comunicato di solidarietà del collettivo casiraghi - cinisello b., mi
Davide Cesare era uno come noi. E' morto. Accoltellato da tre fascisti. «Guerriglia tra rossi e neri». Aggredito con altri due compagni, dalle lame. «Scontro tra gruppi antagonisti». I suoi compagni chiamano un'ambulanza, lui giace a terra coperto di sangue. Arriva la polizia, immediatamente, ma è lungo, troppo lungo il quarto d'ora che passa prima che possa trovare soccorso medico. Lo caricano, ma dopo due minuti Davide non c'è più. E con quella stessa violenza, la polizia colpisce chi lo aveva seguito in ospedale per capire, o forse per illudersi. Caricano con mazze da baseball e flessibili in acciaio, anche se ieri le autorità hanno dichiarato di non averli in dotazione... eppure, al corteo in commemorazione di Davide, ce n'erano di volti tumefatti, arti ingessati. Alla notizia sull'altro compagno ferito gravemente, lo stesso corteo tira un sospiro di sollievo, e applaude. «E' stato operato, sta riaprendo gli occhi...» Ma di fronte all'assassinio proviamo solo rabbia e disperazione. Non riusciamo a trovare una motivazione alla morte di un ragazzo come noi. Antifascista, come noi. Con un determinato percorso politico alle spalle, come noi. E' silenzioso il corteo. «Davide è vivo e lotta insieme a noi, le nostre idee non moriranno mai» sono le parole che rompono il gelo milanese, in via Brioschi, quartiere ticinese. Esprimiamo la massima solidarietà ai suoi compagni, un abbraccio alla sua famiglia, e a chi è rimasto ferito quella notte maledetta, violentata dalla più ottusa violenza fascista.
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