-
Gli accordi relativi all'agricoltura raggiunti al termine di una lunga notte a Doha, a conclusione del meeting del Wto, sono frutto di un mediazione talmente raffinata che non è facile stabilire, come invece è avvenuto altre volte, se ci siano vincitori o vinti. Indubbiamente ha avuto una certa influenza il clima di guerra, ma anche le posizioni di chi, già nei mesi scorsi e dall'interno del Wto, aveva sollevato perplessità su alcuni meccanismi che controllano il mercato delle merci nell'economia globalista. La produzione e la commercializzazione dei beni alimentari sono stati da sempre al centro delle più aspre contese nel quadro degli accordi internazionali sul commercio: da una parte i Paesi europei con la loro agricoltura sovvenzionata e dall'altra gli Usa, che hanno un mercato interno insufficiente e dunque bisogno di nuovi mercati in cui espandersi, e i Paesi in via di sviluppo, che oltre a rappresentare una larga parte degli stati membri del Wto, puntano soprattutto sull'agricoltura per la loro crescita futura. Le derrate alimentari sono state anche una delle cause principali cause del fallimento dell'Uruguay Round, la cui conclusione, con la definizione dei Gatt (General agreement on Tariff and Trade, ovvero accordo su tariffe e commercio) è stata rimandata per addirittura un decennio. "C'è grande discussione, ovunque nel mondo, in merito agli accordi agricoli", ha dichiarato il direttore generale del Wto Mike Moore in una riunione preliminare tenutasi nel luglio scorso, riferendosi al fatto che anche all'interno della struttura si pecepisse la difficolta' di risolvere i problemi in modo soddisfacente per tutti. Il predecessore di Moore, Peter Sutherland, aveva persino ventilato l'ipotesi che il meeting di Doha potesse mettere in crisi la credibilità stessa del Wto. Le decisioni prese durante il meeting, e ancora di più i dettagli che verranno chiariti in seguito, avranno però grande importanza. Oggi, nella maggior parte dei Paesi nord europei e negli Stati Uniti, non e' raro ritrovarsi a fare colazione con succo di arancia della Florida, acqua minerale francese, formaggio olandese, tè indiano, biscotti italiani e banane centroamericane. E' il risultato più tangibile della globalizzazione. L'abbattimento di una tassa doganale, o viceversa la riduzione degli aiuti agli agricoltori in alcuni Paesi, potrebbero dunque portare a profondi cambiamenti. Ma c'è dell'altro: nel mercato senza frontiere i consumatori diventano ancora più importanti, perché un cambiamento delle loro scelte ha un impatto ancora maggiore. Un prezzo troppo elevato, o una diffusa perplessità sulla qualità di un alimento (come sta avvenendo per gli alimenti geneticamente modificati), potrebbero costringere le multinazionali a rivedere le loro strategie. In sostanza comunque, si sottolinea ancora una volta la necessità di prevenire restrizioni e distorsioni dei mercati agricoli, soprattutto per quanto riguarda i sostegni all'importazione e per sostenere le produzioni interne. In realtà l'Accordo agricolo avrebbe bisogno di radicali revisioni, e in particolare, proprio perché mette in gioco la localizzazione dei mercati, il rispetto di alcune fasce lavorative non elastiche come gli agricoltori, il rispetto di tradizioni alimentari locali, meriterebbe di non essere più materia di discussione nell'ambito del Wto.
Bozza presentata al Wto "Riconosciamo il lavoro intrapreso durante i negoziati iniziati nei primi mesi del 2000 nell'ambito dell'articolo 20 dell'Accordo sull'agricoltura, incluse le numerose proposte di negoziato vagliate da un totale di 121 membri. Sottolineiamo l'obiettivo di lungo termine preso come riferimento nell'Accordo per stabilire un sistema di commercio giusto e orientato al libero mercato, attraverso un programma di riforme fondamentali che comprenda regole più forti e specifici impegni di supporto e protezione, che corregga e prevenga restrizioni e distorsioni nei mercati mondiali agricoli. Confermiamo nuovamente il nostro impegno in questo programma. Portando avanti questo lavoro e senza avere pregiudizi sull'esito dei negoziati, ci impegniamo a intraprendere trattative ad ampio raggio, col proposito di ottenere: sostanziali miglioramenti nell'accesso ai mercati, riduzione di ogni forma di sussidio alle esportazioni, riduzioni sostanziali negli aiuti interni al mercato. Speciali e diversi trattamenti per i Paesi in via di sviluppo, saranno parte integrante di tutti gli elementi di accordo, accorpati nei programmi di concessione e impegno, affinché diventino operativi e possano aiutare i PVS ad affrontare le loro necessità, inclusa la sicurezza alimentare e lo sviluppo rurale. Prendiamo nota dei criteri non commerciali presentati nelle proposte di negoziazione dai Paesi membri e confermiamo che questi saranno presi in considerazione come previsto dall'accordo sull'Agricoltura". trovate l'originale in inglese all'indirizzo http://www.ictsd.org/ministerial/doha/agriculturedraft.pdf
Documento finale:
2.1 Raccomanda agli Stati membri di applicarsi per la riduzione di misure anticoncorrenza segnalate dai paesi in via di sviluppo per promuovere lo sviluppo rurale e la sicurezza alimentare. to exercise restraint in challenging measures notified under the green box by developing countries to promote rural development and adequately address food security concerns. 2.2 Prende in considerazione il rapporto del Comitato sull'Agricoltura (G/AG/11) sull'allargamento delle Decisioni sulle misure riguardanti i possibili effetti del programma di riforma sui Paesi meno sviluppati e sulle importazioni nette di cibo, e approva le raccomandazioni ivi contenute riguardanti (I) aiuti di cibo; (II) assistenza tecnica e finanziaria nel contesto di programmi di aiuto, per incrementare la produttività agricola e le infrastrutture; (III) finanziare livelli normali di importazioni commerciali di alimenti base e (IV) monitorare le conseguenze di ciò.
2.3 Assume il Rapporto del Comitato sull'agricoltura (G/AG/11) per quanto concerne la modifica degli articoli 10.2 dell'Accordo e approva le raccomandazioni in esso contenute.
2.4 Prende in considerazione il Rapporto del Comitato sull'agricoltura (G/AG/11) per quanto concerne l'amministrazione delle quote relative alle tariffe doganali e la sottomissione alla notifica degli Stati membri, e rafforza la decisione del Comitato di rivedere l'intera materia. Fonte: http:// http://www.wto.org
Forum Mondiale delle Ong sul WTO Dichiarazione finale
No a un nuovo ciclo di negoziati a Doha
Organizzazioni non governative provenienti da cinque continenti hanno partecipato dal 5 e all'8 novembre 2001 a Beirut ad un incontro internazionale sulla globalizzazione e sul commercio globale. Scopo del Forum era prendere posizione rispetto all¹imminente meeting del Wto e alla sua agenda dei lavori. Il Forum ha anche discusso del clima di militarizzazione e della guerra, che stanno dominando ogni aspetto della vita del pianeta.
Dopo numerose sessioni e workshop, il Forum di Beirut ha emesso questa dichiarazione finale:
L¹importanza del vertice di Doha risiede nel fatto che si tratta del primo meeting globale dopo l'11 settembre, e dall¹inizio della guerra in Afghanistan. E' la prima volta che un vertice di questo tipo si svolge in un paese arabo, non lontano dall¹Iraq e dalla Palestina, dove continua l¹occupazione delle truppe di Israele.
Il nuovo, attuale assetto degli equilibri mondiali ci rende particolarmente sensibili, nei confronti delle pressioni sui paesi in via di sviluppo, perche' facciano maggiori concessioni (al nord del pianeta). Rifiutiamo con forza l¹utilizzo del commercio globale e dei suoi meccanismi, come strumento rispetto all¹attuale guerra.
Sette anni dalla creazione del WTO, ci hanno dato ampia possibilita' di mettere alla prova le promesse di prosperita', sviluppo, apertura dei mercati nei confronti delle nazioni in via di sviluppo, e i numerosi benefici di cui queste ultime avrebbero usufruito facendone parte. E' avvenuto, invece, esattamente l'opposto. La stagnazione economica e' cresciuta, allargandosi fino ad includere sempre piu' paesi. I paesi in via di sviluppo hanno conosciuto gravi perdite nelle loro economie e nei loro scambi commerciali. Le misure protezionistiche del nord globalizzato, sono rimaste un ostacolo ai prodotti del sud del mondo. L¹agricoltura e la sicurezza alimentare hanno subito danni e perdite inaudite. Il divario tecnologico fra il nord e il sud del pianeta e' cresciuto come mai nel passato, mentre le barriere per la circolazione dei saperi sono state rafforzate, e alla forza lavoro e' stato definitivamente impedito di muoversi liberamente.
L¹applicazione degli accordi del Wto e dei suoi meccanismi ha mostrato come esso sia completamente orientato in favore delle grandi multinazionali e del capitale globale. Il WTO non riconosce nessun valore alla giustizia internazionale, ne' agli interessi dei paesi in via di sviluppo, e neanche alle stesse popolazioni che abitano il nord del pianeta. Il WTO e' contro lo sviluppo, e contro il diritto dei popoli a crescere, cosa che spiega l¹emergere di un movimento globale che si oppone all¹esistenza del Wto, al suo ruolo e ai suoi meccanismi di base.
La retorica del libero mercato e' un'ideologia orientata in favore del capitale globale. Quello che cerca il WTO, e' qualcosa che si oppone radicalmente ai principi di giustizia sociale, ai diritti umani, alle convenzioni internazionali. La nostra critica al WTO si basa su qualcosa su cui il genere umano ha trovato accordo decine di anni fa: la Convenzione Onu sui diritti umani. La Dichiarazione del 1986 dice, nel suo primo articolo, che il diritto umano allo sviluppo richiede la completa applicazione del diritto all¹autodeterminazione. Questo include la completa e illimitata sovranita' popolare sulle risorse e sulla ricchezza del proprio paese.
Il WTO ambisce a divenire un'autorita' sul commercio, al di sopra dei paesi e delle nazioni, in pratica cancellando la loro potesta' di formulare politiche sociali, economiche e finanziarie che portino sviluppo. Il WTO elimina l'autorita' delle istituzioni nazionali, in tutte le aree che lo possono riguardare. E' qualcosa che inaridisce il significato del diritto allo sviluppo, e la gran parte dei diritti sociali ed economici dei popoli. Depriva le popolazioni di strumenti politici, istituzionali, e legali, che potrebbero metterle in condizioni di formulare politiche di sviluppo nazionali.
Le regole del WTO ambiscono a fare del commercio un principio assoluto e onnicomprensivo. Esse mettono da parte i diritti umani e il diritto allo sviluppo, cosi' come gli interessi della popolazione, che vengono adattati alle esigenze del commercio globale, piuttosto che il contrario.
La creazione di un'organizzazione globale che abbia un tale potere e una tale autorita', e' un progetto di per se' pericoloso. Che diventa ancora peggiore, alla luce della pressione attuale a militarizzare la globalizzazione, e l¹egemonia di una parte del pianeta sulle decisioni che riguardano tutti.
Su queste basi, le associazioni che hanno partecipato al World Forum di Beirut hanno espresso le seguenti posizioni rispetto al Forum di Doha:
1. Noi rifiutiamo un nuovo ciclo di negoziazione nel WTO e qualunque nuovo proposta che venga iscritta nell'agenda dei suoi lavori, in particolare quante siano connesse con investimenti, competitivita' del mercato, accordi governativi e qualunque altra, che possa scavalcare questo vertice, mettendo i delegati dei paesi in via di sviluppo in una posizione nella quale sia per loro impossibile seguire i negoziati che si svolgono su terreni diversi al tempo stesso. 2. Chiediamo che gli accordi precedentemente raggiunti siano rivisti alla luce della loro applicazione pratica, che ha mostrato come essi siano orientati a sfavore dei paesi in via di sviluppo. Questo include la rivalutazione, la correzione o l¹annullamento degli accordi che sono stati firmati in condizioni di pressione, o ignoranza. Fattori che cancellano la volonta' e inficiano i conteratti stessi. 3. Chiediamo la cancellazione dell¹accordo sulla proprieta' intellettuale, che impedisce ai paesi in via di sviluppo di offrire alla cittadinanza adeguate cure sanitarie; che blocca la circolazione del sapere tecnologico, e protegge gli interessi di organizzazioni sovranazionali, rendendo piu' facile la spoliazione dell'eredita' culturale e genetica dei paesi in via di sviluppo. 4. Chiediamo che l'agricoltura venga esclusa dalle finalita' del WTO e che sia proibito il dumping praticato dalle multinazionali. Sua conseguenza, e' che i sussidi vengono erogati ai paesi industrializzati, che hanno accesso ai prodotti agricoli die paesi in via di sviluppo. Questi devono avere il diritto di sviluppare e proteggere la loro agricoltura. Rifiutiamo qualunque misura tesa a monopolizzare la produzione di semi attraverso brevetti e modificazioni genetiche. 5. Rifiutiamo che i servizi di base (salute, acqua, istruzione ect) siano inclusi in accordi commerciali: sono direttamente connessi al benessere delle persone e devono rimanere prerogativa delle loro istituzioni, e non di forze di mercato che puntano a facili guadagni. 6. Ci opponiamo all¹inclusione degli standard sul lavoro nel WTO, e chiediamo che siano rispettati gli standard dell¹ILO. 7. Gli accordi e le pratiche del mercato devono rispettare la sicurezza dell'ambiente e gli standard di salute. 8. Rifiutiamo il meccanismo di funzionamento del WTO, in particolare nella modalita' di risoluzione dei conflitti perche' esso non e' democratico ne' trasparente, e non offre garanzie di uguale rappresentanza nel processo decisionale. Chiediamo nuove regole, che rispettino queste condizioni e le possibilita' dei paesi in via di sviluppo.
L¹economia e il commercio globale dovrebbero perseguire il consolidamento della giustizia sociale e dell'uguaglianza. Dovrebbero mettere tutte le nazioni in condizione di beneficiare dei progressi economici, scientifici e tecnologici. Questo rafforzerebbe la pace e la stabilita' globale, invece di essere strumento di creazione di conflitti e guerre.
Il nostro pianeta non e' in vendita e le persone e le loro vite non sono merce
Cambiare la sede dei meeting del WTO da un paese all'altro, per evitare quanto accaduto a Seattle due anni fa, non risolvera' il problema. Chiediamo che il Wto cambi, nei meccanismi e nei contenuti, non nella sede per le sue riunioni. Se questo non avverra', allora qualunque vertice, ovunque si svolga, diventera' un'altra Seattle.
|