Storia di Euskal Herria, dal buoi dei tempi passati al buoi della repressione degli anni '70
Il mito più celebre nei Paesi Baschi è quello della coesione, ed è traducibile dal motto "Zazpiak Bat", ossia "Sette fanno uno". Il riferimento numerico è ovviamente riferito al fatto che il solo stato nel quale la popolazione basca si possa identificare è quello composto dalle 7 province (le 4 sotto la legislazione spagnola, Alava, Biscaglia,Guipuzcoa,Navarra e le tre amministrate dalla Francia:Bassa-Navarra, Labourdi, Soule). La storia delle occupazioni del territorio basco è lunga e risale fino al 484 d.C. quando ha inizio la cristallizzazione dei paesi Baschi per impulso dei diversi vescovi di Tolosa. Ma 23 anni dopo (507) con la caduta del regno di Tolosa, nasce il regno dei Vascones che pone la propria capitale a Pamplona. Inizia a formarsi l'identità basca. Di grande rilevanza per la storia delle terre basche è l'anno 778 durante il quale le truppe dell'imperatore Carlo Magno, di ritorno dall'attacco sferrato contro i musulmani a Saragozza, distrussero le mura della città di Pamplona; ciò provocò una prima grande esperienza di coesione fra i Vascones, ossia l'unione di tutti i baschi per punire il potente esercito aggressore. A Roncisvalle venne sbaragliata la retroguardia dell'esercito dell'imperatore e venne ucciso Rolando, suo paladino. La storia del Paese Basco inizia quindi con una sollevazione popolare contro un'aggressione, con una gigantesca azione antirepressiva. "La Chanson de Roland" attribuisce falsamente ai musulmani l'attacco di Roncisvalle, anticipando così altri due strafalcioni della successiva storia ufficiale: quello secondo cui il paese Basco non esiste e quello per cui i fatti storici saranno stravolti completamente dagli invasori di turno. Il regno di Pamplona si forma agli inizi del IX secolo ed assume la denominazione di Regno di Pamplona e Najera alla fine del X secolo, per trasformarsi più tardi nel Regno di Navarra che manterrà la sua assoluta indipendenza fino agli inizi del XVI secolo. Il Regno perse la sua capacità di espansione proporzionalmente a quella acquisita dai regni di Castiglia e Aragona nati, come la lingua castigliana, entro i limiti del dominio navarro di allora. La successiva unione fra Castiglia e Aragona, sancita dai re cattolici, costituisce il presupposto alla conquista della Navarra nel 1512 da parte delle truppe del Duca d'Alba. Nei successivi dieci anni si verificarono in questo territorio diversi moti indipendentisti (1521) e l'intero territorio venne liberato. Ma l'esercito spagnolo non si dette per vinto e concentrò, anzi, i suoi sforzi di conquista in tutta la Navarra, fino a sconfiggere i baschi il 30 giugno nella battaglia di Noain, causando migliaia di morti. Così come la difesa di Pamplona e l'attacco verso le truppe invasori furono la risposta per la distruzione delle mura della città, un altro monumento distrutto in questa guerra diventò il simbolo della strenua resistenza dei navarri: il castello di Amaiur. Qui navarri in armi ed alcuni frati dell'ordine di San Francisco Javier resistettero all'invasione sino alle drammatiche conseguenze. E' importante sottolineare che la conquista della Navarra ha comportato solo un cambio di dinastia regnante, dato che la regione navarra conservò tutta la propria struttura amministrativa e legislativa, frontiere proprie e moneta differente. D'altra parte la conquista della navarra da parte di re cattolici significò il trionfo della Controriforma e dell'Inquisizione contro le istituzioni navarre, estremamente tolleranti, modello di apertura religiosa, culturale e politica.
In territorio francese la situazione, in quei secoli, non era migliore. I numerosi tentativi francesi che tentano, fino alla rivoluzione, di scalzare e la legittimità e la sovranità proprie del Nord Basco, saranno respinti energicamente dalla sua popolazione: repressione della stregoneria in Lapurdi nel 1609, tentativi reali di unificazione di Francia e Navarra nel 1616 e nel 1620, tentativo di soppressione degli Stati generali del Regno de Navarra nel 1632, insurrezioni di Lapurdi contro le imposizioni di Luigi XIV nel 1657, insurrezione di Zuberoa capeggiata da Matalaz nel 1661 e di Saint Pie de Port contro gli attentati ai beni comunali nel 1685, riduzioni di sovranità nel 1730 e nel 1776. ma nel 1789 l'assemblea nazionale francese rivoluzionaria vota l'abolizione della costituzione sia della Bassa Navarra che di Lapurdi e Zuberoa, che dovranno quindi sottomettersi cedendo alla forza. Nel 1790 viene creato il Dipartimento dei Bassi Pirenei includendovi il Paese Basco e il Bearn, nonostante le proteste delle due comunità. Nel 1794 si verifica un'importante dimostrazione di unità politica e culturale fra baschi del Nord e baschi del Sud: le autorità francesi sono costrette a deportare nelle Lande migliaia di abitanti di Lapurdi che vivono nella zona di frontiera perchè questi si rifiutano di combattere contro i loro fratelli da Navarra e Gipuzkoa: la maggior parte di essi morì in condizioni atroci, ma per una volta la logica del "divide et impera" non funziona. La vittoria politica e militare di Napoleone non migliora la situazione delle province basche francesi, infatti all'indomani dell'insediamento dell'imperatore si insediano i "Prefetti Dipartimentali" che rafforzano il centralismo francese e l'emarginazione delle istituzioni proprie e della lingua basca attraverso l'insegnamento obbligatorio ed esclusivo della lingua francese. La negazione dell'identità nazionale basca è stata da sempre portata avanti anche attraverso la negazione della libertà di parlare la propria lingua, l'euskara. Politica condotta in maniera intransigente ed esasperata fino a questo decennio, o, meglio, fino a che un'ampia mobilitazione popolare, sociale e politica non ha imposto al centro dell'attenzione dell'opinione pubblica in primis, e poi dei governanti, l'assoluta necessità di vedere riconosciuto il diritto di esprimersi nella propria terra con la propria lingua. Solo allora ha ripreso a vivere la ricca tradizione mitologica e narrativa in lingua basca, di pari passo con il sorgere in tutte le sette province di scuole basche. Diversi sono gli episodi di protesta che evidenziano l'insofferenza dei baschi verso qualsiasi tentativo di imposizione dall'esterno in materia fiscale e legislativa; si possono ricordare i moti scoppiati per ragioni fiscali in Bizkaia nel 1631, 1718 e 1766 e la "zamacolada" del 1804 in Bizkaia contro il servizio militare obbligatorio. I baschi dei quattro territori del Sud hanno approfittato delle congiunture politiche internazionali o dei problemi interni alla monarchia spagnola, per impedire la riduzione delle loro libertà e particolarità istituzionali, al cui mantenimento hanno costantemente condizionato la loro fedeltà ai vari monarchi i quali, però, hanno sempre tentato di soffocarle. A causa dello scoppio della guerra della Convenzione del 1794 in Francia nasce il primo grande movimento separatista nelle quattro province, con l'accordo sul passaggio di Gipuzkoa alla Francia e i negoziati delle altre tre province, tesi a garantire la loro neutralità rispetto ai francesi, in cambio del loro impegno teso a rispettare le istituzioni basche. Con la pace di Basilea (1795) la Spagna recupera in extremis i territori baschi con l'impegno a non procedere a rappresaglie contro i baschi, favorevoli a passare alla Francia. Impegno disatteso.
Questo non è stato l'unico frangente in cui le comunità basche hanno minacciato di passare autonomamente sotto l'amministrazione francese, se solo questa si fosse impegnata a rispettare le istituzioni basche. Situazioni simili si verificarono durante la cosiddetta "francesada" nel 1813, nel 1873, 1876 e 1893. Così 300 anni dopo la conquista della Navarra si evidenziano significative tendenze a divenire francesi, se così istituzioni, leggi, usi e costumi possono essere preservati meglio che da parte spagnola. Fra il 1833 e il 1839 si combatte nello stato spagnolo la prima guerra Carlista, che qui assume la forma di insurrezione popolare in difesa della tradizione e delle istituzioni basche. Per sette anni i baschi organizzano uno stato proprio, con amministrazioni locali agili e con un ampio sostegno popolare, costituiscono la base di un grande esercito detto "Esercito basco-navarro", la cui colonna vertebrale è costituita da contadini volontari. Durante la prima guerra carlista l'unica zona liberata coincide con la zona in cui si parla l'euskara. Questa importantissima e ripetuta coincidenza fra territorio ribelle e territorio di parlata basca fa pensare che per i baschi di allora le guerre carliste fossero prima di tutto una difesa delle loro istituzioni, delle loro leggi e costumi, una difesa della loro personalità collettiva. L'esercito spagnolo subisce numerose sconfitte ad opera del generale carlista Zumalakarregi, leader indiscusso dell'insurrezione basca, il che obbliga la Spagna a richiedere truppe di supporto alle potenze straniere. Quattro anni dopo la morte di Zumalakarregi, avvenuta nel 1835 durante l'assedio di Bilbao, la guerra termina (1839) con l'Abbraccio di Bergara, una soluzione politica secondo la quale i bachi avrebbero deposto le armi e sciolto il loro esercito in cambio della conservazione delle proprie istituzioni. Nonostante la soluzione fosse onorevole e molto vicina ad una vittoria, migliaia di baschi non accettarono l'accordo e scelsero l'esilio nella parte francese del loro Paese. I dissidenti avevano avuto, in realtà, vista lunga ed intuito riguardo le scarse qualità morali della controparte spagnola. Infatti nel 1841 il Governo promulga la "Ley de modificacion de fueros", secondo la quale il territorio passa dalla condizione di regno a quella di provincia spagnola, la frontiera dell'Ebro si sposta ai Pirenei, si modifica la legislazione fiscale e si introduce il servizio militare obbligatorio -le quintas- ,che provocarono decise rivolte durante gli otto anni seguenti. Compresa alfine la strategia spagnola di conquista ed oppressione, in occasione della seconda guerra Carlista, fra il 1872 ed il 1876,le quattro province basche, finanziate dai rispettivi consigli provinciali ricostruiscono il loro complesso apparato amministrativo e tornano a battere moneta e a emettere francobolli propri. Le principali sedi di quest'embrionale stato basco sono Estella, Bergara, Durango (la Stalingrado di Spagna) e Onate, ove ha sede l'Università. Dopo la nuova sconfitta in questa guerra carlista vengono abolite quasi tutte le istituzioni basche vigenti in Araba, Gipuzkoa e Bizkaia e a queste province viene esteso il servizio militare spagnolo obbligatorio. E' proprio la frustrazione accumulata per questa nuova situazione politica e sociale nelle province basche, volta a negare identità e rappresentazione, nonchè le stesse istituzioni "nazionali", che da origine ai primi movimenti nazionalisti, antesignani diretti degli attuali movimenti politici e culturali. Numerose sono, a questo punto, le dimostrazioni di difesa popolare della sovranità basca. E' da ricordare la manifestazione che, nel 1893, riunisce nelle strade di Pamplona 80.000 navarri contro il tentativo del ministra Gamazo di unificare il sistema fiscale navarro a quello nazionale spagnolo: la prima grande manifestazione unitaria e di massa in difesa delle istituzioni basche, ed è passata alla storia coma "gamazada". Contemporaneamente a San Sebastian (Donostia, in basco) si ha un'altra importante manifestazione per gli stessi motivi contro la presenza del ministro Sagasta. Nel 1894 in un'altra grande manifestazione svoltasi per le stesse ragioni nella località navarra di Castejon, fra le bandiere di Navarra apparve per la prima volta un abbozzo di bandiera basca, innalzata in quell'occasione proprio dal fondatore del nazionalismo basco, Sabino Arana Goiri. La manifestazione di Castejon, quindi, rappresenta un passaggio di consegne ideale nonchè un segno di continuità, fra il carlismo e il nazionalismo basco. Gli anni di passaggio al nuovo secolo segnarono una vigorosa ripresa della difesa delle libertà basche ed anche della lingua, finalmente individuata come necessario e fondante trait d'union fra le sette province, oltre che come elemento culturale altamente rappresentativo della stessa identità basca. Compiendo un balzo in avanti nel nuovo secolo ci si trova di fronte alla Guerra Civile spagnola, palestra per le mature potenze europee che di li a poco si scateneranno nella seconda guerra mondiale. Allo scoppio della guerra civile il governo autonomo basco, guidato da Josè Antonio Agirre appoggia la legalità repubblicana contro l'esercito spagnolo e la borghesia che volevano rovesciarla), così come fa anche la stragrande maggioranza della popolazione basca. Le motivazioni della scelta di campo sono differenti, ma convergenti: chi si schiera con la Repubblica per difendere la causa nazionale, chi per difendere la causa della classe lavoratrice, che per difendere le libertà repubblicane. Il popolo basco scende quindi in armi contro l'esercito spagnolo, formando battaglioni propri. Tristemente noto è quanto accadde nel 1937: resistendo come baluardo insuperabile la Bizkaia, difesa strenuamente dai battaglioni repubblicani baschi, maturò in seno alle forze strategiche franchiste la decisione di chiedere ai tedeschi della legione Condor di bombardare la città di Durango e Gernika, provocando il primo triste episodio di bombardamento aereo di centri cittadini. La guerra civile termina nel sud basco mestamente ne l 1937 con la caduta di Bilbao. Le truppe franchiste, prossime alla definitiva presa del potere, proibiscono i partiti ed i sindacati democratici, eliminano le competenze di Bizkaia e Gipuzkoa in materia fiscale ed instaurano la pratica dell'interrogatorio di polizia accompagnato da torture. Pratica ancora oggi molto diffusa nei confronti di militanti indipendentisti e della izquierda abertzale. Sotto il franchismo i baschi non perdono la voglia di lottare per la libertà e per la democrazia. Grandi scioperi generali si hanno nel 1947,1951,1953, 1956.
Proprio a Bilbao, durante lo sciopero generale del 1951, nasce il gruppo Ekin, embrione della futura E.T.A., che appare per la prima volta verso la fine del 1958, nata negli stessi ambienti nei quali si fondava il movimento cooperativista di Mondragon e partiva con impeto in tutto il sud basco il fenomeno della creazione delle scuole basche.
Il 1963 può essere considerato l'anno della creazione nel paese basco settentrionale del gruppo Enbata, che in quell'anno indice nella località di Itsasu il primo aberri Eguna del dopoguerra; in questo giorno viene piantato un germoglio dell' Albero di Gernika. L'unità dei baschi che vivono ai due lati della frontiera viene rappresentata da un abitante di Hendaye e da uno di Bilbao che presiedono la cerimonia, che comporta anche la pubblicazione di un manifesto il cui testo viene scolpito nella pietra di un monumento. Gli episodi più famosi della resistenza basca sotto il franchismo restano: il processo di Burgos del 1970 e l'attentato compiuto tre anni dopo dall' E.T.A. Contro il Presidente del Governo spagnolo, Carrero Blanco, che rimase ucciso. L'E.T.A. Ormai gode di grande seguito, e punta diritta al cuore dello Stato ed ai suoi simboli. Anche il Nord basco si organizza quindi militarmente con la nascita del gruppo armato Iparretarrak (1973). Negli anni finali del franchismo la lotta per il cambiamento nazionale e sociale nel Sud basco è di straordinaria intensità, seppur condotta in condizioni di assoluta clandestinità. Proprio per questa ragione gli scioperi generali politici organizzati nel 1970 contro il processo di Burgos; l'11 dicembre 1974 per la libertà e per rivendicare miglioramenti economici, l'11 giugno 1975 per protestare contro la repressione; nel settembre del 1975 contro le esecuzioni di due militanti dell'ETA. E di tre del FRAP; che coinvolsero praticamente l'intera popolazione assumono valore ancora maggiore. Risale a pochi giorni dopo la morte del generale Franco la prima grande richiesta di massa per l'amnistia dei detenuti politici baschi, questione ancora oggi apertissima:11 dicembre 1975. Importante per comprendere le rivendicazioni basche sono anche gli scioperi del 4 marzo 1976 a Vitoria per ricordare la morte di diversi lavoratori in sciopero uccisi dalla polizia; del 13 settembre 1976 contro la morte di un manifestante ucciso a colpi d'arma da fuoco dalla polizia a Fuentarrabia (erano gli anni in cui anche in Italia andava molto di moda sparare sui manifestanti: Francesco Lorusso, Giorgiana Masi, Walter Rossi); del 27 settembre 1976 per l'amnistia; del 10 marzo del 1977 contro l'uccisione a Itxaso di due etarra e del 13 maggio 1977 sempre per l'amnistia.
La storia d Euskal Herria è caratterizzata dalla continua protesta contro le imposizioni, da un'irriducibile difesa della propria identità e da una costante richiesta di democratizzazione della vita pubblica. Gli anni '70 vedranno un insaprimento delle lotte e delle rivendicazioni. Il sangue scorrerà più copioso, lo Stato spagnolo continuerà a reprimere pur essendo terminato formalmente il fascismo franchista, i baschi continueranno ad organizzarsi ogni giorno in tutte le strade della regione per l'Autodeterminazione, per la difesa delle proprie culture, per il riconoscimento della propria lingua e per la, possibilità di vivere liberamente nella propria terra. Le mobilitazioni si allargheranno ai temi sociali internazionali più ampi ed avranno voce molto importante e rispettata nella lotta contro la TORTURA ed in quella per il ritorno dei prigionieri politici baschi nelle prigioni della loro terra, così come la legge spagnola prevede.
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