Esce il professore calabrese, in carcere da 4 mesi Alberto e Francesco
Il bilancio I 23 arrestati a dicembre sono quasi tutti a casa con obblighi vari. In tutto 300 indagati. 60 rischiano il processo per devastazione, pena da otto anni in su
Colpirne due per educarne cento, anzi decine di migliaia. Se ci fosse da scherzare sarebbe un'ottima sintesi di quanto sta avvenendo per gli scontri del G8 di Genova del luglio 2001. A quasi due anni dalla tragedia, in galera sono rimasti solo in due e hanno già scontato lo sproposito di quattro mesi di custodia cautelare in cella. Al carcere Dazzi di Messina c'è il catanese Francesco Puglisi detto «Jimmy», 27enne attivista del centro sociale Guernika; a Rebibbia il romano Alberto Funaro (36), per tutti «Fagiolino» di Radio Onda Rossa. E quasi quattro mesi se li è fatti anche l'insegnante reggino Carlo Cuccomarino (40), che ha lasciato l'altro ieri il penitenziario di Vibo Valentia per decisione del tribunale del riesame di Genova (va agli arresti domiciliari). Difficile non vedere in loro i capri espiatori più facili da acciuffare, salvo immaginare che tre «cani sciolti» - così li considerano gli stessi magistrati, incapaci di collocarli politicamente - siano i principali responsabili di tre giorni di guerriglia con un morto, 600 feriti e 300 arresti, nonché della sostanziale sospensione dei diritti costituzionali che ancora fa tremare pezzi da novanta della polizia (specie per la scuola Diaz). I due dimenticati in galera sono accusati di devastazione e saccheggio per gli «assalti» a negozi ed enti pubblici e per gli scontri con ps e cc. La stessa pesante ipotesi di reato (pena da otto a quindici anni, articolo 419 codice penale) vale per gli altri 20 colpiti, il 4 dicembre, dalle misure restrittive ordinate dal gip Elena Daloiso su richiesta dei pm Giancarlo Pellegrino (aggiunto), Andrea Canciani e Anna Canepa (sostituti). Per alcuni c'è anche porto e lancio di esplosivi (molotov).
Nessuno di loro è libero, salvo il genovese Eurialo Predonzani che non è ancora tornato dall'estero. Quattro dei 23 (cinque con Cuccomarino) sono ai domiciliari: tra loro anche gli anarchici milanesi Marina Cugnaschi e Vincenzo Vecchi, i quali, per la procura, sono in sostanza i più «pericolosi» perché presunti appartenenti all'area «anarco-insurrezionalista», al centro di ben più ampie indagini giudiziarie. Tutti gli altri, chi fin dal 4 dicembre e chi per successiva attenuazione delle misure, possono uscire di casa ma hanno l'obbligo di firma in commissariato e in alcuni casi il divieto di uscire dal comune di residenza. E l'attenuazione dei provvedimenti è stata sempre disposta dal tribunale, mai dal gip, anche perché la procura ha sempre dato parere sfavorevole alle istanze di scarcerazione sia pure rinunciando, in molti casi, a difendere il suo punto di vista in udienza. I pm, del resto, si stanno occupando degli altri no global indagati, che in tutto sarebbero 3-400. Molti, in particolare quelli arrestati in piazza e poi rilasciati, sono accusati solo di resistenza a pubblico ufficiale, talvolta di lesioni personali. A decine sono invece inquisiti a piede libero per devastazione e saccheggio. A quanto si capisce in procura, 50-60 rischiano il processo per devastazione. Stanno ricevendo gli avvisi di proroga.
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