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16/07 Al Qararah: notte, coprifuoco, bambini
by di Fabio casco bianco Operazione Colomba Sunday, Jul. 21, 2002 at 8:36 AM mail: colomba@eudoramail.com

16/07/02 Al Qararah: notte, coprifuoco, bambini

Al Qararah: notte, coprifuoco, bambini (di Fabio casco bianco) Operazione Colomba

16.07.02
Continuiamo le nostri notti nelle case della zona del villaggio di Al Qararah che dal tardo pomeriggio per tutta la notte fino alle sei del mattino si trova sotto coprifuoco. si tratta di tutta quella striscia considerata di "sicurezza" a ridosso di Kussufim road, vale a dire la strada che collega in una manciata di minuti l'insediamento di Gush Katif al resto di israele, una sorta di terra di nessuno dove i bulldozer e i tank fanno il loro lavoro per fare tabula rasa. e difatti così si presenta ai nostri occhi ogni volta che, soffermando lo sguardo su quelle auto che sfrecciano lontane, restiamo a guardare i campi distrutti, le palme abbattute, le macerie di case una volta di certo abitate. Fatma è una delle animatrici del campo estivo dove spesso ci siamo fermati a giocare coi bimbi. si tratta di un campo di due settimane organizzato dal centro per lo sviluppo umano e da membri del ppp (partito popolare palestinese). tra danze palestinesi, sabbia, sudore e colori e nessuna islamizzazione, ci si pone a contrasto con gli altri due campi organizzati ad Al Qararah, uno da Hamas, l'altro da Jihad islamica. Nel tardo pomeriggio ci muoviamo a piedi dal check-point di Abu Holi fino a casa di Fatma, una casa non di mattoni e cemento, ma di teli, perché 16 mesi fa i bulldozer israeliani demolirono la sua casa (quella di mattoni e cemento) per le solite e monotone e incomprensibili e idiote ragioni di sicurezza, costringendo lei e la sua famiglia, in tutto quindici persone, a vivere nelle tende. quando arriviamo a casa sua (mi sia permesso l'uso del termine improprio "casa") Fatma è lì che ci aspetta, mentre sua mamma prepara il pane. Ci saluta stringendoci le mani, ancora infarinate e ci sorride. mentre inforna le pagnotte nel forno di terracotta nonostante le barriere linguistiche riusciamo a comunicare. Fuori dalle tende tronchi ormai morti di palme una volta maestose, topi e sabbia. nel paradosso dell'abbattimento della loro casa, più volte in seguito i bulldozer israeliani sono penetrati ed hanno abbattuto anche le tende. Sorseggiando un the troppo caldo per non essere bevuto, tra il sole che cala, le auto e le camionette dei soldati che sfrecciano lungo la strada e su dal ponte, sale lenta la rabbia fino in gola. Sale la rabbia, perché non esistono ragioni in grado di giustificare tanta cattiveria. Sale la rabbia perché c'è gente che continua a sentire solo e soltanto le ragioni e le urla di dolore di una parte. Sale la rabbia, sale. Scorrendo sulle rughe di questa anziana donna, la mamma di Fatma, leggo la rassegnazione di tutto un popolo ormai stremato e ad ogni "Ramallah", "Jenin", "Sabra", "Chatila" la donna alza le mani al cielo ed in arabo ci dice "come dio vuole". Poi viene sera e puntuale la jeep bianca dell'amministrazione annuncia il coprifuoco. I soliti piccoli calciatori scalzi si ritirano. Anche noi entriamo in tenda. Quando ormai è buio, anche la corrente va via e allora la serata prosegue tra luce fioca di candele, uova, patate formaggio e pane, quel pane di cui avevo ammirato l'alchimia della cottura. mastico e ingoio, ma non riesco a ingoiare la rabbia che ancora rimane e mi veglia la notte, che passiamo con loro nelle tende. Talvolta lontani colpi di fucile, talvolta lontani i cingoli di tank, talvolta il faro (di merda) che illumina la zona e penetra nella nostra tenda. Passa così la notte. Tra cielo e rabbia.

17.07.02
La giornata comincia presto. il sole è ormai spuntato e la tenda chiusa comincia a scaldarsi. Ci svegliamo così e la donna che mi aveva commosso nelle ombre flebili delle candele di ieri sera ci saluta e ci porta del latte caldo e del formaggio. Non possiamo che sorridere. qui, come da Mc Donald's il sorriso e' gratis...
Poi, prima che siano le otto siamo già sulla strada verso il posto dove si svolge il campo estivo. oggi è l'ultimo giorno. alla fine di questo campo tutti i cento bambini sfilano per le strade di Qararah, un corteo festoso e colorato, ritornano "libertà'" e "Palestina" e le due dita aperte a V. Lungo la strada costeggiamo il campo estivo organizzato da Hamas. ci sono dei teli verdi che coprono la rete e non ci riesce di vedere cosa accade dentro, poi un cancello si apre e per un attimo ci è permesso di vedere quello che accade dentro: bambini in fila che si cimentano in esercizi di combattimento. Lo schermo di un televisore mi ha sempre scremato l'assurdità di queste scene e ancor più ora che sfilo insieme a questi bambini colorati che parlano di libertà per la Palestina, mi sembra assurdo...

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