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vedi <http://italy.indymedia.org/news/2003/03/230050.php>
n.b. per straight edg le fric sont chic ma non radical altrove altrimenti situazionati ma ancora si dibatte sul binomio uovo-gallina: vien prima la guerra la droga o il controllo? non etiche salvifiche ma possibili pratiche?! memoria possibilità desiderio
PER UN ANTIPROIBIZIONISMO DELL'ERRANZA "Resistere significa pensare con una prospettiva, significa generare un immaginario" (L. Sepulveda)
Il Movimento di Massa Antiproibizionista (MDMA), nell'ambito della campagna per un cambiamento delle politiche sulle droghe, in vista della conferenza di revisione delle politiche ONU e della conseguente riunione della Commissione Narcotici, che si terrà presso la sede delle Nazioni Unite dal 8 al 17 aprile, sarà a Vienna dal 10 al 13 aprile con la volontà di contrapporsi al tentativo di internazionalizzazione della politica americana, politica discriminatoria e razzista che criminalizza alcuni soggetti sociali in materia di sostanze stupefacenti. L'MDMA insieme al movimento europeo antiproibizionista propone un'alternativa realistica ed efficace alla politica "war on drugs" del cosiddetto piano Arlacchi dallo slogan demagogico "un mondo libero dalla droga, possiamo farcela" e dai risultati disastrosi rispetto all'obiettivo principe del Piano, la riduzione a zero della domanda e l'eradicazione delle colture entro 10 anni. Il meeting antiproibizionista chiede in nome dei diritti di cittadinanza una errata corrige delle convenzioni ONU sulle droghe, una valutazione decostruttiva della strategia decisa dall'Assemblea straordinaria delle Nazioni Unite, tenutasi a New York nel 1998. All'Università di Vienna - Schottentor, I° distretto - si dibatterà su globalizzazione "dura, metallica, militarizzata", guerre e pratiche antiproibizioniste. Si costruirà una resistenza all'ingerenza nelle politiche interne, dei paesi europei, da parte degli Stati Uniti, ai disastri causati dal pensiero unico della "war on drugs" che nella politica internazionale si traduce in guerra, in esercizio di un controllo geo-politico e sociale, in esasperazione dei conflitti fra paesi ricchi e paesi poveri. Il progetto è di esser-ci con l'obiettivo di rafforzare, in piena autonomia, pratiche di riduzione dei rischi e di sperimentare forme di decriminalizzazione, depenalizzazione, riclassificazione e legalizzazione delle sostanze; di détourner, di sviare la dittatura impositiva dei media e aprire uno spazio - strumento di comunicazione - e una pratica di discussione e confronto culturale tra Paesi di diverso orientamento politico che hanno approvato leggi innovative e/o adottato progetti orientati all'educazione, alla prevenzione, alla riduzione dei rischi, alla salute pubblica e alla cultura del benessere e dell'agio. "Drop seeds not bombs" per una politica alternativa in materia di sostanze psicoattive, una modalità di essere, un agire situazionauta , visibile, capace di uscire dal presente ed elaborare proposte future, una pratica di rivolta creativa che esercita un sapere critico rispetto al tentativo di "addomesticamento" dell'esistente. Una anticonferenza-manifestazione che dis-vela la messa in scena dei dispositivi propagandistici di un regime repressivo - dispositivi basati più su campagne di disinformazione e di falsificazione delle "evidenze scientifiche" che su opinioni scientificamente fondate - probabilmente causati da corti circuiti neuronali o da pensieri completamente al servizio di prese di posizione reazionarie in tema di droghe. Una conversazione tra i molti in risposta al tentativo di una passiva accettazione di una mitologica e faziosa "war on drugs". Per la manifestazione del 12 aprile abbiamo scelto la formula street non come luogo di diffusione di idee preconfezionate ed elaborate altrove, ma come soglia-limen di comunicazione di massa che mette in scena l'unico mezzo di comunicazione possibile, i corpi-voce, i corpi-suono, i corpi-musica, i corpi icona che esprimono poetiche sulla realtà, i corpi in piani sequenza che delineano spazi interstiziali di libertà, i corpi-desiderio di partecipare ad un'azione comune che chiede un cambiamento radicale delle politiche sulle droghe, di pluralizzare il mondo, negare il tempo attraversando lo spazio. Attraversare la strada come esigenza di visibilità e possibilità di scelta e riflessione, per oltrepassare il limite invalicabile di una conferenza ONU in cui ci si arroga il diritto di prendere decisioni che riguardano la collettività. In realtà, mentre si propaganda la sicurezza della comunità globale, mediante la politica della "war on drugs" si impone un ulteriore forma di controllo sociale e di militarizzazione dei territori. Infine il Movimento di Massa Antiproibizionista di concerto con le reti europee ha costruito un percorso, una modalità di raccontare, di esplicitare il desiderio di forme innovative di rappresentanza, di difendere le identit@ e la nostra stessa esistenza, attraverso la realizzazione di una collettiva d'arte antiproibizionista denominata "Upperground".
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