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Lettera: Un'ebrea a Jenin
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da Il Manifesto Tuesday, Aug. 19, 2003 at 12:29 PM |
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Shalom, Pace, Salam. I miei nonni sono stati deportati a Auschwitz. Sono ebrea, non religiosa, non sionista. Ho provato il bisogno di capire: sono partita per la Palestina, una settimana nel campo di Jenin. Ma non ho capito. [...]
Shalom, Pace, Salam. I miei nonni sono stati deportati a Auschwitz. Sono ebrea, non religiosa, non sionista. Ho provato il bisogno di capire: sono partita per la Palestina, una settimana nel campo di Jenin. Ma non ho capito. Mi chiamo Ariel, come Ariel Sharon. Nel campo di Jenin non posso pronunciare il mio nome, fa paura ai bambini. Sono terrorizzati, i bambini di Jenin. Avevamo deciso di fare un grande quadro con loro, ma sono talmente nervosi che hanno distrutto i pennelli. E' un piccolo popolo incarcerato che non distingue molto bene con chi ha a che fare. Il loro primo riflesso consiste nel lanciare sassi e, per non farsi lapidare, bisogna avere il sostegno degli adulti oppure correre velocemente.
Al centro del campo, c'è oggi una vasta distesa vuota. 280 case sono state distrutte e sui lembi di mura ancora in piedi si può leggere una scritta, in rosso: «Give me liberty or give me death». Alcuni adolescenti sono impazziti dopo l'aprile 2002. Uno di loro, in particolare, ha perso la ragione dopo essere rimasto dieci giorni sequestrato con i cadaveri di sua madre e del suo fratellino.
In un centro culturale, è stata organizzata una mostra con alcune foto del campo. Alcune, insostenibili alla vista, sono state pudicamente ricoperte di tessuto nero, i bambini hanno disegnato dei carri armati, dei bulldozzer che demoliscono case...
La notte, i tank fanno delle «incursioni» intorno al campo. Durante il sonno, quando il silenzio è assoluto, si sente solo il rumore dei cingoli. Si ha allora l'impressione di essere in un incubo, o in un brutto film di serie Z: un mostro nella notte ulula e il suo grido è incomprensibile ma terribile.
Non è facile sentirsi a proprio agio quando si passeggia per il campo di Jenin, soprattutto se si è europei e ci si chiama Ariel, come il torturatore. Ma questo è il nome che mio padre, orfano di padre e madre gasati a Auschwitz, ha scelto per me.
Non sono antisemita, non sono revisionista, ma auspico il boicottaggio dei prodotti israeliani e il congelamento degli accordi di associazione fintanto che lo stato di Israele considererà i palestinesi come pietre su «una terra senza popolo».
Di ritorno a Gerusalemme, sono andata in giro per la Città vecchia: nel pieno centro del quartiere arabo, a Gerusalemme est, un edificio è coperto da un grande candelabro a sette braccia e la facciata è coperta da una gigantesca bandiera israeliana. Vengo a sapere che il palazzo appartiene a Ariel Sharon. Ariel Sharon da solo rappresenta un esercito di occupazione nella Città vecchia. Così come è andato a passeggiare nell'autunno 200 sulla spianata delle moschee, marca insidiosamente il territorio.
Sono andata a visitare il memoriale di Yad Vashen, museo dell'Olocausto, e ho pianto. Mi hanno detto che Yad Vashem è stato costruito laddove sorgeva un villaggio palestinese raso al suolo. Sono andata laggiù per capire e non ho capito.
Ariel, Francia(pubblicata da Al Ahram Hebdo, Il Cairo)
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Spudorata bugiarda
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Dominic Tuesday, Aug. 19, 2003 at 5:21 PM |
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Non è niente vero. Qualche antisemita bastardo ha scritto un sacco di menzogne ed ha messo il cosidetto cuore nel'articolo. Incredibile! non si fermano a niente per spargere odio per gli Israeliani. La prova che queste sono menzogne, è il fatto che quel luogo dove si possono vedere abitini, scarpette, cappellini, guanti di 1 milione di bambini mandati a morire nell'olocausto, dove essa ha pianto, perchè fù costruito su un villaggio palestinese, si scrive YAD VASHEM con la M non la N come scritto (si corregge dopo). Sai cosa ti dico e cosa ti direbbero molti Israeliani?, Che, mi dispiace dirlo ma, sè vero dei tuoi nonni, sarebbe stato meglio che non fossero sopravvissuti perchè così non saresti nata tu. Stai solamente piantando odio e raccoglierai vendetta.
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ma
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Yehoshua Tuesday, Aug. 19, 2003 at 11:26 PM |
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ma gli ebrei possono pensare edire cio che voglione a differneza dei palestin....
questa ragazza che sostiene di essere ebrea e sostiene di essere stata nei territori contesi, puo farlo, i palesinesi...no, perche vengono linciati...capite la differneza???
se questa ragazza avesse visto il ghetto di Varsavia cosa avrebbe detto??
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Ripeto
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Dominic Tuesday, Aug. 19, 2003 at 11:59 PM |
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Ripeto Non è niente vero. Qualche antisemita bastardo ha scritto un sacco di menzogne ed ha messo il cosidetto cuore nel'articolo. Incredibile! non si fermano a niente per spargere odio per gli Israeliani. La prova che queste sono menzogne, è il fatto che quel luogo dove si possono vedere abitini, scarpette, cappellini, guanti di 1 milione di bambini mandati a morire nell'olocausto, dove essa ha pianto, perchè fù costruito su un villaggio palestinese, si scrive YAD VASHEM con la M non la N come scritto (si corregge dopo). Sai cosa ti dico e cosa ti direbbero molti Israeliani?, Che, mi dispiace dirlo ma, sè vero dei tuoi nonni, sarebbe stato meglio che non fossero sopravvissuti perchè così non saresti nata tu. Stai solamente piantando odio e raccoglierai vendetta.
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