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agghiacciante in Israele:prigione segreta
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guardian Monday January 12, 2004 at 07:15 PM |
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..e poi ci si meraviglia del terrorismo?
The Guardian scopre una prigione segreta in Israele. Per palestinesi e libanesi
Si chiama installazione 1391. Si trova da qualche parte in Israele, ma ufficialmente non esiste. È stata cancellata dalle mappe e non appare in alcuna foto aerea. Anche le strade che la raggiungono sono state deviate. Ma che installazione 1391 sia reale lo sanno bene i palestinesi e i libanesi che vi sono stati rinchiusi e torturati.
«Quando arrivai in quel posto mi diedero un'uniforme blu e un cappuccio nero. Mi dissero: quando qualcuno viene nella tua cella devi metterlo sulla testa. Ogni volta che ti portano il cibo devi metterlo sulla testa. Non devi vedere le facce dei soldati. Non vorrai sapere che cosa ti succederà se te lo togli». Samar Said faceva l'autista di scuolabus per i bambini palestinesii. Quando venne arrestato, era scalzo e in pigiama. Lo portarono in un luogo che lui non riuscì mai a vedere, né a sapere dove fosse. «A volte pensavo che sarei morto in quel posto e nessuno lo avrebbe mai saputo».
Un lungo reportage di Chris McGreal pubblicato sul giornale britannico The Guardian rivela l'esistenza di questa prigione segreta, dove si viene portati senza sapere perché, senza che nessun giudice possa intervenire, dalla quale non si sa se e quando si uscirà.
Secondo l'articolo del Guardian i prigionieri sono tenuti in una condizione di privazione sensoriale quasi assoluta. Secondo la descrizione fatta da Raab Bader, un ragioniere di 38 anni, che fu probabilmente nella stessa prigione di Samar Said. Le celle sono senza finestre, non più grandi di due metri per lato, la luce è appena sufficiente per vedersi le mani. L'acqua entra da un buco sulla parete. Racconta Raab Bader: «Le celle sono completamente dipinte di nero. Non è possibile vedere il soffitto. Quando guardavo in alto vedevo solo oscurità. Una luce non più forte di quella di una candela penetra in un modo particolare da un lato della stanza».
Nella cella c'è solo un sottile materasso e un vaso per i bisogni corporali vuotato solo ogni tanti giorni. «Dopo nove giorni consecutivi nella cella puzzolente entrò un soldato per portarmi fuori» racconta Raab Bader «Quasi vomitò e uscì di corsa».
La prigione si trova in un vecchio forte costruito dagli inglesi negli anni Trenta. Si trova all'interno di una base dell'intelligence dell'Esercito, nel nord di Israele dove ha sede un'unità speciale denominata Unità 504. Tra le imprese di questo reparto segreto, il rapimento negli anni '80 di numerosi libanesi, tenuti come ostaggi per ottenere la liberazione di soldati israeliani presi prigionieri dagli Hezbollah. Tra le persone portate nell'Installazione 1391 lo sceicco Abd al-Karim Obeid e la sua famiglia oltre a Hashem Fahaf, un giovane che era semplicemente andato a salutare lo sceicco. Hashem rimase per undici anni nella meni degli israeliani senza che nessuna accusa fosse formulata contro di lui.
Giudici, avvocati, parlamentari: nessuno ha accesso alla prigione, di cui le autorità militari negano l'esistenza. L'unica ammissione è che la Installazione 1391 «è un'installazione classificata all'interno di una base segreta dell'Esercito dove si svolgono attività segrete». Dice Ami Ayalon, ex capo dello Shin Bet, il servizio segreto militare israeliano: «Sapevo che c'era una installazione che non è sotto il controllo dello Shin Bet, ma sotto la responsabilità dei militari. Non ritenevo allora, e non ritengo oggi, che una tale struttura possa esistere in una democrazia».
Dalle pochissime testimonianze che sono filtrate da persone detenute nella Installazione 1391 si sa che oltre alle condizioni estreme di detenzione («ora dopo ora parlavo a me stesso e sentivo che stavo diventando pazzo, oppure mi accorgevo che ridevo da solo» racconta uno dei prigionieri) nella prigione segreta si pratica sistematicamente la tortura su uomini che spesso non sanno neppure perché si trovano là.
E se qualcuno cerca di sapere dagli uomini che li interrogano dove si trovano si sentono dire: «A Honolulu».
Per leggere l'articolo: http://www.theguardian.co.uk/
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unità Monday January 12, 2004 at 07:17 PM |
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The Guardian scopre una prigione segreta in Israele. Per palestinesi e libanesi
Si chiama installazione 1391. Si trova da qualche parte in Israele, ma ufficialmente non esiste. È stata cancellata dalle mappe e non appare in alcuna foto aerea. Anche le strade che la raggiungono sono state deviate. Ma che installazione 1391 sia reale lo sanno bene i palestinesi e i libanesi che vi sono stati rinchiusi e torturati.
«Quando arrivai in quel posto mi diedero un'uniforme blu e un cappuccio nero. Mi dissero: quando qualcuno viene nella tua cella devi metterlo sulla testa. Ogni volta che ti portano il cibo devi metterlo sulla testa. Non devi vedere le facce dei soldati. Non vorrai sapere che cosa ti succederà se te lo togli». Samar Said faceva l'autista di scuolabus per i bambini palestinesii. Quando venne arrestato, era scalzo e in pigiama. Lo portarono in un luogo che lui non riuscì mai a vedere, né a sapere dove fosse. «A volte pensavo che sarei morto in quel posto e nessuno lo avrebbe mai saputo».
Un lungo reportage di Chris McGreal pubblicato sul giornale britannico The Guardian rivela l'esistenza di questa prigione segreta, dove si viene portati senza sapere perché, senza che nessun giudice possa intervenire, dalla quale non si sa se e quando si uscirà.
Secondo l'articolo del Guardian i prigionieri sono tenuti in una condizione di privazione sensoriale quasi assoluta. Secondo la descrizione fatta da Raab Bader, un ragioniere di 38 anni, che fu probabilmente nella stessa prigione di Samar Said. Le celle sono senza finestre, non più grandi di due metri per lato, la luce è appena sufficiente per vedersi le mani. L'acqua entra da un buco sulla parete. Racconta Raab Bader: «Le celle sono completamente dipinte di nero. Non è possibile vedere il soffitto. Quando guardavo in alto vedevo solo oscurità. Una luce non più forte di quella di una candela penetra in un modo particolare da un lato della stanza».
Nella cella c'è solo un sottile materasso e un vaso per i bisogni corporali vuotato solo ogni tanti giorni. «Dopo nove giorni consecutivi nella cella puzzolente entrò un soldato per portarmi fuori» racconta Raab Bader «Quasi vomitò e uscì di corsa».
La prigione si trova in un vecchio forte costruito dagli inglesi negli anni Trenta. Si trova all'interno di una base dell'intelligence dell'Esercito, nel nord di Israele dove ha sede un'unità speciale denominata Unità 504. Tra le imprese di questo reparto segreto, il rapimento negli anni '80 di numerosi libanesi, tenuti come ostaggi per ottenere la liberazione di soldati israeliani presi prigionieri dagli Hezbollah. Tra le persone portate nell'Installazione 1391 lo sceicco Abd al-Karim Obeid e la sua famiglia oltre a Hashem Fahaf, un giovane che era semplicemente andato a salutare lo sceicco. Hashem rimase per undici anni nella meni degli israeliani senza che nessuna accusa fosse formulata contro di lui.
Giudici, avvocati, parlamentari: nessuno ha accesso alla prigione, di cui le autorità militari negano l'esistenza. L'unica ammissione è che la Installazione 1391 «è un'installazione classificata all'interno di una base segreta dell'Esercito dove si svolgono attività segrete». Dice Ami Ayalon, ex capo dello Shin Bet, il servizio segreto militare israeliano: «Sapevo che c'era una installazione che non è sotto il controllo dello Shin Bet, ma sotto la responsabilità dei militari. Non ritenevo allora, e non ritengo oggi, che una tale struttura possa esistere in una democrazia».
Dalle pochissime testimonianze che sono filtrate da persone detenute nella Installazione 1391 si sa che oltre alle condizioni estreme di detenzione («ora dopo ora parlavo a me stesso e sentivo che stavo diventando pazzo, oppure mi accorgevo che ridevo da solo» racconta uno dei prigionieri) nella prigione segreta si pratica sistematicamente la tortura su uomini che spesso non sanno neppure perché si trovano là. E se qualcuno cerca di sapere dagli uomini che li interrogano dove si trovano si sentono dire: «A Honolulu».
Tratto da http://www.unita.it del 14/11/2003 http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=...&TOPIC_ID=30520
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mah Monday January 12, 2004 at 07:18 PM |
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Gli orrori della 1391, prigione-vergogna Torture e abusi nel carcere di cui neanche i politici conoscono l'esistenza MI. GIO. La prigione segreta 1391 si trova nella parte centrale del paese. Sulla localitá della «Guantanamo» di Israele Aviv Lavie non ha potuto riferire di più, la censura militare ha posto limiti strettissimi. Molto di più invece il giornalista di Haaretz è riuscito a raccontarci sulle condizioni di vita, sugli abusi, le torture subite dai detenuti e altro ancora su ciò che avviene all'interno delle mura di questo carcere vietato persino alla Croce rossa internazionale. Dell'esistenza di questa prigione sotto la gestione diretta della unità di intelligence 504, erano all'oscuro non solo l'opinione pubblica israeliana e la comunità internazionale ma anche, ad esempio, l'ex ministro della giustizia (ai tempi di Yitzhak Rabin) David Libai. Un altro ex ministro della giustizia, Dan Meridor, invece ha ammesso di aver sempre saputo di questo carcere speciale ma di non averlo mai visitato. Dopo le rivelazioni fatte da Aviv Lavie, la parlamentare del Meretz Zahava Gal-On ha chiesto di poter entrare nella prigione ma non è stata ancora autorizzata. Nel carcere di massima sicurezza 1391, situato in una base dell'esercito, i prigionieri vivono in celle di 2,5x2,5 metri. Solo i personaggi «illustri» hanno diritto a più spazio (2,5x4 metri). Le celle di isolamento sono grandi non piú di 1,5x1,5 metri. Un buco nel pavimento è il water che il carcere offre ai suoi «ospiti». I detenuti ogni giorno hanno diritto ad un'ora all'aria aperta, il resto del tempo lo passano in locali senza finestre, con la luce artificiale. Tre volte al giorno un militare bussa alla porta delle celle, i detenuti si coprono il capo e il volto con un sacco e alzano le mani in alto e le abbassano soltanto dopo la consegna del cibo. Gli interrogatori, affidati agli agenti della 504, sono durissimi, spesso si trasformano in torture vere e proprie e i detenuti vengono persino minacciati, ha scritto Aviv Lavie, di abusi sessuali. La prigione segreta era riservata a cittadini di altri paesi catturati lungo i confini durante sconfinamenti o incursioni armate oppure perché rapiti dalle unità speciali israeliane, come lo sceicco Abdel Karim Obeid (nel 1989) e l'ex capo guerrigliero sciita Mustafa Dirani (nel 1994). Entrambi, nelle intenzioni israeliane, servirebbero per realizzare uno scambio di prigionieri che dovrebbe portare alla liberazione del pilota navigatore Ron Arad abbattuto in Libano nel 1986 (molti ritengono che sia morto) e di altri israeliani. A far compagnia a Obeid é stato per ben 11 anni Hashim Fahaf, un giovane che si trovava per caso nella abitazione dello sceicco la sera del suo rapimento e che per ritornare a casa (assieme ad altri 18 libanesi mai processati) ha dovuto aspettare una sentenza della Corte Suprema israeliana. Di recente, su richiesta dello Shin bet (servizio segreto interno) il carcere ha aperto le sue tristi porte anche ad alcuni palestinesi, ritenuti capi di cellule armate dell'Intifada. Proprio la scomparsa nel nulla di alcuni palestinesi arrestati in Cisgiordania nell' ltimo anno ha messo in moto qualche mese fa l'iniziativa dei centri per i diritti umani che ha costretto, durante una udienza della Corte Suprema, l'avvocato dello stato a rivelare in pubblico l'esistenza della prigione segreta. I centri per i diritti umani tuttavia sottolineano che non bisogna dimenticare la situazione all'interno di carceri di cui si conosce da sempre l'esistenza e dove le condizioni di vita sono insopportabili e gli abusi frequenti. Negli ultimi mesi i circa 7.000 prigionieri politici palestinesi (quasi tutti arrestati negli ultimi due anni) hanno attuato piú volte scioperi della fame e proteste. Due di loro non mangiano da 20 giorni, le loro condizioni di salute vengono giudicate critiche.
Il Manifesto del 27/8/2003
PS: l'articolo nella versione originale, tratto da Haartz, è stato postato su indymedia
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bei giornali... del katz0
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Swinger Wednesday January 14, 2004 at 11:24 AM |
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The Guardian (il giornale che fino a 15 anni fa era controllato dal KGB)
Il Manifesto
L'Unita'
Tutti giornali notoriamente anti-Israeliani (a volte anche antisemiti) che non hanno mai cercato di sputtanare Israele.
Notare poi come i giornalisti mistificano il tutto, cercando di far sembrare i detenuti palestinesi come dei poveri innocenti che non sanno nemmeno come sono arrivati la.
Magari il Guardian mandera' qualche suo giornalista a fare un reportage anche su quello che succede ai prigionieri Israeliani delle Hezbollah?
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informazione Wednesday January 14, 2004 at 01:41 PM |
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1Immaginando queste reazioni avevo postato l'articolo di Haaretz( circa un mese fa) La denuncia è stata fatta dalle associazioni pacifiste israeliane
2INTERVISTA "Va fatta piena luce sul carcere fantasma" Parla Yael Stein, responsabile dell'associazione per i diritti umani Betselem
La notizia dell'esistenza di una prigione segreta dove abusi e torture a danno dei prigionieri sono pratica quotidiana, ha generato forte preoccupazione e sconcerto tra gli attivisti dei diritti umani in Israele. Sugli interrogativi che pone la scoperta della prigione 1391 abbiamo intervistato Yael Stein, uno dei responsabili di "Betselem", il più noto dei centri israeliani per i diritti umani.
Come è possibile che per 20 anni, in un paese piccolo come Israele, le autorità siano riuscite a tenere segreta l'esistenza di questa prigione?
È difficile rispondere a questa domanda ma certo le autorità hanno fatto il possibile per tenere l'opinione pubblica israeliana e il resto del mondo all'oscuro. La rivelazione fatta da Haaretz ci ha lasciato senza fiato, in un attimo abbiamo capito che dobbiamo moltiplicare i nostri sforzi e vigilare con più attenzione per garantire una maggiore tutela dei diritti umani in questo paese.
Perché un'autorità di governo decide di creare un carcere segreto?
Questo è l'aspetto più inquietante: tutto era stato studiato per impedire che si sapesse dell'esistenza di questa prigione anche se le persone coinvolte non sono state poche. Un paese che si definisce democratico non può avere centri di detenzione segreti. È evidente che tenendo segreta l'esistenza di una prigione si è voluta tenere nascosta agli occhi del mondo la pratica della tortura e di altri abusi. Una prigione segreta significa poter fare ciò che si vuole senza avere controlli e, soprattutto, evitando le proteste e le denunce di chi lavora per garantire il rispetto dei diritti umani. Per questo siamo molto preoccupati, perché è avvenuto qualcosa di estremamente grave che ci impone di alzare il livello di guardia. Dobbiamo ripensare la nostra attività cercando di tenere presente che la violazione dei diritti umani assume forme sempre più sofisticate.
Avete in mente delle iniziative?
Ci stiamo coordinando con varie associazioni e centri dei diritti umani in modo da avviare iniziative volte a fare piena luce su questo carcere speciale. Sappiamo che è stata presentata una petizione che i giudici stanno esaminando. Credo che sia importante che i parlmentari o rappresentanti dei diritti umani abbiano accesso al più presto all'interno di questa prigione allo scopo di accertare le condizioni di vita dei detenuti e verificare se, come è scritto da Haaretz, viene praticata la tortura. È importante che ciò avvenga al più presto anche per rendere noti i nomi di prigionieri che non hanno più potuto comunicare con le famiglie. Subito dopo bisognerà agire affinché questa prigione venga chiusa.
http://www.betselem.org/
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