Tribunale blindato e alta tensione: «L’antifascismo non si processa».
Grande tensione, ma nessun incidente. Il processo abbreviato per l’omicidio di Davide «Dax» Cesare si è svolto senza i temuti disordini. Tutti gli ingressi del tribunale erano presidiati da decine di agenti in tenuta anti-sommossa, ma l’unico segno di agitazione politica è stato un prevedibile e pacifico sit-in dei giovani del centro sociale «Orso»: un gruppo di amici della vittima ha esposto striscioni con le scritte «Dax ama ancora», «L'antifascismo non si processa» e «Milo, Marta, Orlando, liberi subito». I nomi sono quelli dei tre attivisti milanesi arrestati il 24 marzo scorso a Genova. Tra le forze di polizia c’era grande preoccupazione per la coincidenza tra il processo per l’omicidio Dax, i tre arresti di pochi giorni fa e l’attentato di ieri: una catena di coincidenze che aveva convinto qualche inquirente a ipotizzare una manovra dei veri terroristi per «cavalcare» la protesta degli amici di Dax. Gli stessi manifestanti hanno però respinto il paventato tentativo di strumentalizzazione ideologica: «Lo stragismo non è mai rientrato nelle nostre pratiche», hanno ripetuto durante il sit-in di ieri. Gli attivisti dei centri sociali «Orso» e «Bulk» hanno annunciato invece che sabato sfileranno «in corteo» a Genova «per la libertà» dei tre arrestati. In un volantino lasciato davanti all’aula del processo per l’omicidio di Dax, i militanti dell’ultrasinistra contestano magistratura e polizia anche «per il proscioglimento dell’assassino di Carlo Giuliani» (durante il G8 di Genova) e «per le assoluzioni in appello per la strage di piazza Fontana». Addebitano l’omicidio di Davide Cesare a «una famiglia di fascisti». E proclamano una «mobilitazione a Milano» per sabato 27 e per lunedì 29 davanti al tribunale, in vista della sentenza.
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