lanciate nella camionetta anche bombe molotov".

La frase ha il chiaro aspetto di una frase suggerita da un avvocato. Il
Placanica descrive la paura di ricevere un bomba molotov. E' vero che un
blindato era bruciato, ma perché si doveva pensare che quei ragazzi
lanciassero delle molotov? Ne erano state lanciate? Placanica parla sempre e solo di pietre, mai di molotov. Perché doveva aver paura di una molotov?
E' chiaro che io, tutte le volte che opero una persona (faccio il chirurgo
otorinolaringoiatra), posso farmi un taglio, contrarre una epatite C o una
AIDS. Tutte le volte che opero corro il rischio potenziale di contrarre una
malattia mortale, se fosse così tutti dovremmo operare nel terrore di morire miseramente e pertanto ogni nostro errore dovrebbe essere giustificato perché nel corso di ogni intervento rischiamo potenzialmente la vita. Allora la situazione di pericolo deve essere una situazione dimostrata. Cioè, per esempio, se il carabiniere avesse visto una molotov cadere a due o tre metri dal Land Rover, allora è chiaro che una seconda molotov avrebbe potuto colpire la camionetta.
Quindi la paura di ricevere bombe molotov è una paura del tutto potenziale e immotivata perché in quel frangente nessuno ha parlato di molotov.

10) L'estintore tenuto nelle mani del Giuliani.

E' interessante vedere il verbale e leggere che i tre sostituti-procuratori non fanno alcuna domanda sull'estintore. Tutti avrebbero dovuto la foto in cui si vede il Giuliani di spalle che teneva tra le mani un estintore. Come mai Placanica non ne parla?
Come mai i sostituti procuratori non fanno domande?
La risposta è quella che traspare da tutti i verbali: una chiara volontà di occultare e confondere le idee. Trasformare la vittima: Carlo Giuliani, in un aggressore e trasformare due persone che hanno perso la testa in due persone aggredite, in modo da giustificare il loro omicidio. Ricordiamo che l'unica minaccia vera e reale che Placanica ha ricevuto dal Giuliani è che questo gli mostrava un estintore, tenuto orizzontalmente. Il Placanica non fa alcuna affermazione in proposito e tanto meno gli inquirenti cercano di indagare sul punto. Ricordo, come spiegherò meglio in seguito, perché si possa parlare di vera legittima difesa il pericolo deve essere attuale.

11) Filippo Cavataio ha detto: ".... ho cercato di fare retromarcia ma il Rover dei colleghi, mi bloccava da dietro".

La frase è ambigua, ci sono foto e filmati in cui si vede benissimo che dietro al Land Rover non c'è nulla. Il fatto che ci sia stato il Rover dei collegi è un fatto che può essere vero, ma questo si è allontanato. Il Rover del Cavataio ha tre specchietti retrovisori. Quello di sinistra è ben visibile nelle foto ed è integro. Non si comprende come l'autista non si sia accorto che ad un certo momento quel Rover si è allontanato e lo spazio retrostante era perfettamente libero.
Nessuna domanda in proposito viene fatta dai magistrati inquirenti.

12) Altra sconcertante affermazione di Cavataio:

"Non ho parlato con i colleghi, perché indossavo la maschera antigas; non ho sentito colpi di arma da fuoco, non ho sentito nulla se non le urla dei colleghi. Sono riuscito a fare manovra e ad allontanarmi".
Filippo Cavataio afferma più volte di sentire le voci dei colleghi, però dichiara di non aver sentito i due spari. Possibile che dobbiamo credere a tutto ciò? L'intensità sonora di due spari è notevolmente superiore a quella delle voci concitate. Non è ammissibile che stando all'interno di un Land Rover, quindi ad una distanza inferiore a tre metri dal Placanica, non abbia sentito gli spari.
Anche in questo caso nessuna domanda per precisare la situazione.
E' ovvio che Cavataio ha sentito perfettamente gli spari, non sarebbe
concepibile che si dia l'incarico di autista ad un sordo parziale.
Semplicemente gli è stato suggerito, verosimilmente dall'avvocato, di dire
che non ha sentito i colpi, perché così si può sostenere che lui non sapeva
e non poteva pensare che dietro alla Land Rover ci fosse un uomo ferito.

13) Cavataio afferma: "Ho fatto retromarcia e non ho sentito nessuna
resistenza: anzi ho sentito un sobbalzo dalla ruota sulla sinistra, ho
pensato ad un cumulo di immondizia visto che era stato rovesciato il
cassonetto, ed ho pensato solo ad allontanarmi da quello sfracello".
E' chiaro che non avendo sentito gli spari il Cavataio pensa ad un cumulo di immondizia.
Siamo di fronte ad un caso molto strano, ci sono dei dimostranti, ad un certo momento i dimostranti si allontanano, c'è un fuggi fuggi generale e mentre fa retromarcia, quindi passando sullo stesso percorso dove era passato pochi minuti prima, sente un ostacolo che ovviamente prima non c'era, e, guarda caso pensa ad un cumulo di immondizia.
Il Cavataio non pensa minimamente che sta passando sopra ad uomo? Noi
dobbiamo credergli?

14) Cavataio sostiene di non essersi accorto di nulla mentre guidava la
Land Rover e che sente parlare dell'accaduto a cose fatte.

Come mai quando incontra il Maresciallo Amatori gli cede subito la guida del mezzo e dice che non era più in grado di guidare per il panico? Mi sembra che sia chiarissimo, dopo essere passato due volte sopra ad un corpo umano si sia trovato in stato di shock. Forse il Cavataio ha anche sentito l'ultimo grido disperato di Carlo Giuliani e non si è fermato.

15) Le affermazioni relative allo stato di panico di Placanica e
Cavataio.

Entrambi gli interrogatori sono infarciti di affermazioni di questo tipo:
eravamo nel panico. Tutti i giornali e la stampa non hanno mai sottolineato che stiamo parlando di carabinieri, cioè di persone che hanno il dovere di esporsi al pericolo. Persone che sono loro che hanno il dovere di dare sicurezza ai cittadini non possono avere paura. L'aver dichiarato di aver avuto paura, anche se può trovare comprensione dal punto di vista umano, non può essere considerata, per dei carabinieri, una attenuante.

C'è responsabilità da parte di chi ha dichiarato di aver avuto paura e c'è responsabilità da parte dei superiori che non hanno capito che nel battaglione c'erano uomini inadatti ai compiti che dovevano svolgere.

16) La legittima difesa. Dalle dichiarazioni rese subito dopo il fatto si è capito chiaramente che lo Stato italiano vuole arrivare ad ufficializzare questa versione: Placanica ha sparato perché è stato aggredito, quindi ha sparato per legittima difesa. Placanica ha ucciso il Giuliani e pertanto il Cavataio è passato sopra ad un cadavere.

La mia versione è questa: il Placanica, senza aver subito alcuna aggressione o al massimo piccole escoriazioni al ginocchio destro, ha perso la testa ed ha sparato due colpi ferendo gravemente Carlo Giuliani. Sul corpo del Giuliani è passata sopra due volte la Land Rover guidata da Cavataio. La morte del Giuliani è avvenuta per lesioni riportate durante lo schiacciamento.

Leggiamo l'art. 52 del codice penale. Difesa legittima. - Non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di un'offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa.
E' chiaro che il pericolo deve essere attuale.
Quale pericolo hanno corso gli occupanti della camionetta? Sono stati presi a sassate. Indubbiamente sono il primo a sostenere che prendere a sassate una Land Rover dei carabinieri non sia un fatto normale e non sia certo da giustificare.
Che cosa ha fatto Carlo Giuliani? In tutte le foto che ho visto ha mostrato un estintore. Non risulta dagli atti, ma posso senz'altro capire che il Giuliani abbia, a parole, minacciato i carabinieri. Per tutta risposta il Placanica ha estratto la pistola, l'ha puntata per circa un minuto. E' verosimile che anche il Placanica abbia minacciato. E' ovvio che l'aver mostrato l'arma aveva uno scopo intimidatorio. Ritengo che il carabiniere abbia ricevuto una offesa ingiusta ed abbia risposto, a sua volta, minacciando. Pertanto fino a questo punto il comportamento del Placanica mi sembra corretto.
Il problema scatta nel momento in cui il Placanica spara. Qual'è stato il motivo (attuale) che spinge il Placanica a sparare? Questo motivo non c'è. Nel verbale non si parla di nulla. Gli inquirenti non lo cercano nemmeno, ovviamente perché hanno capito perfettamente che quell'uomo ha avuto paura ed ha sparato senza motivo.
Placanica era minacciato da un uomo che teneva tra le mani un estintore (se
è vera l'affermazione del Placanica lo teneva da circa un minuto). Pertanto
il pericolo a cui era esposto il Placanica era irrisorio.
Io sono pronto a farmi lanciare un estintore in una situazione simile a quella che si vede nelle foto e sono perfettamente convinto che non mi succederà nulla. Pertanto l'offesa è sostanzialmente una minaccia, che se anche fosse stata eseguita, non avrebbe determinato alcun danno.
La difesa, cioè la risposta del Placanica, è sparare due colpi di Beretta.
Che non esistano gli elementi per ipotizzare lontanamente una legittima difesa è evidentissimo.
Non c'è stato alcun pericolo attuale di vita dei carabinieri. Affermazioni del tipo - paura di ricevere un bomba molotov – sono affermazioni prive di senso per poter pensare all'ipotesi di una legittima difesa. L'impostazione che si sta dando al fatto è fuorviante, come sempre si devono difendere le istituzioni quando è chiarissimo che due persone sono uscite di senno ed hanno avuto un comportamento indegno di qualsiasi persona civile.

Non è ammissible che dopo aver sparato il Placanica non abbia gridato al
Cavataio di fermarsi, almeno per permettere di prestare soccorso al
Giuliani.
Passare con una Rover sul corpo di una persona morente è atto indegno di
qualsiasi essere umano.
Difendere e sostenere, per esempio attraverso sottoscrizioni per difendere i carabinieri, dimostrano semplicemente la volontà di ingannare da parte di chi, a freddo, sta seguendo questi eventi.

Ricordo che l'art. 53, uso legittimo delle armi, è un articolo che riguarda
espressamente l'uso delle armi per i pubblici ufficiali e non prevede
minimamente che una persona minacciata da sassi o da corpi metallici
(l'estintore avrà avuto un peso di 8-10 Kg) possa rispondere con le armi.

I carabinieri sono pubblici ufficiali, quindi oltre che a garantire la
sicurezza altrui, avrebbero il dovere di chiarire e non certo di intralciare
le indagini.
Il fatto che non ricordino nulla sul carabiniere testimone, il fatto che il Placanica non sappia spiegare perché ha sparato, il fatto che il Cavataio passi due volte sopra un cadavere e nessuno abbia fatto niente per fermarlo sono tutti elementi che ci fanno capire che non si vuole arrivare alla verità.


CONCLUSIONI
Io ritengo che la fase inquisitoria sia fondamentale per capire cosa è
successo.

Ritengo che i tre sostituti procuratori Anna Canepa, Francesco Pinto e
Andrea Canciani, non siano all'altezza del compito che è stato loro
affidato.
Da due interrogatori così brevi e privi di domande sorgono
inquietanti interrogativi.
I racconti di Placanica e Cavataio sono lacunosi, privi di logicità. Questi magistrati cercano la verità o cercano di occultarla?

Io invito ad una ricostruzione scientifica, precisa e dettagliata del fatto.
La stampa dovrebbe smettere di scrivere chiacchierate qualunquistiche dove
si chiamano aggrediti i carabinieri e si chiamano aggressori le vittime dei
pestaggi.

Sul fatto specifico della morte di Carlo Giuliani si deve avere il buon
senso, da parte di tutti, che chi muore, anche se aveva tra le mani un
estintore, è l'aggredito e non l'aggressore.
Sono convinto che si apra l'ennesimo caso da occultare: vedi la strage di Ustica e tanti altri fatti che non è nemmeno il caso di elencare.
Il mio invito è rivolto a Mario Placanica e a Filippo Cavataio.
Facciamola finita: ammettete che avete perso la testa e che avete tenuto un
comportamento indegno. Non credo che la gente vi lincerà, ma almeno, forse
per la prima volta, in un processo si affermerebbe la verità dei fatti.

In vostra difesa ci sono molti argomenti.
Come mai sulla Land Rover non c'era l'ufficiale?
Come mai la Land Rover aveva le reti di protezione solo sul cristallo anteriore?
Come mai i fumogeni creano parecchi problemi a chi li lancia? Sono tossici?
Come mai le maschere antigas sono così difficili da tenere, soprattutto in
estate?

Dopo starà ai cittadini italiani se vogliono capire tutto e risalire a chi
ha costretto questi due carabinieri ad affrontare una situazione che era,
già nelle previsioni, difficile e, nello specifico caso al di sopra delle
capacità di questi due uomini e di tanti altri.
Ovviamente mi riferisco ai fatti del 21-22 luglio nella perquisizione delle scuole Diaz e Pertini e nelle caserme di Bolzaneto.
I veri responsabili di quello che successo non sono Placanica e Cavataio ma tutta una organizzazione che andrebbe analizzata dall'inizio alla fine.
Oggi si cerca di strumentalizzare il fatto in senso politico-ideologico. E' un gravissimo errore. I manifestanti si identificano con la sinistra e i carabinieri si identificano con la destra. Questo è falso.
Un fatto è un fatto, non è di destra e nemmeno di sinistra. Esiste un Governo che si sente responsabile dell'operato dei carabinieri e cerca a tutti i costi di difenderli. Questo comportamento è sbagliato perché a Genova, in parecchie occasioni, le forze di polizia hanno sbagliato.


Carlo Govoni

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Titolo Autore Data
ma a chi la raccontano? Tore Saturday, Sep. 01, 2001 at 9:48 AM
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