[cronologie di guerra] 20.03.03 primo giorno
si ringrazia in particolare il manifesto e tutti le persone che vi collaborano per il prezioso aiuto.
20 marzo 2003 : primo giorno [fonti : quotidiani del 21 marzo 2003]
"Alle 5.31 di ieri mattina 42 Tomahawk piovono su un bunker della capitale irachena. L'obiettivo è Saddam in persona. Che poi appare in tv («vinceremo»), subito dopo Bush («vinceremo»). Altro attacco in serata mentre i marines americani e inglesi penetrano in Iraq dal Kuwait e puntano su Bassora. Voci di scontri anche al nord, nel Kurdistan intorno a Mossul e Kirkuk. Rumsfeld annuncia l'attacco «di una potenza mai vista prima». Gli Usa perdono un elicottero a Bassora: abbattuto o atterrato male? Prime vittime irachene: un civile e quattro militari" [MAN]
Dopo il primo attacco, comincia subito la guerra di comunicazione. Iniziano le voci secondo cui nel video iracheno ci sarebbe un "sosia" di Saddam; le voci dopo un po' di clamore il primo giorno vengono archiviate nel dimenticatoio in attesa di tempi migliori
L'unica risposta irachena sono una selva di 6-8 missili scud verso il kuwait dove sono stanziate le forze alleate, missili che in realta' verranno smentiti nei giorni successivi.
"E' iniziato, dice la Cnn citando il comando americano a Doha, l'attacco via terra con i marines americani e inglesi che avanzano dall'ospitale Kuwait; primo scontro a fuoco al confine con l'Iraq; conquista del porto Umm Qasr, sul Golfo; bombardamenti su Bassora, la grande città sciita del sud: il prossimo obiettivo; bombe e scambio di colpi anche al nord, nel Kurdistan iracheno conteso con i kurdi e i turchi: a Kirkuk, a Mossul, i due ambiti centri petroliferi; bombardieri carichi di bombe partiti dalle portaerei e dalle basi vicine e lontane: Diego Garcia e Sigonella (con tanti saluti a Berlusconi); [...] 'Iraq afferma di aver abbattuto un elicottero nei pressi di Bassora. Il Pentagono replica: solo «crash landing», è atterrato male ma i passeggeri sono stati recuperati e il velivolo distrutto per non farlo cadere in mano agli iracheni (o per cancellare le prove del suo abbattimento, o le tracce di ciò che trasportava)." [MAN]
" Ieri sera, poco dopo le 21 a Baghdad, seconda ondata di missili. Colpiti ministeri e uno dei palazzi di Saddam, oltre il Tigri. Voci che sarebbe stato ferito uno dei due figli di Saddam." [MAN]
Russia, Cina e Francia si oppongono all'attacco e prendono di mira Bush. Cosi' anche Iran e Brasile. Kofi Annan solidale con il popolo iracheno e depresso per la perdita di funzioni dell'ONU
Gia' dal primo giorno si inizia a parlare di un possibile ingresso di truppe turche nel kurdistan iracheno Tutti sostengono che l'autorizzazione del parlamento turco per questo tipo di operazioni non prelude a un invasione ma sono in pochi a crederci.
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Ottimo articolo sulla strategia americana:
STRATEGIE La grande guerra «interna» americana JOSEPH HALEVI Per la nuova guerra degli Usa contro l'Iraq, vanno ricordati alcuni tratti essenziali delle strategie politico-militari americane dal 1989 in poi. Esse riflettono la lezione del Vietnam. Non scontrarsi mai con un paese politicamente forte anche se inferiore miltarmente. Le azioni contro il Nicaragua vennero condotte con operazioni segrete e con l'appoggio della borghesia agraria e commerciale del paese. In sostanza la strategia Usa consiste nel fare la guerra contro paesi i cui governi e regimi erano già stati prescelti dagli Usa come interlocutori ed alleati privilegiati in posizioni chiave sul piano geopolitico. Nel 1989 Bush I si lanciò contro Noriega presidente del Panama. Le motivazioni ufficiali erano sempre le solite: dittatore, narcotrafficante eccetera benchè Noriega fosse da tempo sul libropaga della Cia. Per eliminare Noriega ed instaurare la democrazia capeggiata da un altro clan di narcotrafficanti Bush I approvò un'operazione militare che distrusse intere zone popolari di Panama City provocando elevate vittime tra i civili. Rammentiamo ai lettori che la cacciata da parte di Washington del proprio personaggio Noriega e l'insedimento di una nuova banda di narcotrafficanti venne salutata dal Pci e da Giorgio Napolitano come un'azione di restaurazione democratica. Documenti e trasmissioni televesive americne hanno però mostrato che, nella sostanza, qualsiasi presidente panamense che avesse voluto mantenere il potere effettivo sul Canale di Pananama mentre si profilava il passaggio del medesimo alla giurisdizione dell'omonimo paese, sarebbe incorso nell'azione militare americana. L'invasione del paese e la distruzione di quartieri popolari venne effettuata con l'obiettivo della distruzione della guardia nazionale panamense in modo da privare il paese di uno strumento formale concerte la difesa e la salvaguardia del Canale. Infatti una volta eliminata la guardia panamense sono gli Usa a garantire la difesa del Canale svuotando così di ogni sostanza la sovranità panamense su quella via d'acqua.
Anche la prima guerra del Golfo ricevette l'appoggio del Pci-Pds e di Occhetto in nome di valori democratici e via dicendo, benchè l'emissario sovietico Primakov avesse ottenuto l'accordo del governo iracheno per un ritiro incondizionato dal Kuwait. Il ruolo dell'Iraq - e del regime di Saddam Hussein in particolare nella strategia Usa di rientro nel Golfo Persico dopo l'espulsione subito a causa del crollo dello Shah - era noto. Inoltre era ancora fresca nella memoria «di sinistra», il fatto che l'uso dei gas nervini contro la popolazione kurda venne svelato dalla stampa britannica mentre i governo di Londra cercava di mettere tutto a tacere e quello di Washington tentava di minimizzare. Ad onore della stampa anglosassone tutte queste cose sono state riportate alla luce a partire dall'estate scorsa quando iniziarono i preparativi di questa seconda guerra contro l'Iraq. La prima Guerra del Golfo fu anche il primo conflitto di Washington contro l'Europa in un contesto di sfaldamento del sistema sovietico che ha introdotto in pianta stabile la presenza militare Usa in Arabia saudita e nel Golfo persico. Essa ha inoltre permesso la congiunzione, grazie al ruolo della base britannica dell'isola Diego Garcia nell'Oceano Indiano, delle strategie mediterranee e mediorientali con quelle orientate verso l'Asia centrale. La crisi dell'Iraq prodotta dalla lunga guerra contro l'Iran sostenuta dagli Usa, venne sfruttata per trasformare Baghdad da alleato cerniera in nemico al fine di concretizzare il controllo Usa della zona. Fu un processo a tappe volto a creare una trappola mortale scientemente perseguita. Dal soffocamento economico dell'Iraq da parte dell'Arabia saudita, all'approvazione larvata di un'eventuale intervento iracheno in Kuwait, al rifiuto da parte di Bush I, nel giugno del 1990, di bloccare gli aiuti alimentari per le violazioni dei diritti umani nel paese.
La crisi della Jugoslavia divenne una componente delle guerre eterodirette dagli Usa solo dopo un processo che vide emergere il governo di Milosevic come principale partner politico di Washington. Il rafforzamento di Milosevic, di cui gli Usa avevano apprezzato la spinta alla detitoizzazione del paese, fu la condizione necessaria per ottenere gli accordi di Dayton. Senza Milosevic nessun accordo di Dayton e senza Dayton non sarebbe stato facile per gli Washington inserirsi militarmente e politicamente nei balcani bloccando l'Europa. Anche in questo caso, perdippiù in una zona cruciale sia per le potenzialità di un coagulazione politica europea sia per i rapporti con la Russia, si ebbe la trasformazione di un partner in un nemico malgrado il fatto che gli organi di sicurezza Usa definivano l'Uck del Kosovo come un'organizzazione terroristica. Quella del Kosovo fu una guerra eminentemente anti-europea, ma gli Usa raggiunsero i loro obiettivi grazie ai russi i quali, tramite Chernomyrdin, fecero sapere a Milosevic che avrebbero tagliato i rifornimenti di carburante se rifiutava il diktat della Nato.
Arriviamo infine all'Afghanistan ove c'è pochissimo da dire perché è larghissima la documentazione dell'integrazione del fondamentalismo ufficiale saudita e del Pakistan con la politica americana nell'area ed anche altrove. Ad esempio i sauditi, senza incorrere nell'opposizione Usa, appoggiano l'integrismo in Algeria. L'arrivo dei Taliban a Kabul non venne malvisto da Washington. Le cose cambiarano quando la zona assunse un interesse strategico in connessione con il controllo delle risorse energetiche dell'Asia centrale. Su questo tema il manifesto ha il merito di aver pubblicato la testimonianza al Congresso Usa di John Maresca vicepresidente della società petrolifera Unocal di cui Kazai è stato «consulente ».
Usare gli amici per trasformarli in nemici in zone chiavi del mondo al fine di estendere il potere dei gruppi dominanati Usa ed impedire qualsiasi forma di contrappeso politico-economico. Con le guerre create dall'interno si corrono meno rischi: il «nemico» è conosciutissimo e, com'è di prammatica nei rapporti tra Washington con il terzo mondo, il regime scelto come alleato, anche se temporaneo, non ha in genere alcuna legittimità politica presso la popolazione: Mubarak in Egitto, il regime saudita, il governo colombiano ed altri.
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