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ORA E SEMPRE ANTIFASCISMO
Milano, domenica notte.
Atto primo: l'agguato Quattro compagni appena usciti da una birreria vengono assaliti da un gruppo di persone. Nascoste dalle macchine in sosta ne saltano fuori due armati di coltello, uno sulla trentina e l' altro piu' giovane; poi ne compare un terzo, piu' anziano. Teste rasate, abbigliamento da naziskin, un cane al guinzaglio di nome Rommel. I tre accoltellano più volte Davide Cesare, uno dei compagni, che viene raggiunto da un colpo anche alla gola. Colpito dai fendenti anche Fabio Zambetta. Trasportato d'urgenza al pronto soccorso dell'ospedale San Paolo, Davide vi arriva già deceduto, mentre Fabio viene sottoposto ad un delicato intervento chirurgico perché un fendente gli ha trapassato un polmone.
Atto secondo: l'affondo I compagni di Milano che, raggiunti dalla notizia, spontaneamente si sono recati all'ospedale dove sono stati portati Davide e Fabio, vedono arrivare le camionette dei reparti operativi della polizia e dei carabinieri. Scesi dai loro mezzi le forze del disordine caricano i compagni che si erano accalcati nel pronto soccorso per avere notizie dei feriti. Parte una caccia all'uomo nei corridoi del nosocomio. A fine battuta si contano 17 feriti, tra i quali alcuni in modo grave.
Atto terzo: la propaganda La Questura di Milano, megafonata dai velinari del Corriere della Sera e della Repubblica, tenta di accreditare la versione che si sia trattato di una rissa scoppiata per questioni di controllo del territorio da parte di bande di spacciatori. In una successiva conferenza stampa i responsabili del disordine pubblico parlano genericamente degli aggressori come <tre giovani di destra>, e smentiscono il massacro sul modello Genova perpetrato da polizia e carabinieri intorno e dentro il San Paolo.
Parte del copione non ancora messo in scena
L'inquietante sinergia tra i due attacchi è parte di una storia già scritta, una scia di sangue che attraversa le strade di questo paese sin dal dopoguerra. Alle cariche ai cortei, alle aggressioni giudiziarie si accompagnano gli omicidi dei fascisti. La memoria di questo paese, ed oggi anche qualche sentenza di tribunale, riconoscono le convergenze parallele che da sempre hanno legato gli ambienti neofascisti e gli apparati di sicurezza italiani. Dopo l'uccisione di Carlo a Genova ad opera di una "pallottola vagante dirottata da un sasso", adesso è piombata sul movimento la perdita di Davide, ucciso da una lama spuntata nel buio di una serata di primavera. A quando le bombe sui treni?
Davide è stato assassinato al culmine di una escalation delle aggressioni di stampo fascista, proprio mentre il governo italiano si allinea alla guerra americana che sta per sconvolgere l'Iraq.
Una parte degli apparati repressivi di questo paese, come già in passato, sta scatenando la feccia fascista come strumento di contrasto di un imponente movimento di opposizione alla guerra, per attaccare (e magari poi isolare e criminalizzare) le componenti più radicali di questo movimento. Stanno cercando di trascinare anche questo movimento sul terreno della strategia della tensione, come fecero trent'anni fa. Per questo l'assassinio di Davide, come quello dell'attivista americana travolta dai Bulldozers israeliani, interroga i milioni di donne e di uomini che in questo paese sono scesi nelle piazze contro l'apartheid globale e la guerra permanente. Dentro questo movimento noi, che con compagni come Davide condividiamo ancora di più, un progetto di trasformazione dell'esistente e dell'esistenza, la pratica dell'autogestione e la necessità di difenderla dal razzismo e dalla discriminazione sociale, noi avvertiamo oggi il sentimento di una profonda ferita. E dentro questa ferita la nostra rabbia...
Esprimiamo la massima solidarietà e vicinanza ai compagni di Milano, e sappiamo che il modo più concreto per esprimerla è presidiare le sedi del movimento, attivare tutti i canali di controinformazione, aprire luoghi e momenti di discussione ampi ed aperti, e, soprattutto, mobilitarsi contro i fascisti.
I compagni e le compagne di Napoli
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