Le adesioni a questo appello insieme alle proposte di iniziative verranno
presentate in una conferenza stampa al centro sociale mercoledì 18 febbraio
alle ore 12.00
La campagna stampa, condotta da una testata locale e tesa a criminalizzare il centro sociale Officina 99 descrivendolo come un'esperienza privatistica e "covo di presunti terroristi" non è rimasta senza conseguenze. All'aggressione linguistica, con toni da "guerra fredda di paese" che credevamo finalmente superati, è seguita quella fisica con due interventi volti a staccare la corrente elettrica, il secondo più drastico, con la rimozione dell'intera cassetta e perfino dei cavi grazie ad uno scavo nel marciapiede... Le conseguenze di queste azioni mettono immediatamente a rischio le molteplici attività sociali del centro, come il cineforum per bambini, il laboratorio informatico, la sala prove, lo studio di registrazione e soprattutto le emissioni di Radiolina, prima esperienza, dopo decenni, di radio autogestita nella città di Napoli. La persistenza di questi attacchi tradisce un evidente significato politico. Il centro sociale Officina 99 è un esempio di autogestione storico della città, un'esperienza che ha costruito e costruisce immaginario pubblico come luogo di attraversamento culturale e di aggregazione sociale a partire dai bisogni. La sua vicenda è interna a fenomeni sociali e poltici di assoluta rilevanza per Napoli, dalla sua occupazione seguita alla Pantera studentesca fino al movimento di Seattle (con le giornate napoletane del Global Forum) e al movimento di opposizione alla guerra in Iraq. E' ben chiaro pertanto il significato anche simbolico di queste azioni in un momento in cui si incupisce il clima repressivo nei confronti degli attivisti in tutta Italia. Mentre condoni fiscali, sanatorie e leggi ad personam si moltiplicano per premiare la speculazione edilizia, lo sfruttamento del lavoro nero, il conflitto di interessi, mentre si procede all'occupazione sistematica dei mezzi di comunicazione di massa si criminalizzano nel contempo esperienze senza scopo di lucro, finalizzate solo a promuovere partecipazione e protagonismo sociale dal basso. E' per questo che lanciamo un appello di mobilitazione ai movimenti, alla società civile, al mondo della cultura, alle forze sinceramente democratiche per dimostrare, per l'ennesima volta, il senso e il consenso che hanno nella città di Napoli le esperienze di autogestione, in prefigurazione di " quell'altro mondo possibile" per il quale milioni di persone si riversano nelle piazze. Una storia che non si può pensare di comprimere e semplificare nelle strettoie di una questione di "ordine pubblico".
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