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rassegna stampa 25 maggio g8 evian
by mj Sunday, May. 25, 2003 at 12:12 PM mail:

il cittadino, liberazione, il riformista, altoadige

da il cittadino
http://www.ilcittadino.it/edicola/2405/Interni/INT1/i.asp

Powell e De Villepin parlano
ma il disgelo è solo formale

Parigi Il G8 della prossima settimana a Evian è salvo. Ma le tensioni tra Francia e Stati Uniti restano, e l'incontro faccia a faccia di ieri tra il segretario di Stato Colin Powell e il ministro degli esteri francese Dominique de Villepin non ha potuto che confermarle.
A Parigi, nella riunione preparatoria del vertice di Evian, i ministri degli esteri dei paesi più industrializzati hanno fatto il possibile per rasserenare il clima, e ci sono riusciti. Almeno, la famiglia occidentale avrà modo di presentarsi unita, sia pure convalescente. «È stato un momento importante per uno scambio d'opinioni libero», riassume per i giornalisti De Villepin, nelle vesti di padrone di casa: «Ci siamo ritrovati dopo alcuni mesi difficili per tutti noi, anche se il dialogo non è mai venuto meno». Il ministro italiano Franco Frattini sintetizza così: «Nel nome del pragmatismo abbiamo ritrovato una coesione non indifferente».
Così, da Evian si può già dire che usciranno dei risultati importanti in tema di politica internazionale. Primo, un piano comune contro il terrorismo e le sue cause, che prevede non solo la risposta poliziesca e militare agli attentati, ma anche quella politica con lo sviluppo del dialogo con i musulmani, la lotta alla povertà, e soprattutto l'accelerazione del processo di pace israelo-palestinese con l'avvio della famosa "road map". Sarà proprio l'Italia a reggere la presidenza Ue durante l'avvio del processo di pace, e Frattini sembra ottimista: «Si è aperta una finestra di opportunità: si può far partire la "road map", ma» avverte, «quel bottone va premuto da qui alla fine dell'anno o le speranze si ridurrebbero drammaticamente».
Dopo il voto unitario sull'Iraq all'Onu, l'accordo di ieri a Parigi chiude le pagine più nere della crisi tra Ue e Usa. Ma resta lo strascico della diffidenza tra Parigi e Washington, che ieri neppure la colazione di lavoro di 45 minuti tra De Villepin e Powell è riuscita a superare. Alla fine, dopo aver definito con una battuta «eccellenti» i rapporti bilaterali, entrambi si sono dovuti rifugiare nella formula di rito: colloquio «franco e cordiale». C'è di buono che i due ministri, a quanto si dice, si sono davvero tolti ogni sassolino dalla scarpa: hanno discusso delle armi di distruzione di massa che non si trovano, della guerra che non ha fermato il terrorismo, della ricostruzione per ora in mano solo alle ditte americane. Carte in tavola, quindi, per passare dallo scontro al dialogo.

Paul Friseau


da liberazione.it
http://www.liberazione.it/giornale/030525/LB12D6AE.asp

Il conto alla rovescia è cominciato: fra otto giorni, domenica primo giugno, i capi di Stato o di governo dei G8 inaugureranno ad Evian, sulle Alpi francesi, il tradizionale "incontro informale" sui temi dell'economia e della politica mondiale. L'appuntamento, che si rinnova ogni anno, è nato proprio in Francia, a Rambouillet, nel 1975. Era stata del presidente Valéry Giscard d'Estaing l'idea di riunire i dirigenti degli allora sei paesi più industrializzati del mondo, Stati Uniti, Francia, Italia, Giappone e Gran Bretagna, per discutere direttamente, e liberi dalle regole del protocollo, le questioni al centro dell'attualità economica. Nel 1976 si aggiunge il Canada; nel 1998, la Federazione Russa. Criterio di ammissione: nessuno. Sono i membri stessi del gruppo ad emettere l'insindacabile giudizio.

Per diversi anni il vertice degli otto si è confuso fra i tanti summit che affollano le agende di primi ministri e presidenti. Ma dopo il 21 luglio 2001, non si può più dire G8 senza pensare a Genova; e al simbolo di una politica mondiale gestita come affare privato da quegli otto uomini che si danno pacche sulle spalle nella tradizionale "foto di famiglia".

Come ogni anno, è il paese ospite che deve proporre i temi all'ordine del giorno. La Francia ha previsto un calendario articolato attorno a tre punti. Il primo: la solidarietà, e, in particolare, "la cooperazione ai progetti di sviluppo dell'Africa e l'accesso di tutti all'acqua". Parigi si vuole da sempre interlocutore privilegiato del mondo "industrializzato" con i paesi detti in via di sviluppo, e con l'Africa, in primo luogo. Per ragioni storiche, ma anche per considerazioni di stretta attualità (l'esercito francese è tuttora impegnato in una sanguinosa guerra civile in Costa d'Avorio), Chirac non ha potuto ignorare questa tematica, che ha anzi proposto come primo argomento di dibattito agli otto convitati. I ministri dell'ambiente dei G8, riuniti a Parigi dal 25 al 27 aprile scorsi per un incontro preliminare al vertice, hanno dichiarato che «l'accesso universale all'acqua potabile, soprattutto nel continente africano, è una sfida mondiale complessa che richiede la nostra attenzione continua».

Non solo Iraq, insomma. E non solo terrorismo, almeno sulla carta. Perché, anche se non è l'unico tema all'ordine del giorno, il terrorismo internazionale promette di essere onnipresente al vertice di Evian. All'esterno, con il dispiegamento di imponenti misure di sicurezza, che proteggeranno non solo la stazione termale dove si svolgeranno gli incontri, ma anche i tragitti in elicottero dei capi di Stato dall'aeroporto di Ginevra; e nel cuore del dibattito. La Francia ha infatti proposto ai propri omologhi come secondo punto di confronto il tema della sicurezza, che dovrà essere perseguita «rinforzando la lotta al terrorismo e alla proliferazione delle armi di distruzione di massa». Incalzati dall'attualità internazionale, i G8 cercheranno ad Evian un terreno di discussione comune che stemperi, se non potrà cancellare, le dolorose lacerazioni delle ultime settimane. Quale migliore occasione che una condanna del terrorismo genericamente inteso per mettere d'accordo tutti. Non sarà difficile, infatti, elaborare un documento comune su questioni come "la lotta al finanziamento delle organizzazioni terroristiche", proposta dall'incontro preliminare dei ministri delle finanze il 17 maggio a Deauville, o su affermazioni come "la rete di Al-Qaida continua a rappresentare una seria minaccia", avanzata questa volta a Parigi il 5 maggio dai ministri della giustizia.

In quest'atmosfera di unanimismo corale deve inserirsi l'ultima proposta dell'ospite francese. Chirac invita a discutere di democrazia, intesa come "un dialogo sempre vivace con la società civile e dei diversi Stati fra di loro".

Nella speranza che fra otto giorni, sulle rive del lac Léman, questi propositi generici si sostanziano di risposte concrete agli improrogabili interrogativi dell'attualità internazionale.

Clelia Cirvilleri


http://www.liberazione.it/giornale/030525/LB12D6B1.asp

Il calendario del controvertice
Annemasse: giovedì 29, Venerdì 30 e Sabat031; seduta d'apertura, forum, dibattiti, tavole rotonde proiezioni di film (tra cui "The big one" di Michael Moore) e concerti dalle 14 alle 23 su diversi argomenti tematici: sanità, esclusione, economie solidali, riforma delle pensioni, commercio equo, guerre globali, sviluppo sostenibile, controllo delle risorse (per il programma dettagliato, consultare il sito www. g8-evian. org). Tra gli animatori il coordinamento di Attac, Lcr, Sud, "Les Alternatifs", Lega dei diritti dell'uomo, Crid, Greepeace. sempre ad Annemasse, che sarà il quartier generale del movimento, sorgeranno due villaggi dove si potrà pernottare e consumare i pasti: il "Villaggio intergalattico" e il "Villaggio anticapitalista e anti-guerra".

Ginevra: mercoledì 28; apertura del camping "Au bout du monde". 19-30 maggio; assemblee popolari, incontri, Giovedì 29; seminario di attac. info e media indipendenti. Venerdì 30; incontro tra gli studenti europei e punto sulle lotte comuni contro la privatizzazione dell'università.

Annecy: da giovedì 29 a sabato 31; marcia anti-G8 da Annecy a Annemasse (Cahrg8, Attac). Sabato 3; dichiarazione del G mondo.

Alta Savoia: mercoledì 28; concerto rock -Sciez- Capiteau. giovedì29; manifestazione in bicicletta nella valle di Chamonix (partenza alle 11 dall'area di Fayet) contro il traffico autostradale proveniente dal tunnel del Monte Bianco. Conferenza sull'acqua ("Agir pour l'environnement"). Venerdì 30 e sabato 31; proiezione del film "Rève d'usine" seguito da un dibattito. Manifestazione-banchetto "Feux au lac" sulle sponde del lago Lemano.

Losanna: giovedì 29 maggio; manifestazione nazionale "Muro della vergogna" e "Nessuno è illegale", partenza alle 18 da Bellerive. Sabato 30: forum "Dal G8 alla Svizzera". Buffet alla stazione. festa concerto nel quadro dell'iniziativa "Feu au lac".

Parigi: mercoledì 28; conferenza stampa sulla dichiarazione del "G-monde" (france-attac. org). Giovedì 29; pic-nic al "bois de Vincennes" (12.00). Manifestazione per la libertà di movimento (11.00). Sabato 31; conferenza "Educazione superiore di fronte alla mondializzazione" (9.00). Conferenza "Logica di guerra e logica di sviluppo" (15.00). Assemblea dei movimento sociali. Presentazione delle prossime campagne (17.00).

Domenica 1 giugno: grande manifestazione internazionale da Annemasse a Ginevra (ore 15.00) e chiusura delle "giornate di reistenza"


da il riformista
http://www.ilriformista.it/documenti/articolo.asp?id_doc=7312

SVOLTE 1. POWELL E DE VILLEPIN NON SUPERANO I CONTRASTI
L'Onu due alla francese nel G8 parallelo di Evian
La strategia maoista di Chirac contro il trotzkismo dei neocons

Parigi. «Noi e l'America?». Dominique de Villepin ride agitando la chioma grigia. «Figuriamoci, siamo stati amici e alleati per due secoli, continueremo ad esserlo». Sarà, ma l'incontro con Colin Powell, se è servito a rompere il ghiaccio diplomatico, non ha rimosso i macigni politici che dividono i due grandi paesi rivoluzionari, gli unici, sosteneva Condorcet alla fine del '700, che hanno una «missione civilizzatrice» da compiere nel mondo intero. Powell ha messo sul tavolo un tema quanto mai sgradito alla Francia: l'Iran, le relazioni speciali tra Parigi e Teheran, soprattutto il sostegno al programma nucleare iraniano. De Villepin, dopo aver vantato la buona volontà del suo paese che ha consentito di togliere le sanzioni all'Iraq, ha insistito nel sottolineare che ciò non è una giustificazione a posteriori della guerra. Non solo, la situazione post-bellica trova il governo francese insoddisfatto e fortemente critico verso quello che resta un mero protettorato militare americano. Certo, l'intenzione è, a questo punto, di lasciarsi dietro le spalle il passato - nel quale la Francia ha incassato una indubbia sconfitta, visto che non è riuscita a trascinare l'Unione europea sulle sue posizioni - e di guardare all'avvenire. Ma anche sull'avvenire il dissenso geopolitico e strategico con gli anglo-americani resta.
«Ci sono oggi due visioni del mondo - spiega de Villepin in una intervista a France-Inter - C'è Tony Blair il quale pensa che il mondo possa essere unipolare con un partenariato atlantico e ci siamo noi che pensiamo che bisogna applicare alle relazioni mondiali quel che esiste a livello degli stati, cioè la democrazia». Più o meno con le stesse parole si era espresso su «Le Monde» il suo predecessore, il socialista Hubert Védrine teorico della «iperpotenza americana». A conferma che esiste, a questo punto, una sorta di teoria francese delle relazioni internazionali. Le due visioni del mondo, le due contrapposte «missioni» esistono e debbono coesistere, insiste de Villepin. Il luogo della loro coesistenza è l'Onu.
Ma anche le Nazioni unite, nella concezione francese, non sono quelle che abbiamo conosciuto finora. E qui le ambizioni di Parigi si gonfiano a dismisura, perché Jacques Chirac è pronto a presentare una proposta di riforma delle Nazioni unite e di ampliamento del Consiglio di sicurezza, facendo entrare nuovi membri, come la Germania e le potenze emergenti del Terzo Mondo, dall'India al Brasile. In un certo senso, il G8 che si terrà fra una settimana a Evian, rappresenta una sorta di prova generale. Al club degli otto paesi (Usa, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Canada, Giappone e Russia) il presidente francese aggiungerà un club parallelo di grandi paesi in via di sviluppo: Cina, India, Arabia saudita, Brasile, Messico, Malesia, oltre alla Svizzera. Inoltre, ha invitato i membri del partenariato per lo sviluppo dell'Africa (Egitto, Algeria, Nigeria, Africa del sud e Senegal). Una sorta di maoismo della diplomazia in cui le campagne del mondo accerchiano le città, da contrapporre magari al trotzkismo dei neoconservatori americani? Piuttosto, ribatte l'Eliseo, la prova visiva che il club dei ricchi non può più sopravvivere se non apre le porte agli altri. Il tutto sotto le bandiere della «globalizzazione governata». George W. Bush non sarà affatto contento. Avrebbe evitato volentieri il G8, questa volta. E non si sa ancora se ci sarà un vero incontro a quattr'occhi con Chirac. Freddi e snobbish restano anche i britannici che non danno grande importanza alla solita pompe francese e preferiscono sottolineare che, alla fine, anche Parigi ha dovuto piegarsi al fait accompli. Visioni, missioni e grandi progetti, ma poi contano le leggi del vincitore. E' possibile. Tuttavia, la Francia in questa fase marcia in un'altra direzione, anche questo c'est un fait.



da
http://www.altoadige.quotidianiespresso.it/altoadige/arch_25/bz/trentino/24ore/azr03.htm

25 mila poliziotti per il G-8


ZURIGO. Saranno 25 mila i componenti delle forze dell'ordine (15 mila francesi e 10 mila svizzeri, poliziotti e militari) impegnati per garantire la sicurezza del vertice dei G-8 previsto ad Evian dal primo al 3 giugno. Anche dalla Germania arriveranno rinforzi: 750 poliziotti incaricati di mantenere l'ordine all'aeroporto di Ginevra.






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