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manifesto sul raduno antirazzista internazionale
by enter Monday July 07, 2003 at 12:45 PM mail:  

Quelli delle curve a sinistra Incontri, concerti e birra per parlare del movimento ultras e delle sue mille anime: a Vigne di Narni, il terzo Raduno antirazzista internazionale

Quelli delle curve a sinistra Incontri, concerti e birra per parlare del movimento ultras e delle sue mille anime: a Vigne di Narni, il terzo Raduno antirazzista internazionale

Quelli delle curve a sinistra
Incontri, concerti e birra per parlare del movimento ultras e delle sue mille anime: a Vigne di Narni, il terzo Raduno antirazzista internazionale
ALESSANDRO MANTOVANI
VIGNE DI NARNI (Terni)
Eccoli, gli ultrà di sinistra. Per il terzo anno consecutivo la parte migliore delle curve d'Italia (e non solo) si è data appuntamento da venerdì a domenica sui colli di Vigne di Narni (Terni), partecipando al raduno antirazzista promosso dai Freak Brothers della Ternana con i gruppi che aderiscono a Resistenza ultras: le Brigate autonome livornesi, il Collettivo Curva nord di Ancona e da due mesi anche Working Class Savona. Lo chiamano «Rai3», III raduno antirazzista internazionale, giocando anche sul logo alla terza rete. Sono quelli che non credono alle curve «apolitiche», quelli che la lotta contro la repressione, gli arresti e le leggi speciali vogliono farla tutti insieme, superando le rivalità calcistiche ma senza mescolarsi agli ultrà di destra. Sono quelli degli striscioni contro la guerra, quelli che cantano «Bandiera rossa» in gradinata, «quelli che l'antifascismo e l'antirazzismo li mettono sempre al primo posto», per dirla con le parole semplici di Tonino, il leader della curva ternana. Per questo, come singoli gruppi e come Resistenza ultras, non hanno partecipato alle manifestazioni nazionali del «popolo delle curve», che rappresentano - insieme a una rinnovata offensiva del Viminale che qui si misura in diffide - la vera novità dell'ultimo campionato. «Quello che loro stanno facendo adesso, noi lo facciamo già da anni», riprende Tonino ricordando le battaglie contro la criminalizzazione ma anche quelle contro pay tv e «calcio moderno». I gruppi di sinistra non sono stati né a Roma, il 4 aprile, al corteo organizzato dagli Irriducibili laziali, colpiti dalla stessa repressione ma notoriamente orientati verso la destra estrema. Né sono andati a Milano, il 6 giugno, alla manifestazione organizzata dai gruppi legati al Progetto ultrà, attorno al quale circolano da anni tifoserie di sinistra e antirazziste ma anche e soprattutto «curve apolitiche» e qualche gruppo più di là che di qua, sia pure «senza simboli ». Nei due casi, molto diversi tra loro, 4-5.000 persone sono andate in piazza, abbastanza per pensare a una nuova fase del «movimento ultras». A Vigne di Narni non c'è solo Resistenza ultras. Sei-settecento giovani e giovanissimi (che diventano più di mille per i concerti serali) si sono arrampicati fin quassù per incontrarsi, discutere, divertirsi, cantare e ballare e ingurgitare litri di birra (all'ingresso ti offrono anche un tessera: 4 litri di birra scontati, 20 euro anziché 25). Tra loro ci sono tifosi di tutta Italia, i sampdoriani di San Fruttuoso con Lenin sulle magliette, i livornesi delle Brigate autonome tutti in giallo che sembrano un esercito, con la stella rossa sulle spalle. Almeno una ventina di gruppi sono presenti in quanto tali: Brigate Empoli '92, Rude Fans Veneziamestre, Old Style Cosenza , Ultras Rimini, Ultras Civitanova e via via fino ai Vecchi tempi ultras di Rionero in Vulture (Potenza), squadra che fa il campionato Eccellenza lucano. E ancora, ci sono le storiche Brigate nerazzurre (Atalanta), che nella loro curva nord espongono ancora il Che Guevara (un po' più piccolo che in passato) ma insieme ai bresciani e ai torinisti hanno partecipato al corteo di Milano, il grande tema del dibattito di ieri sera sulle diffide trasformato in vera e propria assemblea. «Striscioni di destra - puntualizza un veterano della curva nord bergamasca - a Milano non ce n'erano. La decisione di andare in piazza senza simboli politici è stata rispettata, come abbiamo fatto noi che non avevano Che Guevara. C'era però qualche interista, era a torso nudo con celtiche e svastiche. Altri avevano magliette con la scritta Repressione? Me ne frego».

Come le Brigate atalantine, anche il Collettivo di Ancona e i Freak Brothers andranno dal 10 al 13 a Montecchio di Reggio Emilia per i Mondiali antirazzisti di Progetto ultrà, centinaia di squadre di tifosi e di immigrati. «Ci andremo anche per spiegarci - chiariscono gli anconetani - perché noi in quell'esperienza c'eravamo dall'inizio». Ma la pregiudiziale politica è più forte anche per loro, che pure non sono una curva di comunisti duri e puri e storcono la bocca davanti alle Bal livornesi innamorate delle coreografie da socialismo reale con il nome di Stalin e i caratteri in cirillico. Di pregiudiziali gli anconetani ne hanno anche altre: «Contro le pay tv - dicono - non possiamo sfilare con i milanisti. E se siamo contro il calcio moderno non abbiamo nulla da dirci con chi fa affari allo stadio, come i laziali». Ogni tifoseria ha i suoi «diffidati». I livornesi ne hanno 90, i ternani 30 «e non siamo certo delinquenti - dicono - abbiamo problemi con i napoletani, ma quando noi andiamo lì rischiamo la pelle, quando loro vengono qui al massimo qualcuno gli toglie le sciarpe e se ne tornano a casa tranquilli». I gruppi di Resistenza ultras, stando all'ultimo rapporto uscito su Repubblica, godono di attenzioni particolari dal Viminale. Persino la Digos di Terni ha la sua «squadra tifoseria». E se in passato la repressione negli stadi è stata una «palestra» per i reparti visti poi in azione contro i movimenti antiliberisti a Napoli e a Genova nel 2001 («anche centinaia di ultras partecipavano agli scontri», rivendicano in molti da Narni), oggi per le destre è un'operazione considerata priva di costi politici e gradita ai padroni del calcio, che puntano sulle pay tv e su stadi trasformati in centri commerciali. Così, nel caso di ben 25 laziali quest'anno, si finisce in galera per mesi per episodi che difficilmente, in altri contesti, vengono trattati con la stessa severità.

Dall'estero sono arrivati a Narni gli Ultras Sankt Pauki (Germania), quelli del Marsiglia, sempre dalla Francia l'Horda Frenetik del Metz '97, i tifosi austriaci di Innsbruck. E centinaia stanno qui solo «a titolo personale», compresi un bel drappello di laziali e romanisti alle prese con le curve più nere d'Italia. Mancano, invece, tifoserie che troverebbero posto facilmente, un po' per antiche rivalità (i perugini non amano i ternani, pisani e livornesi non ne parliamo...) e un po' per vicende più politiche come la contrapposizione tra le Bal livornesi e i Disobbedienti di Luca Casarini, culminata in un'aggressione alle ex tute bianche tempo fa a Livorno. Mancano anche i genoani e ci sono pochissimi fiorentini.

Il dialogo con Progetto ultrà, osservatorio con sede a Bologna finanziato dalla regione Emilia Romagna, rimane aperto. All'assemblea-dibattito di ieri sera ha partecipato anche Carlo Balestri, responsabile del Progetto. «Sono quello che sta in mezzo - ha detto - attaccato dai laziali che mi accusano di aver boicottato la manifestazione di Roma, quando a decidere sono stati i gruppi, e accusato qui di aver organizzato quella di Milano. Voi non volete sfilare con i gruppi che non si schierano apertamente contro il fascismo e il razzismo, e va bene, ma non per questo dovete attaccarci o rompere con noi». I livornesi rumoreggiano, i bergamaschi difendono la manifestazione di Milano, ternani e anconetani rispondono che l'obiettivo è allargare Resistenza Ultras. Senza cedere sulla politica, nemmeno di un millimetro.

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resistenza ultras
by martello Monday July 07, 2003 at 12:59 PM mail:  

l'articolo di mantovani porta acqua al mulino del destro manifesto. Il giornale dopo aver osannato confederali, cumunisti unitari e correntone ds, manda al raduno antirazzista MANTOVANI,che pure su genova ha scritto cose interessanti e ha cercato di fare giornalismo d'inchiesta, ma arrivato a vigne di narni ha espresso più che una cronaca un desiderio di ricomposizione all'interno dell'istituzionale e concertativo "progetto ultra", cercando di trovare una inesistente frammentazione tra tifosi della ternana, del livorno e dell'ancona. Su questo, dopo che per mesi si era parlato sulle pagine del "quotidiano comunista" solo delle manifestazioni organizzate dalle destra ultras, l'operazione "egemonica" è chiara, così come nel giudizio che il giornalista del manifesto esprime sulla contrapposizione tra compagni e disobbedienti a livorno (verrebbe da dire "chi ha aggredito chi..?").
per concludere la non presenza dell'area disobbediente al RAI, oltre a valorizzare l'iniziativa, è espressione di uno stalinismo de facto di quest'exarea "bianca" che se non riesce a controllare completamente un movimento o un'iniziativa o manda avanti i mazzieri, oppure preferisce il boicottaggio. Poco male, le migliaia di compagni e compagne presenti all'iniziativa hanno permesso di rilanciare resistenza ultra e di costruire dal basso le basi per estenderne il carattere antifascista, anticapitalista ed antirazzista.

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i viola c'erano
by viola Monday July 07, 2003 at 06:41 PM mail:  

Noi fiorentini c'eravamo un po' ognuno per i cazzi suoi senza nessun gruppo in particolare, e poi caro giornalista non più comunista, di dove era il gruppo musicale che ha chiuso i concerti???

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il grande martello
by alias Monday July 07, 2003 at 07:40 PM mail:  

Martello sei un grande, il più autentico rappresentante della Resistenza Ultras contro tutte le derive istituzionali e concertative, e il primo ultras ad adottare il linguaggio parasindacale che caratterizza chi viene "dal basso" e dalla "base".
Per gli Ultras parlino gli Ultras, se non è chiedere troppo.

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No alle ossessioni
by A A Monday July 07, 2003 at 07:54 PM mail:  

Ho letto l'articolo e non mi sembra che spinga verso la ricomposizione del mondo ultrà all'interno dell'istituzionale e concertativo "progetto ultra"; ha fornito un'immagine che ha coinciso con la serata e con il RAI, perchè non si può voler parlare di repressione - battendo cassa alle istituzioni e ai padroni (Agarini)- e poi fare il processo ai traditori e agli infami! Se il livello politico del dibattito è questo credo che le destre trovino terreno fertile nelle contraddizioni sociali (e quindi anche negli stadi) che questi comunisti da circo pensano di tralasciare al suon dell'inno sovietico! Le divisioni emergono perchè l'unità si trova nella politica; quando non si indaga nei processi reali, ma si da sfogo alle più diverse beghe mentali ossessive, il risultato è un'accozzaglia di slogan che richiamano più alla tribù e al comunitarismo piuttosto che al progresso!

Le divisioni ci stanno, perchè ci stanno menti che pensano e non si può accusare in modo infamante compagni e compagne che vivono e lottano negli stadi di non allinearsi. Qui lo stalinismo (anche orgogliosamente dichiarato) sta in chi in nome di se stesso si proclama superiore, per poi andare a mazzolare il pieno stile fascista chi - reo di aver usurpato un territorio sacro - parla e discute. Se le divisioni ci stanno è perchè c'è chi si ritiene duro e puro, quando poi allo specchio si ritrova pieno di quelle contraddizioni che gli ruotano intorno. Se le divisioni ci sono è perché c'è chi gongola su di esse, sempre pronti ad accollarle ad altri e di accusarli di boicottaggio quando poi si tenta di negare l'evidenza della non partecipazione ai mondiali antirazzisti. Per concludere credo che la non presenza dell'area dei disobbedienti sia dovuta al chiaro tentativo di voler escludere una realtà per far piacere ad un'altra che - con una certa dose di inganno e di ipocrisia - strumentalizza chi ama la propria squadra e da comunista partecipa al RAI e continua a far politica negli stadi come nella società.

Poco male? Le destre avanzano e qui si fanno i processi; solo perchè oggi sono più Political Correct delle purghe. Le migliaia di compagni e compagne che vanno negli stadi anche dove dominano le tifoserie di destra non rinunceranno a seguire la loro squadra con convinzione, così la costruzione di una vera resistenza potrà proseguire se - con la stessa convinzione - si perseguiranno azioni e iniziative che possano spiazzare le destre, perchè altrimenti bandiera rossa trionferà sarà solo un coro che rimarrà rinchiuso in una specie di riserva indiana.

Senza rancore; saluti comunisti e ribelli!
Un tifoso

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linguaggi e questure
by falce Tuesday July 08, 2003 at 09:21 AM mail:  

a proposito di linguaggi, ognuno ha il suo...a me sembra che quello che utilizzi sia da questurino...bo? sarà..

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ma tu...
by bb Tuesday July 08, 2003 at 03:27 PM mail:  


Meglio stalinisti che professorali! Asserire che non si può parlare di repressione battendo cassa alle istituzioni e ai padroni è come sostenere che non si può lottare per il comunismo o ancora più semplicemente per i diritti solo perché si indossano nike, si fumano sigarette prodotte dalle multinazionali, si viaggia con mezzi (aerei, macchine, motorini ecc) che arricchiscono i padroni, si mangiano inconsapevolmente ogm, si tifa una squadra governata dal grande capitale ecc. L’unico che ha fatto il circo con l’aggravante di essere idiota e non comunista sei tu. L’unità dove si trova? Hai forse organizzato una caccia al tesoro per giungere a questa conclusione o ti sei affidato alla Treccani? Qui non è questione di unità, qui non è questione di indagare la realtà (sei forse questurino?) la questione centrale è stare nella realtà delle cose cercando di trasformarla. Ma tu lo sai che fino a tre anni fa queste tifoserie si prendevano a mazzate? Ma tu (sapientino tendente alla disaub-bau-bau-obbedienza ) le hai viste le facce delle forze dell’ordine in occasione di Ternana-Livorno? Ma tu la hai notata la coreografia comune contro la guerra in occasione di Ternana-Ancona? Ma tu sei in grado di riconoscere che i patti di non belligeranza smantellano concretamente l’ideologia repressiva di più mazzate meno scontri? Ma tu lo sai che chi parla e discute in un territorio sacro mena chi “disdobbedisce” nei territori in cui impera il modello nord-estino ? Ma tu mi sai spiegare la differenza sostanziale tra i nostalgici duri e puri con il mito di Baffone e quelli che pur al passo con i tempi pretendono di sconfiggere guerra e globalizzazione ricorrendo all’esempio di Zapata? Ma tu….
Per quel che riguarda i disobbedienti si tratta di autoesclusione visto che il RAI è stato sempre uno spazio aperto in cui tutti possono dire la loro (do you know Laura Tartarini?) e che da quel che ne so lo scorso anno pur presenti (c’era forse da ritirare qualcosa?) si sono rifiutati di parlare per evitare delle catastrofi ambientali visto la presenza dei cattivoni di Livorno. Peccato che questi stessi soggetti sono in comunicazione continua con veronesi e merde varie per ricompattare il mondo ultras di fronte all’offensiva omologatrice e repressiva. Più che spiazzare le destre e far trionfare bandiera rossa, è ora di tornare sul pianeta terra e preoccuparsi di sottrarre le proprie vite all’imbrigliamento neo-liberista invece di continuare a dialogare monoliticamente con il fantasma di Zapata. Senza rancore, saluti da un altro tifoso.

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ma tu...
by bb Tuesday July 08, 2003 at 03:29 PM mail:  


Meglio stalinisti che professorali! Asserire che non si può parlare di repressione battendo cassa alle istituzioni e ai padroni è come sostenere che non si può lottare per il comunismo o ancora più semplicemente per i diritti solo perché si indossano nike, si fumano sigarette prodotte dalle multinazionali, si viaggia con mezzi (aerei, macchine, motorini ecc) che arricchiscono i padroni, si mangiano inconsapevolmente ogm, si tifa una squadra governata dal grande capitale ecc. L’unico che ha fatto il circo con l’aggravante di essere idiota e non comunista sei tu. L’unità dove si trova? Hai forse organizzato una caccia al tesoro per giungere a questa conclusione o ti sei affidato alla Treccani? Qui non è questione di unità, qui non è questione di indagare la realtà (sei forse questurino?) la questione centrale è stare nella realtà delle cose cercando di trasformarla. Ma tu lo sai che fino a tre anni fa queste tifoserie si prendevano a mazzate? Ma tu (sapientino tendente alla disaub-bau-bau-obbedienza ) le hai viste le facce delle forze dell’ordine in occasione di Ternana-Livorno? Ma tu la hai notata la coreografia comune contro la guerra in occasione di Ternana-Ancona? Ma tu sei in grado di riconoscere che i patti di non belligeranza smantellano concretamente l’ideologia repressiva di più mazzate meno scontri? Ma tu lo sai che chi parla e discute in un territorio sacro mena chi “disdobbedisce” nei territori in cui impera il modello nord-estino ? Ma tu mi sai spiegare la differenza sostanziale tra i nostalgici duri e puri con il mito di Baffone e quelli che pur al passo con i tempi pretendono di sconfiggere guerra e globalizzazione ricorrendo all’esempio di Zapata? Ma tu….
Per quel che riguarda i disobbedienti si tratta di autoesclusione visto che il RAI è stato sempre uno spazio aperto in cui tutti possono dire la loro (do you know Laura Tartarini?) e che da quel che ne so lo scorso anno pur presenti (c’era forse da ritirare qualcosa?) si sono rifiutati di parlare per evitare delle catastrofi ambientali visto la presenza dei cattivoni di Livorno. Peccato che questi stessi soggetti sono in comunicazione continua con veronesi e merde varie per ricompattare il mondo ultras di fronte all’offensiva omologatrice e repressiva. Più che spiazzare le destre e far trionfare bandiera rossa, è ora di tornare sul pianeta terra e preoccuparsi di sottrarre le proprie vite all’imbrigliamento neo-liberista invece di continuare a dialogare monoliticamente con il fantasma di Zapata. Senza rancore, saluti da un altro tifoso.

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pardon
by bb Tuesday July 08, 2003 at 06:49 PM mail:  

disob-bau-bau-bedienza

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ve li meritate i giornalisti?
by boh Wednesday July 09, 2003 at 05:08 PM mail:  

Una volta si chiamavano marchettari, poi pompieri, fino, se non sbaglio alla svolta di genova 2001: bic block.
Ma si, sono loro, i giornalistiiiiiiiiii!!!!
Che categoria, che gente, che vergogna.quelli dalla citazione facile, quelli che non riportano bene, quelli che dell'imprecisione è sempre una virtù, quelli che s'indignano se uno li querela per diffamazione, quelli fighetti con il tesserino amaranto che non espelle ma fa entrare in tante parti. Insomma, basta co sti giornalisti, basta co ste pennate inesatte. Caro Mantovani possibile che non ti sei reso conto che il progetto ultrà è concertativo? Ma come hai fatto a non accorgerti che c'era un fiorentino con la annuccia orta orta? Porca paletta Mantovani, i disobbedienti a livorno erano in contro luce non davanti alla finestra. Per cui si vedevano meno. Ahai ahai caro cronista sei terrorista, come dicono gli striscioni di certe curve. E poi al RAI sono contrari agli incontristi, preferiscono quelle belle difese solide e di gruppo, quelle tattiche strategiche, che tu, manifestino bravo e puntuale (e qui non sono ironico) non ti sei accorto.
Insomma i giornalisti che oltraggiano la linea. Basta non se ne può più.
Ah dimenticavo: a volte succede (vedi il caso del collega del Corriere dello sport e quello del Messeggero) anche che i giornalisti finiscono in mezzo tra le guardie scatenate e i tifosi. E le botte le prendono. E che dire poi del collega che ha seguito l'aggressione del marocchino all'ostiense a opera delle bestie naziste della lazio? Bè lui è stato talmente ma tanto ma così troppo concertativo che si è meritato una vile aggressione squadrista.
Ma si, Mantovani il prossimo anno al RAI va e scrivi un bel pezzo sui prati verdi ricoperti di margherite, senza però essere troppo concertativo altrimenti rischi la camomilla!
ONORE A TUTTI I BIC BLOCK! (che a genova, come chi scrive, si sono presi le legnate dalla polizia per aver fatto più del loro lavoro: raccontare i fatti con onestà e togliere dalla foga bastonatrice delle guardie molti compagni/manifestanti )

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entropia e resistenza
by domopak Wednesday July 09, 2003 at 07:01 PM mail:  

come spesso accade l'entropia in rete genera deliri e si rischia di perdere di vista il centro del discorso.
i dati di fatto parlano da soli: quast'anno il RAI3 ha visto una larga partecipazione (oltre 3000 presenze), i contenuti erano chiari, i protagonisti pure, e "resistanza ultrà" è ormai una realtà nella tifoseria nazionale. Il fatto che si possano accettare o meno le pratiche e i contenuti di resistenza ultrà fa parte del gioco delle cose. Quello che si contesta in maniera dialettica è il passaggio dalla cronaca alla ricostruzione, discutibile, che ne è stata fatta. Ed intervenire su un articolo di giornale non significa demonizzare nessuno, ma -come ci insegna l'esperienza di Indymedia e del mediattivismo in generale- fa parte della dialettica democratica ed anche antagonista.
Invece ridurre tutto ai simboli (baffoni contro passamontagna mesoamericani) fa parte di una prassi imbelle che appartiene agli immaginifici disobbedienti(gli stessi che prima della morte di carlo dichiaravano guerra alla luna, all'impero e alla mamma di berlusconi e poi concertavano gli scontri con la questura portando al massacro migliaia di compagni che in un solo pomeriggio passavano dalla nonviolenza mediatica delle protezioni alla sana resistenza di piazza dei sanpietrini. Purtroppo con Carlo rimasto in piazza alimonda ucciso dalla cieca e bestiale violenza assassina dello stato).
Andare dunque oltre l'iconografia ed i simboli mi semra il "dovere" di chi vuole capire i processi in atto.
Ora lasciamo perdere il polverone e la merda sollevata da qualche sciacallo che vorrebbe boicottare una ricomposizione in atto -nel mondo ultrà- all'insegna dell'antifascismo militante, delle pratiche di socialità e di solidarietà vissute nelle curve e nei luoghi come vigne dove, lo ricordava anche M. nel suo pezzo, erano presenti tifosi da tutta europa, arrivati senza sponsor e/o finanziamenti occulti ed ospitati come era necessario fare. Il dato di fatto che rimane è che Resistenza ultrà è ormai cresciuta, è un dato di fatto nell'universo ultrà, prende parola e realizza pratiche e soprattutto, con mille difficoltà-come è nello stato delle cose- sta allargando il suo territorio e le adesioni. Su contenuti radicali. antagonisti e non mediati. Il che non è cosa da poco.

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