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da Betlemme
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.---. Monday, Dec. 30, 2002 at 10:30 PM |
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30.12.02
da Betlemme: Con una certa difficolta` ci avviamo verso Betlemme di buon mattino, dopo l`estenuante giornata di ieri a Jenin. Gli ultimi aggiornamenti dei Palestinesi ci dicono che sono tre giorni che si puo` entrare in citta` e che il coprifuoco non e` piu` in vigore. Ci risulta q uindi piu` facile entrare direttamente dal Check point principale della c itta` invece che circumvallare l`intera zona e infiltrarci nei campi.
All`ingresso c`e` una strana sensazione che domina: il silenzio. Nul la si muove, i taxi sono fermi appena dopo il check point ed aspettano i turisti ed i pellegrini che di rado stanno facendo capolino in citta`. Pr oprio di turisti si tratta: Betlemme e` la citta` della chiesa della Nati vita`, la citta` della cristianita` nel mondo. Ed ora si e` pur sempre ne l periodo di Natale. Per questo l`esercito israeliano ha deciso di tenere aperta la citta` in questi giorni. Ma il silenzio viene da lo ntano, da mesi di isolamento totale e di coprifuoco incessante. Durante i l periodo estivo la citta` e` stata completamente bloccata e dopo la fine dell`accordo "Gaza and Betlemme first" non si sono avute comunicazioni d ella citta` con la il resto del mondo. Fino ai giorni di Natale e` continuata questa situazione e ci sono tutte le ragioni per credere che s ara` cosi` anche fra qualche giorno, quando i pellegrini saranno tornati a casa. Dopo una lunga passeggiata che ci porta in centro (l`unica parte della citta` dove i negozi sono aperti e si tenta di recuperare un po` di soldi) decidiamo di andare nel campo profughi di Deheisheh, nel ce ntro culturale IBDA`A che ci aveva ospitato anche durante la carovana con tro la guerra di marzo ed aprile. Allora vedemmo le porte delle case dive lte per permettere alle bombe di esplodere senza ostacoli, gli edifici di strutti, l`esercito che assediava la citta` e teneva in ostaggio tutti i suoi abitanti. Oggi a Deheisheh si prova a ricostruire quelle case r iciclando il materiale di quella distruzione, si sono coperti i buchi pro vocati dagli spari di mitra e fucili. E forse si aspetta la prossima incu rsione, che di sicuro avverra` nel momento della esplosione della nuova f ase della guerra globale permanente in Irak. Qui come a Gaza sara` un ma ssacro. A Deheishe vivono circa 12.000 persone, di cui 5.000 sotto i dodici anni. Molti, oggi, sono ancora in prigione e fanno parte di quei 10.000 Palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane. C`e` qu alcosa che ti accompagna ovunque, che vedi qui a Deheisheh ma che hai gia ` visto entrando a Betlemme, che e` evidente a Gerusalemme cosi` come int orno a Ramallah, a Gaza come a Tulkarem: ci si sente accerchiati. Tu tte queste citta` sono accerchiate dall`esercito, certo, ma soprattutto d alle colonie, gli insediamenti che si estendono tutto intorno alle citta` . Andando sulla parte piu` alte del campo profughi riesci a vedere e dist inguere chiaramente tutte queste colonie. Tracciano dei percorsi chiari, ma se hai visto le mappe che distribuivano al World Social Forum sul prog etto in parte gia` realizzato del muro della apartheid, i percorsi delle colonie diventano di per se` quel muro che dovrebbe partire da due punti differenti per poi ricongiungersi, lasciando tutta l`area di Betlemme chi usa in un imbuto, quasi come quello che si sta creando intorno a Qalqilia . E` l`effetto voluto dallo strangolamento messo in atto dall`eserci to una volta che si e` inferto un colpo durissimo alla resistenza armata palestinese. Fatto questo nei mesi passati (aprile e maggio, principaleme nte) si cerca ora di strangolare la popolazione e di sgominare la resiste nza popoalre che di altro non e` fatta se non dell`esistenza quotidiana, gia` di per se` resistenza ed atto di disobbedienza sociale necessario ne i confronti di chi parla di guerra al terrorismo ma in realta` porta avan ti il progetto complessivo di distruzione dell`identita` politica, social e e culturale dei Palestinesi nel suo complesso. Di questo i Palestinesi sono colpevoli: di vivere sulla propria terra e di volerlo continuare a f are. Dopo questo World Social Forum on Palestine non sara` piu` poss ibile, pero`, considerare il movimento palestinese come qualcosa di estra neo al movimento NoGlobal, una sua costola distante e per qualcuno impura . La contaminazione politica avutasi in questi giorni e` il giusto seguit o della spinta gia` data con le carovane dei mesi passati e con il lavoro capillare e quotidiano che e` stato portato avanti. Cosi` come non sara` piu` possibile pensare di portare avanti le campagne di interposiz ione senza porsi il problema dell`intervento diretto in Occidente contro l`economia israeliana.
Boicottare l`economia israeliana V ita, Terra e Liberta` per i Palestinesi
Movimento napoletano d eille disobbedienti
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da Betlemme
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Movimento napoletano delle\dei disobbedienti Tuesday, Dec. 31, 2002 at 1:08 AM |
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da Betlemme: Con una certa difficolta` ci avviamo verso Betlemmedi buon mattino. Gli ultimi aggiornamenti dei Palestinesi ci dicono che sono tre giorni che si puo` entrare in citta` e che il coprifuoco non e` piu` in vigore. Ci risulta quindi piu` facile entrare direttamente dal Check point principale della citta` invece che circumvallare l`intera zona e infiltrarci nei campi. All`ingresso c`e` una strana sensazione che domina: il silenzio. Nulla si muove, i taxi sono fermi appena dopo il check point ed aspettano i turisti ed i pellegrini che di rado stanno facendo capolino in citta`. Proprio di turisti si tratta: Betlemme e` la citta` della chiesa della Nativita`, la citta` della cristianita` nel mondo. Ed ora si e` pur sempre nel periodo di Natale. Per questo l`esercito israeliano ha deciso di tenere aperta la citta` in questi giorni. Ma il silenzio viene da lontano, da mesi di isolamento totale e di coprifuoco incessante. Durante il periodo estivo la citta` e` stata completamente bloccata e dopo la fine dell`accordo "Gaza and Betlemme first" non si sono avute comunicazioni della citta` con la il resto del mondo. Fino ai giorni di Natale e` continuata questa situazione e ci sono tutte le ragioni per credere che sara` cosi` anche fra qualche giorno, quando i pellegrini saranno tornati a casa. Dopo una lunga passeggiata che ci porta in centro (l`unica parte della citta` dove i negozi sono aperti e si tenta di recuperare un po` di soldi) decidiamo di andare nel campo profughi di Deheisheh, nel centro culturale IBDA`A che ci aveva ospitato anche durante la carovana contro la guerra di marzo ed aprile. Allora vedemmo le porte delle case divelte per permettere alle bombe di esplodere senza ostacoli, gli edifici distrutti, l`esercito che assediava la citta` e teneva in ostaggio tutti i suoi abitanti. Oggi a Deheisheh si prova a ricostruire quelle case riciclando il materiale di quella distruzione, si sono coperti i buchi provocati dagli spari di mitra e fucili. E forse si aspetta la prossima incursione, che di sicuro avverra` nel momento della esplosione della nuova fase della guerra globale permanente in Irak. Qui come a Gaza sara` un massacro. A Deheishe vivono circa 12.000 persone, di cui 5.000 sotto i dodici anni. Molti, oggi, sono ancora in prigione e fanno parte di quei 10.000 Palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane. C`e` qualcosa che ti accompagna ovunque, che vedi qui a Deheisheh ma che hai gia` visto entrando a Betlemme, che e` evidente a Gerusalemme cosi` come intorno a Ramallah, a Gaza come a Tulkarem: ci si sente accerchiati. Tutte queste citta` sono accerchiate dall`esercito, certo, ma soprattutto dalle colonie, gli insediamenti che si estendono tutto intorno alle citta`. Andando sulla parte piu` alte del campo profughi riesci a vedere e distinguere chiaramente tutte queste colonie. Tracciano dei percorsi chiari, ma se hai visto le mappe che distribuivano al World Social Forum sul progetto in parte gia` realizzato del muro della apartheid, i percorsi delle colonie diventano di per se` quel muro che dovrebbe partire da due punti differenti per poi ricongiungersi, lasciando tutta l`area di Betlemme chiusa in un imbuto, quasi come quello che si sta creando intorno a Qalqilia. E` l`effetto voluto dallo strangolamento messo in atto dall`esercito una volta che si e` inferto un colpo durissimo alla resistenza armata palestinese. Fatto questo nei mesi passati (aprile e maggio, principalemente) si cerca ora di strangolare la popolazione e di sgominare la resistenza popoalre che di altro non e` fatta se non dell`esistenza quotidiana, gia` di per se` resistenza ed atto di disobbedienza sociale necessario nei confronti di chi parla di guerra al terrorismo ma in realta` porta avanti il progetto complessivo di distruzione dell`identita` politica, sociale e culturale dei Palestinesi nel suo complesso. Di questo i Palestinesi sono colpevoli: di vivere sulla propria terra e di volerlo continuare a fare. Dopo questo World Social Forum on Palestine non sara` piu` possibile, pero`, considerare il movimento palestinese come qualcosa di estraneo al movimento NoGlobal, una sua costola distante e per qualcuno impura. La contaminazione politica avutasi in questi giorni e` il giusto seguito della spinta gia` data con le carovane dei mesi passati e con il lavoro capillare e quotidiano che e` stato portato avanti. Cosi` come non sara` piu` possibile pensare di portare avanti le campagne di interposizione senza porsi il problema dell`intervento diretto in Occidente contro l`economia israeliana.
Boicottare l`economia israeliana Vita, Terra e Liberta` per i Palestinesi
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vita, terra e liberta per tutti
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disobbedienti Tuesday, Dec. 31, 2002 at 12:31 PM |
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disobbedinti che obbediscono,ecologisti che inquinano
la Vita, la Libertà, la Terra per Tutti (odiate i diversi come ...e siete anche leghisti solo per ...
disbbedienti? burattini mal manovrati.
uuèh uéh uéhh. soldi accordi con psccgf infamate e additate quello che avete fatto a genova e ....
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