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chi e' il presidente uribe velez
by Tratto da Latino Americana Thursday, Feb. 05, 2004 at 11:46 AM mail: nouriberoma@hotmail.com

Da Latinoamerica e tutti i Sud del Mondo – N° 79-80 . Marzo Aprile 2002 Vita e gesta del presidente Uribe nella "macelleria" Colombia Di Anonimo Colombiano*\

Dicono che suo padre fu assassinato dalla guerriglia. Dicono che è incontrollabile.
Dicono che non gli tremerà la mano al momento di combattere la guerriglia e di perseguire corrotti. Al suo passaggio, le religiose si inchinano e le donne di rango gli chiedono autografi. Per tutto questo Alvaro Uribe Velez, cinquant'anni, è diventato presidente della Colombia.

Bastava leggere sondaggi della vigilia per averne conferma: gli accreditavano più del 47% dei voti, molto più del candidato ufficiale del partito liberale, Horacio Serpa, che aveva solo il 28%.
Urine si presentava come candidato dalla mano dura. Per molti dei suoi seguaci è il papà che sistemerà la casa e farà fuori i "cattivi " della Colombia.

Per gli avversari, invece, è un autoritario che annichilirà il popolo. La sua ascesa riflette il contesto guerrafondaio nel quale vive la Colombia dall'interruzione a febbraio dei colloqui di pace con la guerriglia delle FARC. In lui credono molti colombiani assediati dalla guerra. Quelli che pensano che una fazione deve pur vincere, una fazione che non sia la guerriglia.

Hanno votato per Alvaro Uribe Velez, ammaliati dal suo motto "mano ferma, cuore grande", senza sapere cosa succederà, senza conoscere bene il programma e il profilo del candidato Uribe.
Testa china, "sarà quel che sarà ".

E che cosa propone colombiani? Il nuovo presidente promette di evitare "gli sprechi" di Stato. Vuole essere il presidente senza auto blu né privilegi, vuole diminuire le pensioni dei deputati, molto più alte dello stipendio medio di colombiani. Assicura che lotterà contro quello che chiama "la politicheria e la corruzione " con una sola ricetta: ridurre l'organico dello Stato.

Progetta, per esempio, di diminuire i rappresentanti alla Camera e di facilitare la fusione delle amministrazioni locali. E se pur suona contraddittorio, vuole privatizzare anche una parte dei compiti della Contraloria (Corte dei Conti colombiana) e, al tempo stesso, lottare contro la corruzione, privatizzare le carceri e una parte della Giustizia e combattere la delinquenza.

Secondo lui, questi risparmi sistematici saranno sufficienti per finanziare il sociale (in un paese in cui il 60% della popolazione vive in povertà), l'istruzione, la cultura, l'ambiente, con il solo aiuto della "comunità" delle ONG - quelle che tante volte sospettato di essere vicine alla guerriglia -, di Dio e di Bill Gates.

"Sono stato da poco in Messico e ho visto come Bill Gates ha finanziato le biblioteche del paese. È quello che dobbiamo tenere", ha spiegato recentemente all'ultima fiera del libro di Bogotà di fronte agli scettici editori.
Il presidente prevede di costruire un Nuovo Stato senza burocrazia, uno "stato comunitario". Suona bene, ma non è che una visione ultra liberale dell'economia, in cui i servizi pubblici saranno subappaltati a cooperative private o a benefattori della sacrosanta "comunità".

"In questo modello, non è allo stato d'essere al servizio del cittadino, ma cittadino ad essere al servizio dello Stato", commenta un professore di diritto di Medellin. Ma, senza dubbio, questo discorso attrae sia gli imprenditori di Miami che i colombiani stanchi della corruzione.

LA “MANO FERMA”

Il resto del programma di Uribe è riassunto in due parole molto seducenti in tempi di guerra: mano ferma. Uribe è l'uomo del milione di informatori e vigilanti.
Vuole reclutare i "buoni cittadini" per rinforzare la "sicurezza" in Colombia.
Nel suo programma parla di "fronti locali di sicurezza nei quartieri e nel commercio e reti di vigilanti nelle strade e nei campi", con la collaborazione di tutti: tassisti, trasportatori, padri di famiglia, insomma, i vicini del proprio quartiere.

E il lunedì sarà "il giorno della ricompensa" per i cittadini che avranno aiutato la forza pubblica ha evitare atti terroristici. Non dice se questi ausiliari della polizia e dell'esercito saranno armati per proteggersi dalla guerriglia, che certamente non tarderà a individuarli con obiettivi militari.

Il mese scorso l’Onu ha espresso la sua preoccupazione per questa possibile rete di un milione di cittadini destinati a fare le spie.
"Questo progetto coinvolge civili nella guerra, è un'estensione del vecchio progetto Convivir”, spiega l'istituto popolare di abitazione di Medellin .

L'evocazione delle cooperative di sicurezza Convivir è stato decisamente un tema scabroso nella campagna elettorale di Uribe che aveva favorito da loro moltiplicazione durante il suo governo nella provincia di Antioquia e le aveva difese pubblicamente quando la Chiesa e le ONG leveranno accusate di violare diritti umani o di essere gruppi paramilitari camuffati.

In ogni caso, il presidente eletto da colombiani non sopporta le indagini sulla sua politica in Antioquia e, in generale, sul suo passato.
Come governatore (1995-97), si vanta di aver diminuito i sequestri del 60%, di aver creato scuole per 100.000 bambini, di aver sburocratizzato l'amministrazione dipartimentale e pacificato la regione dell’Urabà antioquegno.

Con la stessa politica vuole ora scolarizzare 1,5 milioni di ragazzi, mandare all'Università 400.000 giovani e togliere dalla coltivazione della droga 50.000 famiglie contadine.

Alvaro Uribe, che assomiglia a un professorino di matematica, è ossessionato dalle cifre; in Antioquia dove ha governato, pare le abbia alterate e utilizzate per nascondere la realtà: i sequestri, nel dipartimento, sono aumentati costantemente, ha privatizzato l'istruzione con disastrosi risultati a lungo termine, dalla sua strategia di burocratizzare ha lasciato senza lavoro quasi 9000 operai e impiegati, e infine, durante il suo governo, 3500 persone sono morte nel conflitto esploso nell’Urabà e la guerra si è acutizzata in tutta la regione con una presenza di paramilitari senza precedenti e che continua tuttora.

"Nel Nord-est e nell’ Est Antioquegno molti comuni non registravano più di dieci morti violente all'anno. Ora, in certe stagioni, sono arrivati a più di 200 omicidi, come a La Ceja, a Rionegro e, in generale in tutto l'altipiano Antioquegno" , sottolinea Fernando Valencia , avvocato della ONG Corporacion Juridica, incaricata di seguire alcuni casi di massacri in queste regioni.
Quando raggruppamento di ONG, la Codhesel, ha denunciato questi fatti, l’allora governatore li ha accusati di sostenere la guerriglia.
Parlare dei contadini morti di Antioquia significa "calunniare" l'amministrazione del dottor Uribe Velez, molto permaloso su ciò che "può macchiare la sua carriera politica".

LE OMBRE DI URIBE

La verità è che Alvaro voleva essere presidente fin da piccolo, e ha fatto di tutto per riuscirci. E‘ eccellente studente di legge, politico precoce, ottenne il suo primo incarico pubblico a 24 anni, quando fu nominato responsabile dei beni delle imprese pubbliche di Medellin.

La sua carriera iniziò con la cacciata dei contadini che vivevano nella zona del progetto di rilancio di El Peñol-Guatapè. Dopo esser transitato al Ministero del Lavoro, ebbe modo di confermare la sua attenzione per il "sociale" quando, nel 1978, il governo Turbay lo incaricò di liquidare l'impresa Mineros del Chocò.

La sua politica poco rispettosa dei lavoratori fu ben premiata con l'elezione al Senato, dove fu relatore della famosa legge n. 50 del 1990 (che smontava la stabilità lavorativa) e della n. 100 del 1993 (grazie alla quale si apriva l'era della privatizzazione della sicurezza sociale).

Nel frattempo, colui che era stato soprannominato dai suoi colleghi "senatore stella", inciampava, in un guaio dietro l'altro.

Mentre era alla direzione dell’aeronautica civile, dove era stato nominato nel 1980, si salvò a fatica da un'indagine della procura per alcuni contratti regolari con l'impresa "Colasesores". Ma la storia che lo perseguita ancora è quella dei sospetti legami con i narcotrafficanti: "quando era direttore dell'agenzia dell’aeronautica civile, Alvaro Uribe Velez aveva concesso la licenza di pilota a molti narcos", ha scritto per esempio il ricercatore Fabio Castillo nel libro “I cavalieri della cocaina”.

"Il suo braccio destro dell'epoca, Cesar Villegas, condannato dal narcotraffico nell'ambito del processo 8000, è stato stranamente assassinato a Bogotà proprio nel marzo di quest'anno".

Altra ombra: non appaiono nel curriculum ufficiale del nuovo presidente le date della sua permanenza, durante il governo Betancourt, al comune di Medellin, dove è rimasto solo quattro mesi (dal 26 agosto al 20 dicembre 1982).

La sua precipitosa uscita di scena sembra sia causata da uno scandalo legata ai narcotrafficanti:
domenica 28 novembre, a bordo di un elicottero dell'amministrazione comunale, l’allora sindaco Uribe era andato ad assistere a una corrida nella proprietà di suo padre, a Niquìa, dove si vociferava ci fossero anche vari narcos del nascente cartello di Medellin.

Per questo Uribe fu costretto a scrivere a un giornalista de El Colombiano e spiegare che “toreava” da anni, tentando così di giustificare la sua presenza ad una festa chiacchierata.

Ma le amicizie della famiglia Uribe con i narcos rimangono. Quello che si sa nell'alta società è che il padre di Uribe ha fatto "molti favori" al clan degli Ochoa.

Uribe ha addirittura ammesso di essere andato a cavallo varie volte con “Fabito” Ochoa, il minore della famiglia ed ex braccio destro di Pablo Escobar, estradato recentemente negli Stati Uniti per narcotraffico.

Se fosse per il neo presidente, probabilmente la pratica dell'estradizione non esisterebbe. Quando il congresso colombiano, nel dicembre del 1989 dibatté infatti il tema, Uribe si oppose alla sua reintroduzione nell'ordinamento giuridico.

Molto discutibili sono anche altri amici di Uribe, come il suo segretario di governo dell'amministrazione di Antioquia, Pedro Juan Moreno Villa. È stato accusato di aver importato illegalmente tonnellate di pergamenato di potassio, agente chimico utilizzato nella lavorazione della coca.

Dal novembre '97 fino a gennaio '98, la Dea ha confiscato 50 tonnellate di pergamanato di potassio che, senza le debite autorizzazioni, erano destinate a Gmp, la sua impresa chimica con sede a Medellin. Pedro Juan Moreno Villa, che si è salvato dall'indagine per alcuni vizi nel processo, ha poi attaccato la Dea per averlo accusato ingiustamente.

Sui media, sia colombiani che stranieri, quest'uomo ha l'immagine di un guerriero autoritario e imprevedibile, amico di paramilitari. È certo però che, alla fine degli anni '80, quando dirigeva FEDEGAN (l'associazione gli allevatori di Antioquia), la sua organizzazione è stata accusata di aver partecipato alla prima sanguinosa incursione gli squadroni della morte nella regione.

Uribe lo ha difeso fino queste ultime settimane. Ha difeso anche l'"onore ferito" del generale Rito Alejo del Rio, incaricato della regione di Urabà durante il governo di Uribe, attualmente processato per complicità con i paramilitari a quell'epoca.

Nel '99 Uribe ha perfino pronunciato un discorso in omaggio al suo amico Alejo Del Rio durante una cerimonia all'hotel Tequendama.

PARAMILITARI: UN PROBLEMA SENSIBILE

Lo stesso dottor Uribe Velez, a un certo momento, ha avuto a che fare con i paramilitarismo. Il rapporto Nunca Mas, redatto da Ong con testimonianze di abitanti della regione di Maceo e San Roque, menziona la proprietà Guacharacas della famiglia Uribe come l'"epicentro" della violenza paramilitare della zona: "a quanto sembra, fu prima prestata a una base militare della XIV brigata. Poi, secondo le testimonianze, proprio lì è sorta una base paramilitare".

Alvaro Uribe Velez ha chiesto che si indagasse su di lui e sul suo fratello Santiago. Il 6 maggio 1996, la procura non ha trovato prove per accusarli.
In un altro caso, c'è stato un ordine di cattura contro due cugini di Uribe, i Velez Ochoa, per formazione di gruppi paramilitari a Armenia Mantequilla (Antioquia). Sono stati lasciati in libertà-dopo due anni di latitanza-ma su di loro resta pendente un'altra indagine per sequestro e sparizione forzata di persone della zona.

Anche se Alvaro Uribe Velez nega qualsiasi legame con i paramilitari, oggi è certo che il gruppo legale aveva deciso di armare una campagna in suo favore. A Barrancabermeja un gruppo di donne era stato sequestrato e portato in un accampamento di "paras", dove era stato detto loro di votare per il candidato locale.

"È un segreto di Pulcinella che le pattuglie di autodifesa che operano in questa città hanno obbligato la comunità Barranquegna a votare per il signor Uribe Velez, con le buone o con le cattive", ha denunciato il giornalista Dario Echeverry sul giornale Siete Dias di questa stessa città.

"In una visita che ho ho effettuato a febbraio, ho ricevuto molte informazioni sul fatto che paramilitari stavano reclutando persone nei paesi per convincerle a votare Uribe", ha confermato Adam Isaacson sul Washington Post del 2 aprile.

Alvaro Uribe è stato l'unico candidato che ha ricevuto l'appoggio di un gruppo armato. Carlos Castaño, capo politico delle Autodifese Unite della Colombia, lo ha riconosciuto sul suo sito Web della sua organizzazione: "non appena arrivata la presidenza, il governo di Alvaro Uribe beneficerà la grande maggioranza dei colombiani, tra cui anche la base sociale dell'Autodifesa (....)".

Sono molte poi, le coincidenze che infastidiscono Uribe. Quando in un'intervista il giornalista di Newsweek, Joseph Contreras, ha rievocato il problema narco e paramilitare, il piccolo uomo è uscito dai gangheri e ha considerato conclusa l'intervista. Altri sono stati minacciati. L'editorialista di El Espectador Fernando Garavito ha dovuto lasciare il paese a causa dell'articolo molto ironico sulle controverse amicizie di Uribe Velez. Anche Gonzalo Guillen, corrispondente del New Herald di Miami, ha dovuto lasciare la Colombia per alcune settimane.

Indagava su un elicottero che era appartenuto al padre di Alvaro Uribe e che era stato poi sequestrato nel 1984 a Tranquilandia, in una famosa operazione contro il cartello di Medellin. Il reporter ha ricevuto una chiamata diretta di Uribe. "Non è conveniente per il paese che si indaghi su di me", gli disse.
Due giorni dopo, l'ambasciata degli Stati Uniti ha avvisato Guillen che esisteva un piano per ucciderlo.

L'ultimo caso, denunciato da Reporter Sans Frontier è quello di Daniel Coronell direttore di Noticiero Uno. Ha ricevuto minacce di morte dopo aver diffuso alcuni reportage sul famoso elicottero.
Uribe dice di aver pianto per la partenza forzata di Garavito, ma al tempo stesso ha denunciato la "guerra sporca" che gli fanno i giornalisti. Probabilmente è per questo che, secondo quanto raccontano i suoi amici, pratica yoga due ore al giorno.

"Fa uno sforzo sovrumano per controllarsi", confessa un giornalista a lui vicino. Lo stesso Uribe ammette di avere un carattere impulsivo: "Miss caldo, però mi passa rapidamente e non covo odio". Un'impulsività che lo ha portato a picchiare Fabio Valencia Cosio, suo oppositore politico, che lo aveva accusato di frode e il giorno delle elezioni per l'amministrazione di Antioquia, alle quali era stato alla fine letto.

È stato sempre per questo che durante un'intervista con lo scrittore inglese Simon Strong , autore di Whitewash, libro su Escobar, è scappato furioso per rifugiarsi tra le braccia del suo gorilla. Strong aveva ricordato la sua direzione della Aeronautica Civile.

Nonostante tutto ciò, Alvaro Uribe Velez ha conquistato la presidenza. Dicono che un uomo onesto, trasparente e molto decente. Allora, perché preoccuparsi?

*tratto dalla rivista Latinoamerica e tutti i sud del mondo diretta da Gianni Minà

* l’autore di questo articolo per la sua sicurezza personale ha dovuto decidere di non firmare il saggio. Latinoamerica garantisce per l?attendibilità e la veridicità del suo studio e delle sue affermazioni

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