La cronaca dell' 8 marzo, una giornata che per per le donne rom di via Adda, Milano, è servita per ricordare alle altre che non si tratta di una festa.
Oggi è l'8 marzo, scusate di disturbare
Questa sera per circa un'ora su alcuni vagoni della linea due della metropolitana si è verificata una situazione abbastanza inconsueta. Alla fermata saliva un folto gruppo di donne, per la maggior parte rom, altre italiane, con molti bambini al seguito. Mentre una delle donne italiane prendeva la parola ad alta voce (e abbiamo imparato QUANTA voce, e quanto coraggio e quanta dignità occorrono per fare quello che le donne rom devono fare ogni giorno) le altre distribuivano volantini ai passeggeri vagamente allibiti. Nel giorno in cui molte sciamano in "libera uscita", tra una pizza e uno strip tease maschile, le rom di Via Adda hanno voluto ricordare a milano qual'è la loro condizione di donne. "Ultime" nei diritti, secondo le richieste di sgombero e le interrogazioni parlamentari della destra razzista, e invece in prima linea nel difendere il loro diritto alla casa, occupata due anni fa dopo decine di sgomberi, di roulottes demolite, di inverni al freddo; nel difendere i loro bambini che vengono prelevati dalla polizia all'uscita di scuola e spediti in comunità, in prima linea ogni giorno a sfidare il razzismo o l'indifferenza sui metrò. Questa sera sicuramente indifferenza non c'è stata, e molti milanesi hanno avuto la possibilità di guardare per la prima volta con occhi diversi le donne che incontrano sui vagoni tutti giorni. Dopo il giro in metrò, niente pizza per "sole donne". Troppi euro, e anche ad averli probabilmente in pizzeria non ti ci fanno entrare... Ma a giudicare dall'applauso liberatorio che le donne rom riservavano alle loro "voci" italiane ad ogni fermata, stasera è stata comunque una sera speciale.
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