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A volte la lotta paga!
by tro Monday, May. 19, 2003 at 5:50 PM mail:

.

Il presidio ad oltranza iniziato il 5 Maggio scorso a Viterbo contro i tagli
nella sanità della Tuscia,e soprattutto nel settore psichiatrico, è stato
sospeso lo scorso martedì 13, dopo che l'assessore regionale Saraceni ha
garantito l'accoglimento della gran parte delle richieste dell'Associazione
dei Familiari dei malati psichici.
Un risultato raggiunto solo grazie all'abnegazione dei manifestanti, che,
nonostante i problemi sia personali di età e salute sia sociali, visto il
tipo di patologia dei familiari che erano tenuti ad assistere, hanno
garantito un'adeguata partecipazione ad un presidio durato per 9 giorni 24
ore su 24, con la solidarietà di molti cittadini, fra cui i compagni del
CSOA di Viterbo.
Pure questa dura lotta non era finalizzata ad ottenere conquiste estremiste
e rivoluzionarie nel campo della sanità, era finalizzata ad ottenere diritti
riconosciuti dalle stesse leggi vigenti, LEGGE BASAGLIA.
Ma il problema è proprio quello: da molte parti si sta portando un attacco
reazionario contro la Legge Basaglia; attacco che ha la punta dell'iceberg
nella famigerata legge Burani Procaccini, che introducendo modifiche alla
legge Basaglia sia in termini di ingresso dei privati nella gestione delle
strutture finalizzate al recupero sociale di malati psichici, ma soprattutto
reintroducendo metodi vessatori nel campo del trattamento sanitario
obbligatorio (TSO), tendono ad un ulteriore svuotamento della legge
Basaglia, e a far rientrare dalla finestra quei manicomi che la Legge
Basaglia aveva cacciato dalla porta.
Questo svuotamento della legge era cominciato da tempo, addirittura
dall'entrata in vigore della legge stessa, quando alla chiusura dei manicomi
non si erano accompagnate le aperture delle strutture previste, tipo
Comunità terapeutiche, Centri Riabilitativi, e soprattuto le cosiddette case
alloggio.
Anzi, col passare degli anni, le poche struture introdotte venivano
eliminate attraverso i tagli dei fondi necessari. Per cui se prima qualche
comunità e qualche casa famiglia c'era e funzionava, man mano queste
strutture venivano messe in condizione di non poter funzionare e venivano
chiuse, subito "rimpiazzate" da strutture private, che con poche eccezioni
erano dei veri e propri lager, dei manicomi, appunto.
Le motivazioni addotte, come abbiamo detto, erano di natura economica, il
tristemente famoso budget; ma quando poi si vanno a spulciare le spese delle
ASL in questo settore molto spesso si scopre che, ricorrendo al privato, la
Sanità pubblica spende fior di quattrini, molto di più di quanto si spendeva
con le strutture pubbliche, e con un risultato molto più scadente.
Veniamo al caso specifico della Tuscia, balzata in questi giorni agli onori
della cronaca per il presidio.
Intanto nella Tuscia tutti i problemi che abbiamo riscontrato prima sul
funzionamento della Legge 180 sono presenti ed anzi amplificati. Non esiste
una Comunità Terapeutica per i casi "più gravi", quando, cioè, ci sono
acutizzazioni della malattia, per cui i malati in questi casi vengono
dislocati in strutture di altre zone, molto spesso lontanissime: vengono
insomma sradicati dal territorio oltretutto con forti spese per la sanità
pubblica.
Naturalmente poi non ci sono case-famiglia, se non qualcuna privata, e
naturalmente nessuna casa alloggio.
Ma ultimamente peggiora anche la situazione di quelle strutture esistenti.
Così, per esempio, sono chiusi i centri riabilitativi diurni di Tarquinia e
di Vetralla, il primo perchè manca di locali, il secondo perchè i locali non
sono mai stati trovati.
Pure il centro riabilitativo di Tarquinia fino a pochi mesi fa funzionava, e
funzionava pure abbastanza bene, visto che era riuscito ad iniziare un
percorso molto serio di recupero psichico, fino all'inserimento di diversi
"malati" nel mondo del lavoro.
Adesso questo centro non riesce a trovare locali idonei e quelli che
usufruiscono di quel servizio rischiano l'abbandono a se stessi.
A Vetralla il Centro Riabilitativo non era mai stato aperto, per la solita
mancanza di locali, mentre a Civita Castellana non funziona per mancanza di
psicologi, anche se poi spulciando bene si viene a scoprire che un paio di
psicologi ci sono, solo che sono stati assunti come assistenti sociali.
Dulcis in fundo si decide, ariecco il famoso budget, di stanziare 800.000
euro per i 20 malati sparpagliati nelle comunità terapeutiche in varie parti
d'Italia. Peccato che i soldi necessari per questo scopo sono 1.400.000
euro, gli 800mila coprirebbero a stento la spesa fino al 30 settembre. Il
bello è che basterebbe aprire una comunità in zona, e molto probabilmente le
spese diminuirebbero, e oltretutto non ci sarebbe lo sradicamento sociale
per i malati. Fra l'altro si era individuato anche il posto dove aprire la
comunità terapeutica, ed erano stati anche trovati i locali, ma dai
responsabili nessuna risposta.
Un disastro, come si vede, pure per i familiari dei malati psichici
diventava difficile addirittura esporre questi problemi a chi di competenza.
Per ben sette mesi il funzionario in questione ha snobbato tutte le
richieste di incontro (sei) inoltrate dall'associazione.
Almeno fino al presidio.
Due giorni dopo il funzionario dava un appuntamento, chiedendo
contemporaneamente di chiudere il presidio.
Naturalmente visti i precedenti il presidio non veniva tolto, e i fatti
hanno dimostrato che si è deciso per il meglio, visto che nell'incontro si è
visto solo fumo e protervia da parte del funzionario.
Si è dovuti arrivare a minacciare forme di lotta più dure, lo sciopero della
fame ad oltranza, per sbloccare la situazione.
Viene fissato un incontro con l'assessore regionale Saraceni, e finalmente
si ottengono i risultati prefissi.
Il centro riabilitativo di Tarquinia potrà riaprire, provvisoriamente in
locali di emergenza, in attesa di trovare a medio-breve scadenza i locali
definitivi; mentre si programma il passaggio di ruolo dello psicologo di
Civita assunto come assistente sociale, e un concorso per trovare un secondo
psicologo; anche a Vetralla si è trovato lo stabile, per cui è prevista
l'apertura appena sarà nominato il responsabile.
Si garantisce anche la copertura finanziaria per i 20 ospitati nelle
comunità terapeutiche ed anche l'interessamento per la comunità terapeutica
di Orte. Unica divergenza la gestione della comunità di Orte, che
l'assessore vuole privata.
A giorni ci dovrà essere la riunione della Consulta, che dovrà preparare la
delibera con le richieste da portare all'incontro con i funzionari della
ASL.
Questa la cronaca di una lotta di difesa dei diritti dei malati psichici.
Qualcuno magari storcerà la bocca di fronte ad una lotta "riformista" e
"legalitaria".
Ma si tratta di una lotta contro una nuova spirale di criminalizzazione dei
malati psichici in atto in Italia: basti pensare a come è stato affrontato
il caso di quei 2 cittadini di Napoli e Milano che hanno causato diversi
morti e feriti in questi giorni. Qualcuno avrebbe pensato che si affrontasse
il nodo della vendita di armi in Italia, invece no: il nodo è diventato
quello dei matti a piede libero; Vespa ci ha fatto pure una puntata di Porta
a Porta. E si sa che in Italia soprattutto di questi tempi si montano i casi
per "normalizzare" le situazioni. La campagna mediatica per le rapine ai
tabaccai portò ad acuire le pene per i reati di microcriminalità, la
campagna contro i "matti in libertà" rischia di sponsorizzare la legge
Burani Procaccini con la conseguente riapertura dei manicomi. Aver condotto
una lotta contro lo smantellamento della legge Basaglia in questa situazione
mediatica e aver conseguito una vittoria, sia pure parziale, non è stata
solo una battaglia di civiltà contro l'oscurantismo, ma è stato anche
l'inizio di uno scontro, che può essere vinto contro la criminalizzazione
delle diversità.
Cosa che può anche servire da volano per una lotta contro tutte le
criminalizzazioni.

huambo e vittoria
partecipanti al presidio di Viterbo come aderenti alla
associazione familiari dei malati psichici
http://www.controappunto.org pag.carcere e repressione

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