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Blitz della polizia nella serata di ieri al media-center
by rassegna stampa (liberazione) Monday, Jun. 02, 2003 at 8:01 AM mail:

Da Liberazione: Blitz della polizia nella serata di ieri al media-center.


Blitz della polizia nella serata di ieri al media center Usine di Ginevra. Gli agenti, vestiti di nero e con passamontagna, hanno circondato il centro e hanno fatto irruzione nell'edificio che ospita i giornalisti. Le radio del movimento e Indymedia hanno raccontato in diretta l'azione della polizia, che ha perquisito le stanze e cominciato a fermare numerose persone per identificarle. Nel momento in cui andiamo in stampa, le notizie sono frammentarie e non si conosce il bilancio del blitz della polizia ginevrina. Secondo le prime testimonianze almeno quattro persone dovrebbero essere state fermatre. Decine di poliziotti circondano tutta l'area dove ha sede il media center. L'operazione è durata poco più un'ora.

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Movimento senza frontiere
by da liberazione Monday, Jun. 02, 2003 at 8:20 AM mail:

Oltre centomila persone ieri ai due cortei anti-G8 che si sono riuniti al confine franco-svizzero.


Alle tre del pomeriggio i due cortei si ricongiungono al valico di frontiera franco-svizzera. L'ambiente è festoso, i volti dei dimostranti contenti e rilassati. La dogana invece è deserta ed è una scena surreale, i movimenti hanno attraversato il confine senza incontrare la minima opposizione da parte delle forze dell'ordine.

A dire il vero dalla parte francese non si è visto nessun "robocop". Evidentemente erano tutti impegnati a lanciare granate lacrimogene contro i blocchi stradali organizzati all'alba sulla "route de Thonon", la grande arteria alpina che porta ad Evian. Si è trattato di azioni dimostrative e non-violente, contrastate dalla stessa tecnica messa in campo nei giorni scorsi: sparare i micidiali candelotti all'impazzata per far arretrare i presidi dei "no-global". Solo che questa strategia, pur limitando il corpo a corpo, genera i suoi spiacevoli effetti collaterali. Un giovane è rimasto infatti ferito perché un lacrimogeno lo ha colpito praticamente in faccia. Poteva andargli molto peggio.

Sono le dieci quando dai due villaggi alternativi un fiume di persone scende a valle, in direzione della frontiera. E' stata una bella nottata quella tra sabato e domenica. Dalla suggestiva fiaccolata "Feu au lac" che ha circondato le sponde del lago Lemano, al concerto di Manu Chao che ha richiamato nella zona dell'aerodromo decine di migliaia di persone. Ad aprire la manifestazione ci sono i funzionari in lotta, quelli che da settimane scendono in piazza contro la scellerata riforma previdenziale del governo Raffarin. Le loro rivendicazioni, che in altri tempi sarebbero state liquidate come corporative, trovano piena cittadinanza in un corteo che ha individuato chiaramente il suo bersaglio nella globalizzazione liberista: «Nessuna esitazione, aboliamo la globalizzazione», lo slogan più gettonato. Poi sfila tutto il complesso arcipelago francese: i sindacalisti di base di Sud, i coordinamenti di Attac, i giovanissimi di Aaargh, i gruppi libertari, le associazioni di "Sans papier", le rappresentanze palestinesi in Francia e gli agguerriti anarco-sindacalisti della Cnt, che nel loro spezzone ospitano una delegazione della Federazione anarchica italiana (per l'Italia erano presenti molti dei volti conosciuti tra coloro che hanno animato i Social forum di Genova e Firenze e una delegazione del Prc).

Sulla strada per Ginevra la gente sventola dalle finestre le immancabili bandiere della pace e applaude il passaggio della marcia, lanciando provvidenziali scorte d'acqua in direzione dei dimostranti. Un distributore della Esso è stato ricoperto da alcuni sacchi "condominiali": nessun assalto, giusto uno scientifico impacchettamento per denunciare le manovre della grande company, in prima linea nella gestione petrolifera dell'Iraq del post-Saddam.

«Ce l'abbiamo fatta, siamo in 150mila - grida un ragazzo a torso nudo da un camion dell'organizzazione - il vertice dei potenti inizierà con due ore di ritardo». Il riferimento è al riuscito blocco del pullman dei traduttori, fermati nei pressi dell'imbarcadero del lago Lemano da qualche centinaio di attivisti. E' una piccola vittoria simbolica, un modo per far avvertire fisicamente agli otto "grandi" il peso della contestazione. «E' stata una giornata positiva, per la dimensione delle manifestazioni, per i loro contenuti e soprattutto per la radicalità delle iniziative di azione diretta e disobbedienza che hanno caratterizzato i numerosi blocchi stradali di queste giornate di resistenza; il movimento ha ormai assunto una dimensione di mobilitazione permanente», commenta il "disobbediente" Nicola Fratoianni, coordinatore dei Giovani Comunisti.

Purtroppo dalla Svizzera giungono notizie di altro tenore. Brutte notizie. Se il corteo ginevrino, malgrado qualche incidente, ha raggiunto senza intoppi il confine con la Francia, a Losanna le cose sono andate diversamente. La polizia stavolta ha usato la mano pesante. Nella prima mattinata un gruppo di "black" ha colpito alcune vetrine di multinazionali sotto lo sguardo indifferente dei celerini, i quali, proprio come è accaduto a Genova, non intervengono. Dopo un'oretta la situazione si calma, il gruppetto giunge davanti al museo di storia naturale, dove si ricongiunge con una manifestazione dei "pink": gli agenti cambiano improvvisamente tattica e cominciano a esplodere lacrimogeni, granate stordenti, proiettili di plastica. Partono le prime cariche che spingono di forza i militanti verso il campeggio "Ouala". I reparti della celere sono entrati addirittura nel camping esigendo di controllare l'identità di tutti i partecipanti. Dopo un'assemblea improvvisata è stata scelta la linea della resistenza passiva: a quel punto i poliziotti hanno fermato un centinaio di persone, portate di forza nei commissariati limitrofi. Pare che l'intenzione sia di tenerli segregati fino alla chiusura del summit.

Per alcuni concitatissimi minuti giunge anche la voce che un ragazzo inglese è rimasto ucciso: si sparge la notizia che i gendarmi hanno tagliato la corda alla quale era appeso, facendolo cadere per 15 metri da un cavalcavia. L'agitazione è visibile, dalla parte francese, dove la manifestazione si era appena sciolta, c'è chi propone di rientrare in corteo verso la Svizzera. Poi si viene a sapere che il ragazzo è ferito, ma non in pericolo di vita. Con un sospiro di sollievo per tutti. In serata le autorità ammettono: «E' stata colpa nostra. Non ci siamo accorti che una persona era attaccata alla fune». La magistratura elvetica ha aperto un'inchiesta.

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