Nuove conferme: uranio impoverito a Camp Darby
Proiettili, bombe e missili con testate velenose. E lo stato italiano
all'oscuro. Cento: «Desecretare il trattato del `54»
PISA L'approfondimento è stato utile: c'è di tutto a Camp Darby. E in passato ancora di più nelle altre basi Usa in Italia: «Gli americani ci hanno confermato che ci sono munizioni ad uranio impoverito - racconta Paolo Cento, non appena uscito dal perimetro militare - quotidianamente movimentate all'interno della base, e spesso anche fuori con camion e navi». Proiettili, bombe e missili con testate velenose. «Il colonello Karrol ci ha invece assicurato che non ci sono armi nuclari - prosegue Vittorio Agnoletto - spiegandoci che quelle erano custodite in una base in provincia di Vicenza, dagli anni `50 fino agli anni `70. Poi hanno deciso di disattivarle, perché le modalità d'uso non garantivano la sicurezza dei loro soldati». Va da sé che il parlamento italiano non è mai stato informato della presenza di ordigni atomici, non almeno dai governi che da allora in poi si sono succeduti alla guida del paese. «Se è per questo - continua Cento, deputato dei Verdi - nemmeno del trasporto di armamenti ad uranio impoverito lungo la penisola». Al riguardo, Agnoletto ha ancora qualcosa da dire: «Uno studio dell'associazione dei veterani del Mississippi della guerra del golfo, ha rivelato che nelle loro 2.251 famiglie ben il 67% dei figli nati dopo il conflitto ha delle malformazioni, o soffre di leucemia».
E così la task force degli onorevoli - Cento, il compagno di partito Mauro Bulgarelli ed Elettra Deiana di Rifondazione - e dei loro «assistenti» (Agnoletto e Valter Lorenzi dell'Arci), finalmente entrati all'interno dei mille ettari di territorio Usa lungo la splendida pineta di Tombolo, dopo un paio d'ore di visita se ne esce con una lunga serie di giustificate richieste al governo in carica.
La prima è legata all'ormai celebre trattato Italia-Usa del 1954 che concede la sovranità americana sull'area di Camp Darby. Ancora Paolo Cento: «Il colonnello Karrol, che è il responsabile delle basi Usa di supporto logistico, ci ha confermato che il trattato è secretato. Allora noi chiediamo una convocazione "segreta" del parlamento, secondo l'articolo 64 della Costituzione, perché i ministri della difesa e degli esteri, e gli stessi presidenti del consiglio che si sono succeduti dal `54 ad oggi, ci spieghino il perché del silenzio sulle armi nucleari e su quelle all'uranio impoverito. Non dimentichiamoci che Camp Darby è una delle sei basi Usa in tutto il mondo utilizzate non solo come deposito, ma anche come predisposizionamento del materiale bellico. In una parola, è strategica».
Che sia strategica, lo provano anche gli investimenti che gli ultimi governi di Washington hanno destinato al complesso militare: «Erano meno di cinque milioni di dollari nel 1994, sono diventati nove milioni nel 2000, ed ora viaggiano per i quindici milioni». Come a dire che Camp Darby è sempre più importante nello scacchiere geopolitico-militare degli Stati uniti. E a questo proposito, trovano puntale conferma anche i sospetti espressi il mese scorso da Ermete Realacci sull'allargamento della base, necessità avanzata dagli Usa con una formale richiesta all'Università di Pisa proprietaria dei terreni circostanti.
«Ci hanno detto che quei proiettili all'uranio impoverito sono allo stato inerte - racconta Elettra Deiana - ma di certo lì dentro c'è una santabarbara». Proprio vero, visto che alla domanda se ci siano stoccati 28mila tonnellate di armamenti, il colonnello Karrol ha risposto che si tratta di «piccoli numeri». Fatti anche di di centinaia e centinaia di carri armati che ufficialmente devono tornare negli Stati uniti per una revisione. E poi i camion, le jeep, le gru e perfino i mezzi sanitari, tutti trasportati in questi giorni in Toscana dagli otto treni arrivati fino ad oggi alla base. Vietata naturalmente la visita all'interno dei 116 bunker con dentro le munizioni. Confermata invece la notizia che il 7 maggio prossimo nella zona si svolgerà una «simulazione di disastro», che vedrà coinvolta anche la popolazione civile.
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