Lecce, 2 dicembre 2002
Si č scatenata una capagna infamante delle destra e delle chiesa locale, che gestisce il Cpt Regina pacis, che minacciano querele e azioni eclatanti.
Il movimento risponde...
Alla giornata di mobilitazione del 30 novembre contro il razzismo e la xenofobia istituzionali e contro l'istituto dei Centri di Permanenza temporanea, il Regina Pacis ha risposto con la sua vera voce e con il suo vero nome.
Al di lą degli eufemismi i centri sono carceri che rinchiudono esseri umani. Una violenza originaria, ammantata in superficie dalla legge, č la radice che attraverso la giornata di mobilitazione č stata messa a nudo.
Questa violenza originaria e costitutiva dei centri č all'origine dei mille episodi di violenza quotidiana che necessariamente e ontologicamente si svolgono al loro interno: da guardie, disciplina e filo spinato non puņ nascere altro.
Non importa che si tratti di arginare un conflitto fra gruppi etnico-culturali diversi improvvidamente accostati, di riprendere con la forza chi fugge, di ricondurre all'ordine chi protesta.
Registriamo, oltre a questo, altre evidenti anomalie. Sebbene Caritas nazionale č ufficialmente per la chiusura dei Centri di temporanea permanenza, qui nel Salento Mons. Ruppi (che pure č presidente di Caritas pugliese!) gestisce proprio un Centro di tal genere.
E' inoltre da sfatare la «mitologia» che il centro operi in regime di volontariato e si finanzi tramite offerte caritative. La fondazione Regina Pacis č una vera e propria impresa che riceve dallo Stato circa 50 euro al giorno per detenuto.
Su questi fondi la magistratura sta anche indagando e la Curia, invece di trincerarsi dietro un duro attacco ai giudici, dovrebbe mettere a disposizione di essi e dell'opinione pubblica i propri bilanci, indicando chiaramente le entrate e le uscite.
Nel pomeriggio della stessa giornata si č tenuta, in un'aula dell'ex Istituto Sperimentale Tabacchi, un'assemblea pubblica sui diritti degli immigrati, durante la quale si sarebbe tentato un consuntivo della giornata di mobilitazione.
Nel corso dell'assemblea, č stata ricevuta una telefonata proveniente da un cittadino migrante rinchiuso nel Centro "Regina Pacis", nella quale veniva riferito un episodio di maltrattamenti, da parte di personale del Centro stesso, a seguito della visita effettuata durante la mattinata. Data la gravitą della comunicazione, non si poteva non procedere ad una serena verifica sul posto.
Una delegazione ridotta, quindi, composta dal Sen. Alberto Maritati, dall'avv. Mauro Pascariello, Cordinatore provinciale dei Verdi, e da Luca Ruberti del Lecce Social Forum, si č recata nuovamente nel Centro "Regina Pacis".
A seguito di questo chiarimento, č stata immediatamente interrotta anche la pacifica manifestazione di sdegno a cui alcuni attivisti avevano dato inizio davanti al Duomo di Lecce.
Sugli episodi della giornata, il Lecce Social Forum ritiene di dover riferire alcune precisazioni, per evitare preventivamente il sorgere di equivoci pił o meno intenzionati.
- Anzitutto, occorre ribadire che nel corso della visita svoltasi nel Centro "Regina Pacis" nella mattinata del 30 novembre, sono state constatate condizioni di vita raccapriccianti sotto molti aspetti, gią brevemente descritte. Peraltro, diversi cittadini reclusi nel Centro hanno esibito gravi ferite, fratture ossee e contusioni da imputarsi, a detta degli stessi, a maltrattamenti subiti in occasione del tentativo di fuga svoltosi qualche giorno prima, e dopo la precedente visita concordata, guidata dall'Onorevole Deputato Niki Vendola, del partito della Rifondazione Comunista. Nessuna delle persone recluse nel centro ha smentito questi episodi.
- in secondo luogo, anche l'episodio riferito nella giornata del 30 novembre pare necessitare di ulteriori chiarimenti. L'Amministrazione del centro "Regina Pacis" ha infatti affermato che la persona autrice della telefonata sarebbe affetta da un'imprecisata psicopatologia.
- Infine, si sottolinea che la pacifica e silenziosa manifestazione iniziata nei pressi del Duomo di Lecce, quale luogo simbolico di accoglienza, non perseguiva in alcun modo l'intento di offendere un luogo sacro, nč di impedire ad alcuno l'accesso (turisti e fedeli, del resto, hanno continuato a entrare e uscire dalla Cattedrale assolutamente indisturbati), ma soltanto di manifestare lo sdegno per le risultanze della visita, in un luogo simbolicamente prossimo alla gerarchia ecclesiastica, cui fa capo - sia pure indirettamente - la gestione del Centro "Regina Pacis", e di segnalare pubblicamente e pacificamente l'inquietante contraddizione fra il messaggio cristiano di fratellanza e solidarietą e il coinvolgimento della Chiesa locale in un sistema istituzionale di repressione delle migrazioni, come quello indubbiamente sotteso all'esistenza e alla gestione dei Centri di Permanenza Temporanea.
Su tutti questi temi il Lecce social forum č pronto in qualsiasi momento, anzi sollecita, un pubblico e civile confronto.
|