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Lettere dal F.I.E.S. (2)
by NO PRISON Friday October 10, 2003 at 03:25 PM mail:  

Non tanto tempo fa ridattai un testo in memoria di un amatissimo amico: el Guiri.
Il 19 luglio e' morto il mio amico Francisco Ortiz Jimenez nel modulo FIES di Badajoz.

La morte mi circonda cosi palpabile per questi corridoi che io stesso mi sono chiesto se non sarebbe arrivato il momento di andarmene. non riesco a capire come mai resisto, ultimamente o anzi la senzasione di essere morto. forse resisto per lo stesso sentimento di pace che perseguiva Paco. Paco e' morto e io sto qua vuoto, nonstante devo parlarvi di lui. Paco voleva che la sua morte si rendesse utile a qualcosa, che avesse un po di risonanza nella strada perche uni ed altri sapessero in che quale realta abbiamo dovuto vivere.

Paco era forte. forse il piu forte di quei compagni con cui mi sono trovato in questi moduli. era quello che volevo lasciare chiaro.

IL CARCERE NON L'AVEVA VINTO

per lui questa frase non era l'ultimo grido di orgoglio ma una verita che soltanto quelli che lo hanno conosciuto bene potevano sapere. e troppo difficile spiegare tutto quanto...
paco era un guerriero, cosi si definiva e cosi si concepiva, ci fu un momento in cui lui ha smesso di credere nella lotta. aveva gia lottato piu di vent'anni. e senza dubbio il compagno che piu ha fatto contro le istituzioni penitenziarie, sempre nell'ombra, sempre fottendoli.
un suo amico, il suo amico del cuore Patxi Zamoro mi disse piu di una decade fa nel modulo FIES di Jaen II che PAco era l-uomo piu temuto dall-amministrazione carceraria. ALCUNI MESI DOPO HO AVUTO L'OPPORTUNITA DI CONOSCERlo in Valladolid ci capimmo al primo sguardo le parole diventarono superflue.

Patxi e morto due anni fa, dopo aver denunciato il reggime FIES, tutti quelli che ha potuto. mori in pace e liberta accanto alla sua amata compagna.
un giorno la mattina, qua in Huelva ci portarono all'aria. Paco non usciva. non rispondeva alla chiamata dei secondini che non osavano ad entrare nella galleria allora capii subito che si era ucciso. sapevo che aveva sempre su di lui una centinaia di pastiglie e io soltantoriuscii a farmi promettere che arrivato il momento lui me lo dicesse. la notte scorsa mi aveva salutato con un allusione che avrei dovuto capire ma gli risposi automaticamente praticamente senza lasciare quello che stavo facendo.

chiesi ai secondini di lasciarmi andare nella sua cella che e quella vicino alla mia. era li steso sul suo letto vestito pulito... subito capii che ancora respirava. provai a svegliarlo alla fine apri gli occhi. non chiamai subito i secondini, sapevo che Paco aveva deciso di morire con la stessa determinazione con cui aveva lottato durante tutta la sua vita. la unica domanda che mi riempiva la testa era: e adesso che faccio io! come tante volte lui stesso ci aveva detto che la sua vita apparteneva soltanto a lui e se lui aveva deciso freddamente di togliersla nessuno poteva autorizzarsi il diritto di impedirglielo. alla fine riuscii a far si che aprisse gli occhi ma non riprese coscienza. ho deciso di chiamare i secondini e costringerli ad entrare subito con un medico nella galleria perche potessero portarlo all-ospedale. Paco e un mio amico, gli volevo bene. ''come ho fatto ad avere il sangue freddo per non chiamare subito i secondini ma chedermi cosa avesse voluto che io facessi.
'' alcuni penseranno che sono arrivato ad un grado tale di diumanizzazione che la morte di un amico ha smesso di impressionarmi.

Ma che cazzo! mentre lo scutevo e lo schiaffeggiavo per svegliarlo, le lacrime mi sciendeva da gli occhi. la morte e diventata cosi quotidiana fra noi, sono in tanti che se ne sono andati, e cosi lungo il processo di morte lenta alla quale ci sommettono che la morte e diventata una liberazione definitiva per chi la vede come scelta.
Paco desiderava con tutta la sua anima una liberazione definitiva, una pace per sempre... vent'anni lottando e alcuni pochi mesi di liberta' prima di ritornare all'inferno dei moduli FIES l'hanno ammazzato.
Nel capire che ormai non riuscira' questa pace che tutti desideriamo preferii morire, l'ammazzo sapere che sucedesse quello che sucedesse mai avrebbe potuto godere della semplicita della vita mentre i suoi amici rimanevano incarcerati, e amici, almeno compagni ne aveva tanti: tutti gli uomini e le donne capaci di insorgere contro le carceri a partire dalla propria individualita.
poche settimane prima della sua morte ricevette una sua lettera in cui dopo di essere uscito da un momentaccio , mi gridava le sue voglie di vivere. leggendola pensai, come volevo pensare, che avesse cambiato d'idea e che si era messo a camminare verso la vita.

Jaen gli ha fatto bene. Qui i tre avevamo smesso di lottare accettando, anzi l'inaccettabile, senza neancherenderci conto e interirizzando la repressione. Quando quelli di sopra non possono usare la forza bruta per annichilirci inprecano metodi piu sottili di depersonalizzazione. in primo luogo, jaen lui si soffoco' e dopo venne Dani con le sue eterne denuncie al sistema . Poi Paco inizio a riprenderesi di animo e l'uomo che da anni soltanto prendeva una penna in poche occasioni, comincio' a denunciare la sua situazione. quello e soltanto un pagliativo a quello che lui considerava lottare davvero. pero comunque cio gli permise di recuperare il sapore per la vita.
La lotta dava senso alla sua vita. la lotta e la pace, due concetti diversi e cotradditori che nascevano da uno stesso impulso: la necessita esistenzile della liberta, di essere libero e di stare libero. quando capi che non poteva riuscirci preferi' morire con la dignita' che sapeva mantenere.per me quel gesto, come sono sicura anche per lui, non fu una sconfitta, ma l'ultimo grido di liberta che gli rimaneva.

Non penso che la sua morte porti qualcosa alla lotta contro il carcere forse cosi avrebbe voluto: che ognuno goda dei momenti di pace chhe la vita ci offre e per la lotta che ognuno scelga la strade che crede piu conveniente.

rivolta e liberta,

Gilbert.

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