La totalitą assoluta delle fazioni politiche parlamentari del Kazakistan
č firmataria degli accordi con le compagnie occidentali per lo sfruttamento
delle risorse. Di conseguenza ci si trova in una situazione di opposizione
istituzionale completamente nulla.
D'altra parte, come accennato alla fine del paragrafo 1.2 sui cenni
storici, dietro una parvenza di democrazia si nasconde la stretta dittatura
del presidente Nursultan Nazarbayev.
La popolazione di tutta l'area sta affrontando seri problemi dovuti
all'impatto ambientale (sia delle installazioni
petrolifere sia dei cantieri per la costruzione della pipeline) ed
all'impatto sociale dell'industrializzazione forzata.
In generale, dopo la fine coatta del nomadismo e soprattutto dopo la
caduta dell'Unione Sovietica, la popolazione del Kazakistan vive una situazione
di grossa difficoltą economica: quelli che, durante l'appartenenza
all'URSS, erano scambi di beni e servizi interni, sono ora diventati scambi
internazionali, con tutte le conseguenze del caso. Il reddito medio č
bassissimo, la poca agricoltura ottenuta con la riforma agraria sovietica
č stata riassoribita dal deserto. Restano solo i campi di estrazione
di idrocarburi in comproprietą tra la Gazprom e le compagnie occidentali.
Resta solo la possibilitą di abbandonare la propria casa ed andare
a vivere per lavorare, anzichč lavorare per vivere, nei campi di
estrazione.
Karachaganak č una Zona Industriale di Esportazione a
tutti gli effetti, con la differenza che non esporta beni prodotti ma energia,
impalpabile energia chimica che era la principale ricchezza del proprio
sottosuolo e che ora viene trasmessa all'opulento occidente.
Uno sviluppo fasullo, controllato e guidato da colossi economici italiani,
inglesi, americani e giapponesi.
Dal punto di vista dei danni ambientali, occorre considerare che la
regione č boscosa solo nell'area pił vicina agli Urali, mentre
spostandosi verso sud diviene rapidamente desertica. La costruzione della
pipeline sta provocando la deforestazione forzata proprio del nord ovest,
cioč dell'unico polmone verde.
Secondo la IESNC (Independent Ecological Service on Northern Caucasus),
alcune ampie operazioni di deforestazione, oltrechč nocive all'equilibrio
ambientale, sono anche illegali, come ad esempio l'abbattimento dei Pini
di Crimea nei parchi nazionali. Il parco naturale di Gelendzhik svanirą
rapidamente, cessando alla base la sua ragion d'essere, quando a breve
l'ultima foresta di pini sarą stata distrutta per fare spazio alle
stazioni di pompaggio della pipeline.
Stessa sorte, nei pressi del mar Nero, tocca alla riserva
naturale "Arkhipo-Osipovskoe", dichiarata "Monumento della
Natura" dalla Federazione Russa ed addirittura in corso di
abbattimento illegale da parte della SAIPEM/ENI. Maggiori informazioni saranno date nel Capitolo 7.
Queste informazioni sono estratte da un comunicato bilingue (Russo/Inglese)
emesso dalla IESNC (Independent Ecological Service on Northern Caucasus)
il 18 agosto circa le azioni di protesta contro l'abbattimento della foresta.
In questo quadro, senza appoggi politici nč interni nč
esterni, il movimento di opposizione stenta a trovare spazi di espressione
e di azione.
All'interno del mondo lavorativo, quasi sempre sotto dominio (nel vero
senso della parola) ENI o British Gas, sono pochi i lavoratori sindacalizzati.
All'esterno, esistono alcuni movimenti, tra i quali quello ambientalista
legato all'IESNC, ed alcune organizzazioni politicizzate come gli anarchici
della Autonomous Action.
Proprio questi ultimi, assieme ai lavoratori sindacalizzati, e quindi
situati a metą strada tra movimento di lavoratori e movimento sul
territorio, esprimono un punto di vista autenticamente "alternativo" a
quello dominante.
Non trovano molti spazi a causa della forte repressione e dei pochi
spazi di agibilitą forniti dalla situazione sociale ed economica
kazaka, ma appaiono in grado di raccogliere consensi nell'immediato futuro,
a quanto risulta allo scrivente da contatti diretti.
La principale fonte di documentazione su questi ed altri attivisti della
zona č naturalmente russia.indymedia.org,
ma il sito attualmente č presentato solo in versione russa. Per
chi non conosce il russo, gli ostacoli comunicativi sono elevati.
Il 3 ottobre 2001, ad Aksai, un minuscolo abitato nelle immediate
vicinanze del grande campo di estrazione di petrolio e gas di Karachaganak,
sono stati attaccati dei volantini da parte di membri del gruppo dei lavoratori
anonimi nel quartiere degli Occidentali (managers e specialisti di ENI/Agip,
British Gas, Texaco, Shell, Lukoil, ecc.)
Questo quartiere č una zona residenziale ad accesso altamente
ristretto, con speciali sistemi di pass per l'accesso e una forte infrastruttura
di sicurezza.
In particolare la zona č difesa per prevenire l'accesso da
parte degli abitanti del luogo (a meno che non si tratti di giovani donne).
Lģ dentro hanno acqua calda e molte altre cose gradevoli ed utili...
I Volantini recavano il seguente testo: "Combatti i tuoi veri nemici:
poliziotti-boss-politici. Non guerra, ma guerra di classe!"
Chi scrive ha avuto un rapporto drammatico con questo volantino.
Da alcuni contatti diretti successivi alla ricezione del testo risulta
che:
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Karachaganak č un centro piuttosto esteso, formato da un 1% di abitazioni
destinate ai dirigenti occidentali, un 40% formato da abitazioni piuttosto
povere destinate ad abitanti locali e lavoratori immigrati, un 59% di strutture
di estrazione petrolifera e metanifera e relative infrastrutture.
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L'unico 1% di abitazioni residenziali, quelle destinate ai managers americani,
europei e giapponesi, č guardato a vista da guardie armate, un vero
e proprio ghetto dorato dei ricchi sfruttatori.
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Karachaganak č una zona energeticamente ricchissima, visto il petrolio
ed il metano del suo sottosuolo. Nonostante questa abbondanza energetica,
che qui in Italia (storicamente importatrice di energia) possiamo solo
invidiare, ai cittadini lavoratori locali ed immigrati non č concesso
nč avere energia elettrica ad uso abitativo nč una sola briciola
del gas per usi civili: non hanno impianti a gas per cucine, e neanche
acqua calda. Di impianti di riscaldamento, neanche a sognarne...
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Tutta l'energia prodotta viene convogliata nelle pipeline, verso destinazioni
sconosciute (data la complessitą della rete di pipelines russe).
L'unica deroga č rappresentata dalla minuscola percentuale destinata
al villaggio dei managers occidentali.
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Per gli abitanti di Karachaganak del XXI secolo si presentano poche alternative:
se non si vuole essere costretti ad emigrare occorre accettare la schiavizzazione
nei campi di estrazione petrolifera/metanifera. Per le ragazze esiste solo l'alternativa di vivere prostituendosi
ogni notte ai managers occidentali, il che spesso č l'unico modo
per vivere almeno qualche ora nel villaggio dorato senza essere buttati
fuori dalle guardie armate.
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