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rassegna stampa 23 maggio su g8 evian
by mj Friday, May. 23, 2003 at 3:17 PM mail:

il messaggero, la stampa, il corriere, gazzettino del sud, il manifesto

da
http://www.larena.it/ultima/oggi/nazionale/Dac.htm
(gruppo de Il Messaggero)


Venerdì 23 Maggio 2003
TERRORISMO/1. Mentre Bush ristabilisce un contatto diretto con Chirac
«Ricreare il fronte comune»
Frattini al G8: si deve tornare allo spirito dell’11 settembre

Parigi. Deve essere ricreato «lo spirito dell’11 settembre», così come «una coesione non scalfibile ed incrollabile di tutta la comunità internazionale». Lo ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ieri sera a Parigi, dove si trovava per il vertice dei ministri del G8. Il titolare della Farnesina ha sottolineato che una coesione internazionale contro il terrorismo «sarebbe un capolavoro politico». E saluta la nuova risoluzione dell’Onu che chiude, a suo avviso, lo scontro sull’Iraq: «La priorità assoluta per tutti, Usa, Giappone, Europa, Russia, ora è la lotta al terrorismo». Anzi, deve tornare ad essere la priorità di tutta la comunità internazionale dopo che gli ultimi attentati in Arabia Saudita, in Marocco e lo stillicidio di attacchi suicidi in Israele ha riportato il pianeta in una atmosfera cupa di insicurezza ed estremismo. Ecco perch é a Parigi si sono riuniti i ministri degli Esteri dei Paesi del G8, che già ieri s era - in un pranzo di lavoro - hanno affrontato il problema nei termini «più concreti possibili». Frattini ha chiesto un maggiore coordinamento internazionale, maggiori investimenti e sostegno finanziario a quanti nelle istituzioni combattono il terrorismo. «Occorre estirpare il sostegno finanziario ai terroristi», ha sottolineato. In quest’ambito, l’Italia guarda con estremo favore ad un piano d’azione antiterrorismo che potrebbe essere approvato dal G8 di Evian.
Sembra pace fatta dunque tra i Paesi del G8: dopo il voto di ieri all’Onu, la guerra in Iraq non è più una pericolosa mina vagante. Ed è dunque sotto una buona stella che i ministri degli Esteri delle sette potenze industriali e della Russia si sono ritrovati a Parigi. Non c’è più il rischio che il vertice tra gli «Otto Grandi del Pianeta», in programma a Evian dal 1° al 3 giugno, si riduca ad un braccio di ferro tra il «quartetto della guerra» (Usa, Gran Bretagna, Giappone e Italia) e «il campo della pace» (Francia, Germania, Canada e Russia).
La svolta è maturata mercoledì sera, quando il ministro degli Esteri francese Dominique de Villepin ha incontrato a Parigi il collega tedesco Joschka Fischer e il russo Igor Ivanov e tutti e tre sono andati all’Eliseo dal presidente Jacques Chirac. Il «campo della pace» ha deciso di comune accordo di votare la risoluzione proposta all’Onu da Stati Uniti e Gran Bretagna per dare il dopo-guerra in Iraq.
Proprio questo era il segnale che l’amministrazione Bush si attendeva per la ricucitura con gli europei «pacifisti» e a Parigi, un raggiante Colin Powell ha avuto solo parole di riconciliazione e rispetto per la Francia: «È un passo nella buona direzione».
In questo clima di convergenze, Chirac ha telefonato ieri al collega americano George W. Bush «per fare il punto con lui sul G8 di Evian», in particolare l’economia mondiale alla corda, gli aiuti al Terzo Mondo, e la lotta al terrorismo. Non si parlavano dal 15 aprile e si sa che negli ultimi mesi i loro rapporti sono stati inesistenti.



da
http://www.lastampa.it/edicola/sitoweb/Aosta/art4.asp


AL TRAFORO LA POLIZIA FRANCESE HA SOSPESO DA IERI ALCUNE NORME SULLA LIBERA CIRCOLAZIONE NEI PAESI UE IN VISTA DEL PASSAGGIO DEI NO GLOBAL DIRETTI AL VERTICE DI EVIAN
«Massima attenzione» al Bianco in vista del G8
Da oggi a Courmayeur anche agenti dei reparti mobili di Torino ed artificieri

23/5/2003



COURMAYEUR

Stato di «massima attenzione» al traforo del Monte Bianco dove nei prossimi giorni arriveranno pullman, auto, camion di attivisti no global diretti ad Evian e dintorni per contestare il vertice dei G8. Da ieri la polizia francese ha sospeso alcune norme del trattato di Schengen, quelle che riguardano la libera circolazione delle persone all'interno dell'Unione europea: a chi attraversa il traforo dall'Italia alla Francia vengono chiesti e controllati i documenti da parte degli agenti della Gendarmerie. Sul versante italiano la Questura di Aosta e la polizia di frontiera sono state mobilitate e intensificheranno i servizi fino al 4 giugno. «Per il momento la situazione è tranquilla e sotto controllo - ha spiegato Marco Allegretti, dirigente della polizia di frontiera - ma il momento “caldo” è previsto dal 29 maggio al primo giugno, data in cui è in programma una grande manifestazione di protesta nei dintorni di Evian, ad Annemasse, a Ginevra e in altre località sul lago Lemano. Il nostro impegno in questi giorni sarà più che raddoppiato».
Oggi arriveranno a Courmayeur anche agenti dei reparti mobili della polizia da Torino, personale specialistico della polizia di frontiera, artificieri. Sul versante italiano sono due le situazioni che potrebbero creare problemi alle forze dell'ordine: la prima riguarda possibili manifestazioni al traforo del Monte Bianco per contestare la decisione di sospendere in parte il trattato di Schengen, come già avvenuto alle frontiere nei giorni precedenti i vertici del G8 di Nizza e di Genova; la seconda situazione, invece, è relativa a eventuali espulsioni dalla Francia di soggetti «indesiderati», che sarebbero accompagnati al traforo del Monte Bianco e rimpatriati. «In questo caso - ha aggiunto Allegretti - il nostro compito è di tenere la situazione sotto controllo ed evitare che la tensione si trasformi in atti di violenza».

Enrico Marcoz



http://www.lastampa.it/edicola/sitoweb/Esteri/art4.asp


Powell a Parigi sorride a denti stretti
Al vertice per il G8: «I rapporti non saranno più come prima»

23/5/2003



corrispondente da PARIGI

Colin Powell appare alle 8 di sera sui teleschermi francesi tranquillamente seduto accanto ad un caminetto in un salotto dell'ambasciata americana di Parigi. E' la prima volta del segretario di Stato americano dopo la guerra diplomatica. Dovrebbe essere il momento della riconciliazione, ma non sono tutti sorrisi. L'intervistatore del Tf1 tenta di metterlo in difficoltà: «lei è una colomba in mezzo ai falchi di Washington...» Ma Powell non scherza: «Sono una colomba che sa trasformarsi in falcone». La conclusione non è rosa e fiori: gli Stati Uniti non intendono «punire» la Francia, ma non perdonano. E niente sarà più come prima. Mentre il segretario si faceva intervistare, la portavoce dell'Eliseo Catherine Colonna rivelava che Jacques Chirac aveva appena avuto un colloquio al telefono con George w. Bush. Dieci minuti, non di più. Anche il portavoce della Casa Bianca Ari Fleischer ha parlato della telefonata, definendola «produttiva». I due hanno conversato sull'agenda del G8 e Bush ha evitato di porre il problema degli Ogm in agricoltura, una delle questioni che dividono Washington dai partner europei accusati di boicottare gli «organismi geneticamente modificati» e di rallentare così gli aiuti all'Africa. E' la seconda telefonata dalla fine della guerra. La prima, il 15 aprile, fu piuttosto imbarazzata. Questa, da quel che si capisce, anche. Ma aveva un tema concreto: la preparazione del G8 che si svolgerà in Francia, a Evian, dall'uno al 3 giugno. I due si vedranno però prima, il 31 maggio a San Pietroburgo, nella grande festa organizzata da Vladimir Putin per il tricentenario dell'ex capitale russa. Tuttora le diplomazie non sono ancora riuscite a combinare un faccia a faccia Chirac-Bush. Nemmeno ad Evian è fissato per il momento un incontro a quattr'occhi. L'unica notizia distensiva è che Bush ha deciso di dormire in territorio francese. In un primo tempo s'era detto che avrebbe alloggiato in Svizzera. Ma ci vuol ben altro per disgelare i rapporti Francia-Usa. E lo si è capito dalla giornata parigina di Colin Powell, che resterà anche oggi nella capitale per il vertice dei ministri degli Esteri del G8, ultima tappa di preparazione a Evian. Il segretario di Stato non ha spiegato esattamente che cosa cambierà nelle relazioni franco-americane, ma ha affermato che sicuramente qualcosa cambierà. Certo, ha detto Powell, la decisione di Francia, Russia e Germania di votare a favore della risoluzione Usa-Gran Bretagna-Spagna in Consiglio di Sicurezza Onu sul dopo-geurra in Afghanistan è un «passo nella buona direzione». Ma questo non significa che i disaccordi del passato siano dimenticati. Anzi, «c'è ancora tensione». Come si rifletterà sul futuro? Le relazioni bilaterali sono «sotto esame». Ha detto Powell nell'intervista al telegiornale: «Io non penso di punire la Francia che è un alleato degli Stati Uniti. Però dobbiamo guardare in faccia la realtà. Abbiamo avuto un disaccordo e ora dobbiamo riesaminare l'insieme delle politiche comuni e probabilmente qualche cambiamento sarà necessario». Insomma la Francia ha «deluso» gli Stati Uniti per non aver partecipato alla coalizione che ha fatto la guerra «per disarmare Saddam Hussein». A questo punto l'intervistatore - quasi un portavoce degli interessi nazionali francesi - gli ha chiesto se nell'ipotesi che in Iraq si formi un governo influenzato dagli islamisti, non era meglio l'ordine di Saddam. Colin Powell, naturalmente, ha risposto che gli Stati Uniti resteranno in Iraq il tempo necessario per instaurare un governo che tenga democraticamente conto di tutte le voci e le comunità irachene. Ma su cosa possono cambiare le relazioni franco-americane? Powell ha anticipato che è in corso un «esame di qualcuna delle attività bilaterali» che si svolgono tra Francia e Stati Uniti, tra queste le attività militari vengono esaminate in «ragione dei cambiamenti di circostanza». In altre parole sono destinate a raffreddarsi le relazioni militari che in questi mesi di polemiche i francesi hanno continuato ad ostentare come «intense e continue».

Cesare Martinetti


http://www.lastampa.it/edicola/sitoweb/Imperia/art3.asp


RALLENTAMENTI A VENTIMIGLIA PER IL PUBBLICO DIRETTO A CANNES E MONACO
Frontiere «blindate» per il G8

23/5/2003



MENTONE

Al confine scatta lo stato di massima allerta. La Francia ha infatti deciso di ripristinare i controlli alle frontiere pre-Schengen in vista del G8 di Evian, nell’Alta Savoia. Il summit dei leader dei paesi più industrializzati del mondo (Germania, Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Italia, Giappone, Russia e Francia) è in programma dall’1 al 3 giugno, ma il provvedimento viene applicato da ieri, con largo anticipo, e fino al giorno successivo alla conclusione del vertice. Il ministro degli interni transalpino Nicolas Sarkozy ha motivato la decisione con il timore legato a possibili «missioni» violente da parte di gruppi marginali di contestatori no-global (a far scattare l’allarme sarebbero stati i servizi di sicurezza). D’altronde, la reintroduzione dei controlli di frontiera (verifica dei documenti d’identità) è prevista dalla stessa convenzione europea di Schengen «quando l’ordine pubblico o la sicurezza nazionale l’esigono». E mentre dal centrosinistra partono duri attacchi («Vogliono una nuova Genova: si preannuncia come l’occasione per una nuova svolta autoritaria nella gestione dell’ordine pubblico in Europa», tuona il deputato dei Verdi Paolo Cento), a Ventimiglia e Mentone si guarda con preoccupazione alle possibili ricadute sulla circolazione stradale e sul flusso turistico. Perché a Cannes è in pieno svolgimento il Festival del cinema, che si concluderà domenica, mentre a Montecarlo il 1° giugno è in programma il Gran premio di Formula 1, uno degli appuntamenti più importanti del campionato mondiale. Quest’anno, poi, è particolarmente atteso per l’appassionante rimonta della nuova Ferrari dedicata all’avvocato Gianni Agnelli sulla McLaren protagonista dell’inizio di stagione. I controlli finiranno per rallentare sensibilmente il traffico a cavallo del confine, compreso quello ferroviario. E in molti potrebbero rinunciare a seguire l’evento per il timore di «blocchi» e incidenti.

Gianni Micaletto




da
http://www.corriere.it/edicola/index.jsp?path=ESTERI&doc=POW


DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI - In attesa ...

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI - In attesa della pacificazione dell’Iraq, è almeno finita la guerra delle parole fra Francia e Stati Uniti. Chirac telefona a Bush.
Dieci minuti per promettersi impegno reciproco a lavorare insieme, al G8 di Evian, sui temi della ripresa mondiale, del terrorismo e dello sviluppo sostenibile. Il segretario di Stato, Colin Powell, arriva sorridente a Parigi e, dopo l’approvazione «14 a 0» della risoluzione Onu, celebra «legami transatlantici» e «condivisione di valori comuni». Il «dissenso resta un capitolo», ma si volta pagina, anche perché nessuno - nello stato attuale del pianeta e delle aree di conflitto - può permettersi il fallimento diplomatico del prossimo summit.
La storia dirà se gli americani hanno teso la mano o se i francesi hanno chinato il capo. Oggi, prevale il realismo ufficiale e le riserve mentali restano dietro le quinte. La Francia - e così la Russia - non può rischiare di restare isolata e fuori dal gioco (e dagli affari) della ricostruzione irachena. Gli Usa, vista la piega del dopoguerra e l'offensiva terroristica, comprendono quanto sia rischioso e poco conveniente andare avanti da soli, anche perché proprio l'intelligence resta il più efficace terreno di collaborazione fra Parigi e Washington.
Così si riproduce, come nei Balcani e in Afghanistan, la divisione dei ruoli: americani e inglesi fanno la guerra, gli alleati e l’Onu ripuliscono il campo di battaglia, portano (e pagano) gli aiuti umanitari. «In Iraq non resteremo un giorno più del necessario» - assicura Powell - ma «andremo fino in fondo nel nostro compito: la ricostruzione del Paese e di una nuova amministrazione». «Il voto dei francesi - ha detto Powell - è un passo nella buona direzione. E’ tempo di lavorare tutti insieme per il bene del popolo iracheno». «Questo è un meraviglioso giorno per l'Iraq», ha aggiunto, parlando di una «crociata per la pace».
Il segretario di Stato ha glissato sul fatto che lui stesso aveva minacciato conseguenze per l'atteggiamento della Francia, preferendo accreditare l'importanza dei valori che uniscono, non soltanto la Francia e gli Usa, ma anche l'Europa e l'America. Il «multipolarismo» tanto caro ai francesi non è un vocabolo che gli appartiene, ma Powell ha voluto smentire l'impressione che all'antiamericanismo di ambienti europei si contrapponga un antieuropeismo di ambienti americani. «Gli Usa - ha detto - sostengono gli sforzi dell'Europa per darsi un'identità politica e una difesa comune» se tutto questo «va nel segno di una sempre maggiore integrazione transatlantica».
Naturalmente, il dissenso sulla guerra resta. Powell lo ha ricordato, sostenendo la «legittimità» dell'intervento e l'«evidenza» del pericolo rappresentato da Saddam Hussein per quanto riguarda il possesso di armi di distruzione di massa. Un'analisi che è l'esatto contrario di quanto continuano a sostenere i francesi, il cui «pacifismo» era appunto motivato dalla difesa di un quadro di legittimità internazionale aggirato dall'«unilateralismo americano».
«La Francia - ha detto ieri il ministro degli esteri francese, Dominique de Villepin - vuole mostrarsi costruttiva, senza tradire i suoi principi. La risoluzione dell'Onu non legittima la guerra, ma apre la via della pace».
Dietro le quinte, dispetti e polemiche continuano. Da parte americana è di ieri la notizia che il Pentagono ha escluso la Francia da un'importante esercitazione aeronautica in Nevada. Un dispetto, che non deve rappresentare, secondo Powell, un atteggiamento generale.
In questi giorni, a Parigi, si parla molto dell'ultimo libro di de Villepin, 800 pagine dedicato al potere della poesia. Powell è considerato la colomba della Casa Bianca. Già circola una facile battuta : «Evian sul fuoco».
Massimo Nava



da il gazzettino online
http://213.26.79.24/VisualizzaArticolo.php3?Codice=1457472&Luogo=Main&Pagina=ESTERI


Tolte le sanzioni, subito in vendita il petrolio
A sorpresa si congeda dall�esercito il vincitore della guerra, il generale Franks - Preso il numero 8 dei 55 super-ricercati
New York

Tutto (quasi) come prima: amici ed alleati. La scontata approvazione da parte del Consiglio di sicurezza dell'Onu della risoluzione che, dopo 13 anni, toglie le sanzioni all'Iraq, ha riportato la pace anche nei rapporti tra gli Stati Uniti ed i Paesi che si erano opposti alla guerra: Francia, Russia e Germania (con l'aggiunta della Cina).

LA RISOLUZIONE- Il voto del massimo consesso delle Nazioni Unite ha registrato il consenso di tutti i Paesi membri e l'astensione della sola Siria. Più volte modificata, la bozza presentata da Washington, Londra e Madrid sancisce la fine dell'embargo tranne le forniture militari ma, soprattutto, affida alle "potenze occupanti" Stati Uniti e Gran Bretagna la gestione del Paese fino a quando non sarà insediato un governo locale internazionalmente riconosciuto, e comunque per un anno almeno. Ciò significa l'immediata ripresa delle esportazioni di petrolio sotto controllo anglo-americano: otto milioni di barili di greggio sono già immagazzinati nel porto turco di Ceyhan e potranno essere venduti immediatamente. Appena giunta la notizia, le quotazioni del greggio sono scese sia a Londra che a New York. Rispetto alla bozza iniziale il testo approvato accresce i poteri dell'Onu nel dopoguerra iracheno, in particolare sulla ricostruzione delle istituzioni, in aggiunta ai compiti tradizionali di assistenza umanitaria. È previsto che il segretario Kofi Annan nomini un coordinatore Onu in Iraq e il nome che circola è quello dell'alto commissario per i profughi Sergio Vieira de Mello, appoggiato dagli Usa.

«14 A ZERO»- Il cambiamento di clima si è sentito in particolare a Parigi, dove è iniziata la riunione dei ministri degli esteri dei G8 che prelude al vertice dei capi di Stato dei primi di giugno ad Evian, in Francia. Il segretario di Stato americano Colin Powell, raggiante per il «14 a zero», ha detto che il voto della Francia «È un passo nella giusta direzione»; il ministro degli esteri francese Dominique de Villepin ha replicato con entusiasmo che «è tornata l'Onu, come abbiamo sempre voluto». E per la prima volta da mesi il presidente francese Jacques Chirac ha telefonato a George W. Bush per «parlare del G8 di Evian».

IL GENERALE LASCIA- Sul voto di New York è poi rimbalzata la notizia, di fonte anonima del Pentagono, del congedo dall'esercito del generale Tommy Franks, comandante in capo delle truppe della campagna «Libertà in Iraq» e, in precedenza, di quella in Afghanistan. Il generale ha avuto forti apprezzamenti per il suo operato da Bush e dal segretario alla difesa Donald Rumsfeld e per lui s'era parlato dell'incarico di futuro capo di stato maggiore. Si ignorano i motivi delle dimissioni, anche se a Franks (che ha 57 anni) non mancheranno certo le proposte.

IL RE DI QUADRI - Intanto, da Baghdad il comando Usa ha annunciato la cattura di uno tra i più ricercati gerarchi del regime, Aziz Sajih Al Numan, responsabile di Baghdad ovest e ex governatore di Karbala e An Najaf. Al Numan è il "re di quadri" nel mazzo di carte e il numero 8 nella lista dei 55 più ricercati stilata dal Pentagono.



da ilmanifesto.it

G8 «unito», protettore dell'Iraq
Insieme fronte della guerra e del «rifiuto». L'asse Parigi-Berlino-Mosca nella «torta»
ANNA MARIA MERLO
PARIGI
Colin Powell è da ieri a Parigi, per la riunione dei ministri degli esteri del G8, che deve preparare il vertice di Evian (1-3 giugno), con un documento sulla politica estera che sarà apporvato stamattina. E' la prima visita di un alto responsabile dell'amministrazione statunitense in Francia - era stato Powell a parlare di «conseguenze» negative per la Francia a causa del suo no alla guerra - dopo lo scontro sull'Iraq. Ma questa visita avviene il giorno stesso in cui la Francia, assieme agli altri due paesi del «fronte del rifiuto», Germania e Russia, ha deciso di votare a favore della nuova versione presentata dalla coalizione della guerra al Consiglio di sicurezza dell'Onu. Un voto che è servito a spinare il terreno: dopo una cena ieri sera al Quai d'Orsay, stamattina a colazione, prima della riunione a otto, Powell dovrebbe vedere in tête-à-tête Dominique de Villepin. Ma Powell vuol far pesare la nuova distensione: il voto all'Onu di ieri «non significa che i disaccordi del passato siano dimenticati. Non è stato un buon periodo per nessuno di noi» Powell non ha precisato, ma ha affermato che «il Pentagono prende delle misure che cambiano la relazione con l'esercito francese». Secondo Powell, «c'è stato un esame di alcune delle attività bilaterali tra Stati uniti e Francia e le attività militari sono state esaminate in ragione dei cambiamznti di circostanza».

Gli Stati uniti, che hanno vinto nella battaglia di relegare l'Onu a un ruolo «vitale» e non «centrale» come voleva il fronte del no, vogliono che il G8 metta sul tavolo oltre alla questione della ricostruzione dell'Iraq, la lotta contro il terrorismo e il Medioriente, anche i programmi nucleari dell'Iran e della Corea del nord e la non proliferazione in generale. La Francia, invece, insiste per dare maggiore spazio alla cooperazione allo sviluppo e, in particolare, ai rapporti dei paesi ricchi del G8 con l'Africa.

E' la prima volta che i due schieramzenti pro e contro la guerra in Iraq si incontrano dopo il crollo del regime iracheno, quattro contro (Francia, Germania, Russia e Canada), e quattro a favore (Usa, Gran Bretagna, Giappone e Italia). Ma il «fronte del rifiuto» ha deciso di voltare pagina, benché abbia promesso di restare «vigile» sulle modalità con cui l'«autorità», termine con cui nella risoluzione viene definita la potenza occupante, gestirà la ricostruzione. Mercoledì sera, i ministri degli esteri di Francia, Germania e Russia, Dominique de Villepin, Joschka Fischer e Igor Ivanov, hanno annunciato a Parigi il voto favorevole all'ultima versione della risoluzione presentata da Usa e Gran Bretagna. Francia, Germania e Russia escono rassicurate dalla crisi irachena per il fatto che l'asse Parigi-Berlino-Mosca non si è rotto, come avrebbe invece voluto Colin Powell, che si è dedicato a quest'opera demolitrice con il recente viaggio in Europa, da cui Parigi era stata esclusa.

Usa e Gran Bretagna, dopo aver dovuto attenuare un po' un primo testo giudicato «esorbitante», intascano il sì del Consiglio di sicurezza, che affida alla coalizione anglo-statunitense la gestione dell'Iraq e lo sfruttamento del suo petrolio.

Il clima della riunione dei ministri degli esteri del G8 è stato reso più sereno anche dalla decisione presa alla Nato, di rispondere positivamente alla richiesta di aiuto da parte della Polonia, che è stata molto fiera di accettare il «comando» di una zona in cui gli Usa hanno diviso l'Iraq, ma poi si è dovuta rivolgere agli altri stati per far fronte alle spese.



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