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Il primo Ottobre la Zanon ricorda un anno di occupazione, ricorda il lungo
percorso di lotte che hanno portato a questo punto, all'occupazione e alla
produzione bajo control obrero, all'ingresso di nuovi lavoratori
provenienti dalle fila del Movimento dei Lavoratori Disoccupati. A un anno
dall'occupazione la Zanon continua la sua lotta, esigendo la statalizzazione
dell'impresa a controllo operaio, proponendo un piano di lavoro con al centro
una politica sociale di opere pubbliche, gia' cominciata con la pavimentazione
di un ospedale di Neuquen. A un anno dall'occupazione la lotta della Zanon e'
piu' concreta che mai. Concreta come i crumiri guidati da Montes, concreta come
i bambini mercerari assoldati dal vecchio Zanon che proprio il primo di
ottobre si sono installati dall'altra parte della strada, di fronte alla
fabbrica che rappresenta il trionfo di tutto questo movimento di occupazione,
e di reazione forte a uno stato capitalista e affamatore, che chiude impianti
e licenzia lavoratori. Una provocazione inaccettabile, una prova in piu' della
forza di questa lotta, della forza di quest'esperienza. La Zanon
resiste, reagisce col supporto attivo dei movimenti che da sempre la
accompagnano, resiste con l'appoggio della citta'e degli studenti, delle altre
fabbriche, dei media indipendenti. Resiste e si fa forte con la voce delle
Madri, con la voce di Hebe de Bonafini. E con tutto quello che queste voci si
portano dietro: una lotta che non ha mai smesso di essere, una voce che non ha
mai smesso di gridare, che non ha mai permesso il silenzio e la
dimenticanza. Sono passati dei giorni dal primo di ottobre e la rabbia per
l'ennesimo attacco del potere alla fabbrica si respira ancora nell'aria, si
vede negli occhi degli e delle operaie della Zanon, si sente nelle parole di
Hebe. Come si sente l'entusiasmo, la forza di questa lotta, il potere di una
pianta enorme che produce sotto il controllo degli operai.
"Ho seguito dall'inizio il percorso politico, la lotta di questa fabbrica, ma
arrivare qui, varcare quella porta e' una sensazione inimmaginabile..." dice
Hebe. Apre il discorso Raul Godoy: "Questa fabbrica fu inaugurata nell'80, in
piena dittatura. E come furono i mondiali, cosi'anche queste grandi
inaugurazioni contribuirono a far sì che il silenzio sulle morti, sui sequestri, sulla
desaparicion continuasse impunito.... Ed oggi, a un anno dall'occupazione dell'impianto,
posso dire con gioia che la fabbrica e' inaugurata di nuovo, stavolta
dalle Madri di Plaza de Mayo.... ed e' una fabbrica nuova, una fabbrica degli
operai, e delle Madri...."
Hebe continua: "Questa e' la dimostrazione che la lotta dei nostri figli non
e' stata vana... Voi rappresentate la continuazione di quella lotta, di quei
30.000 desaparecidos che sono i nostri figli... Anche loro amavano la
vita, come voi. Volevano vivere. E amare la vita significa lottare, non per se
stessi, ma anche per tutti gli altri... Perche' voi la fabbrica l'avete
rimessa in produzione non solo per voi, ma per tutti quelli che non hanno mai
smesso di lottare..." Continua Hebe, emozionandosi, facendo emozionare tutti e
tutte quelli che la ascoltano: "Perche' se ci chiamano sovversivi, meglio. Se ci
chiamano terroristi, meglio. Perche' noi siamo sovversivi, mentre i terroristi
sono loro... Io non voglio morire per la rivoluzione, ma se sara' necessario
moriro' felice, perche'il sangue dei nostri figli non e' caduto invano e voi
qui, oggi, ne siete la dimostrazione."
intervista a Andres
Zanon fabbrica occupata a Neuquen, Patagonia Argentina
cronaca e foto dal corteo delle fabbriche occupate
Foto: un anno di autogestione alla Zanon
Foto: corte de ruta MTD per la Zanon
Foto: le madri di Hebe alla Zanon
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