SOLIDARIETA’ CON IL POPOLO ARGENTINO Il regime sociale d’accumulazione del capitale instaurato dalla dittatura civico-militare nel 1976 e radicalizzato dal Menemismo durante gli anni’90, ha portato alla bancarotta dell’Argentina capitalista. In questo paese, abbiamo assistito ad una versione esemplare delle tendenze attuali del sistema mondiale, nel quale la crescita dei guadagni dei capitali è indipendente dall’espansione dei mercati e delle regole di consumo popolare. Il mercato interno è stato messo in ginocchio dalle grandi privatizzazioni affidate a imprese trasnazionali che gestiscono tutti i servizi primari del paese: luce, gas, telecomunicazioni, trasporti, a dei prezzi elevatissimi rispetto al salario medio (per permettere ad esempio che in Europa il costo di una chiamata locale sia bassissimo, Telecom in Latinoamerica offre chiamate urbane al prezzo di una internazionale: a Buenos Aires chiamare in città costa più di una nostra conversazione in Australia!). Queste imprese, insieme alle banche, hanno favorito la fuga di capitali verso l’estero, provocando l’anno scorso il fenomeno del “corralito”: con la caduta della fittizia parità della moneta nazionale con il dollaro i grandi capitali depositati nelle banche sono “emigrati” rubando letteralmente i risparmi depositati dei lavoratori argentini, che ancor oggi aspettano un risarcimento. La rivolta di piazza spontanea della popolazione a questa grave crisi culminata il 19 e 20 dicembre 2001 è stata repressa duramente dalle forze dell’ordine, provocando 33 morti. In Argentina, un paese con il 50% di dissocupazione, le esperienze di autogestione più varie (club del baratto, recupero delle risorse e appropriazione di metodologie di produzione a basso costo, assemblee popolari…) insieme alle fabbriche occupate mostrano che c’è una via di scampo davanti alla crisi del capitalismo Argentino. Rìo Turbio, Brukman, Zanòn e decine di fabbriche messe in funzionamento dai lavoratori dimostrano coi fatti che sono i padroni a distruggere le fonti di lavoro e che gli unici interessati a creare lavoro genuino e produrre sono gli stessi lavoratori. L’Argentina è solo uno dei tasselli di una crisi più generale che comincia a corrodere in profondità anche i paesi imperialisti, come osserviamo nei fallimenti dei colossi Enron e Worldcom degli USA e, in Italia, con il crollo della più grande impresa industriale, la FIAT, in procinto di vendere il “settore auto” e con un piano di ristrutturazione che prevede la sospensione e il licenziamento di decine di migliaia di lavoratori e la chiusura dei sui maggiori alcuni stabilimenti (Arese, Termini Imerese) insieme al massiccio ridimensionamento di molti altri.
CESSAZIONE DEL PAGAMENTO DEL DEBITO ESTERO NAZIONALIZZAZIONE DELLA BANCA LAVORO DIGNITOSO PER TUTTI 21 DICEMBRE A PARTIRE DALLE ORE 16 TUTTI DAVANTI ALL’AMBASCIATA ARGENTINA PIAZZA ESQUILINO - ROMA
COMITATO SPONTANEO ARGENTINI IN ITALIA
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