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Sputi e insulti hanno accolto il ministro degli esteri francese, in visita d'urgenza ad Abidjan. Al grido di "Villepin, terrorista! Ribelle!' un centinaio di manifestanti ha bloccato il primo funzionario del Quai d'Orsay sulla soglia della residenza presidenziale di Laurent Gbagbo, sfiorando l'incidente diplomatico.
Il capo di stato ivoriano è dovuto intervenire, ha riportato l'Ap, per calmare i rivoltosi secondo i quali la Francia vorrebbe le dimissioni del governo, come richiedono i ribelli. Invece Dominique de Villepin è atterrato ad Abidjan con la proposta di una tavola rotonda sotto l'egida dell'Onu, prevista il 15 gennaio a Parigi, a cui parteciperanno tutti i partiti politici ivoriani, gli Stati africani e la Francia.
L'apertura di un nuovo fronte nel sud del Paese, e i raid degli elicotteri dell'esercito ivoriano nelle zone sotto controllo ribelle fanno temere una pericolosa escalation delle violenze ai danni della vacillante tregua.
Il cessate il fuoco è stato firmato ad Accra il 17 ottobre dal Movimento patriottico della Costa d'Avorio (Mpci) e il governo di Gbagbo; mentre i gruppi ribelli del Mjp e del Mpigo, insorti nell'ovest il 28 novembre, combattono apertamente i lealisti reclamando le dimissioni del presidente in carica.
La trappola ivoriana sembra essere scattata per Parigi, su cui incominciano a piovere le critiche dei media nazionali. Esprime perplessità Le Monde sull'intervento francese, 2500 militari presidiano la linea di separazione tra ribelli e lealisti, motivato per lo più dal "ricatto di Gbagbo che vorrebbe una riconquista del nord da parte dellArmée". Di parere non dissimile Liberation che qualifica la posizione del contingente Licorne "vulnerabile, stretto dalle provocazioni che arrivano dai ribelli e dall'esercito regolare".
Il generale Emmanuel Beth, che dirige le operazioni in Costa d'Avorio, ha detto all'Afp che il termine dell'impegno francese sul territorio non ha scadenze e potrebbe durare a lungo. Dichiarazioni che all'orecchio dei ribelli sanno di occupazione e di protettorato neo-colonialista sulla Costa d'Avorio.
Si attende il dispiegamento di una forza di interposizione africana, guidata dal Senegal, finanziata dalla Comunità economica degli Stati africani occidentali (Ecowas) e dall'Europa, entro il 10 gennaio. Oggi sono arrivati i primi 50 militari per preparare il terreno su cui opereranno gli altri 1200 previsti dall'accordo del 27 settembre. Dopo tre mesi di attesa sembra finalmente l'ora del peace-kepping africano, che all'origine avrebbe dovuto sostituire il contingente francese nella non facile impresa di tenere a bada le diverse fazioni in lotta.
Laurent Gbagbo, porgendo le scuse a de Villepin per la non calorosa accoglienza ricevuta, si è impegnato a non violare più la tregua, come è accaduto ieri bombardando il villaggio di Menakro, nella zona sotto controllo dell'Mpci.
Ma dall sud-ovest del Paese, dove infuria la battaglia tra Mpigo e lealisti, arrivano già le prime smentite: secondo i ribelli l'esercito avrebbe pesantemente lanciato i suoi elicotteri, pilotati da mercenari, scatenandoli contro la popolazione civile nei dintorni di Neka, cittadina caduta nelle mani degli insorti da 48 ore.
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