seguendo un ambulanza nel cuore del mostro - betlemme
Ci svagliamo tardi, dopo una serata passata a sbraitare contro la compagnia che fornisce connettivita' all'Alternative Information Center. Una delle loro macchine e' incartata e siamo senza connessione. Il lavoro che io e r. siamo rimasti per fare necessita' della connesione per scaricare i file necessari a installare l'arabo su un portatile, a importare l'audio da un minidisc, non che' sound edit per editare i materialli acquisiti. Verso le undici ci dirigiamo verso l'ospedale di Beit Jala, da cui dovrebbe partire ua delegazione di internazionali insieme ad una ambulanza della Mezzaluna Rossa per portare cibo, acqua e medicinali agli assediati nella chiesa della Nativita'. Ci sono circa venti o trenta internazionali, gli ultimi rimasti nell'area di Betlemme, e almeno altrettanti se non di piu' rappresentanti dei media ufficiali. Ci incamminiamo lentamente lungo un percorso di circa 3 km che ci dovrebbe portare a Manger Square. Gli internazionali davanti e intorno all' ambulanza, con bandiere con la croce rossa, cartelli che declinano la convenzione di ginevra. Ci muoviamo in una Betlemme totalmente silente e deserta. Il vento polveroso spazza la strada e l'aria e' rotta un paio di volte dai colpi in aria di un fucile mitragliatore. Il sole ci scalda e ci rende sonnolenti, se non fosse per la tensione. Sembra di essere in una citta' disabitata, abbandonata. Una cinquantina di metri dietro l'ambulanza camminano i giornalisti, i fotografi, i cameramen. Ben distanti dai pazzi che si dirigono verso il cuore delle operazioni militari israeliane nell'area. r. e k. hanno qualche alterco con i media ufficiali, i cui operatori alla richiesta di rimanere vicino al gruppo, ribattono sprezzantemente che "gli hanno gia' sparato addosso", come se a noi non fosse successo, e senza giubbotto antiproiettile e caschetto. Proseguiamo. Arriviamo a circa cento o duecento metri dalla piazza occuapata. Davanti a noi svariati carri armati e APC, e un paio di pattuglie a piedi. Il carro di fronte a noi muove la torretta per puntare il cannone sull'ambulanza e sulla delegazione. Sembra imminente un colpo a distanza ravvicinata, per convincerci definitivamente di quanto ci sia poco da scherzare. Poi una pattuglia di 6 soldati si avvicina e si piazza a qualche decina di metri da noi, i fucili spianati nonostante gli ordini del capo pattuglia. Dai tetti vicini i cecchini ci ululano "Hellouuuu" e fischiettano per farci sentire il peso delle loro pallottole potenziali. S. il negoziatore del gruppo si avvicina alla pattuglia, dopo averlo chiesto ad alta voce. Chiede se e' possibile portare cibo e medicinali ai feriti dentro la chiesa. "Ci sono feriti?" chiede il capo pattuglia. Si', risponde, possiamo?. No, stiamo provvedendo noi a cibo e cure. Dobbiamo andarcene?. Si. Possiamo andarcene senza essere minacciati? Si. Tutte le risposte arrivano a distanza di qualche minuto dopo aver interpellato il comandante dell'operazione. Voglio farvi sapere che sappiamo che ci sono feriti e che l'esercito israeliano sta violando le convenzioni internazionali di ginevra. Si, grazie. Un bulldozer che ci aveva chiuso la via dalla quale eravamo venuti si sposta. La tensione e' altissima. Abbiamo altre domande. S. torna dal capopattuglia. Qualcuno di noi puo' entrare a controllare che la situazione sia come avete detto voi, cioe' che il cibo e l'acqua vengono portate ai feriti? Il capopattuglia non consulta neanche il comandante. Risponde secco. "No, e stiamo ordinando di sgomberare la Chiesa." Ci allontaniamo lentamente, lasciando lungo la strada i viveri che avevamo portato ad alcune famiglie. IL cielo si copre e incomincia a piovere. Sentiamo in lontananza una voce al megafono che dice "Se uscirete tutti pacificamente non verra' torto un capello a nessuno". Ancora bugie. E i carri armati che incontriamo sulla nostra strada e che arretrano davanti a noi per farci arrivare all'ospedale non cancellano la sensazione che le parole "stiamo provvedendo" siano una battuta alquanto sinistra.
06 aprile 2002 Betlemme Palestina
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