Dopo la Guinea e le ex Repubbliche sovietiche in Asia
SUDAN 10/12/2003 1:19 ACCORDO DI PACE: LE PRESSIONI DI GEORGE W. BUSH Politics/Economy, Standard Il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ha telefonato personalmente al presidente sudanese Omar el Bashir e a John Garang, leader dell'Esercito di Liberazione popolare del Sudan (Spla, il movimento ribelle che da vent'anni combatte contro il governo di Khartoum) invitandoli a Washington per la firma dell'accordo di pace ormai in via di definizione. Lo hanno riferito fonti giornalistiche internazionali, precisando che nei due colloqui Bush ha sollecitato entrambi i protagonisti della guerra sud sudanese a concludere i negoziati in corso a Naivasha (in Kenya) entro la fine dell'anno. Il portavoce della Casa Bianca, Scott McClellan, ha detto che entrambe le telefonate ''sono state positive'' ed ha aggiunto che il presidente Usa segue da vicino il processo di pace incoraggiando entrambe le parti a dimostrare "flessibilità" per superare le ultime divergenze. Oggi lo Spla, per bocca di alcuni suoi rappresentanti, ha ribadito che entro la fine dell'anno si arriverà all'accordo definitivo che dovrà mettere fine ad una guerra che dal 1983 a oggi ha causato oltre due milioni di morti. Dichiarazioni analoghe erano state rilasciate soltanto sabato scorso dal ministro degli esteri sudanese, Mustafa Osman Ismail, in visita al Cairo (Egitto). Non tutti però sono così ottimisti e molti osservatori hanno avanzato il dubbio che l'accordo definitivo non possa essere raggiunto se non nei primi mesi del 2004. A rallentare i lavori concorrerebbero, infatti, sia la presenza di importanti festività religiose sia il fatto che le parti non abbiano ancora trovato un accordo su alcuni aspetti fondamentali dell'intesa. Nonostante le ripetute pressioni internazionali, resta da definire la spartizione del controllo delle ricche aree petrolifere del sud e la distribuzione dei relativi proventi. Incerto anche il destino di tre aree ( Blue Nile, Monti Nuba e Abyei) su cui entrambe le parti rivendicano il controllo. Dal 1983 il sud Sudan è teatro di una guerriglia che mira ad ottenere una maggior autonomia dal nord musulmano, per una zona (quella meridionale appunto) animista e cristiana. Scontri armati e carestie causate dalla guerra hanno provocato almeno due milioni di morti e centinaia di migliaia di profughi. Intanto il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, attraverso il suo portavoce si è detto "allarmato" del deterioramento della situazione umanitaria nella regione occidentale sudanese del Darfur, teatro di scontri tra il governo di Khartoum e un paio di formazioni ribelli. L'insicurezza che regna in questa remota regione sudanese, spiega Annan, rende estremamente difficile anche il lavoro degli operatori umanitari che cercano di portare aiuto al milione di civili interessati da questo conflitto. I colloqui di pace tra Khartoum e lo Sla-m, il principale movimento armato attivo in Darfur, dovrebbero riprendere oggi ad Abeche in Ciad per finalizzare un accordo per il cessate il fuoco definitivo, dopo la tregua sottoscritta nei mesi scorsi ma mai rispettata.
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