Continua la vicenda partita il 3 ottobre con il sequestro di una piantagione a Resina (PG)
Umbria verde e ammanettata: Un aggiornamento sulle vicende repressive a carico di 2 coltivatori umbri per il sequestro effettuato a Resina (PG) il 3 ottobre scorso: Ad oggi domenica 27 ottobre 2002 dopo ben 24 giorni i due imputati del processo sono detenuti in carcere in stato di custodia cautelare.
Per V.P. 51 artigiano, padre di famiglia, incensurato il difensore avv.Monacelli di Gubbio ha presentato domanda di scarcerazione in data 11 ottobre, richiesta rimasta nell'aria a causa di intasamenti del lavoro per altri processi del tribunale di perugia, in concomitanza a grosse oprerazioni di polizia contro la prostituzione e la kemesse dell'industria dei cioccolatari e dei loro avidi spettatori: Eurochocolate.
L'imputato ha dichiarato che la quantità di canapa da lui coltivata (5kg secondo gli atti del processo contro i 30/40 urlati dalla stampa locale) veniva utilizzati da lui per soli usi personali ed esclusivamente per scopo terapeutico precisando di non aver mai ceduto a nessuno la marijuana. Lo stato di salute di V.P. giustifica un utilizzo della canapa come antiemetico, avendo l'imputato notevoli e documentati problemi all'apparato gastro- digerente.
La vicenda bizzarra che sta dietro a questo sequestro secondo fonti ben accertate, parte dal coimputato A.P.33 anni, un conoscente dell'artigiano di Resina e residente al centro del paese. A.P.aveva nel suo giardino delle piante ben visibili dalla strada ed nel corso della mattinata aveva notato dei Finanzieri che osservavano la sua proprietà. Preso dal panico in un momento di follia A.P. chiama il prete del paese e si fa aiutare da questo a sradicare le piante che ha nel giardino, raccontando al prete che voleva portare nascondere le piante nei dintorni della casa del conoscente V.P. sulle colline di fronte al paese. Il prete essendo un prete e quindi un infame dopo aver aiutato la pecorella smarrita è andato dai carabinieri raccontandogli ciò che era successo poco prima.
Alle 13,00 i carabinieri arrivano a casa di V.P. dove trovano A.P. in stato confusionale con le sue piante in mano e V.P. che lo stava invitando a portare altrove la sua marijuana. Parte comunque una perquisizione nel corso della quale in casa di V.P. sono state rinvenute piante, di cui lui faceva un uso esclusivamente personale e motivato da ragioni terapeutiche a causa del suo stato di salute.
Intanto sono passati ventiquattro giorni ventiquattro lunghissimi giorni in cui la famiglia di una persona malata ha subito una lacerazione tremenda ed un individuo innocente è stato privato delle libertà personali, è inverosimile che una persona agli arresti domiciliari possa inquinare le prove se la cannabis è sotto sequestro in una caserma dei carabinieri, per cui non si capisce cosa aspetti il Giudice per le Indagini Preliminari Claudia Matteini a riportare gli imputati fuori dal carcere.
Sembra assurdo che una una città come Perugia che si definisce progressista, ed in una Regione in cui l'assessore alla sanità si dichiara favorevole all'uso terapeutico della canapa una persona malata debba rimanere in carcere 24 giorni per essersi coltivato una pianta medicinale.
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