Pubblichiamo una versione integrale degli articoli sulla cannabis di ieri 10 ott 2003 da Il Manifesto, a cura di Giorgio Salvetti.
Gli articoli sulla versione cartacea sono risultati accorciati per questione di spazio.
La Svizzera non passa la canna. Mentre in Italia il post fascista Fini minaccia i consumatori, lo scorso 25 settmebre la camera bassa di Berna (consiglio nazionale) non ha voluto nemmeno discutere il progetto di depenalizzazione del consumo di marijuana votato due anni fa dall'altro ramo del parlamento elvetico (consiglio degli stati). La discussione era stata rimandata per mesi, poi il consiglio ha deciso di rimandare il progetto al mittente: 96 voti contro 89, 4 astenuti (da un parte Unione democratici di centro, liberali, evangelici, Partito popolare democratico e qualche radicale, dall'altra lo schieramento rosso-verde). Non e un no definitivo, ma l'iter della legge deve ricominciare da capo: un modo per rimandare la questione a dopo le elezioni federali di ottobre, ma anche un chiaro segnale che in Svizzera il vento e cambiato.
Miguel e deluso, ``come nada de nada? Devo andare a raccogliere l'uva in Francia?''. Fa il lavoratore stagionale, gira l'Europa per raccogliere frutta e verdura. Ma per lui il raccolto piu ricco si faceva in Svizzera. L'autunno scorso e rimasto un mese in una baita sulle montagne del Ticino a ``pulire'' marijuana. Miguel non fuma, per lui l'erba e una pianta come un'altra, va raccolta e ripulita. Questo e lavoro. ``In poche settimane mi ero guadagnato 1.700 euro''. E cosi quest'anno si era organizzato per tempo. Ha preso il suo furgone e con la ragazza e partito da Barcellona alla volta del Ticino, pronto a impugnare le forbici per dieci ore al giorno. Ma adesso ``nada'', non c'e niente da pulire.
In Svizzera, grazie a una legge ambigua, la coltivazione e la vendita di canapa dal 2001 era diventata pratica comune, redditizia e tollerata. Nessuno riusciva a capire come potesse essere possibile, eppure Lugano sembrava una nuova Amsterdam. Ne hanno sproloquiato pro e contro i giornali di mezzo mondo e la conservatrice Svizzera per molti era diventato addirittura uno dei paesi piu libertari e all'avanguardia d'Europa. Un modello da seguire, oltre che un bel posto dove farsi un viaggio e tornare con un souvenir profumato. Ma la Svizzera, anche se vista dall'Italia sembra il paradiso terrestre, non e l'Olanda. Pero, cosi come era iniziata, la festa e finita. L'approvazione del provvedimento di depenalizzazzione a livello federale e stata rimandata per l'ennesima volta, e nel frattempo alcune autorita cantonali ticinesi hanno deciso di reprimere il rigoglioso mercato della marijuana. Ora non si muove foglia. L'attivita legata alla canapa e apparentemente sparita o ritornata nella clandestinita in attesa di improbabili tempi migliori. E cosi per i malcapitati fumatori nostrani improvvisamente e sparita l'Olanda dietro casa.
Ma com'e possibile che gli orientamenti di un paese cosi ``svizzero'' possano cambiare tanto velocemente e in modo cosi confuso? Il fatto e che la breve rivoluzione libertaria della Svizzera non si e basata su una decisione politica ma su un cavillo legale. La legge sugli stupefacenti del 1951 (Lstup) distingue tra ``materie grezze'' e ``sostanze stupefacenti'': dunque la canapa, essendo una materia grezza come tutte le altre, puo essere coltivata e venduta senza bisogno di particolari autorizzazioni. Ma diventa invece una sostanza assolutamente proibita ``se destinata ad estrarre o produrre stupefacenti''. Il bello e che non e facile dimostrare quando la canapa e prodotta per farsi un divano o per farsi una canna. Il divieto di fumare pero e stato messo in dubbio nell'ottobre del 2001 quando a Berna il consiglio degli stati ha approvato il disegno di legge per la depenalizzazione del consumo della marijuana anche come stupefacente. E' questo il progetto che l'altro ramo del parlamento ha rimandato al mittente senza discuterlo. Ma benche la depenalizzazione sia sempre rimasta solo sulla carta il voto del 2001 ha illuso molti che la definitiva legalizzazione fosse alle porte. Chi ha fiutato l'affare ha deciso di portarsi avanti approfittando delle pieghe della vecchia legge, non prima di aver consultato gli avvocati.
I primi a seminare non sono stati i frichettoni armati di buone intenzioni, ma personaggi con fiuto per il business, imprenditori con villa sul lago di Lugano o italiani scafati in questo tipo di giri. Sono sempre stati loro a fare i soldi. Cosi sono comparsi i primi canapai, niente di piu lontano dagli allegri coffee shop di Amsterdam. Quelli svizzeri sono negozi asettici a meta fra la farmacia e l'erboristeria dove, insieme a libri e accessori per fumare, si vendono i famosi sacchetti profumati. ``Odori e fragranze d'oriente per profumare il vostro armadio'', recitava la scritta. Di fatto erba buonissima. Nei campi, poi, sono comparse le prime piante. Inoltre i grossisti si sono inventati piantagioni indoor (al chiuso) che grazie all'illuminazione di lampade producevano 4 raccolti l'anno al posto di uno e aumentavano la potenza della marijuana (fino al 15% di Thc). In pochissimo tempo tutti hanno capito che in Ticino, non si sa come, si poteva piantare e vendere canapa e guadagnare. I piccoli contadini al posto di piantare patate hanno seminato erba, i benzinai a cento metri dalla frontiera hanno smesso di vendere cioccolato e carburante e si sono dati alla ganja. E dall'Italia e cominciato un pellegrinaggio per fumare in liberta: fumatori del sabato sera, chi si faceva chilometri per un weekend in tenda nei canapeggi svizzeri, i frontalieri varesotti e comaschi che riscoprivano la loro nobile tradizione ripercorrendo zaino in spalla i ``mitici'' sentieri dei contrabbandieri. Tanti stranieri, dell'est e del sud del mondo, pulivano marijuana con le forbici elettriche.
I piu svegli, svizzeri ma anche italiani, hanno cercato di cogliere l'occasione per trasformare l'addormentato Ticino in un paese davvero libero: dove si puo fumare alla luce del sole e non facendo finta di profumare gli armadi. Sono comparse magliette con la scritta Cannon Ticino e tante iniziative per la depenalizzazione. Perche si poteva vendere e coltivare, ma farsi una canna, per carita, restava un reato: si puo tutto in Ticino, a patto che ognuno fumi a casa sua e venga preservata la tranquillita del cantone.
Ma il far west della ganja in breve tempo e cresciuto troppo per i benpensanti ticinesi e cosi e iniziata la retromarcia a tappe forzate che ha portato al voto proibizionista dell'altro giorno. Lo scorso gennaio il cantone ha trasformato in legge (Lcan) la cosidetta ``petizione Pedrazzini'' che di fatto proibisce la canapa, ma il tentativo repressivo e stato bloccato da ricorsi che ritengono la materia di competenza federale. E, come se non bastasse, ci si e messa anche l'Oics, l'organismo dell'Onu per il controllo sugli stupefacenti, che al congresso sulla droga di Vienna del marzo scorso ha bacchettato la Svizzera per la sua politica permissiva. Mancava solo lo sceriffo. E allora e spuntato il procuratore di Lugano, Antonio Perugini, il quale, in mancanza di leggi, si e inventato dei criteri secondo cui sarebbe possibile discriminare tra una pianta e l'altra e quindi colpire chi coltiva e produce non canapa ma marijuana, cioe droga; e sempre lui che ha messo in giro la palla clamorosa - ripresa solo da la Repubblica - della marijuana transgenica. Da marzo Perugini ha scatenato la celebre operazione indoor e ad agosto sono stati pubblicati i risultati: sequestrati uffici fiduciari e legali, 47 coltivazioni indoor, 3 outdoor e 22 canapai, per un totale di 194.000 piante, 4.200 kg di canapa secca, 10 kg di haschish, 4 milioni di franchi e...16 pastiglie di ecstasy; 103 persone arrestate e 166 denunciate a piede libero. Molti hanno fatto ricorso, le basi legali dell'operazione restano discutibili, ma nessuno vuole piu rischiare, tanto piu dopo il rigetto del consiglio di Berna.
Gli italiani non ci capiscono piu niente. ``Come i canapai sono tutti chiusi?'', si chiede geg su Indymedia. ``Ne ho visti 2 a Ponte Tresa'', giura Lod. Spiega Daniela che ha fatto la commessa per anni in un canapaio: ``Gli italiani si dibattono tra due visioni distorte della Svizzera: o siamo il paese delle regole ferree dove nessuno butta una carta per terra, o siamo il paese piu libero del mondo. In realta la Svizzera e un paese tanto pragmatico quanto falso. Il paese di bengodi solo per chi ha i soldi. Qui si puo fare tutto, dalla droga - e non parlo di canne - alla prostituzione, dal gioco d'azzardo al riciclaggio, basta che non turbi il paesaggio di Heidi. Pensate che mentre il consiglio nazionale rigettava la depenalizzazione della canapa. l'altra camera ha legalizzato la vendita e la produzione di assenzio perche e un commercio redditizio sui monti del vallese. Qui la pace sociale si chiama tranquillita sociale. E' uno stile repressivo sottile, ma non ditemi che gli svizzeri non sono repressi''. Certo, noi abbiamo Fini e San Patrignano...
Piccolo produttore
Giacomo S. e svizzero, fa il rappresentante. L'anno scorso ha conosciuto per lavoro alcuni grossisti che coltivavano piante in serra e ha deciso di farsi una piccola piantagione. ``Non ho fatto milioni. Ho affittato un pezzetto di terra e ho piantato canapa all'aperto. L'ho venduta a amici e conoscenti. Per me e un modo sano di produrre marijuana, e questo il tipo di smercio che andrebbe liberalizzato. Chi faceva le cose in grande era gia ricco prima. Nei canapai arrivava la ganja ma nessuno sapeva come. Il giro era semplice: i produttori che gia vendevano alle industrie che fanno oli essenziali o altri prodotti, per figurare in regola pagavano sottobanco i compratori perche dichiarassero di aver acquistato tutto il raccolto; in realta una parte la tenevano, la facevano pulire e la dirottavano sul giro dei canapai. Tutti frodavano il fisco ma non potevano fare altrimenti perche la vendita alla luce del sole rimaneva proibita. Dopo tutto quello che e successo non rischio piu. Con questo clima la depenalizzazione, se mai si fara, tagliera le gambe ai piccoli produttori. Sara zeppa di regole e di sanzioni amministrative per controllare il mercato. In Svizzera per costituire un societa ci vogliono un sacco di soldi. L'erba legale finira in mano alle grosse industrie, magari alle case farmaceutiche''.
Coltivatori
Michele C. ha fatto il custode in una piantagione indoor. ``Passavo dalla serra un paio di volte al giorno a controllare che le luci funzionassero e che le piante crescessero. Grazie alle lampade si puo simulare il ciclo naturale di un anno facendolo durare pochi mesi. In questo modo si fanno anche quattro raccolti. Con le luci riuscivamo a ottenere le condizioni ideali, per questo la ganja indoor e piu potente, basta saperla usare, e come saper distinguere tra birra e whisky. Ma se tutto e vietato non stai a fare distinzioni, se hai un po' di erba te la fumi e basta''. Renato F. invece raccoglieva piante all'aperto. ``La canapa e una pianta semplice da coltivare. Le piante erano alte due metri, bisognava solo stare attenti che per l'umidita non facessero la muffa. Lavoravo con i contadini tra campi di frutta e verdura. Sceglievamo quale pianta di canapa tagliare, come decidevamo quando raccogliere le cipolle. Per loro la canapa era una pianta come tutte le altre.
Pulitori
Giorgio S. e italiano, abita a pochi passi dal confine e spesso cerca fortuna in Svizzera. Ha pulito ganja. ``Eravamo chiusi in una baita, nascosti al resto del mondo, vivevamo e mangiavamo li. Potevamo uscire quando volevamo ma noi avevamo voglia di lavorare: per 10 euro all'ora. C'era un bel clima, si lavorava tanto ma in amicizia e c'era un buon rapporto anche con chi pagava. Ci portavano le piante appena tagliate, noi dovevamo togliere le foglie intorno ai fiori. Usavamo forbici elettriche, sembrava di tosare le pecore. Poi le facevamo seccare. La sera eri tutto impiastricciato di polline e sentivi nelle orecchie il rumore delle forbici. Avevi una gran voglia di farti una doccia. Ci dividevamo i compiti e ruotavamo per non stufarci, ogni tanto qualcuno cucinava o preparava un caffe. Eravamo una decina di persone ben assortite: donne e uomini dai 25 ai 50 anni; una babele di lingue: a parte un paio di giovani svizzeri e qualche italiano, tutti gli altri erano portoghesi, russi, sudamericani. Abituati a raccogliere o pulire frutta e verdura. Per loro l'erba e erba e basta: molto educativo per noi italiani abituati a considerala una rarita proibita. Dopo un po' sulle forbici resta attaccato hashish purissimo, una prelibatezza, ma solo in due ce lo fumavamo. I russi preferivano un beverone alcolico che preparava una signora col grembiule e foulard, non so cosa c'era dentro ma era buono. Dicono che facevano lavorare immigrati irregolari e in nero, ma intanto noi facevamo un bel lavoro pagati bene. Fino a due anni venivo in una clinica svizzera a fare da cavia per testare medicine, ed era tutto legale, ora dovro tornarci, ma certo e molto piu sano pulire ganja in nero''.
Commessa
Rita B. faceva la commessa in un canapaio. ``E' come un qualsiasi negozio. Ne ho girati piu di uno, il primo per cui ho lavorato era di un abruzzese che aveva un suo giro a Milano, poi e sparito. Non lo faro piu, alcuni amici sono stati mandati a lavorare nei canapai dall'ufficio di collocamento e poi hanno avuto problemi con la polizia. Certo, venivano tanti italiani affamati perche da voi, a furia di proibire, la scimmia assale la gente. Gli italiani sono disposti a farsi viaggi e a rischiare per pochi grammi d'erba pur di farsi un cannone. Pero mantengono un certo modo ribelle di fumare. Da noi la gente non vuole farsi vedere, o cambiare il mondo. La repressione morale e cosi alta che per il quieto vivere si sceglie di permettere che la gente si sfoghi in qualche modo, che si droghi di nascosto o che vada a puttane in qualche casa chiusa''.
Contrabbandiere
Dodo M. e italiano vive nel varesotto. ``Gli svizzeri sono ben contenti se noi andiamo la a spendere, le nostre autorita invece erano cosi preoccupate che le canne svizzere corrompessero la gioventu italiana che hanno preteso accordi bilaterali per impedire il traffico oltre confine. Si e parlato di telecamere della Guardia di finanza fuori dai canapai in piena Svizzera...e cosi molti li hanno beccati. Ma chi vive qui sa come fare, prima erano le sigarette, poi la benzina, poi ancora l'erba. Un mio amico lanciava i sacchetti oltre il fiume, una signora usava il solito sentiero con cui portava in Svizzera i galli per il suo pollaio, perche anche quello e traffico proibito. Altri passavano per le montagne come i contrabbandieri di una volta. Ma e sempre piccolo spaccio. La Svizzera per noi era un modo per trovare da fumare senza dover impazzire. Tutti sanno che ben altri traffici passano da questo confine''.
Pusher
Franco S. e un piccolo spacciatore ticinese. ``Siamo tornati alla macchia. Il piccolo spaccio c'era l'anno scorso e ci sara sempre, depenalizzazione o no, come per le sigarette in nero. Non c'e una grossa differenza di prezzo, solo che si fa piu fatica a trovarla, soprattuto e cambiata l'atmosfera: il giro e piu losco, meno rilassato, rischiamo di piu e al posto di avere a che fare con i contadini abbiamo a che fare con gente brutta che spaccia altra roba. Dicono che i pusher fanno piu soldi quando e proibita: si ma quelli grandi, per i piccoli e' tutto il contrario ed e' piu' pericoloso.
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