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ATTAC: A proposito delle nostre pratiche e della manifestazione del 04 ottobre
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Sydbarrett76 Tuesday October 07, 2003 at 05:57 PM |
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Posto la riflessione di Ginatempo tratta dal "Granello di Sabbia" di Attac. Un elemento di riflessione in più che francamente condivido.
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1 - A proposito delle nostre pratiche e della manifestazione del 04 ottobre __________________________________________________________
di Nella Ginatempo (Bastaguerra! e Convenzione permanente donne contro la guerra)
DISOBBEDIENZA CIVILE Parto dalla mia esperienza. Molte volte ho partecipato a pratiche di disobbedienza civile. Occupazioni di case e facoltà universitarie. Catene umane e blocchi stradali. Più di recente, col gruppo di lavoro Bastaguerra, ho rischiato varie volte l'arresto e altre seccature con la "giustizia". Dalla contestazione del Ministro Frattini dentro la seduta del Senato, ai blocchi stradali davanti all'ambasciata USA e a palazzo Chigi, alla contestazione della parata militare del 2 giugno, alle azioni di disturbo al cambio della guardia al Quirinale. Con le compagne di Ya Basta e del Forum delle donne abbiamo fatto una bella azione di occupazione e blocco del Ministero della Difesa. Insomma disobbedire mi piace, però non mi piace lo stile militare. Dal punto di vista culturale ed estetico disapprovo il fronteggiamento e lo scontro organizzato più o meno soft con le forze dell'ordine. Si può dire che l'estetica è un fatto personale, tuttavia credo che i gusti siano influenzati da una cultura lungamente introiettata. La mia cultura è femminista e pacifista, mi viene dall'esperienza delle Donne in Nero a Messina, dalle manifestazioni a Comiso e dalla Lega per il Disarmo unilaterale, poi dalle esperienze romane, dal Forum delle donne del PRC, dalla Convenzione permanente di donne contro le guerre, dal gruppo di lavoro che ho contribuito a costruire (Bastaguerra del Fse). Mi sono fatta l'idea che bisogna smilitarizzare le menti e le pratiche di piazza, come il linguaggio e i territori, così qualunque mimesi della forza, anche simbolica, mi sembra sgradevole e vecchia.
REGOLE Un movimento plurale fatto di tante anime diverse deve necessariamente seguire delle regole di convivenza se vuole evitare il verificarsi di eccessi di competizione o di predominio di un pezzo rispetto ad altri pezzi. Credo sia necessario richiamare due regole che oggi mi sembrano appannate dalla manifestazione del 4 ottobre. I regola: le pratiche di movimento seguono il metodo della nonviolenza ed escludono il danneggiamento a persone e cose (Carta di Porto Alegre I). II regola: quando si producono iniziative unitarie di massa, alle quali partecipano tutte le anime del movimento ed a cui si chiama a partecipare tutta la società civile, bisogna evitare ogni forzatura, stimolare il massimo coinvolgimento e la piena condivisione del programma. Ciò perché l'obiettivo del movimento è allargare la partecipazione e dunque bisogna evitare accuratamente di coinvolgere in pratiche non pienamente condivise masse di persone, esponendole a rischi e conseguenze che non hanno deciso di affrontare. Perciò credo che le azioni di disobbedienza civile che comportano rischi personali non siano opportune, parlando in generale, nei cortei unitari di massa oppure debbano avvenire in un modo lungamente concordato e in condizioni di sicurezza per la maggioranza dei partecipanti al corteo (la quale maggioranza non partecipa direttamente all'azione - innanzi tutto per motivi logistici - ma è esposta alle conseguenze generali dell'azione di pochi).
VIOLENZA E NONVIOLENZA La cosa peggiore che ci può accadere è assomigliare al nostro avversario. Le forze dell'ordine ci minacciano con la loro violenza: ultimo anello di una lunghissima catena di VIOLENZA del potere che si fonda sugli interessi e le strategie dei signori della guerra e del capitale che hanno potere di vita e di morte su milioni di esseri umani. I celerini e i carabinieri sono la più piccola materializzazione di questa violenza, i cagnolini al servizio dei giganti, non sono loro il vero nemico. Banale. Ma non sarà banale assumere il punto di vista che se rispondiamo alla violenza con la violenza non facciamo che alimentare lo stesso mito della forza che da millenni abita il mondo e che è stato alimentato dal patriarcato e dal capitalismo. Vogliamo resistere, disobbedire, confliggere. Eppure dobbiamo controllare "la parte oscura della forza" che è in noi, così come la nostra creatività controlla e frena la nostra distruttività. Perché dobbiamo? Perché il messaggio di vita che è nel nostro movimento, può sommergere e fermare il messaggio di morte che il capitalismo globalizzato ci lancia ogni momento. E' possibile alzare il livello di conflitto senza ricorrere alla violenza? Secondo me si. Dobbiamo ancora cercare. Ribellarsi può significare anche sottrarsi allo scontro fisico per cercare forme più efficaci. Più efficaci, sì. Infatti personalmente non credo che violare una zona rossa o sfondare un cordone di polizia sia efficace. Il prezzo che si paga in termini di cariche, scontri, scompaginamento di un corteo di massa, tensione, cupezza e alla fine sfiducia è troppo alto. Il risultato viene presto deformato mediaticamente dall'avversario che ti assimila ai teppisti dello stadio. Il messaggio di ribellione e cambiamento non raggiunge il grosso della società che vogliamo raggiungere. Per questo credo che non sia efficace. O forse per efficacia si intende la nostra capacità di condizionare le scelte dei potenti. Ma si pensa davvero che il vertice del WTO a Cancun sia saltato perché le donne hanno tagliato le reti? Io credo che il movimento nostro in tutto il mondo, con la capacità che ha avuto di influenzare la vita e il pensiero di milioni di persone, ha modificato i rapporti di forza, fino a dare ad alcuni paesi sfruttati dall'Occidente il coraggio, attraverso i loro rappresentanti, di puntare i piedi, di coalizzarsi, di dire NO. Credo che sarebbe avvenuto lo stesso con altre forme di protesta e di contestazione visibile. Continuo a ritenere che i cortei unitari di massa, pacifici e oceanici come il 15 febbraio siano la forma più efficace, proprio per condizionare i potenti delle cosiddette democrazie occidentali. Non è stato ancora sufficiente a fermare la guerra permanente globale, ma, come dice Arundhatj Roi, ha reso l'impero nudo. Adesso si tratta di diffondere in modo capillare la disubbidienza civile al mercato attraverso il boicottaggio economico e le pratiche quotidiane di ribellione e contestazione. L'impero non si può contrastare con la forza ma con la determinazione di miliardi di deboli che lo dissolvono dall'interno, obiettando, disobbedendo, cambiando consumi e modelli di vita.
FIRENZE E NOI. Ieri ho pensato che Firenze è stato il nostro trionfo (e poi il 15 febbraio il nostro miracolo). Non il gesto esemplare di poche avanguardie (che pure serve anche quello per lanciare messaggi) ma l'occasione di partecipare per un milione di persone. Abbiamo dimostrato la forza immensa dell'unione del popolo della pace e la bellezza di una protesta democratica, pacifica, sicura, gioiosa. Da Firenze a Roma del 4 ottobre è successo qualcosa che ci ha fatto perdere: siamo come pesci che hanno perso il contatto con l'acqua in cui devono nuotare. E sono terrorizzata all'idea che le persone che hanno visto le immagini sugli scontri all'EUR possano aver cambiato idea su di noi. Non avevamo dimostrato al mondo ed ai razzisti come Oriana Fallaci che siamo l'esatto contrario dei teppisti, dei devastatori, dei violenti? Non avevamo dimostrato col nostro corteo di 1 milione di persone che il massacro di Genova era stato provocato dallo Stato e dalle sue forze del disordine? Che gioia far vedere il nostro amore per Firenze, il nostro amore per la pace, per la libertà dei popoli, per la giustizia. Ambasciatori di un altro mondo possibile. Che pena vedere alcuni di noi usare metodi simili a quelli dei nostri avversari! Pensiamo di usare come leva del nostro successo politico e mediatico la rabbia metropolitana dei ragazzetti di periferia? Dovrebbe farci paura quella distruttività, dovremmo saperla volgere in nuovo amore. Se non siamo capaci di produrre subito un messaggio di creatività saremo travolti. Che bel regalo a Oriana Fallaci e a tutti i razzisti del mondo!!!
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Sconfitti sempre?
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Pacifico ma non in pace Tuesday October 07, 2003 at 06:40 PM |
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"Ieri ho pensato che Firenze è stato il nostro trionfo (e poi il 15 febbraio il nostro miracolo)."
Come no! Infatti dopo il 15 febbraio la mattanza in Iraq è stata scongiurata... Visti i commenti di questi due giorni si conferma un sospetto che già avevo: hanno ragione i disobbedienti, non fosse altro che i duri e puri li tacciano di essere nonviolenti e compromessi, mentre i pacifisti li accusano di violenza e incapacità di dialogo.
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oriana proprio no
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27th Tuesday October 07, 2003 at 09:00 PM |
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ah l'eterna discussione tra violenza e non violenza, alla ricerca della forma/contenuto giusta per rinnovare questo pianeta lordo di sangue. Che condivida o meno le tue parole, certamente le rispetto, ma stanco dopo una lunga giornata di lavoro precario mi accendo e respiro con piacere un poco di maria e rifletto anche sulle tue cose, mettendo in discussione anche i sassi lanciati e le vetrine infrante. C'è bisogno ma non è tempo di sicurezze, una però la ho: alla fallaci ed a quell@ come lei non ho nulla, ma proprio nulla, da dimostrare.
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che pena la Gina
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Francesco Giordano Wednesday October 08, 2003 at 12:08 AM |
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f.giordano@tiscali.it |
che pena la Gina che vuole imporci il suo modo di pensare ed agire. Io credo che lei faccia assolutamente bene a pensare ed agire scegliendo la non violenza come pratica assoluta, ma che sbagli a voler imporre quel metodo sempre e comunque. Ad esempio, come può far credere che i palestinesi debbano difendersi con la non violenza al mica tanto lento genocidio da parte dei nazisti israeliani? Non mi sembra così edificante assistere pacificamente a questo mica tanto lento genocidio, o no?
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Ognuno creda ciò che vuole
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and'oo Wednesday October 08, 2003 at 03:02 AM |
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Però: 1. chi manifesta deve "sapere" se qualcuno vuole avere scontri 2. chi vuole avere scontri è responsabile di ciò che, per reazione, capita a chiunque altro 3. l'esperienza insegna (anni '70) che - lasciamo perdere Palestina, Irlanda, ecc. e parliamo di Italia - la pratica dello scontro divide e allontana gli uni dagli altri 4. se vogliamo unire e non dividere - e solo essendo uniti si può incidere - la pratica dello scontro deve cessare il più possibile 5. inviterei chiunque si vuole esprimere a evitare il più possibile un linguaggio offensivo: ognuno ha il diritto di pensare ciò che crede e di non essere offeso quando manifesta il proprio pensiero
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porco dio
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porco dio Wednesday October 08, 2003 at 10:12 AM |
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"5. inviterei chiunque si vuole esprimere a evitare il più possibile un linguaggio offensivo"
porco dio! DIO CANE!
vabbe' non sprangare gli sbirri, ci sto. vabbe' che in alcuni casi (grandi manifestazioni) e' meglio non spaccare qualche vetrina (meglio farlo per conto proprio senza telecamere in giro) ma.... anche diventare dei baciapile chirichetti?!?!! ma dico ci avete preso per l'azione cattolica!?!? cos'e'? mi impedirete di urlare la mia rabbia? ma annatevene a ffanculo stronzi
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pratiche diverse
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stuck1 Wednesday October 08, 2003 at 03:23 PM |
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Esistono pratiche diverse per combattere la globalizzazione capitalista. Ed esistono diversi momenti in cui adottare le pratiche giuste. A Firenze era giusto e doveroso evitare violenze e danneggiamenti, se non altro perchè c'erano 1 milione di persone che lì erano venute per testimoniare per la pace e non avevano nessuna intenzione di finire imbottigliati - politicamente e fisicamente - nel caos dei disordini di piazza. Roma era uan cosa ben diversa: lì l'obiettivo dichiarato era di bloccare il vertice, disturbare la circolazione delle merci, colpire simbolicamente (cartigienica, vernice, ortaggi) o effettivamente (la sede Adecco, BNL, ecc.) punti del potere economico militare. Infatti non c'era quel milione di persone, famiglie, pensionati, lillipuziani, ecc, ma l'ala turbolenta del movimento: gli altri potevano andare (e ci sono andati) con tutta la legittimità alla manifa dei sindacati. Si sapeva che ci sarebbero stati incidenti e chi non l'avesse saputo lo poteva capire dalle mazze, scudi e passamontagna che circolavano in tutti gli spezzoni.
Grazie a dio che ci sono anche i ragazzetti metropolitani incazzati!
Non ti lamentare Gina, avrai altre mille occasioni di manifestare pacificamente, lasciaci sfogare un po', che siamo tutti compagni lo stesso...
E poi: fregatene di quello che pensa la Fallaci, e lo stesso fai con quelli che devono sentirsi confortare da Mentana o dal Tg1 prima di schierarsi contro i signori della guerra e del petrolio. E' per colpa loro che falliscono le rivoluzioni, piccole e grandi, per quelli che aspettano di vedere cosa succede, se i contestatori sono buoni o no o quante vetrine si sono scassate al corteo.
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persone diverse
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merio Thursday October 09, 2003 at 11:23 AM |
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Non volevo farlo ma ritorno sulla manifestazione di sabato. è inconcepibile portare avanti un ragionamento come quello che, in maniera lineare, esprime stuck1. Anch'io vado dove mi pare. e faccio quello che mi pare. sono comunista, ateo e mangia bambini però la prossima volta quando vedo azioni come quella alla banca, tiro fuori il rosario e prego. Qui non è in discussione la pratica politica e il messaggio che si vuole far passare quando si decide di rompere a sassate la vetrina della società x o y, ma le sue modalità che esprimono un pressappochismo sconcertante. ma cosa ancor più grave qualcuno ha dimostrato che in piazza va veramente a fare "quello che gli pare". consentitemi una metafora. la mattina, per andare a lavorare, attraverso una grande metropoli. e ognuno nel traffico impazzito delle sette e mezza fa esattamente "quello che gli pare". Il problema è che nel farlo mette a repentaglio la mia vita. ma anche io vorrei "fare come mi pare". per esempio arrivare vivo a casa la sera. Un'altra piccola cosa: non è proprio il "fare come ci pare" il messaggio con il quale da una ventina d'anni hanno plagiato la società nella quale viviamo? fai come ti pare, compra! fai come ti pare, consuma! fai come ti pare, crepa... Se io scendo in una piazza per quanto possa essere già preavvertito della possibilità d'incidenti, lo faccio per testimoniare la mia adesione ad un progetto/percorso politico ben preciso (che esiste da anni e che si è andato raffinando in maniera sempre più chiara e circostanziata, altro che cialtroni che gufano contro!!!). Però non posso pensare che la mia soggettività sia messa a repentaglio da un'azione di tipo "militare" tanto scriteriata. E qui mi rivolgo davvero in prima battuta all'azione contro la banca. chi l'ha posta in essere se ne è fregato di chi si trovava nelle vicinanze. ha preso dei grossi pietroni (altro che cubetti di porfido!!!) e li ha iniziati a scagliare ad una distanza e con modalità assolutamente pericolose. Poi quello che è successo con i disobbedineti è stato solo un peggiorare le cose. le azioni precedenti contro i distributori di benzina (prima ancora di quella della banca) avevano già provocato una grossa frattura tra i manifestanti. RC non è MAI arrivata all'obelisco!!! alle 16:45 il camion ha fatto retromarcia e si è incamminato lungo il percorso fatto fino a quel punto. Davanti al palazzo dei congressi si sono fronteggiate non più di 2000/3000 persone. I COBAS che erano entrati per primi hanno proseguito lungo via c. colombo in direzione nord. solo le retrovie dei due spezzoni che si erano attardate sono, ahimé, rimaste coinvolti nei tafferugli e nel fuggi fuggi generale. Questa, a mio avviso, è la principale considerazione da cui ripartire. Perchè, altrimenti, da domani (non tra un mese o tra un anno!), decine di migliaia di persone smetteranno di esserci e questo non conviene a nessuno. neanche a chi pratica azioni dirette.
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